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10 anni senza Steve Jobs: scherzare per vincere, beffeggiare per imporsi

Il mio personalissimo ricordo dedicato a Steve Jobs, maestro delle burle che sapeva vincere

Ricky Delli Paoli di Ricky Delli Paoli
5 Ottobre 2021
22 minuti di lettura
Home Editoriali
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“Salve, la stiamo chiamando gratis, la stiamo chiamando gratis!” – “Stiamo chiamando dalla California, dalla California! Con una Blue Box!”. Immaginate di essere nel settembre del 1971 e ricevere una telefonata con due giovani dall’altra parte della cornetta che vi dicono queste frasi. Anche oggi, se dovesse succedervi una cosa del genere, riattacchereste il telefono scocciati, oppure rimarreste allibiti senza comprendere bene le frasi e pensando ad uno scherzo. Quella persona che rispose al telefono, quel giorno, non poteva assolutamente immaginare che i due giovani dall’altra parte della cornetta, qualche tempo dopo, avrebbero cambiato per sempre la storia della tecnologia. Avrebbero contribuito a cambiare il loro futuro e il nostro presente. Questo editoriale in cui state per immergervi vuole essere un’esperienza di lettura, un omaggio fondamentale ad un uomo che, per me personalmente, รจ stato di grandissima ispirazione e continua ad esserlo a 10 anni dalla sua morte: Steve Jobs. Mettetevi comodi e godetevi la lettura.

Di articoli su Steve Jobs, ad oggi, ce ne sono a centinaia di migliaia. Di libri anche. Di storie pure. Sappiamo tutto e non sappiamo niente. Abbiamo letto aneddoti tantissime volte, ci siamo ispirati, abbiamo anche solo sentito per sbaglio il suo nome, in un momento o in un altro della nostra vita. Mi piace molto parlare di persone che cambiano il corso della storia, ma qui รจ diverso, perchรฉ questa persona ha fatto parte del mio passato, influenzandolo, prima ancora che esistessero gli influencer di oggi che, con tutto il rispetto, non possono minimamente essere paragonati a persone come Steve. In questo editoriale, omaggio per me necessario, ho deciso di raccogliere alcune storie e fatti che mi hanno particolarmente colpito e che ricordo con grande affetto quasi come se li avessi vissuti io stesso.

10 anni senza Steve Jobs: la Blue Box, il vero inizio di tutto

La Blue Box รจ stata quel qualcosa di epico che ha sancito l’incontro tra due geni: Steve Jobs e Steve Wozniak. Il loro incontro fa parte di una serie di circostanze concatenate, eventi che sarebbero anche potuti non succedere, ma sono successi. Voi potete chiamarlo “destino”, ma a volte la vita va cosรฌ, e pensando al passato pronunciamo sempre nella nostra mente frasi come “pensa se quella volta non avessi….etc”. Wozniak, nel 1969, si trovava all’Universitร  del Colorado, ben lontano da dove stava Jobs in quel periodo (California). Tuttavia, il genio dell’elettronica, Woz per gli amici, era un vero “birbante” in quanto solito fare scherzi durante alcune lezioni in cui sapeva giร  tutto e, di conseguenza, si annoiava. Per questo motivo fu bocciato in un paio di corsi e finรฌ addirittura in libertร  vigilata.

10 anni senza Steve Jobs

Si trasferรฌ al college De Anza per evitare di confessare ai genitori un ultimo grande scherzo fatto ad uno dei suoi ex professori e poi, dopo un anno in quel college, ebbe bisogno di fare un po’ di soldi e quindi trovรฒ lavoro per un’azienda che produceva computer per l’ufficio della motorizzazione; poco dopo, un suo collega, riconosciuta la sua genialitร , gli chiese di costruire uno dei computer che aveva progettato sulla carta: detto fatto, Woz usรฒ il minor numero di chip possibili per sfida e gusto personale e fece gran parte del lavoro nel garage di Bill Fernandez, un amico che abitava vicino alla sede di lavoro di Wozniak e che frequentava l’Homestead High, lo stesso college di Steve Jobs. Quando Woz finรฌ di assemblare quel computer, l’amico Bill, visto il grande lavoro fatto, gli disse che al suo college c’era un ragazzo che doveva assolutamente conoscere: era geniale, sveglio, amava fare scherzi e costruire apparecchi elettronici. Fu l’inizio di una grande amicizia, a tratti difficile, l’inizio di qualcosa che i due giovani non avrebbero mai potuto immaginare, l’inizio di Apple prima ancora di pensarci e ben prima di arrivare a quello storico garage nel 1976.

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10 anni senza Steve Jobs

La Blue Box fu la massima espressione di “scherzi” combinando menti di due persone abituati a farli e soprattutto “gente come noi”, perchรฉ in fondo tutti siamo stati giovani, tutti ci siamo divertiti, tutti abbiamo fatto scherzi, ma la Blue Box non puรฒ essere paragonata ad un po’ di dentifricio sulle labbra di un amico mentre dormiva, ad uno sgambetto o alle puntine sulla sedia della professoressa (tutti “grandi classici”).

Tutto partรฌ da un articolo che Wozniak ebbe la possibilitร  di leggere su un numero di Esquire del settembre 1971 intitolato “Segreti della piccola Scatola Blu” di Ron Rosenbaum che spiegava come gli hacker e i “phone phreakers” avessero trovato un modo per fare telefonate interurbane completamente gratuite replicando i toni che instradavano i segnali di rete della nota compagnia telefonica AT&T. Scordatevi la crittografia, la doppia verifica e altri sistemi che ad oggi fanno parte della sicurezza informatica odierna, all’epoca si poteva fare molto con grande genialitร  (si, anche oggi, ma รจ sicuramente piรน difficile).

Wozniak chiamo Jobs per leggergli l’articolo, descrivendo il progetto come “da replicare“, citando anche John Draper, un hacker chiamato “Captain Crunch” perchรฉ era riuscito a scoprire che il suono del fischietto che veniva regalato in una confezione di cereali per la colazione aveva la medesima frequenza di 2600 hertz usata dai commutatori utilizzati per l’instradamento della rete telefonica, riuscendo quindi ad ingannare il sistema per far passare una telefonata interurbana senza far scattare la tariffa extra.

10 anni senza Steve Jobs
Steve Jobs, al centro, durante una riunione dell’HP Explorers Club

La sera stessa di quella telefonata, i due si erano giร  messi in moto: Woz aveva recuperato tutto il materiale elettrico alla Sunnyvale Electronics prima che chiudesse, dall’altra parte, Jobs aveva giร  fabbricato un frequenzimetro tempo prima, durante la sua esperienza all’Explorers Club di HP, dispositivo che quindi utilizzarono per calibrare i toni desiderati. Sfruttarono un disco combinatore per replicare e registrare su nastro i suoni specificati all’interno dell’articolo, decisamente descrittivo, e a mezzanotte erano giร  pronti a collaudare il dispositivo. Non funzionรฒ subito, ma grazie al frequenzimetro di Jobs riuscirono a capire la problematica. Era necessario fabbricare una versione digitale di quel componente, cosa che Woz fece una volta arrivato a Berkeley, la sua terza universitร , a partire giร  dal giorno dopo. Steve Wozniak utilizzรฒ dei diodi e transistor provenienti dal negozio Radio Shack e, grazie all’aiuto di uno studente di musica del suo dormitorio, riuscรฌ ad ultimare il dispositivo prima del Giorno del Ringraziamento. Fu un’impresa incredibile, la prima grande impresa dei due.

Una sera, per collaudarlo, Woz andรฒ a casa di Jobs e tentarono di telefonare allo zio di Wozniak, che viveva a Los Angeles: sbagliarono numero, ma poco importava, perchรฉ la Blue Box aveva funzionato. Dall’altra parte della cornetta rispose un signore che sentรฌ i due giovani eccitati per la loro creazione pronunciare le parole “Salve, la stiamo chiamando gratis, la stiamo chiamando gratis!” – “Stiamo chiamando dalla California, dalla California! Con una Blue Box!”.

“Salve, la stiamo chiamando gratis, la stiamo chiamando gratis!” – “Stiamo chiamando dalla California, dalla California! Con una Blue Box!”

La vena scherzosa dei due continuรฒ ad essere presente, tanto che, poco tempo dopo, i due utilizzarono la Blue Box addirittura per chiamare al Vaticano per parlare con il Papa: Wozniak si finse Henry Kissinger e disse che desiderava conferire con il santissimo: “Ziamo al zummit di Mozca e noi avere bizogno di parlare con Papa“, imitando l’accento tedesco di Kissinger. Gli fu risposto che erano le 5 e mezza del mattino e che il papa stava dormendo. Non riuscirono mai a parlare con il Papa, perchรฉ al Vaticano capirono che Woz non era Kissinger.

10 anni senza Steve Jobs

Fu in quel momento che uscรฌ la vera anima da venditore di Jobs, caratteristica che avrebbe rivoluzionato Apple (e non solo) qualche tempo dopo: Steve decise che quella Blue Box era geniale, andava assolutamente venduta, motivo per cui mise insieme vari componenti, creรฒ una scatola e iniziรฒ a capire a quanto si poteva vendere, per poi andare a bussare alle varie porte dei dormitori per poter proporre l’oggetto dimostrando da subito il funzionamento e spacciandolo come dispositivo per telefonare gratis. Riuscirono a produrre circa 100 Blue Box, e le vendettero quasi tutte.

Cos’รจ il genio? Eccone una dimostrazione: partire “dal basso”, un’idea, un’ispirazione, la voglia di fare, la caparbietร  di proporsi, la furbizia, l’intelligenza. Jobs avrร  avuto tanti difetti, ma nessuno sapeva vendere come lui.

Avete presente quel detto che dice “…riuscirebbe a vendere la sabbia nel deserto e il ghiaccio agli eschimesi“, ecco, in questo caso, ogni volta penso a Steve Jobs come protagonista di tale detto.

10 anni senza Steve Jobs

Ad onor del vero, facendo un salto di tantissimi anni in avanti, Steve non perse mai la voglia di fare scherzi. Nel 2007, quando lui stesso presentรฒ il primo iPhone sul palco del Moscone Center, Steve effettuรฒ una vera telefonata in diretta mondiale e chiamรฒ lo Starbucks piรน vicino per ordinare 4000 caffelatte, uno per ogni spettatore della conferenza.

Dall’altra parte rispose un dipendente di nome Zhang che rimase scioccato, cosรฌ Jobs gli disse “sto scherzando, ho sbagliato numero, arrivederci” e chiuse.

Steve Jobs sapeva scherzare.

10 anni senza Steve Jobs: l’eterna lotta contro l’Impero

Jobs odiava IBM. Questo concetto รจ stato chiaro a tutti da sempre. Secondo Jobs, la IBM era la “rovina”, era l’impero di Star Wars, era il regime nazista degli anni ’40, era il nemico di sempre, erano quelli che copiavano, rovinavano, distruggevano. Steve perรฒ non si limitava a pensarlo, faceva molto a riguardo nella sua personalissima “lotta al potere”. Perchรฉ alla fine alla IBM erano tutti in giacca e cravatta, dei business men, lui invece era un hippie rivoluzionario, e ci teneva a dimostrarlo in tutto e per tutto, anche all’interno della sua azienda. Certamente, se non fosse stato per questo suo animo rivoluzionario, Jobs non avrebbe mai portato alcune delle piรน grandi rivoluzioni della storia, e forse noi non le avremmo mai conosciute. Essere rivoluzionari a volte fa bene, altre volte no, dipende dai casi, in questo perรฒ, non ci sono soltanto storie belle e divertenti, a volte sono presenti anche eccessi, come in tutto.

10 anni senza Steve Jobs

Ricordo un paio di episodi inerenti alla lotta tra Apple e IBM – aziende che oggi, paradossalmente, sono partner e lavorano insieme per molti progetti (anche recenti) – che secondo me meritano di essere citati in questo editoriale omaggio a Jobs proprio per sottolineare la genialitร  intrinseca in questa persona.

10 anni senza Steve Jobs

10 anni senza Steve Jobs: 1944

Il primo evento da ricordare รจ stato scoperto soltanto nel 2012 ma fu uno spot prodotto addirittura nel 1984: mentre tutti (o quasi) ricordano il grande spot dello stesso anno dedicato al Macintosh e prodotto da Ridley Scott, in cui comunque veniva metaforicamente presentata l’IBM come il Grande Fratello di Orwell (sempre tratto dal romanzo 1984 che รจ un colossal che vi invito a recuperare se non l’avete mai letto – benchรฉ non leggerissima come lettura), ci fu in realtร  un’altra pubblicitร  registrata nello stesso anno e mai diffusa in televisione. Si chiamava “1944” ed era uno spot in cui Steve Jobs interpretava Franklin Delano Roosevelt, il presidente americano vincitore della Seconda Guerra Mondiale che dichiarรฒ guerra all’asse nazista. Il video originale durava circa 9 minuti, l’obiettivo era quello di paragonare al vero conflitto bellico lo scontro vissuto da Apple (che rappresentava l’America – quindi il bene) contro IBM (che rappresentava la Germania, quindi il male).

Il fine dello spot era quello di dimostrare che i prodotti della mela morsicata erano di qualitร  superiore, non si puntava sulla quantitร  come i rivali. Il video costรฒ ad Apple quasi 50.000 dollari dell’epoca ed era stato preparato appositamente per un meeting dello stesso anno alle Hawaii per spronare gli addetti alla vendita dell’azienda di Cupertino.

Steve Jobs sapeva scherzare.

…certo, avrei potuto mettervi qui lo spot del 1984 prodotto da Ridley Scott, ma perchรฉ farlo, lo fanno tutti.

10 anni senza Steve Jobs: Welcome IBM, Seriously

L’altro episodio che ricordo quasi come se lo avessi vissuto (anche se in realtร  non ero ancora nemmeno stato pensato dai miei genitori) era il vero inizio della guerra tra Apple e IBM, una dimostrazione di potere, sicuramente, ma anche l’ennesima dimostrazione di genialitร , furbizia, astuzia e capacitร  comunicativa, un esempio che ancora oggi รจ oggetto di studio nelle Universitร  di settore. Tutto iniziรฒ il 12 agosto del 1981, quando IBM presentรฒ il suo primo personal computer, ovvero il modello 5150.

10 anni senza Steve Jobs

All’epoca, Apple II, il secondo computer dell’azienda di Cupertino, era sul mercato da poco piรน di 4 anni e aveva registrato vendite da record (nella storia furono venduti quasi 5 milioni di esemplari, davvero tanti per l’epoca). In sostanza, secondo Apple, IBM si era “svegliata”, quasi come per dire “ah, ce l’avete fatta ad arrivare anche voi ai personal computer, vero?”. Si, perchรฉ il concetto di “computer per tutti”, Apple lo aveva sdoganato anni e anni prima, giร  a partire dalla fondazione dell’azienda, nel 1976. L’idea di Jobs era quella di rendere la tecnologia alla portata di tutti, di permettere a chiunque di poter possedere un computer a casa, un computer per scrivere, gestire dati, fare calcoli (pensate che, ad oggi, l’Apple Watch che molti portano al polso รจ potente quasi 500 volte in piรน rispetto ad Apple II, in dimensioni e peso “da polso” e non “da scrivania”).

10 anni senza Steve Jobs

Tornando per un attimo a IBM, il modello 5150 era destinato per essere un modello “rapido” “improvvisato”, qualcosa di necessario per coprire una falla nel catalogo dell’azienda per l’emergente mercato dei personal computer. Strategicamente parlando, per IBM era un antipasto da mettere sul mercato per poter poi sviluppare un dispositivo migliore successivamente e con calma. IBM 5150 fu realizzato in meno di un anno da 12 ingegneri che erano costantemente pressati dai vertici per fare tutto “in fretta” al fine di contrastare la concorrenza, che nel frattempo era giร  ben avviata. Tale mindset fu ovviamente fallimentare, ma fu anche l’inizio di una serie di fallimenti continui, a livello strategico, per l’azienda rivale di Apple. Decisioni che ancora oggi influenzano le nostre vite, senza che la maggior parte delle persone lo sappiano.

Furono utilizzati componenti facili da reperire e fu utilizzato il sistema operativo DOS di Microsoft, azienda fondata da Bill Gates, altro storico rivale di Jobs, che in realtร , cosa che molti non sanno, non fu nemmeno il vero creatore di quel sistema operativo, in quanto venne acquistato per qualche spicciolo da un ragazzo che aveva fatto tutto da solo, tale Gary Kildall. Ma questa รจ un’altra storia.

Ad ogni modo, tale PC di IBM, come giร  scritto, si rivelรฒ fallimentare per tantissimi motivi, eppure riuscรฌ ad imporsi nelle grandi aziende che giร  utilizzavano qualche altro dispositivo IBM, cosa che, in qualche modo, rovinรฒ i piani di Jobs e Wozniak.

10 anni senza Steve Jobs

Fu cosรฌ che, dopo esattamente 12 giorni dalla presentazione di quel computer, cioรจ il 24 agosto 1981, Steve Jobs decise di acquistare un’intera pagina sul Wall Street Journal realizzando uno degli “spot” o degli “adv” (se preferite) che ritengo essere tra i piรน “schietti” e pungenti in assoluto. Fu il famoso “Welcome, IBM. Seriously.” Quasi come per dire “Ehilร , ci sei anche tu, IBM, ce l’hai fatta a svegliarti”. Uno sfottรฒ meraviglioso, degno del miglior maestro degli scherzi, un uomo che sapeva prendersi sul serio ma anche prendere in giro, perchรฉ in fondo Apple, giร  all’epoca, aveva largamente anticipato la concorrenza su tutto, a partire dalla tecnologia, passando per la costruzione, la facilitร  d’uso e altre peculiaritร  che IBM e Microsoft potevano solo sognare.

Steve Jobs sapeva scherzare.

10 anni senza Steve Jobs: Locally Integrated Software Architecture

30 luglio 1979, due anni prima dalla presentazione di IBM 5150 citato poco sopra, gli ingegneri di Apple iniziano a lavorare al super e segreto progetto “LISA”, il primo vero personal computer dotato di interfaccia grafica (GUI) e un mouse, la piรน grande realizzazione “vivente” del WYSIWYG (“What You See Is What You Get” – tema affrontato ancora oggi, nella maniera piรน assoluta, nelle scuole di informatica, grafica e correlate).

10 anni senza Steve Jobs

L’idea di questo computer nacque dalla mente di Steve Jobs in seguito ad una visita al PARC (Palo Alto Research Center) di Xerox nel 1979, giusto poche settimane prima di quel famoso 30 luglio. Non fu Apple e nemmeno Steve Jobs ad inventare il mouse, ma di fatto, Xerox non sapeva cosa farsene, aveva lรฌ questo dispositivo inventato da Douglas Engelbart addirittura nel 1968 a prendere polvere. Tuttavia, il problema era proprio quello appena descritto: pensato come dispositivo di puntamento elettronico, nessuno era riuscito a trovare una collocazione o una necessitร  d’utilizzo / applicazione pratica per quel progetto, che era rimasto un “prototipo non definito”. Nessuno tranne Steve Jobs. Alla vista di quel dispositivo, i suoi occhi si illuminarono, Steve si infiammรฒ e in pochi minuti realizzรฒ che quella sarebbe diventata la piรน grande rivelazione del futuro, cioรจ un accessorio da affiancare alla tastiera per permettere alle persone di interagire con finestre e oggetti. “Finestre“, avete letto bene, perchรฉ da qui nacquero tutte le idee per un’interfaccia grafica basata su oggetti digitali e soprattutto finestre, tante finestre. Curioso, il sistema operativo della concorrenza si chiama proprio “Finestre” (Windows, ndr) – ah il caso, alle volte รจ davvero pazzesco, cosรฌ com’รจ pazzesco che “Finestre” di Microsoft nacque parecchi anni dopo.

10 anni senza Steve Jobs

Lisa non fu un grande computer a livello di vendite e successo: venne presentato il 19 gennaio 1983 nel corso dell’annuale conferenza dei soci. Il suo prezzo di partenza era fissato a 9.995$, una cifra esorbitante per l’epoca (l’obiettivo iniziale era quello di creare un dispositivo economico di prezzo non superiore ai 2000 dollari – ma non andรฒ cosรฌ). Lisa anticipava il Macintosh di un anno, ma era piรน avanzato per tanti aspetti tecnici che ora non starรฒ qui ad approfondire (non รจ questa l’occasione).

Il punto principale di questo paragrafo parte dal computer ma si evolve dal lato umano: forse molti di voi non sapranno che il 17 giugno 1978, nell’Oregon, nasce Lisa Brennan-Jobs, la prima figlia “non figlia” di Steve Jobs, e qui apriamo la vera “parentesi” di questo capitolo. Avrete sicuramente pensato ad una “connessione” tra il nome di quella che inizialmente non fu riconosciuta come figlia da parte di Jobs e il computer che in Apple iniziarono a realizzare un anno dopo, nel ’79. E invece no, perchรฉ Steve Jobs, ad una diretta domanda della stampa in seguito alla presentazione del suo computer, rispose “Lisa non รจ mia figlia e quel computer non รจ correlato. Lisa sta per “Locally Integrated Software Architecture” ”

Al momento della nascita di Lisa, i genitori non erano piรน una coppia e per tanti anni Jobs si rifiutรฒ di riconoscerla come sua; in seguito perรฒ, si riconciliarono e instaurarono un solido rapporto. Jobs, maturando negli anni successivi, decise di scusarsi con la figlia e la ex fidanzata, riuscendo anche ad instaurare un solido rapporto con Lisa, soprattutto negli ultimi instanti di vita. Lisa รจ stata una delle poche persone a non voler essere intervistata da Walter Isaacson, biografo di Jobs.

Steve Jobs non dichiarรฒ mai pubblicamente che quel computer, Lisa, era dedicato a sua figlia, la veritร  perรฒ, oggi, la sappiamo tutti. Anche se non pubblicamente dichiarato, quello fu un “tentativo” di gesto eclatante volto ad omaggiare la sua bambina, a cui perรฒ seguirono senz’altro atteggiamenti poco “da padre” (fino al pentimento e alle scuse).

Bisogna ammettere, comunque, che l’acronimo pensato e pronunciato ai microfoni della stampa, era piuttosto geniale e difficile da immaginare.

Steve Jobs sapeva scherzare.

10 anni senza Steve Jobs: “ci vorranno solo 30 minuti”

Kate Moss nuda a Marrakech su una spiaggia durante il giorno del suo diciottesimo compleanno, il poster del film Kill Bill, Alfred Hitchcock che presenta un’oca piumata nel 1973, il ritratto di Keith Richards immerso dal fumo di una sigaretta, gli spot di Gap, Levi Strauss e Chanel, manifesti di film e copertine di Vogue, Rolling Stone e Time. Questi sono soltanto alcuni degli incredibili lavori di Albert Watson, fotografo nato ad Edimburgo nel 1942. Tra questi lavori ce n’รจ uno in particolare che ricordiamo bene perchรฉ lo abbiamo visto piรน volte: l’iconico scatto frontale a Steve Jobs, diventato anche copertina della sua biografia scritta da Walter Isaacson.

I dettagli della realizzazione di questo scatto sono stati resi noti nel 2017 proprio dallo stesso autore, Albert Watson, in un’intervista rilasciata a Profoto, storico produttore di flash da studio estremamente professionali.

Nel 2006, una rivista chiese ad Albert di ritrarre alcune personalitร  di spicco a livello mondiale, tra cui anche Steve Jobs. Watson, noto anche per la sua smodata ricerca dello scatto speciale, unico e iconico, accetta senza battere ciglio.

La sfida in questo caso era duplice, perchรฉ Steve Jobs non era Kate Moss: il fondatore di Apple non amava essere fotografato e faceva il possibile per mettere a disagio chi cercava di farlo. Albert sapeva questa particolaritร  di Jobs, pertanto doveva trovare un modo per catturare l’attimo giusto in pochissimo tempo, per evitare di innervosire Jobs.

La prima cosa che Jobs disse nel suo incontro con Albert Watson fu “dobbiamo sbrigarci, ho soltanto un’ora di tempo“, Albert rispose “ci vorranno solo 30 minuti“, e fu cosรฌ che Jobs sorrise, guardando Watson come un bambino davanti ad un regalo di Natale. Trenta minuti per Jobs erano tantissimi data la sua vita estremamente impegnata, che infatti rispose “Sarebbe grandioso, oggi ho un sacco di cose da fare“.

Per realizzare questo scatto, divenuto poi iconico, Watson decise di immaginarlo come se fosse una foto per il passaporto: semplice, a sfondo bianco, senza troppi elementi di distrazione. Il trucco e la genialitร  del fotografo si nascondevano in ciรฒ che chiese a Jobs per fare in modo che si sistemasse nella posizione pensata originalmente: “guardi verso la fotocamera abbassando leggermente il volto e immaginando di trovarsi al tavolo con persone che sono in disaccordo totale con quello che sta dicendo, ma lei sa di avere ragione” e Jobs rispose “Semplicissimo, succede ogni giorno”. Steve guardรฒ verso la fotocamera con il dito sul mento facendo un leggerissimo sorriso come per dire “Non mettermi in discussione”.

10 anni senza Steve Jobs

In soli 20 minuti lo scatto era pronto, addirittura 10 minuti prima di quanto previsto. Prima di andarsene, Jobs chiese a Watson se fosse stato possibile dare un’occhiata alla foto, affermando subito dopo che si trattava della migliore fotografia a lui scattata.

Qualche anno dopo, mentre preparava l’attrezzatura fotografica per la giornata lavorativa, Watson ricevette una chiamata inattesa: era John Dowling, in seguito diventato responsabile delle PR di Apple, che chiese ad Albert se avesse ancora quella foto e, in caso di risposta affermativa, se fosse stato possibile averla urgentemente in formato digitale. Capendo tale emergenza, Albert recuperรฒ la foto e la mandรฒ qualche minuto dopo a Downling. La sera stessa fu annunciata la morte di Steve Jobs, e Apple pubblicรฒ l’annuncio ufficiale sul proprio sito web insieme al ritratto scattato da Albert. Era il 5 ottobre 2011.

10 anni senza Steve Jobs

 

โ€œSteve diceva sempre di vivere ogni giorno come se fosse lโ€™ultimo. E lโ€™ha fatto, ha trasformato le nostre vite, ridefinito interi settori e compiuto una delle piรน grandi prodezze della storia umana: ha cambiato il modo in cui ognuno di noi vede il mondoโ€ – Barak Obama

10 anni senza Steve Jobs

10 anni senza Steve Jobs: Think Different

Ci sarebbe cosรฌ tanto da dire su Steve Jobs che nemmeno un libro lungo il doppio della sua biografia potrebbe bastare a raccontare tutto. Tante storie, tante emozioni, tanti momenti unici, tante “tirannie”, tanti comportamenti anomali…e il paradosso รจ proprio il fatto che tutta la vita di Steve puรฒ essere semplicemente riassunta con “Think Different“. A partire dalla ricerca del suo vero padre, arrivando fino agli ultimi giorni, alle scelte fatte. Steve, ne sono quasi certo, se potesse tornare indietro non cambierebbe nulla e rivivrebbe tutto esattamente com’รจ stato, perchรฉ lui era cosรฌ, un folle, un rivoluzionario, un pazzo. “Soltanto le persona che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, sono le uniche in grado di farlo” diceva un vecchio spot per la campagna Think Different di Apple lanciata a partire dal 29 settembre 1997, e non c’รจ nulla di piรน vero. Il claim di questa campagna (e il suo “credo”) รจ stato il mio traino per anni e anni, e lo sarร  ancora, all’infinito, per tutta la mia vita. Ogni volta in cui ho pensato di cambiare qualcosa nella mia vita l’ho fatto senza pensarci, senza pentirmi, lanciandomi a capofitto, avventurandomi in qualcosa di nuovo che mi spaventava e che mi metteva ansia, ma che mi faceva vivere, mi faceva essere me stesso.

10 anni senza Steve Jobs

Non sono Steve Jobs e ci mancherebbe, non ho nemmeno la pretesa di pensarlo, ma in realtร , paradossalmente, tante scelte fatte nella mia vita sono basate anche, banalmente, su scelte che ha fatto lui, che ho visto io, che ho vissuto e che mi sono state trasmesse tramite DNA, perchรฉ in fondo, posso orgogliosamente dire che anche mio padre, nel suo piccolo, รจ una persona che ha saputo essere “rivoluzionaria” “folle” e in grado di cambiare. Ha preso decisioni che andavano contro tutti, ha avuto ragione, ha avuto successo (sempre nel suo “piccolo”), ha realizzato qualcosa. La storia si ripete ma รจ inevitabilmente cosรฌ: se non ti alzi e se non cerchi di fare qualcosa prendendo decisioni folli, rimarrai sempre fermo allo stesso punto, la tua vita non cambierร  di una virgola.

10 anni senza Steve Jobs

La campagna Think Different di Apple ha “segretamente” insegnato in maniera implicita uno stile di vita, un modo di essere, di fare, di provare, di arrivare. Venivano rappresentati celebri personaggi storici con forte personalitร , come Muhammad Ali, Maria Callas, Mahatma Gandhi, Alfred Hitchcock, Picasso, Albert Einstein, Martin Luther King, John Lennon, Thomas Edison e tanti altri. Persone che in comune hanno un solo elemento: la follia. Grazie alla follia hanno fatto la storia, hanno rivoluzionato la propria vita e quella di altri, hanno osato dove altri non hanno nemmeno provato, e sono riusciti ad arrivare da qualche parte, ad essere ricordati, a diventare qualcuno nella storia.

Se solo fossimo in grado tutti noi, nel nostro piccolo, di ragionare in questo modo, la nostra vita, la vita di tutti, sarebbe diversa, ma non possiamo essere tutti folli o rivoluzionari, non possiamo tutti cambiare il mondo, purtroppo. Eppure Jobs, basandosi su questo, ha dimostrato di vincere ancora, di trovare la chiave giusta. Dall’esterno si potrebbe anche banalmente pensare “ma guarda questo cosa si รจ inventato per vendere un semplice computer”, ma la realtร  dei fatti la conosciamo tutti: quello non รจ un semplice computer e, al di lร  di questo, quella non รจ una semplice campagna. La pubblicitร  noiosa, monotono e rompi balle a cui tutti siamo abituati รจ sempre stato un concetto esterno alla filosofia Apple, una filosofia che, ancora oggi, deve tantissimo al suo fondatore. Sebbene Jobs non ci sia piรน da 10 anni, la sua impronta vive ancora nei cuori delle persone che ogni giorno lavorano in Apple, e non solo.

Prendere ispirazione รจ gratis, ma in un mondo in cui, oggi soprattutto, le persone sanno solo puntare il dito e criticare, รจ facile starsene seduti davanti ad un computer ad elargire commenti non richiesti e critiche non costruttive, ma la realtร , lร  fuori, รจ fatta per chi sogna e sa sognare, per chi vuole realmente cambiare le cose, anche se magari ha paura di non esserne in grado. Steve Jobs non era il piรน grande informatico di tutti, non era un super tecnico, non era il piรน grande genio di sempre, ma ha saputo sfruttare la sua genialitร  per diventare una personalitร  leggendaria, in grado di ispirare migliaia di persone e generazioni a venire.

L’ispirazione รจ gratis. Approfittatene.

 

“I buoni artisti copiano. I grandi artisti rubano” – Picasso

 

10 anni senza Steve Jobs: “oh wow…oh wow…oh wow”

5 ottobre 2011, avevo 21 anni e da molto tempo seguivo con grande piacere Steve Jobs. All’epoca ero un giovane come tanti, mi divertivo, uscivo con gli amici e avevo il mio lato Nerd che, quando ancora non era una cosa “cool”, spesso non veniva compreso. Sono sempre stato Nerd e non me ne sono mai vergognato. Ho sempre avuto amore per la tecnologia e per l’informatica. Ho avuto il mio primo computer a 5 anni, ho sempre cercato di andare oltre nelle cose, provando a conoscere i dispositivi con cui mi interfacciavo nel modo migliore. Oggi non sono diventato Mark Zuckerberg, e fondamentalmente non sono nessuno, ma sono certo che tutto quello che so e che ho fatto nella mia vita mi rende felice del percorso. In questo percorso c’รจ sempre stata tantissima tecnologia, una passione che in me non morirร  mai, anzi, morirร  certamente insieme a me e non prima, indipendentemente dal giorno in cui effettivamente, anch’io, morirรฒ (come tutti, purtroppo). Mi sono sempre chiesto come sia la vita dopo la morte. Mi sono sempre chiesto cosa succeda poco prima di morire.

10 anni senza Steve Jobs
Io e il mio amico Daniel davanti al garage di Steve Jobs. Palo Alto, 2014

Il 2011, per me, รจ stato un anno decisamente pessimo. Prima di arrivare al 5 ottobre 2011, data in cui, come ben saprete, ci ha lasciato Steve Jobs, dopo una lunga malattia incurabile, quell’anno avevo perso un altro elemento cardine della mia vita, un’altra grandissima ispirazione per me: mio nonno Arduino.

Sarร  forse stata una coincidenza, non saprei come spiegarlo, ma il 2011, ad oggi, lo ricordo come l’anno in cui ho dovuto “iniziare a camminare con le mie gambe” e fare scelte che avrebbero condizionato inevitabilmente il mio futuro.

Quando hai 21 anni non sei forse “pronto” a prendere decisioni, non sei necessariamente cosรฌ maturo, non riesci ad immaginarti “da grande” (anche se giร  grande lo sei). Io ero cosรฌ: pieno di aspettative ma fortemente insicuro.

Oggi sono ancora una persona fortemente insicura, ogni giorno, ma tra le mie sicurezze restano due grandi pilastri: la fotografia e la tecnologia. Non a caso, durante il 2011, se ne sono andate le due persone che rappresentavano, per me, quei pilastri.

10 anni senza Steve Jobs
La casa dove Steve Jobs ha fondato Apple (e dove รจ cresciuto) – 2014

Mio nonno era un fotografo storico, un vero artista, una persona che aveva la sue idee e le sue convinzioni, quel tipo di persona che non si “schioda” da un pensiero, quel tipo di persona che ha fatto la guerra, si รจ messo al riparo dalle bombe, ha fatto scelte difficili, vissuto periodi difficili. A mio nonno non interessava passare alla fotografia digitale, era troppo fedele all’analogico, ma accidenti, ciรฒ che riusciva a fare lui con rullini e pellicole resta ancora impossibile per molti oggi, quei “molti” che perรฒ hanno a disposizione una fotocamera che puรฒ autonomamente mettere a fuoco una moto a 250km/h, inseguirla e immortalarla per 30 volte in un secondo. Persone che nonostante tutto riescono a sbagliare, perchรฉ sicuramente vivono in un mondo piรน “agiato”.

10 anni senza Steve Jobs
Io e il mio amico Daniel nella vecchia sede di Apple a Cupertino, 2014

Pertanto, quell’ormai lontano 5 ottobre 2011, che ricordo come se fosse ieri, appresi la notizia della morte di Jobs poco dopo la mezzanotte: ero nel mio letto, stavo scorrendo il feed di Twitter, come faccio ancora oggi (mi diverto molto ad andarci soprattutto quando arrivano grandi quantitร  di utenti in seguito a crolli di Whatsapp, Facebook e Instagram). Appresi la notizia da vari blog di settore, in seguito da Apple stessa. Non fui in grado di trattenere le lacrime, perchรฉ in fondo due pilastri a distanza di pochi mesi erano troppi da sopportare per me. Non potevo farcela.

A molti puรฒ sembrare stupido, molti possono pensare cose come “nemmeno lo conoscevi di persona, come puรฒ mancarti?”, poco importa, anzi, non mi importa nulla di ciรฒ che pensano gli altri di me, non mi รจ mai importato granchรฉ, mi interessa come mi sento io, cosa mi emoziona, cosa mi fa stare male o cosa mi fa stare bene. Quella notte sono stato molto male, esattamente come pochi mesi prima in seguito alla morte di mio nonno.

10 anni senza Steve Jobs

Dieci anni dopo mi ritrovo qui a scrivere questo lungo editoriale, e credetemi, non รจ stato facile, perchรฉ ho ripercorso varie fasi della mia vita scrivendo tutto questo, momenti che voi non potete conoscere (non eravate insieme a me a viverli), ma che io ho vissuto e che ricordo bene. Eventi collegati tra loro, affermazioni che mi fanno ricordare alcuni fatti, momenti che associo ad altri e cosรฌ via. Ecco perchรฉ la mia vita รจ cosรฌ “collegata” con quella di Steve Jobs: non lo conoscevo di persona, non ci ho mai parlato, non ho mai conosciuto nessuno “vicino” a lui, eppure รจ come se avessi avuto una sorta di terzo nonno, che ora รจ ancora lรฌ, da qualche parte, nel Cloud.

Steve Jobs, prima di andarsene, aveva vicino a sรฉ Mona Simpsons, sua sorella biologica, fu lei stessa a scrivere, qualche giorno dopo quel maledetto 5 ottobre 2011, che le ultime parole del fratello furono “oh wow….oh wow….oh wow…” come se fosse stato in grado, per un attimo, di vivere la transizione tra vita e morte. O forse, magari, รจ stata l’ultima grande burla di Steve, maestro degli scherzi.

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Ricky Delli Paoli

Ricky Delli Paoli

Capo redattore di FotoNerd.it, fondatore di You-Start.it e presidente di Pixel FotoClub. Nel tempo libero, di solito...naah, ma chi voglio prendere in giro, non ho tempo libero. "Alexa, leggi questa descrizione agli utenti, cosรฌ non fanno fatica." Parlo italiano e inglese di giorno, russo di notte. Adoro la fotografia, la tecnologia, le robe nerd e un po' geek. Sono certo che 24 ore al giorno non bastino nella vita di un appassionato di foto, video, serie tv, cinema, libri, videogiochi, informatica e scienza della tecnologia, quindi farรฒ una petizione su Change.org per aumentare le ore di un giorno, magari funziona. Sogno di recensire le fotocamere degli autovelox.

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