Non è mai bello parlare di queste cose, tanto più quando ad andarsene è un maestro che nel corso degli anni ha lasciato un segno indelebile: la fotografia deve dire addio a Efrem Raimondi, scomparso improvvisamente all’età di 62 anni.
Addio Efrem Raimondi: un fotografo graffiante
Ieri non è stata una bella giornata per il mondo della fotografia e dell’arte: all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, è arrivata la notizia della morte di Efrem Raimondi, fotografo di Legnano che con il suo stile e la sua visione unici ha scritto pagine importanti di questo linguaggio. Da quel reportage Irpinia 1980, in cui tutto ebbe inizio, ad oggi, Efrem è stata una delle figure più acute, pungenti e interessanti del nostro paese. Molti lo conoscevano come il fotografo di Vasco Rossi, con il quale ha iniziato a collaborare per “Stupido Hotel” fino a racchiudere tutti i servizi nel libro Tabularasa, ma Efrem ha fotografato tantissime star, anche se l’etichetta di ritrattista gli è sempre andata parecchio stretta.
Da Alex Zanardi a Monica Bellucci, da Andreotti a Vasco Rossi: la lista delle persone immortalate dall’occhio unico e tagliente di Efrem Raimondi è lunghissima. La fotografia come strumento e mai come fine, il linguaggio fotografico come mezzo di comunicazione che non ha nulla a che vedere conl a democrazia, l’etichettatura di ritrattista che gli è sempre andata parecchio stretta (anche perché ha svolto tantissimi lavori in altri generi). Ci rattrista dover dire addio ad un maestro come Efrem Raimondi, scomparso a 62 anni per un malore.
“Mi interessa fare una sola cosa: fare fotografia. E le fotografie per me sono uno strumento, non un fine”. Efrem Raimondi
Addio Efrem Raimondi: conclusioni
Il vuoto che lascia l’addio a Efrem Raimondi è importante, per la fotografia italiana e non solo. Un maestro, una figura dal forte acume e dalla spiccata intelligenza, un fotografo con un occhio unico e visionario: il saluto dei suoi colleghi è toccante, perché toccante è il lascito che il maestro ci ha lasciato. Grazie di tutto.