Annunciata ormai nell’ottobre del 2019 durante l’annuale conferenza Adobe MAX, Content Authenticity Initiative, la soluzione per l’attribuzione dei contenuti ai rispettivi autori, prende sempre più forma. Ecco le dichiarazioni del produttore.
Adobe Content Authenticity Initiative: come funziona
Adobe Content Authenticity Initiative (CAI) è la soluzione sviluppata dal produttore per l’attribuzione dei contenuti agli autori e la veridicità delle opere. Nell’era digitale abbiamo visto quanto è facile rubare letteralmente delle immagini e spacciarle per proprie, o modificarle talmente da venderle per veritiere. Nonostante si piazzino firme e filigrane, un Lupin esperto sa superare l’ostacolo e un manipolatore capace ormai può fare qualsiasi cosa. L’iniziativa di Adobe nasce proprio dall’esigenza di salvaguardare il lavoro dei creativi, degli editori e dei consumatori, grazie alla possibilità di allegare l’attribuzione e la modifica dei dati direttamente dagli strumenti di Adobe.
Adobe rivela ulteriori dettagli su come funzionerà Content Authenticity Initiative, con un documento che affronta diverse tematiche. “Attualmente, i creatori di contenuti che desiderano includere metadati sui loro lavori, o condivedere i dettagli inerenti la provenienza, non possono farlo in modo sicuro e a prova di manomissione. Senza queste informazioni, gli editori e i consumatori non hanno la garanzia ne le informazioni per determinare l’autenticità di un’opera”, queste le parole con cui il produttore imbastisce il discorso.
Uno degli ambiti che più sarà influenzato dalla nuova soluzione è il fotogiornalismo, dato che con Content Authenticity Initiative i fotoreporter utilizzerebbero un dispositivo di acquisizione abilitato CAI con tutti i dettagli di attribuzione quali paternità dell’opera, geolocalizzazione e registrazione di tutte le modifiche apportate. Agli editor fotografici verranno quindi inviate tutte le informazioni necessarie per la verifica, così da avere la certezza di proprietà e di autenticità. Anche per i fotografi creativi le cose cambieranno: con l’arrivo di CAI potranno modificare l’immagine a loro piacimento anche fino a farla diventare qualcosa di surreale, e grazie ad un render prima e dopo le modifiche sarà possibile decretare che l’opera ha subito modifiche “pesanti”.
Adobe Content Authenticity Initiative: il futuro
Per ovviare al problema dei furti, l’intero ecosistema ruota attorno al trust CAI, fornendo un modello per consentire solo alcuni firmatari approvati. La nuova soluzione sfrutterà anche le regole XMP standard per garantire che, l’eventuale reclamo, possa essere fatto in modo affidabile grazie ad una varietà di strumenti open source. Dopo l’acquisizione, l’utente potrà scegliere se lavorare online o offline: operando sconnessi, i dati CAI verranno scritti nel file stesso così da poi essere condivisi una volta che l’opera verrà messa online tramite social network o applicazioni di messaggistica.
Detto tutto questo, cosa cambierà effettivamente? Adobe Content Authenticity Initiative dovrebbe consentire ai fotografi e ai creatori di contenuti di verificare e tenere al sicuro le proprie opere. Tutti questi passaggi servono sia per proteggere chi lavora sul campo che i consumatori, questi ultimi che finalmente avranno tutte le informazioni per verificare l’autenticità di un lavoro. In poche parole, avremo modo di proteggere ulteriormente le nostre fotografie ma, contemporaneamente, ne saremo doppiamente responsabili.