Vi sarà capitato sicuramente di guardare una fotografia e pensare: “Oh, che bello sfocato che c’è in questa immagine, come faccio ad ottenerlo?”. Questo effetto, ricercatissimo tra i fotografi, ha un nome: Bokeh, da non confondere con il mazzo di fiori chiamato bouquet che lancia la sposa. E’ una tecnica che può aiutare a valorizzare il soggetto, regalando immagini pulite e di sicuro impatto. Ma come si ottiene questo risultato? Noi di FotoNerd abbiamo preparato per voi questa guida che vi accompagnerà passo per passo alla scoperta del Bokeh, spiegandovi come ottenere immagini spettacolari. Mettetevi comodi e aprite il diaframma le orecchie, che si parte!
Bokeh: l’effetto più ricercato
Quando in fotografia si parla di effetto Bokeh si intende la sfocatura su una parte dell’immagine, ottenuta grazie alla combinazione di alcuni fattori, che serve per delineare il soggetto, metterlo in rilievo ed enfatizzarlo. È una delle tecniche più utilizzate nella fotografia ritrattistica, viene spesso usata per evidenziare i dettagli nella Food Photography, come parti del piatto che si vuole risaltare, e durante le sessioni di Still Life. Nella fotografia di ritratto si tende ad utilizzarlo per concentrare l’attenzione di chi guarda sul volto – o sul corpo – della persona fotografata, in modo da staccarla da tutto il contesto che le sta attorno.
Il termine Bokeh deriva dalla parola giapponese boke che appunto significa sfocatura o, per essere più simpatici, confusione mentale; in effetti, a volte, guardando certi effetti viene il mal di testa, ma questo è un altro discorso. Tornando a noi, la prima persona che introdusse questo termine in fotografia fu Mike Johnston, curatore editoriale della rivista statunitense Photo Techniques, nel 1997. Egli voleva suggerire al pubblico la giusta pronuncia del termine giapponese sopracitato che, allora, era in vigore da solo un anno. Ad aiutare la diffusione del vocabolo contribuì il saggio How to photograph buildings and interiors, di scritto da Gerry Kopelow e pubblicato nel 1998.
Bokeh: come ottenere l’incredibile sfocato
Eccoci qua, al punto che più vi interessa: come si ottiene l’effetto Bokeh? Andiamo per gradi: il concetto di Bokeh è legato estremamente alla profondità di campo, ai sensori delle macchine fotografiche e agli obiettivi. Quando qualcuno mi chiede come ottenerlo, rispondo sempre che è un fattore determinato da questi tre elementi fondamentali. Un sensore fotografico più grande come il Full Frame sarà in grado di regalare uno sfocato migliore rispetto ad uno più piccolo, come il Micro Quattro Terzi, se abbinato ad un’ ampia apertura del diaframma e la giusta distanza di messa a fuoco tra lente, soggetto e sfondo.
Appurato che le dimensioni del sensore sono fondamentali per ottenere questo risultato, la cosa più importante di tutte è avere un obiettivo fotografico che abbia un’ampia apertura del diaframma fotografia, con valori come f/1.8, f/1.4 o inferiori. Una volta impostata l’apertura necessaria per avere lo sfocato, dovrete valutare la distanza tra voi, il soggetto e lo sfondo, in poche parole la profondità di campo; più la persona – o l’oggetto – che fotograferete sarà lontana dal fondale e vicino alla lente, più il Bokeh sarà accentuato. Se prendete il vostro protagonista e lo mettete contro il muro, per intenderci, e voi sarete distanti sarà difficilissimo ottenerlo. Se invece lo terrete a qualche metro di distanza come per magia lo sfuocato apparirà, perché sarà più pronunciato se il punto di fuoco è vicino alla lente e lontano dal resto.
La qualità dello sfocato è variabile a seconda della lunghezza che state utilizzando: se fotografate a f/1.8 con un 24mm avrete un effetto Bokeh del tutto diverso rispetto ad uno scatto con una lente 200mm alla stessa apertura. Questo significa che, normalmente, più la lente è grandangolare e più è difficile riuscire ad ottenere uno sfocato di qualità. Sintetizzando: minore è la lunghezza focale, maggiore è la profondità di campo e quindi inferiore è lo sfocato. Maggiore è la lunghezza focale, minore è la profondità di campo e maggiore è il Bokeh. Si, lo so che sembra uno scioglilingua.
Ecco tre semplici esempi: ho utilizzato lo stesso obiettivo e le stesse impostazioni (iso 250, f/1.8, 1/250) per fotografare il bellissimo Re della Notte. In questi tre scatti possiamo vedere come la distanza degli elementi fondamentali, sfondo/soggetto e soggetto/lente, abbiano influito sul risultato finale. Nella prima immagine il pupazzetto era staccato dal muro dietro e io ero ad una buona distanza, ottenendo un risultato pastoso dove lui è interamente a fuoco e il resto no. Nella seconda immagine ho tenuto la stessa posizione della prima, ma ho messo il soggetto attaccato allo sfondo. Come potete notare, nonostante le impostazioni di scatto fossero le stesse, la irrisoria distanza tra lui e il resto ha fatto sì che anche il muro venisse abbastanza a fuoco. Nella terza fotografia invece ho tenuto il Re della Notte alla stessa distanza dal fondale della prima, ma mi sono avvicinato io, ottenendo una minore profondità di campo che ha concentrato il fuoco sull’occhio e lasciato tutto il resto del corpo sfocato.
Bokeh: le lunghezze focali ideali
Spiegata tutta la manfrina di come si ottiene, vi starete chiedendo sicuramente se ci sono delle lunghezze focali più indicate di altre per ottenerlo. Come vi dicevo prima, gli obiettivi più indicati per realizzare dei bellissimi sfocati nelle vostre fotografie sono i teleobiettivi, anche se si può avere un ottimo risultato partendo dal 50mm. Le lenti più utilizzate per arrivare ad un effetto Bokeh interessante sono le lenti fisse, poiché permettono un’apertura più ampia rispetto agli zoom, che si assestano su f/2.8 nei modelli di maggior qualità. Ovviamente, anche qui il discorso è relativo: un 400mm a f/2.8 sfocherà come se non ci fosse un domani, mentre un 35mm fisso quasi per nulla (calcolando sempre l’identica distanza dei vari piani).
Se fate fotografia di ritratto, il genere in cui è più ricercato, gli obiettivi che vi consigliamo partono quindi dal cinquantino classico in su. Un 85mm, per esempio, riesce a regalare un effetto Bokeh molto bello e pastoso senza alterare le linee del soggetto come possono fare i teleobiettivi più spinti, che arrivano a schiacciare troppo la prospettiva. L’utilizzo nella fotografia ritrattistica di obiettivi come il 200mm non è in discussione, ma bisogna stare attenti a non appiattire e allargare il volto della persona ritratta. Contrariamente sarà molto difficile ottenerlo con un 35mm senza avvicinarsi troppo, peculiarità che andrebbe ad allungare i lineamenti del soggetto.
Altra tipologia di lenti molto utilizzate per ottenere questo risultato sono gli obiettivi macro, che grazie al loro rapporto 1:1 risultano perfetti per catturare dettagli con distanze di messa a fuoco incredibilmente ridotte, anche se l’effetto è leggermente diverso e serve manualità per utilizzarli al meglio.
Bokeh: ottenerlo su smartphone
Gli smartphone di ultima generazione permettono di impostare i parametri della fotocamera in totale libertà grazie alle modalità manuali, quindi è possibile ottenere un effetto Bokeh sui nostri device. Ovviamente, e qui tagliamo subito la testa al toro, non sarà mai bello e pastoso come quello di una macchina fotografica reflex o mirrorless, perché cambiano le dimensioni del sensore e la qualità delle lenti, quindi è inutile cercare di riprodurre lo stesso, identico, risultato.
Quello che dovete fare è impostare lo smartphone in manuale e seguire le stesse identiche regole di cui parlavamo sopra: tenere la giusta distanza col soggetto, impostare il diaframma dell’obiettivo della fotocamera alla massima apertura, e scattare. Potete decidere di optare anche per le modalità automatiche come Ritratto, Apertura o Fuoco Live, in base al brand che state utilizzando. Con iOS è possibile, in modalità Ritratto, gestire la profondità di campo e il diaframma in post produzione per sistemare la foto come si desidera e direttamente dall’app nativa. Esistono poi diverse applicazioni che permettono di sfocare dopo aver realizzato lo scatto, cosa fattibile anche con programmi professionali di post produzione come Lightroom e Photoshop della suite Adobe, ma il nostro consiglio è di non farlo mai se non in casi estremi: in primo luogo il risultato, in fotografia, deve esserci fin da subito e la post produzione deve solo andare ad esaltare l’immagine originale, in secondo luogo l’effetto Bokeh ottenuto in questo modo risulterà più finto ed evidentemente creato successivamente, risultando poco piacevole alla vista.
Bokeh: sperimenta senza esagerare
Sono conscio che questo bellissimo effetto faccia alzare le sopracciglia per la meraviglia a tantissimi appassionati di fotografia, ma l’importante è non esagerare. Il Bokeh può aiutarvi a dare quel tocco in più alla vostra immagine, ad enfatizzare il soggetto, a creare composizioni con uno sfondo intrigante se magari ci sono delle luci (creando un effetto “bolle luminose” molto carino), ma non è sempre necessario. Esistono momenti in cui è utile avere questo tipo di sfocato e altri dove è del tutto irrisorio. Facciamo un esempio: nella fotografia ritrattistica serve ed è molto utilizzato, ma durante le sessioni in studio, dove spesso si fotografa con fondali neutri, non si ha la necessità di realizzare questo effetto se non per catturare particolari dettagli. Lo stesso discorso potremmo applicarlo alla Street Photography: come vi accennavo nella guida dedicata, la fotografia di strada predilige delle aperture di diaframma relativamente chiuse per avere tutto il contesto a fuoco, ma non è proibito provare ad utilizzare il Bokeh per creare immagini diverse in contesti urbani.
Ponete molta attenzione quando scattate ad ampie aperture, perché sarà molto facile sbagliare il punto di messa a fuoco esatto, e anche un piccolo movimento del soggetto può risultare fatale.
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Speriamo con tutto il cuore che la guida sull’effetto Bokeh sia stata di vostro gradimento! Se cosi fosse, sappiate che abbiamo una serie di guide create ad hoc per chi si sta approcciando alla fotografia o volesse semplicemente approfondire determinati aspetti, che trovate elencate qui sotto: