Canon EOS R6 recensione è la nostra prova della nuova fotocamera mirrorless da poco presentata dal produttore giapponese. In questo test cercheremo di approfondire, come sempre, i vantaggi e i difetti, i motivi che vi spingerebbero a comprarla, i motivi che non vi spingerebbero a comprarla e così via. La nuova fotocamera è un perfetto ibrido per foto e video e si pone come serio rivale in grado di creare non poche difficoltà alla “paladina” di questo segmento: Sony a7III. Vediamo come si è comportata.
Sarò sincero, tra le due presentate, Canon EOS R5 e Canon EOS R6, personalmente non vedevo l’ora di provare quest’ultima. È vero, sono sia fotografo che videomaker, ma non ho mai avuto la necessità di spingermi così oltre rispetto a ciò che faccio ora. Parlando sempre in maniera soggettiva, sono certo che, nel mio caso, di una EOS R5 sfrutterei il 40% delle sue reali possibilità per il tipo di lavoro che svolgo oggi, motivo per cui, tra le due, ero più curioso della “più piccola”, che, vi dirò, mi ha sorpreso fin da subito. Ho avuto davvero poco tempo per questa recensione dato che, com’è giusto che sia, siamo in tante redazioni a volerla provare e ognuno di noi deve rispettare le varie scadenze per permettere ad altri di fare il proprio lavoro.
Una settimana: questo il tempo a disposizione con EOS R6. Di solito tengo le fotocamere per 2 o 3 settimane, tempo sufficiente per fare in modo di provare i prodotti con più progetti diversi, in vari ambiti e cercando di capire le reazioni, i vantaggi e i difetti. Posso subito farvi uno spoiler: una settimana è stata più che sufficiente per decretare la mia decisione su Canon EOS R6, e con questa recensione vorrei farvi scoprire come la penso. Ovviamente in una settimana non sono andato sulla Luna e non ho fotografato le Olimpiadi (anche perché sono state rinviate), ma sono riuscito a realizzare bene come si comportano le varie caratteristiche chiave di cui ero curioso, come ad esempio l’autofocus. Ah, non vedo l’ora di farvi sapere tutto. Basta, non mi dilungo più, promesso.
Canon EOS R6 recensione: perché questa fotocamera dovrebbe interessarvi
Come sempre, vorrei parlarvi in maniera completamente sincera: non è una novità, Sony domina il mercato delle mirrorless da anni con la sua serie “a7” che, nel corso del tempo, si è saputa evolvere intelligentemente portando grandi novità nel panorama fotografico mondiale. L’aumento delle vendite delle fotocamere Sony ha fatto in modo che altri produttori iniziassero ad “alzare le antenne” al fine di non restare indietro, anche se, in alcuni casi, non è propriamente andata così. La prima vera serie di Canon nel segmento mirrorless full frame è iniziata con EOS R, modello che, ahimé, non ha stupito così tanto la critica e nemmeno i fotografi. Che sia chiaro: la qualità fotografica di EOS R non era di certo al centro delle polemiche, ma altre varie caratteristiche e mancanze si, come ad esempio la mancanza del doppio slot di memoria. Lo stesso è successo anche con Canon EOS RP, anche se, trattandosi di un prodotto più “piccolo” e compatto, ha comunque ottenuto un buon riscontro proprio per il fattore portabilità. Di fatto nemmeno io sono rimasto così tanto colpito da quei modelli Canon e sapevo che il produttore avrebbe potuto fare di meglio, avrebbe potuto innovare, avrebbe potuto farsi sentire in maniera adeguata. Sono molti gli esempi di utenti Canon che hanno deciso di non passare ad EOS R, giudicandola una serie un po’ “acerba” e ancora priva di quell’elemento in più tale da giustificare il passaggio da reflex a mirrorless.
Così non andava bene, bisognava fare qualcosa per cambiare il corso degli eventi. I concorrenti hanno quindi continuato a guadagnare terreno a discapito di Canon, marchio storico che si stava facendo un po’ mettere i piedi in testa, purtroppo. Fu così che poi il produttore iniziò finalmente a risorgere dal baratro presentando due prodotti che davvero possono e potranno fare la differenza. Canon EOS R6 è la sorella “minore” di Canon EOS R5, anche se di minore non ha poi così tanto. Non siamo tutti interessati a registrare in 8K e fotografare a 45 megapixel, motivo per cui poi a7III ha venduto molto di più di a7RIII (quest’ultima più specifica per i fotografi). Lo stesso ho pensato di Canon EOS R6, ma questo non significa che EOS R5 venderà poco, anzi.
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Leggi di piùDal mio punto di vista, cioè quello di un fotografo e videomaker che non necessita di risoluzioni importanti lato video, quanto più di un 4K “decente”, ho riscontrato fin da subito un grande interesse proprio in Canon EOS R6, pensando “beh, doppio slot, registrazione in 4K a 60fps e 20fps di raffica, che mi serve di più? Avevo ragione? Adesso cercherò di spiegarvelo.
Canon EOS R6 recensione: design e materiali
Partiamo dalla famosa “prima vista”: non avevo effettivamente la scatola di Canon EOS R6 da analizzare, in quanto si tratta di uno dei primi sample disponibili per i test, pertanto ho aperto il pacco classico da spedizione e ho subito trovato il corpo macchina di Canon EOS R6, l’ottica RF 35mm f/1.8 Macro e l’RF 24-105mm f/4, che alla fine non ho nemmeno mai usato in quanto sono rimasto profondamente colpito dal nuovo 35mm.
Avevo già toccato con mano Canon EOS R6 durante la mia anteprima, pertanto sapevo cosa aspettarmi, ma adesso ho avuto più tempo per analizzare tutti i dettagli al meglio. Il corpo di questa fotocamera è un meraviglioso connubio tra l’esperienza e il design della linea EOS 6D abbinata all’evoluzione tecnologica della serie R, e funziona. La prima cosa che mi ha colpito? Ovviamente l’estrusione.
Parlando di mirrorless infatti è d’uopo aspettarsi maggiore compattezza a discapito di una maneggevolezza che non regge il confronto con le reflex, ma questo Canon lo sa, motivo per cui gli ingegneri sono riusciti a trovare il modo per creare un prodotto comunque estremamente compatto ma con un’ergonomia tra le migliori in assoluto. La presa è salda, i tasti sono comodi, l’impugnatura è un piccolo capolavoro. Sono quel tipo di fotografo (forse un po’ “old style”) che fa molto caso a queste cose. La presa è importante, e può determinare tutto o niente nello scatto di una foto. Appena ho preso in mano Canon EOS R6 ho subito avuto voglia di scattare delle foto, di provare e capire, di vedere con i miei occhi di cosa fosse capace. Pensate, ero talmente “carico” che mi sono addirittura scattato dei selfie, cosa che non faccio mai e che odio particolarmente. Ma questo è l’effetto che fa questa nuova fotocamera unita al 35mm con attacco RF: erano le 11 di sera quando ho aperto la scatola, non avevo molto da fotografare in studio se non me stesso, così, nel silenzio della notte, ho voluto vedere i dettagli proprio usando il mio faccione.
“La presa è salda, i tasti sono comodi, l’impugnatura è un piccolo capolavoro”
Il corpo macchina di Canon EOS R6 è realizzato in ABS, una variante del policarbonato, è tropicalizzato e nasconde un telaio in lega di magnesio che risulta resistente e non invadente. La parte frontale vede la denominazione modello, il logo dell’azienda sempre posto all’imbocco della slitta hotshoe, un microfono, la luce di messa a fuoco, il tasto di sgancio dell’ottica e un bottone programmabile. Guardando la fotocamera frontalmente si può notare anche la sporgenza del tasto di scatto, pensato per essere sempre comodo e pronto all’uso in ogni situazione. Fine, non c’è altro, molto minimale, pulita e semplice.
La parte superiore vede la presenza del ritrovato “nuovo stile del tasto di accensione e spegnimento”, già visto anche nei modelli precedenti. È ubicato nella parte superiore a sinistra, e ho notato simpaticamente come i fotografi Canon “storici” provenienti da reflex a cui l’ho fatta toccare si sono messi subito a cercare lo switch di accensione nella parte destra, restando per qualche secondo interdetti. Sì, perché in realtà, vi sembrerà strano, ma i fotografi Canon “storici” che hanno sempre usato una reflex fino ad oggi, stanno iniziando ora ad avvicinarsi al mercato delle mirrorless, incuriositi da questi nuovi modelli del produttore, pertanto hanno un po’ “perso” il concetto delle EOS R precedenti. Troviamo poi la slitta hotshoe proprio sopra al mirino che, a proposito, è un EVF da 3.68 milioni di pixel. Si prosegue con la ghiera dei programmi, una ghiera secondaria orizzontale ed una verticale (per tempo di esposizione e diaframma), un comodo tasto di avvio/stop registrazione video collocato proprio dove vorreste trovarlo, un M-Fn personalizzabile, il tasto di scatto che ho citato prima e il tasto “lock” che blocca le ghiere: prima era nella parte posteriore della fotocamera, sulle “vecchie” EOS 6D ed EOS 5D, tuttavia, sempre a detta dei “fotografi Canon storici”, tale novità risulta molto più comoda e facile da usare.
Canon EOS R6, nella parte posteriore, mostra subito con prepotenza il nuovo display da 3″ con 1.62 milioni di pixel completamente articolabile, esattamente come EOS 6D, una comodità che in molti apprezzeranno (ecco perché mi sono scattato un selfie, potete giudicarmi male per questo, me lo merito). Si fanno spazio poi i vari tasti funzione che troviamo, a partire dal punto superiore a sinistra, e necessari per votare le foto (rate), entrare nel menù, effettuare uno zoom, accedere alle info, regolare le impostazioni dal menù Q (quick), guardare le foto scattate o i video registrati, cancellare i contenuti, accedere a funzioni secondarie (tasto asterisco), regolare l’AF e gestire l’AF-ON. Presente anche un Joystick per muoversi nei menù o gestire i punti dell’autofocus che risulta molto comodo da utilizzare e sapientemente collocato nella parte superiore affinché i vostri movimenti siano naturali. Sempre nella parte posteriore è presente un’altra piccola estrusione opposta a quella frontale in grado di migliorare ulteriormente l’ergonomia e facilitare la presa in fase di scatto o registrazione. Ottima anche la sempre “solita” ghiera posteriore verticale che nasconde il tasto “SET” e che può essere configurata a piacere: io ho scelto di gestire con quella ghiera la sensibilità ISO, così potevo essere comodo e rapido. In sostanza, con la ghiera posteriore verticale gestivo gli ISO, con la prima superiore orizzontale i tempi e con la seconda superiore verticale i diaframmi (non uccidetemi per questo, sono abituato a Nikon). Questo però per farvi capire che dal menù (che è rimasto lo stesso di sempre con l’aggiunta di qualche funzione dedicata) è molto facile regolare ogni pulsante per fare in modo che faccia ciò che volete voi.
Guardando la fotocamera da dietro, troviamo a destra lo slot doppio che gestisce due SD UHS-II, proprio quel doppio slot tanto atteso e che è mancato immensamente nelle generazioni precedenti a questa. In tal senso, dal menù è possibile solo ed esclusivamente scegliere su quale slot registrare i video, su quale le foto, se differenziarli oppure no e così via.
Nel lato opposto, come di consueto, troviamo tutte le varie connessioni fisiche tra cui: una porta ingresso per il microfono (jack standard), una porta uscita per le cuffie (jack standard), un ingresso per telecomando / intervallometro, una porta USB Type C che gestisce la ricarica della fotocamera e una porta microHDMI come uscita.
Nella parte inferiore troviamo la classica vite di giuntura con il vostro miglior treppiede fotografico e il vano batteria. A tal proposito, la batteria ora è una Canon LP-E6NH che migliora l’autonomia fino al 20% rispetto al passato e che comunque garantisce la compatibilità con tutta la serie LP-E6N, con la sola differenza che soltanto usando questo modello specifico potrete sfruttare la ricarica tramite porta USB Type-C. La nuova batteria è da 2130mAh e garantisce, secondo lo standard CIPA, un’autonomia pari a circa 380 scatti tramite mirino EVF con una singola carica, questo significa qualche scatto in meno se usate il display. Posso testimoniare nel dirvi che non sono assolutamente d’accordo con queste affermazioni in quanto ho usato Canon EOS R6 per una giornata intera sotto al sole cocente di Milano per foto e video, realizzando un totale di circa 600 foto e una decina di video (a lunghezza variabile, tra cui anche alcuni di 2-3 minuti) arrivando ad avere ancora un po’ di autonomia della batteria. In sostanza, secondo il mio utilizzo, penso sia possibile superare tranquillamente i 600-700 scatti con una singola carica e arrivare fino a circa 60 minuti di registrazione video a 1080P (la metà, circa, in 4K). Questo significa che, paragonata con altri modelli dello stesso segmento, Canon EOS R6 ha un’ottima autonomia.
Il corpo misura 138.4 x 97.5 x 88.4mm e pesa 598 grammi senza batteria e scheda di memoria, arrivando a quasi 700 grammi con SD e batteria, praticamente come una EOS 6D Mark II (l’abbiamo misurata fianco a fianco su una bilancia).
Canon EOS R6 recensione: caratteristiche e specifiche tecniche
Cosa cambia sotto alla scocca in Canon EOS R6? Quali sono le reali caratteristiche tecniche di Canon EOS R6? Con questa fotocamera, Canon ha voluto davvero creare innovazioni importanti per rafforzare la sua fascia mid range full frame prendendo alcuni dettagli fondamentali direttamente dalla sua ammiraglia delle reflex, ovvero Canon EOS 1D X Mark III. Troviamo infatti un sensore fotografico CMOS full frame 35.9 x 23.9mm da 20.1 megapixel spinto da un fantastico processore d’immagine DIGIC X (lo stesso di Canon EOS 1D X Mark III ma con una differenza per quanto concerne il filtro passa basso), un sistema di autofocus in grado di arrivare fino a ben 6.072 aree di messa a fuoco con tecnologia Canon Dual Pixel CMOS AF II, gamma ISO da 100 a 102.400 (espandibile fino a 50-204.800) e un incredibile stabilizzatore d’immagine da 5 assi in grado di arrivare fino a ben 8 stop di compensazione. Canon EOS R6 è in grado di scattare foto ad una risoluzione fino a 5.472 x 3.684 pixel; pensate sia poco? Allora è giusto dirvi che la raffica arriva fino a ben 20fps con un buffer che, in RAW, arriva fino a 100 scatti, tutto estremamente “sufficiente” per fotografia sportiva ad alti livelli senza nessun problema. Parlando di video, troviamo la registrazione fino al 4K UHD a 60fps (passando per 50p, 30p, 25p e 24p) oppure a 1080p in FullHD fino a 120fps (passando per 100p, 60p, 50p, 30p, 25p e 24p). C’è un doppio slot SD UHS-II, feature molto gradita (finalmente!), un LCD articolato pienamente touch screen da 3″ con 1.620K pixel e un EVF da 0.5″ con 3.690K pixel. Parlando di connettività, Canon EOS R6 integra WiFi 5GHz e 2.4Ghz, Bluetooth 4.2, USB Type-C 3.1 Gen 2, micro HDMI Type D, jack per microfono esterno, jack per cuffie e attacco E3 per telecomandi esterni e intervallometri. Le misure di questa fotocamera sono pari a 134.4 x 97.5 x 88.4 mm e il peso arriva a 680 grammi con batteria e scheda di memoria.
Canon EOS R6 recensione: riepilogo specifiche tecniche
Come di consueto, visto il mappazzone precedente, riepiloghiamo le specifiche tecniche di Canon EOS R6 in un pratico schema riassuntivo:
- Sensore CMOS Full-Frame 35.9×23.9mm da 20.1 megapixel;
- Processore DIGIC X (lo stesso di EOS 1D Mark III);
- Sensibilità ISO da 100 a 102.400 (estendibile da 50 a 204.800 ISO);
- Stabilizzatore a 5 assi fino a 8 stop di compensazione;
- 6.072 aree AF con tecnologia Canon Dual Pixel CMOS AF II;
- Video 4K UHD a 60p, 50p, 30p, 25p, 24p / 1080p (FullHD) a 120p, 100p, 60p, 50p, 30p, 25p, 24p;
- Mirino da 0.5″ OLED EVF da 3.690.000 pixel con 100% di copertura, 0.76x di magnificazione e 120fps di refresh;
- LCD da 3″ touch screen articolato da 1.620.000 pixel
- Doppio slot SD UHS-II
- Raffica a 12 fps con otturatore meccanico oppure a 20fps con otturatore elettronico
- Connettività WiFi 2.4GHz, Bluetooth 4.2, USB-C 3.1 Gen 2, micro HDMI Type D, jack microfono, jack cuffie, attacco E3 per telecomando; FTP integrato per chi ha esigenze di passaggio file estremamente rapido.
- Misure: 138.4 x 97.5 x 88.4mm;
- Peso: 598g solo corpo (680g con memoria e batteria);
- Batteria: Canon LP-E6NH con autonomia dichiarata di 380 scatti secondo lo standard CIPA (noi siamo arrivati a 600 scatti, raffiche incluse, consumando solo un paio di tacche però);
Canon EOS R6 recensione: prestazioni
Nella line-up del produttore, a livello di segmento, date le prestazioni e le caratteristiche, Canon EOS R6 potrebbe “sedersi” di fianco a Canon EOS 6D Mark II, anche se per vari punti di vista, personalmente la vedo più come una reale evoluzione di questo segmento e di quella che è stata per anni una grande reflex full frame (6D). Proprio in virtù di questa grande responsabilità (gli utenti Canon hanno amato la serie 6D), il produttore doveva stare molto attento a creare davvero una erede degna di questa “storia”. Personalmente, in passato, ho pensato che fosse Canon EOS RP l’erede della serie 6D, sbagliandomi però di grosso. Sebbene sia vero che EOS 6D è una reflex full frame entry level, come EOS RP per le mirrorless, sotto tanti punti di vista ho dovuto “migliorare la mira” e capire che è proprio EOS R6 l’erede che gli utenti Canon stavano aspettando.
Le gradite novità in questa fotocamera, dal mio punto di vista, riguardano prettamente il fatto che Canon abbia deciso di prendere “il cuore” della flagship reflex EOS 1D X Mark III e metterlo in una mirrorless più compatta, leggera e minuta. Troviamo infatti lo stesso sensore da 20.1 megapixel che ha già dimostrato una grande qualità di scatto ed è risultato come perfetto per le esigenze di un fotografo sportivo, unitamente ad una raffica da 20fps gestita brillantemente dal processore DIGIC X (anch’esso lo stesso di EOS 1D X Mark III). La reale differenza riguarda il nuovo filtro passa basso, che resta un’esclusiva dell’ammiraglia reflex e di Canon EOS R5. Troviamo poi un autofocus con il Deep Learning AF, cioè una serie di algoritmi software in grado di apprendere le abitudini dell’utente e che quindi si migliora col passare del tempo e col maggiore utilizzo (cosa che approfondiremo meglio nel capitolo dedicato alla messa a fuoco). Interessanti anche le prestazioni video, che rimangono più contenute rispetto all’ammiraglia mirrorless full frame EOS R5 ma che in realtà accontentano tranquillamente le esigenze “medie” degli utenti che attualmente fanno sia foto che video. Le capacità in scarse condizioni di luce sono migliori rispetto ad EOS R5, grazie sicuramente ad un sensore con meno megapixel che rende tutto più facile da gestire (anche questo punto lo approfondiremo nel capitolo dedicato alla sensibilità ISO).
Personalmente, come già scritto più volte, non vedevo l’ora di provare Canon EOS R6 rispetto a Canon EOS R5 proprio perché credo che sia una fotocamera più “nelle mie corde” e quindi di maggiore interesse unitamente alle mie esigenze e all’eventuale budget che vorrei investire per un prodotto di questo calibro. Sono certo che, visto il prezzo del prodotto, qualche concorrente potrebbe trovarsi nelle grane molto presto se non presenta qualcosa di nuovo e fresco per quella fascia di prezzo (if you know what I mean).
Scattare con Canon EOS R6 è stato “armonioso” in quanto tutto è al proprio posto: l’ergonomia, la facilità d’uso, la qualità d’immagine, il suono di scatto, la velocità dell’autofocus, la stabilizzazione e così via. Sono rimasto davvero impressionato da due fattori nello specifico: l’autofocus e la raffica. Non avevo mai visto un autofocus così preciso e veloce in una Canon, mai. Certo, non sono un ambassador Canon, ma di fotocamere di questo produttore ne ho provate davvero tante, e sebbene lato foto non abbia mai avuto particolari problemi, lato video non mi sono mai riuscito a fidare al 100% di questo sistema di autofocus Dual Pixel CMOS AF, reputandolo sempre un po’ “acerbo”. Sotto questo punto di vista, Canon EOS R6 è davvero impressionante e incredibilmente non sbaglia un colpo sia per Eye AF sia per precisione e rapidità (foto e video). Ma vediamo nel dettaglio i singoli punti.
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Canon EOS R6 recensione: qualità di scatto
Il numero di megapixel di Canon EOS R6, pari a 20.1, giusto per ricordarvelo, è tra i più bassi in assoluto tra le fotocamere del produttore (tra le mirrorless). Anzi, a pensarci bene è il più basso in assoluto. Questo però non significa avere una qualità bassa in fase di scatto, anzi. Seguendo il filone storico della tradizione delle ammiraglie reflex (non solo Canon, ma in generale), abbiamo potuto constatare nel corso del tempo come i professionisti del settore non siano interessati ad avere sensori da 800 megapixel. Questo, fondamentalmente, per un motivo molto semplice: la finalità è quella di essere rapidi.
La rapidità, nella fotografia sportiva, è tutto: rapidità nello scatto (raffica), rapidità nella condivisione (bassi megapixel, connettività). Quando ti trovi in pista (che sia Formula 1, MotoGP e così via) o stai comunque fotografando un evento sportivo con movimenti molto rapidi, devi fare affidamento sulle tue capacità (e sulla tua rapidità nel cogliere l’attimo) ma anche sulla tua fotocamera. Non puoi permetterti di “perdere la foto”, di guardare il display dopo la raffica e scoprire che è tutto sfocato (ogni frame) e soprattutto, se lavori per una rivista, quella testata deve poter pubblicare gli scatti in “tempo zero”, cioè praticamente poco dopo che hai premuto il bottone di scatto. In queste situazioni di solito succede che tu sei in Australia e la testata è su Marte, quindi non c’è propriamente una persona di fianco a te che dice “tranquillo, ghe pensi mì a pubblicare, passami la SD”. Certo, tempo fa tutto questo processo era molto problematico e ovviamente a rilento, ma oggi abbiamo internet, il WiFi, l’auto-condivisione, pertanto tutto questo è reale: se scattate una foto in pista alle 10:47, alle 10:50 è già pubblicata sulla rivista interessata.
Pertanto, in queste fasi fotografiche fagocitate, è fondamentale fidarsi anche un po’ della propria fotocamera, dell’autofocus, della raffica, di un buffer piuttosto “grande” e così via. Non ho avuto modo di fare foto in pista purtroppo, ma sono certo che Canon EOS R6 non mi avrebbe deluso: mi è bastato provare la raffica con un ballerino incontrato in piazza Duomo a Milano per rendermi conto dell’incredibile potenziale di questa fotocamera e per confermare il fatto che sembra davvero una 1D X Mark III in miniatura. In sostanza, nella raffica, ho fatto circa 100 foto fino allo riempimento del buffer (in RAW), ho poi aspettato circa 20 secondi che si svuotasse un po’, ho cambiato angolazione e ho rifatto un’altra raffica da 100 scatti. Stesso procedimento per 3-4 volte, senza veder impallidire minimamente la fotocamera. Sorpresa: gli scatti erano tutti a fuoco e incredibilmente definiti, poi, riguardandoli con lo scorrimento rapido della ghiera, sembrava quasi che stessi guardando un filmato (come fps ci siamo quasi). Questo dettaglio mi ha fatto letteralmente impallidire, perché tali prestazioni so bene che si trovano soltanto su corpi macchina ben più costosi e del settore delle ammiraglie.
Certo, non avevo chissà quale evento da fotografare, avrei potuto permettermi di sbagliare delle foto o di averne qualcuna sfocata, tanto ripeto, non era niente di “lavorativo”. Questo però mi ha fatto capire che, nel momento dell’azione, Canon EOS R6 non si tira indietro e anzi, mostra i denti prepotentemente. Sono ancora abbastanza scioccato ragazzi, scusate. Non ho ancora provato bene Canon EOS 1D X Mark III, ma parte che il suo autofocus sia il migliore di sempre per quanto concerne l’azienda giapponese; per come la vedo io, a questa R6 manca davvero poco (o niente) per eguagliarlo.
Vi dò un dettaglio preciso da nerd: Canon EOS R6 supporta un buffer di ben 1000 scatti in jpeg e fino a 240 RAW, che sono davvero tantissimi. Siete ancora convinti che i megapixel facciano la differenza? Perché credetemi, chi fa fotografia sportiva non necessita nemmeno di 20 megapixel, ne bastano dai 2 ai 5 per la pubblicazione su Web e meno di 2 per la pubblicazione su riviste specializzate (carta stampata), ergo, ne avrete davvero a sufficienza per questo tipo di esigenza. Potreste anche pensare a Canon EOS RP in quanto ha 26.2 megapixel contro i 20.1 di questa EOS R6, tuttavia, mi duole dirvi che, a livello tecnico, quest’ultimo modello è letteralmente “un altro pianeta” non comparabile con la “piccola” full frame mirrorless presentata in precedenza.
La “pasta” dei colori è quella tipica di Canon, pertanto, se siete già utenti del brand da tempo vi piacerà, se non vi piacerà è perché, probabilmente, non siete abituati a questo tipo di colore e gamma.
Nel momento in cui scrivo questa recensione, Lightroom e programmi vari non riescono ancora a leggere i file RAW di Canon EOS R6, motivo per cui mi sono visto costretto a sfruttare Adobe DNG Converter per convertire i file originali in formato DNG da importare poi su Lightroom. Nella beta attuale di Adobe DNG Converter, disponibile fino a fine agosto 2020, sono già stati aggiunti i profili per Canon EOS R6, Canon EOS R5, Sony ZV-1, Panasonic Lumix G100 e Nikon Z5.
Ho provato Canon EOS R6 con il nuovo RF35mm F1.8 MACRO IS STM, obiettivo che sicuramente ha aiutato a migliorare la mia esperienza in quanto credo sia praticamente perfetto e con un ottimo rapporto qualità-prezzo. Per carità, è una focale che deve piacervi, ma utilizzata nella Street Photography come ho fatto io è sicuramente tra le scelte migliori. Impressionante poi la capacità di mettere a fuoco da distanza ravvicinata che quasi mi fa dimenticare che si tratti di un 35mm.
Canon EOS R6 recensione: sensibilità ISO
Nella strategia delle fotocamere presentate negli ultimi anni c’è sempre quella teoria ormai trend del “presento più di un modello con caratteristiche diverse così da accontentare tutti”. Lo abbiamo visto con gli smartphone, dove in passato era presente un solo modello, poi ne sono arrivati tre alla volta di cui uno con lo schermo più piccolo, l’altro con lo schermo più grande e l’altro dedicato ai “PRO”. Tale trend, come già scritto, si applica ormai da tempo anche alle fotocamere, e in questo caso, EOS R5 ed EOS R6 si differenziano proprio per questo: dispositivi diversi per utenti con esigenze diverse. Di solito, in questi casi, la fotocamera che costa meno è quella più prestante per gli alti ISO nonché quella “ibrida” che va bene “un po’ per tutto”, mentre la top di gamma è quella super pompata che però ha qualche carenza lato ISO (soprattutto). Certo, questo un trend, non una certezza, perché devo dire che Canon EOS R6 è stata presentata anche come fotocamera di avere grandi capacità lato ISO, e in effetti sulla carta è vero: Canon EOS R5 si ferma a 51200 ISO, R6 può essere estesa fino a ben 204.600.

Vi dirò, a me di questi numeri importa sempre relativamente, perché per me una fotocamera può fermarsi anche “solo” a 25600 ISO ma avere una grana estremamente ridotta, cosa che comunque farebbe molto comodo (seriamente, quante volte avete bisogno di spingervi oltre?). Oggi ci sono alcune fotocamere in grado di avere una grandissima resa lato ISO, che creano risultati incredibili da lasciare a bocca aperta. Sebbene io abbia avuto questo effetto “WOW” in tanti momenti con Canon EOS R6, la sensibilità ISO non rientra propriamente tra questi, in quanto già a ISO relativamente bassi (2500-5000) si inizia a vedere una grana un po’ fastidiosa che, sinceramente, non mi aspettavo di vedere in quelle condizioni. Nella maggior parte dei casi, si tratta di un dettaglio che non va ad inficiare eccessivamente la qualità d’immagine (a patto che non spingiate poi così tanto gli ISO), tuttavia, da questo tipo di processore così prestante in tutto e in ogni aspetto, davvero mi aspettavo “quel qualcosa in più”. In questo caso purtroppo non si tratta di aggiornamenti firmware o migliorie che si possono aggiungere, ma vere defezioni del sensore. Sono anche certo che la grana sia molto soggettiva: c’è chi non la nota, chi non necessita di rimuoverla, chi non si infastidisce alla visione, dipende. Canon EOS R6 in situazioni di luce controllata e ISO bassi ha una qualità e una resa eccezionali, ma in condizioni in cui la luce cala particolarmente si assiste a qualche piccolo degrado della qualità d’immagine che, personalmente, prevedevo oltre i 10.000 ISO.
Canon EOS R6 recensione: autofocus
Parlando di autofocus, credo che si tratti tranquillamente della “killer feature” di questa Canon EOS R6 recensione: questa fotocamera usa la tecnologia Canon Dual Pixel AF II, in cui ogni pixel è composto da un pixel secondario sinistro e uno destro. La reale differenze tra ciò che viene visto da questi due pixel consente, in sostanza, di eseguire un tipo di autofocus a rilevamento di fase. In sostanza, grazie a questa peculiarità, l’intero sensore può funzionare come se fosse un sensore di messa a fuoco sensibile alla profondità, cosa che aiuta a fornire una copertura AF del 100% e porta grandi vantaggi sia per le foto che per i video.
Questa versione del Dual Pixel CMOS AF di Canon è in assoluto la più avanzata mai realizzata da Canon, e credetemi, non è necessario che lo leggiate qui o sul sito del produttore: se avrete la possibilità di prendere in mano questa EOS R6 e “giocarci un po’ “, ve ne renderete conto fin da subito da soli. La vera forza di questo sistema, oltre a quanto descritto finora, è sicuramente il Deep Learning AF, che funziona esattamente come altri tipi di tecnologia Deep Learning visti su smartphone, tablet, computer e recenti assistenti vocali quali Alexa e Google Assistant. La tecnologia viene messa a disposizione del fotografo per creare sia un autofocus personalizzato e diverso da ogni altro utente R6, sia per fare in modo che il vostro stile fotografico sia sempre più adeguato e perfetto a ciò che state facendo (e che farete). Il Deep Learning si vede soprattutto nel riconoscimento e tracking dei soggetti, situazione in cui il sistema è in grado di rilevare occhi, volti e teste. Questo vi permette, ad esempio, di continuare a tracciare l’occhio di un soggetto anche se questo esce dalla scena. L’esempio lampante l’ho avuto proprio nell’esempio del ballerino che vi ho fatto poco sopra: oltre a scattare più raffiche “cattive” di foto, ho anche registrato qualche video proprio perché ho visto che il soggetto spesso eseguiva delle rotazioni su se stesso, cosa che, a livello logico, toglie l’occhio dello stesso dall’inquadratura. Sono rimasto letteralmente a bocca aperta (e due) dopo aver visto la rapidità con cui Canon EOS R6 ha recuperato praticamente subito l’occhio del soggetto che le avevo gentilmente ordinato di tracciare.
“La tecnologia di autofocus di Canon EOS R6 è una piccola meraviglia tecnologica che ci darà soddisfazioni per anni e anni a venire, e su questo non ho dubbi.”
Certo, non è l’unica fotocamera al mondo che permette questo tipo di funzione, ci mancherebbe, ma tra tutte le fotocamere provate finora con questo tipo di sistema “simile”, Canon EOS R6 è quella che mi ha stupito di più in assoluto, almeno finora (lo ripeto per sicurezza). Tra le altre caratteristiche, è presente anche un Animal AF, che in sostanza fa le stesse cose descritte poco sopra ma con un animale. La cosa interessante riguarda sicuramente la possibilità di “addestrare” (nel tempo) l’autofocus per fare in modo che dia sempre più priorità ad un animale oppure ad una persona (sta a voi decidere).
Adesso mi prendo un piccolo spazio personale per fare una digressione-non digressione, concedetemelo: sarò sincero, come sempre, l’ho scritto e lo ripeto, non mi sono mai fidato particolarmente dell’autofocus di Canon lato video. Canon EOS R6 per me segna un punto di svolta, anzi, IL punto di svolta, perché su questo segmento e con queste “cifre”, non ho mai visto un AF più performante. Se finora mi sono sempre affidato ad altri brand per, ad esempio, farmi video da solo per YouTube, certamente dopo questo modello di fotocamera la mia percezione della tecnologia cambierà notevolmente, così come la fiducia nell’AF Canon. La tecnologia di autofocus di Canon EOS R6 è una piccola meraviglia tecnologica che ci darà soddisfazioni per anni e anni a venire, e su questo non ho dubbi. C’è poi da aggiungere che, a detta di Canon stessa, l’autofocus di questo modello potrebbe essere addirittura migliore di così…seriamente?
C’è comunque da dire che, secondo alcune prove fatte, ci sono differenze notevoli in termini di rapidità e precisione tra Eye AF “standard” e Animal Eye AF: in quest’ultimo caso, la precisione è inferiore rispetto al primo, tuttavia, si tratta di problematiche che, volendo, possono essere risolte tramite aggiornamenti firmware oppure, come scritto sopra, tramite Deep Learning AF nel corso del tempo.
L’AF riesce ad essere “attivo” e pronto all’uso in 0,05 secondi e funzionare fino a -6,5EV, praticamente buio pesto (detto anche “luce emessa dalla mezzaluna”). Lodevole anche l’aggiunta dell’opzione AF Spot, che utilizza un’area AF molto piccola per permettervi la massima precisione assoluta. Si può poi usare il Joystick per gestire il funzionamento del prodotto e i punti AF, che vi ricordo corrispondere a ben 6072 posizioni selezionabili, ergo “giusto un paio”. È poi possibile usare il touch del monitor posteriore per selezionare rapidamente un punto o eseguire uno scatto.
Parlando di altri “problemi”, ho notato che il sistema di autofocus ha fatto molta fatica in situazioni di neri ed ombre particolarmente presenti nella scena: in alcune occasioni ho posizionato il punto di messa a fuoco singolo nella parte più scura dell’immagine, notando qualche piccolo “dubbio software”. Se poi volete mettere a fuoco una sagoma con poca luce in un punto scuro del frame…beh noterete lo stesso qualche incertezza dell’AF, ma siamo sinceri, in che diavolo di situazione ho provato a scattare? Quale macchina sarebbe perfetta in tutto e per tutto a focheggiare rapidamente una sagoma in una porzione scura del frame?
Non dimentichiamoci del focus bracketing, altra amabile funzione presente in Canon EOS R6: grazie a questo particolare settaggio potrete creare immagini composite tramite Focus Stacking in grado di permettervi una profondità di campo decisamente maggiore rispetto a quella che può essere generata con un singolo scatto a diaframma aperto. Si tratta di una tecnica particolarmente utile e amata da chi fa molta fotografia macro, in cui effettivamente la profondità di campo è molto ridotta. Con questa modalità, Canon EOS R6 cattura una sequenza rapida di fotogrammi che conterranno ognuno una distanza di messa a fuoco diversa, in base al range da voi impostato. I fotogrammi possono poi essere uniti in post per creare un risultato finale davvero notevole, anche se purtroppo si tratta di un’operazione che non può essere fatta in camera e che richiede l’utilizzo di Digital Photo Professional, software fornito insieme alla fotocamera.
Canon EOS R6 recensione: video
Se guardiamo Canon EOS R6 nelle sue caratteristiche video rispetto ad EOS R5, potremmo definirla banalmente come “inferiore”, in quanto effettivamente non ha le possibilità della sua sorella maggiore. Dal mio punto di vista però vorrei definirla “essenziale”, perché ha molto di più rispetto al “passato mirrorless” di Canon e soprattutto è realmente in linea con le esigenze dei videomakers che non vogliono strafare e nemmeno ritrovarsi file pesantissimi sul computer senza poterli gestire. Quando vidi per la prima volta dal vivo Canon EOS R6 e compresi che quella piccola “creatura” era in grado di girare tranquillamente in 4K@60fps, ho subito pensato che fosse esattamente ciò di cui avevo bisogno, niente più, niente di meno. Se poi ci aggiungiamo il fatto che questi video in 4K a 60 fps possono essere registrati a 10-Bit, avendo quindi grandi informazioni lato colore, allora mi risulta difficile capire coloro i quali necessitano di maggiori esigenze parlando di questo tipo di prodotti e questo tipo di budget. In sostanza, con Canon EOS R6 potrete gestire tranquillamente piccoli cortometraggi, interviste e, volendo, magari con un po’ di fatica però, anche matrimoni.
Canon EOS R6 registra in oversampling, ovvero prende tutte le informazioni da tutta la superficie 5K del sensore per poi creare un video in 4K di grande qualità.
Ma parliamo del punto più “pesante” di tutti (così ce lo togliamo subito): il surriscaldamento.
Lato fotografico, mi duole avvisarvi del fatto che, come dicevo nelle mie storie su Instagram, ho usato Canon EOS R6 per un’intera giornata a Milano, sotto il sole cocente che rimbalzava sull’asfalto direttamente sul corpo macchina. Toccavo costantemente la fotocamera per cercare di capire come stesse andando la temperatura, perché comunque, nel frattempo, non l’ho mai spenta, nemmeno quando mi sono fermato a pranzo. Sorpresa: la fotocamera era fredda. Non era morta, anzi, stava solo dissipando molto bene il calore. Certo, sto parlando di lato foto e con qualche clip video girata ogni tanto, sempre sotto al sole. Nessuna fotocamera ad oggi può funzionare regolarmente se le richiedete di girare un video in 4K a 60fps sotto luce diretta del sole, è assolutamente normale, il corpo si surriscalda e necessita di raffreddamento, e sotto questo punto di vista Canon EOS R6 ha tutti i sistemi di “sicurezza” software pronti ad avvisarvi in caso di problemi. Pertanto, che abbiate una R6 oppure no, sappiate che chi fa, ad esempio, interviste sotto al sole per molto tempo, porta un ombrello per coprire la fotocamera (e non sto scherzando). Detto questo, Canon EOS R6 può registrare clip video da 29:59 minuti di video ognuna, tuttavia, se scegliete di usare il formato 4K@60fps a 10Bit, quello più “pesante”, dovrete gestire un po’ bene il tempo perché se continuate con 30 minuti potreste andare incontro ad alcuni problemi.
Mi spiego meglio: registrate una clip da 29:59 minuti in 4K@60fps a 10Bit, fermate la registrazione e ne potete registrare un’altra subito da circa 10 minuti, a patto che sia in 4K@30fps (???), diversamente, se volete continuare a 60fps dovrete attendere ben 30 minuti per poter registrare nuovamente. Certo, tutto questo cambia drasticamente in termini di prestazioni se state facendo un documentario al Polo Nord o semplicemente in inverno, così come si riduce notevolmente sotto la luce diretta del sole oppure in mezzo al deserto. Deve tutto essere comparato realmente alla temperatura del luogo in cui vi trovate e delle condizioni reali, sempre ricordandovi che è giusto creare qualche “tappeto” per risolvere gli incombenti problemi di temperatura (l’ombrello è un’ottima idea, il ghiaccio no – nemmeno un innaffiatoio per bagnare la fotocamera, non fatelo a casa). Con questo non sto difendendo apertamente Canon, recentemente al centro delle polemiche per il surriscaldamento di EOS R5 e di EOS R6, ma semplicemente farvi rendere conto che ogni fotocamera può potenzialmente avere problemi di surriscaldamento se non la trattate con cura.
Ho subito pensato al mio caso “borderline”: quando ho bisogno di registrare clip comprese tra i 20 e i 29 minuti? Durante interviste e matrimoni, ovviamente. Per le interviste, di solito dove mi trovo? Mai realizzata una alla luce diretta del sole, bene, e per i matrimoni invece, dove avvengono le sessioni più “lunghe” di registrazione? Due opzioni: scambio delle fedi e balli degli sposi. Ecco, queste forse sono le situazioni leggermente più “preoccupanti”, perché se il matrimonio è classico allora saremo in chiesa, non proprio al fresco ma nemmeno sotto al sole, se invece è un matrimonio “in comune”, allora potremmo essere sotto la luce diretta del sole, e lì bisogna trovare una soluzione.
Quando vi dico che le altre fotocamere non sono immuni dal surriscaldamento, dico la verità: tre settimane fa stavo registrando un’intervista al chiuso con la mia Sony a7III in 4K@30fps: dopo 26 minuti è uscito il logo del termometro per indicare che la camera si stava surriscaldando troppo, per fortuna che stavo per finire!
Ad ogni modo, per Canon EOS R5 ancora non so nulla, ma per quanto riguarda Canon EOS R6 sono felice di non aver visto una ventola dentro, perché avrebbe davvero ingrandito fin troppo il corpo macchina.
All’interno del menù è presente una voce dedicata al controllo del surriscaldamento che permette di ridurre la qualità dell’anteprima di pre-registrazione al fine di ridurre l’accumulo di calore in fase di produzione.
Per impostazione predefinita, il video viene registrato in H.264 a 8 bit, ma, come già scritto poco sopra, è disponibile anche la registrazione a 10 Bit con codec H.265. La prima è esattamente una modalità LOG già vista che sfrutta una curva di gamma C-Log e distribuisce i dati disponibili in modo equilibrato tra stop di luce catturata al fine di permettere un minimo di editing in post. È poi presente l’acquisizione “HDR PQ” in grado di acquisire una gamma dinamica maggiore (come mostrato nella nostra guida dedicata alla fotografia HDR, il concetto è quello). La modalità LOG ha una sensibilità ISO base pari a 400, cosa che ci suggerisce che sia stata pensata per catturare 2EV aggiuntivi per quanto concerne le alte luci, rispetto alla modalità standard. Al contrario, la modalità HDR PQ sfrutta una base pari a ISO 100 ma vi consiglia di attivare la modalità “Highlight Tone Priority” al fine di catturare qualche stop di alte luci extra spostando la sensibilità ISO a 200.
Non manca poi la modalità di registrazione Intra frame (All-I), che però purtroppo è disponibile soltanto nella registrazione dei Time Lapse. I file All-I sono più pesanti in quanto contengono tutte le informazioni che servono per poter “fare meno fatica” poi in post produzione o montaggio, ecco perché sarebbe stato comodo avere questo tipo di registrazione per ogni formato video. Il discorso è diverso per la Canon EOS R5, che invece ha l’intra frame per ogni modalità di registrazione.
Canon EOS R6 recensione: stabilizzazione
Assolutamente si ragazzi, questo punto meritava un capitolo a parte da tutto il resto, cosa che in effetti non avviene a meno che non sia necessario parlarne in maniera accurata. Dunque, da dove parto? Difficile a dirsi.
Canon EOS R6 offre uno stabilizzatore d’immagine integrato nel corpo da 5 assi, tuttavia poi, tramite una serie di funzioni software e in combinazione con le ottiche IS, è possibile arrivare ad una compensazione pari a ben 8 stop di stabilizzazione. Lo sapete quanti sono 8 stop? Beh tantissimi.
Ho provato più volte a correre su pavè mentre facevo video, e si, si vede che un po’ mi muovo, ma davvero pochissimo rispetto ad uno stabilizzatore normale o all’assenza totale di questo meccanismo di compensazione dei movimenti. Insieme all’autofocus e alla raffica, devo proprio dire che un altro grande punto a favore di questa Canon EOS R6 è proprio lo stabilizzatore, in grado di portare a risultati incredibili e a far propendere per la vendita del gimbal acquistato con la precedente fotocamera mirrorless usata nei video.
Tra le varie prove che ho voluto fare, mi sono anche divertito ad inseguire per qualche secondo un amico che pedalava con la sua bici (ripeto, qualche secondo). Per quella piccola frazione di tempo però, mi sono messo a correre per potergli stare dietro, muovendo notevolmente il mio corpo e, di conseguenza, le mie braccia che reggevano Canon EOS R6. Ho poi riguardato la clip direttamente in camera e sono rimasto basito: per rifare quella stessa sequenza con un’altra fotocamera avrei dovuto usare un gimbal.
Canon EOS R6 recensione: scarica i file RAW
Se volete provare voi stessi la qualità dei file RAW di Canon EOS R6, vi mettiamo a disposizione, come sempre, la possibilità di scaricare i file RAW. Attenzione: dato che i file originali non sarebbero stati compatibili (attualmente, nel momento in cui viene pubblicata questa Canon EOS R6 recensione), mi sono preso la briga di convertirli per voi in DNG con Adobe DNG Converter in versione beta, affinché possiate comunque aprirli ed editarli con le recenti versioni di Lightroom, Camera RAW e simili. Potete scaricare i file RAW cliccando qui oppure sul bottone qui sotto:
Canon EOS R6 recensione: galleria scatti completa
Canon EOS R6 recensione: conclusioni
È stata una settimana davvero super impegnativa con Canon EOS R6 al collo: poco tempo a disposizione, tante cose da fare, ma non mi lamento di certo, la mia vita è così, sempre di corsa, sempre a gestire mille cose, spesso non mangio e adesso…non ci vedo più dalla fame. Per fortuna che c’è Canon EOS R6! (ok, era pessima).
Ad ogni modo, questa rivisitazione di un noto spot pubblicitario serviva a farvi capire che ho fatto vivere, per una settimana, la mia esatta vita dinamica e di corsa a Canon EOS R6, chiedendole quindi gentilmente di non sbagliare il punto di messa a fuoco, di “starmi dietro”, di soddisfare le mie esigenze lavorative, di non perdere l’attimo e molto altro. Non è stato un compito facile sinceramente, ma sono rimasto stupito di vedere come Canon EOS R6 non si sia mai spaventata troppo di niente, assistendomi e seguendomi ovunque.
Ci sono molte cose che mi hanno fatto esclamare “WOW” in questa fotocamera, come ad esempio l’autofocus prima di tutti, la raffica, lo stabilizzatore, l’ergonomia. Se potessi definire Canon EOS R6 recensione in due parole, quelle sarebbero sicuramente “velocità e precisione”, perché se abbinate i nuovi obiettivi Canon da 600mm e 800mm ad attacco RF a questa fotocamera, non vi mancherà nulla per la fotografia sportiva professionale in pista, alla metà del costo e del peso rispetto al “solito” però. La buona notizia è anche il fatto che il battery grip BG-R10 è compatibile con questa Canon EOS R6, motivo per cui, se vi serve maggiore autonomia e un’impugnatura verticale, potrete farlo. A questo punto mi sento di dire che non manca altro per fare fotografia sportiva a livelli PRO, contando anche il fatto che è presente il supporto FTP per la connettività con ben 9 preset diversi (lavorate per 9 magazine diversi o per uno solo che ha 9 percorsi FTP differenti? Siete a posto comunque). È chiaro, molto chiaro, come Canon EOS R6 recensione non sia una fotocamera per divertirsi o per fare il weekend al lago: è stata creata per accontentare un’importante cerchia di professionisti a cui serve precisione e velocità, motivo per cui penso che se le capacità di questo modello sono queste, non oso immaginare di cosa potrebbe essere capace EOS R5, ma lo scoprirò presto.
Canon EOS R6 recensione per me si può definire anche con la parola “rinascita”, perché vorrei dichiarare, finalmente, la fine del periodo oscuro del produttore nel campo delle mirrorless. Canon è ufficialmente entrata prepotentemente nel settore e adesso è davvero più “cattiva” che mai, e la cosa non fa altro che piacermi. Ne sentirete parlare molto di questo prodotto, ne sono certo.
Il prezzo di Canon EOS R6 è attualmente fissato a 2.829,99€ per il solo corpo, dal sito Canon Italia, anche se non è ancora disponibile alla vendita e i preordini sono letteralmente andati a ruba. Insomma, tutto questo significa che gli utenti Canon hanno apprezzato il prodotto e non vedono l’ora di averlo tra le mani per provarlo. Certamente non resteranno delusi.
Certo, se volessi proprio fare il pignolo, ci sono alcuni piccoli aspetti che dovrebbero essere migliorati in Canon EOS R6, come la gestione del doppio slot, la sensibilità ISO non sempre prestante e forse il raffreddamento. Per il resto, solo complimenti Canon, siamo di fronte ad un piccolo gioiellino della tecnologia moderna (avete detto “Deep Learning AF”?).
Recensione in breve
EOS R6
Canon EOS R6 è la rinascita ufficiale del produttore giapponese, a cui vogliamo dare un particolare "ben tornato" nella cerchia di quelli che combattono a denti stretti l'eterna lotta del "qual è la migliore fotocamera ora?". È un prodotto di cui sentirete parlare e che verrà utilizzato molto dai professionisti grazie ad alcune particolari peculiarità come un incredibile Autofocus, il migliore mai visto secondo noi in questo segmento (fino ad oggi), un'incredibile raffica con un altrettanto incredibile buffer, buone capacità video, stabilizzazione fino a 8 stop e un buon rapporto qualità prezzo. Non è un giocattolo e non è la fotocamera da weekend, è uno strumento di lavoro serio per professionisti, soprattutto per chi fa fotografia sportiva.
PRO
- Incredibile autofocus che non perde mai "la strada"
- Stabilizzatore fino a 8 stop...ma sapete quanti sono?
- Sensore e processore derivati direttamente da EOS 1D X Mark III
- Ergonomia assolutamente perfetta
- Ottima durata della batteria
CONTRO
- Gestione del secondo slot poco intuitiva
- Sensibilità ISO non livelli stratosferici
- Qualche piccolo problema di surriscaldamento negli utilizzi intensi, necessitano accortezze
- Profilo ALL-I solo per i Time Lapse
Complimenti per la recensione!
Non ho ancora avuto modo di guardare quella video, e intanto ho apprezzato l’approfondimento testuale su questa macchina.
Sono un semplice amatore e sicuramente non sono il target di R6 ma ero curioso di conoscere le caratteristiche di questo prodotto (e vedere cosa potessi avere scritto in una recensione da mezz’ora minuti di lettura ?): sono stato piacevolmente colpito dalla mole di informazioni che hai saputo condensare in questo articolo.
Ancora complimenti!
Speriamo questa macchina dia una spinta alle vendite nel settore.
Grazie mille davvero! Felice di vedere apprezzamenti per il lavoro svolto ?
Recensione super!
Ne ho lette tante su R6, ma questa mi ha conquistato particolarmente, complimenti!
Una domanda, perché scrivi “con Canon EOS R6 potrete gestire tranquillamente piccoli cortometraggi, interviste e, volendo, magari con un po’ di fatica però, anche matrimoni.”?
Pensi che non sia adatta ai matrimoni? Se sì perché?
Grazie in anticipo per la risposta
Alessandro