La NASA è riuscita attraverso due osservatori ( il Chandra X-Ray Observatory e il Neil Gehrels Swift Observatory) a ottenere la favolosa immagine dei cerchi luminosi attorno ad un buco nero. Vediamo insieme tutti i dettagli sulle strumentazioni e gli oggetti ossevati.
Cerchi luminosi intorno ad un buco nero: dettagli
Spazio. Ultima frontiera. Eccovi i viaggi dell…ah no. Ma tranquilli, anche se non è un episodio di Star Trek, la scoperta fatta dalla NASA non ha nulla da invidiare, a parte una bellissima astronave con velocità iper-spaziale. Attraverso l’osservatorio Chandra e il Neil Gehrels infatti sono riusciti ad individuare e fotografare dei cerchi luminosi concentrici intorno ad un buco nero. Con l’utilizzo dell’osservatorio a raggi X Chandra, è stato utilizzato un principio simile ai raggi X utilizzati in ambito medico o di sicurezza negli aeroporti. In sostanza, una gigantesca “lastra spaziale” che pur non permettendo di vedere il buco nero, in quanto per sua peculiarità assorbe completamente la luce, ha permesso invece di scoprire dei cerchi intorno ad esso. I raggi X emanati da questi ammassi gassosi e di polveri disposi in maniera concentrica sono così stati individuati. Il buco nero, situato all’interno della Via Lattea, in particolare nel sistema binario V404 Cygni, sta infatti attirando materia da una stella vicina, con circa metà della massa del Sole, e formando un disco intorno a sé stesso. Da notare che il buco nero di suo è estremamente più piccolo dei cerchi fotografati.
Cerchi luminosi intorno ad un buco nero: l’osservatorio Chandra
Ma queste immagini, come sono state ottenute? Come detto sono state ottenute soprattutto grazie al lavoro dell’osservatorio a raggi X Chandra. Lanciato nel 23 luglio 1999, sembra che abbia voluto festeggiare il suo 23° compleanno, perché intorno a quella data ci ha restituito questa magnifica immagine. Il meccanismo utilizzato è appunto qualcosa di simile ad una lastra, ma al contrario. Infatti non è l’osservatorio ad emanare raggi X, ma li riceve. Lo scopo infatti è quello di reagire ai raggi emessi da particolari zone dello spazio, che possono essere stelle esplose o, come in questo caso, materiale che circonda i buchi neri. Al suo interno la struttura ospita quattro specchi sensibili, uno dentro l’altro. I raggi vengono quindi mandati all’interno del “guscio vuoto” e sono concentrati sui sensori elettronici posti alla fine del banco ottico di ben 9,2m.
Attualmente Chandra si trova in un’ ottica ellittica intorno alla Terra che dista poco più di un terzo della distanza Terra-Luna. Se come me siete dei curiosoni potete calcolare la sua attuale posizione tramite il tutorial della NASA.