Chiudere completamente Facebook e Instagram, rendendoli quindi inaccessibili per i residenti in Europa, è uno degli scenari tutt’altro che lontani che in queste ore stanno affrontando Mark Zuckerberg e il suo team. La causa? Ovviamente la questione della privacy, quella grande problematica che ogni giorno ignoriamo forse troppo ma che probabilmente dovrebbe interessarci un po’ di più. Lo scenario è sempre quello del trattamento dei dati e del modo in cui i nostri dati sensibili vengono gestiti da Meta. Vediamo cosa potrebbe succedere e perché analizzando statistiche, fatti e verità.
Non prendetelo come una news, non prendetelo come un editoriale (anche se ahimé lo è diventato – cit. Ricky del futuro che sta pubblicando questo editoriale), questo articolo vuole più che altro essere un chiarimento per tutti coloro i quali, spaventati, nelle ultime ore stanno leggendo di una possibile chiusura di Facebook e Instagram in Europa. Quel mio “spaventati” non è affatto un’esagerazione, in quanto non bisogna leggere questi due social soltanto come un modo per cazzeggiare durante lunghe sessioni al WC, perché in realtà per molte persone sono lavoro. Ci sono interi team di social media cose e cosi che vengono pagati mensilmente per gestire aziende grandi o piccole.
Pensate anche solo a tutte quelle realtà che sono nate sui social e grazie a loro sono diventate “grosse” e importanti, fino a creare modelli di business, come ad esempio i ragazzi di Legolize, Tre uomini e un social, Calciatori brutti, Commenti memorabili e così via. Io stesso per molti anni ho lavorato in ambito social per quanto concerne la gestione degli stessi per alcune aziende, e non nego che faccio ancora questa cosa, ma soltanto per FotoNerd. Ogni giorno “girano” migliaia di euro nei vari social, soprattutto in Europa: campagne pubblicitarie, storie sponsorizzate, contenuti con influencers (pagati), strategie di microinfluencing, bot, acquisti, vendite e chi più ne ha più ne metta, senza contare poi le transazioni “offline”, ovvero tutte quelle che comprendono il “pagare qualcuno” per realizzare contenuti social, come ad esempio pagare un videomaker per realizzare dei contenuti super belli da mettere poi nelle storie o nei reel. Non si tratta di novità, non si tratta di sorprese, da tanti anni, ogni giorno, c’è qualcuno che spende / investe dei soldi nei social, per migliaia di ragioni.
Ecco perché un’eventuale chiusura di Instagram o Facebook in Europa spaventa davvero, sia gli utenti che gli addetti ai lavori ma, ovviamente, pure Meta stessa, perché diciamocelo, non è che loro in tutto questo non guadagnino nulla (anzi).
Chiusura Instagram Facebook Europa: le cause
“Non abbiamo assolutamente alcun interesse e alcun piano di ritiro dall’Europa, semplicemente Meta, come tante altre aziende, organizzazioni e servizi, si basa sul trasferimento di dati tra l’UE e gli Stati Uniti per poter offrire servizi globali. Come altre aziende, per fornire un servizio globale, seguiamo le regole europee e ci basiamo sulle Clausole Contrattuali Tipo (Standard Contractual Clauses) e su adeguate misure di protezione dei dati. Le aziende, fondamentalmente, hanno bisogno di regole chiare e globali per proteggere a lungo termine i flussi di dati tra Stati Uniti ed UE, e come più di 70 altre aziende in una vasta gamma di settori, mano mano che la situazione si evolve, stiamo monitorando da vicino il potenziale impatto sulle nostre operazioni europee” così il portavoce di Meta è intervenuto sulle voci circa una possibile chiusura di Facebook e Instagram in Europa, voci che sono circolate nelle scorse ore e che hanno subito allarmato tutti.
Diciamocelo, Meta (che una volta si chiamava semplicemente “Facebook” ma che ora ha cambiato nome in favore principalmente del Metaverso e di tutti i vari servizi annessi – tant’è vero che la stessa “Oculus” fa parte di “Meta” ma adesso si chiama semplicemente “Meta”, ndr) ha sempre avuto problemi con la gestione dei dati, la privacy e così via; lo scandalo di Cambrige Analytica ha fatto molto rumore, ma ogni giorno, inevitabilmente, migliaia di dati sensibili o meno vengono scambiati, inviati, comunicati in qualche modo ad aziende come Meta (e nel calderone potrei aggiungere Google, Apple, Microsoft…chi più o chi meno, chi con regole più stringenti, chi meno…). Ad esempio, vi siete mai chiesti come mai se cercate su Google “Box doccia bagno” poi vi ritrovate in tutti i siti e sui social un sacco di banner e pubblicità che, guarda caso, vi propongono prezzi unici sui box doccia da bagno? Non è una coincidenza, e nemmeno una novità, si chiamano “cookies” e oggi si possono tradurre più semplicemente con “quellafastidiosarotturadipalledibannerchedeviaccettareognivoltacheapriunostramaledettositoecisonopurequisuFotoNerdperchésonoobbligatoriperleggeapartiredal2018dannazionechesbatti”.
Ma di fatto, proprio a partire dal 2018 con la famosa “GDPR”, tantissime regolamentazioni sui dati sensibili e sulla privacy all’interno del web (ma non solo) sono cambiate diventando sempre più stringenti. Pertanto si, il risultato è che vedete un sacco di banner sui siti, dovete applicare i consensi per registrare i vostri dati sui siti, dovete accettare un sacco di volte le normative varie sulla privacy e bla bla bla. Quello che l’utente percepisce come una “rottura” (molto giustificata) è in realtà un mossa voluta dai famossissimi “poteri forti” (protagonisti di un sacco di gombloddi) per cercare di proteggere i dati sensibili di ognuno di noi. Bello, interessante e funzionale (non in tutto forse), ma che poi perde di senso se alla fine le principali cause di condivisione di questi dati sensibili arrivano in primis da noi stessi in maniera esplicita e poi tramite i social che usiamo ogni giorno in maniera implicita.
Ci sono stati anche tanti casi di problemi del genere legati ad esempio a Whatsapp (sempre di Meta Inc.), per una questione di “spia di dati sensibili” e cose così. La verità è che non saremo mai completamente al sicuro se la sicurezza stessa non parte da noi stessi in primis, usando quella buona cosa che si chiama “diffidenza” ma anche quell’altra buonissima cosa che si chiama “cultura”. Niente cultura? Niente conoscenza? Totale disinteresse? E allora è per quello che “nomeacaso” dalla Nigeria o da qualche altro stato spesso usato nelle operazioni di Phishing vi ha rubato più di 2000€ perché vi ha scritto “hai vinto un’eredità di 2 milioni di euro da un vecchio cugino deceduto che non conoscevi ma che ha deciso di lasciarti tutto, solo che per sbloccare i soldi devi prima mandarmi 2000€ a questo conto: …”
Insomma, attenzione e cultura sono le prime regole, ma spesso non bastano per la tutela (o magari non sempre), pertanto è per questo motivo che si è vociferato negli ultimi giorni che Facebook e Instagram potrebbero chiudere in Europa.
Per essere più precisi, la causa reale di questa probabile problematica importante è che Meta ha chiesto di poter trasferire, conservare e usare i dati dei suoi utenti in Europa sui server americani. Questo servirebbe a Meta per poter veicolare al meglio e processare intelligentemente tutti i dati degli utenti, dove “processare” va tradotto anche con “targettizzare” a scopi pubblicitari, identificare, conoscere. In sostanza, Meta farebbe quello che ha sempre fatto con i dati degli utenti ma “meglio”. Tutto molto bello, ma questo si scontra pesantemente con le regolamentazioni volute dalla GDPR a partire proprio dal 2018 e che di recente, cioè a gennaio 2022, si sono aggiornate notevolmente rafforzando alcuni aspetti. Tra quegli aspetti “rafforzati” troviamo anche l’obbligo imposto verso le grandi azienda di tenere questi dati sensibili o meno all’interno del territorio europeo e di processarli in questo continente seguendo le normative in vigore. Per Facebook e Instagram questo significa un blocco totale di trasmissione, con un notevole impatto negativo su targetizzazione, profilazione, identificazione e tantissime altre parole che finiscono con “one”.
Chiusura Instagram Facebook Europa: la reazione di Meta e dell’Europa
A questa risposta da parte dell’Europa, Meta non ci sta, ed è per questo motivo che in questi giorni si sono diffuse delle voci in merito alla possibile chiusura di questi due popolari social network in Europa. Da fuori può essere vista come una “cavolata” della serie “vabbè, adeguatevi e bona”, ma sicuramente Meta, dall’altra parte, avrà dei motivi precisi tale per cui è necessario spostare i dati, come ad esempio la già citata targettizzazione e la profilazione di ogni utente in più modi (altrimenti come fanno a mandarvi gli annunci correttamente?). Tra l’altro, piccolo off topic, una problematica molto simile si era già verificata con l’aggiornamento ad iOS 14, dove milioni di persone hanno visto spuntare il famoso banner “consenti di essere tracciato per le attività che svolgi oppure no?” e con “tracciato” la paura degli utenti è salita alle stelle con un risultante rifiuto della massa principale. Quel banner non faceva altro che dire “ehi, vuoi essere tracciato in giro per il web sulle ricerche che fai affinché ci sia possibile mostrarti annunci pertinenti?” cosa con cui si può essere d’accordo oppure no, ma di fatto risulta in una grande limitazione, dall’altra parte, per tutti quelli che pagano fior fior di soldi per sponsorizzare le storie su Instagram o i post su Facebook a determinate persone con precise caratteristiche (esempio: uomo di 30-40 anni appassionato di fotografia e residente in Italia).
Ricapitoliamo però con ordine cos’è successo: Meta ha chiesto all’Europa di trasferire questi benedetti dai negli Stati Uniti, l’Europa gli ha detto “ciccia” e di contro la società di Zuckerberg si è infervorata circa i limiti troppo stretti per quanto concerne la legislazione inerente alla privacy. Politicamente parlando però, una reazione del genere porta a ben poco, e quindi a livello strategico serviva una frase diplomatica, e quindi taaac, frase diplomatica da parte di Meta INC (quella che trovate nel capitolo precedente tra virgolette) nel tentativo di placare gli animi.
Gli animi si sono placati? Giudicate voi:
Europe doesn’t bend to your threats Mr Zuckerberg. Go play in your metaverse. https://t.co/k695kMwpUA
— Paul Tang (@paultang) February 7, 2022
Questo è un tweet dell’eurodeputato socialista olandese Paul Tang, che scrive “L’Europa non si piega alle tue minacce, signor Zuckerberg” e continua con “vai a giocare nel tuo metaverso”.
Chiusura Instagram Facebook Europa: cosa potrebbe succedere realmente
Insomma, gli scambi diretti e indiretti tra social e comunicati vari online (come oggi si usa fare molto spesso) non hanno alleviato un clima di tensione che già è tirato come una corda di violino, e forse la situazione potrebbe anche peggiorare. Non sono uno statista, non prevedo il futuro e soprattutto lungi da me dal pensare anche solo lontanamente di essere un politico esperto (anche perché non seguo la politica, mi spiace). Ad ogni modo, posso provare ad immaginare cosa potrebbe davvero succedere, e, indovinate un po’, sto proprio per scriverlo qui sotto.
Conviene a Meta chiudere Instagram e Facebook in Europa?
Vi rispondo basandomi sulla realtà dei numeri: giovedì 3 febbraio 2022, Meta ha depositato pubblicamente il report obbligatorio SEC (Securities and Exchange Commission) e, sottolineando la parola “pubblico”, significa che è un documento visibile da chiunque semplicemente andando a questo link. Come si evince a pagina 56 di tale documento, sono 309 milioni gli utenti attivi quotidianamente in Europa solo su Facebook, utenti che generano un introito (in revenue) pari a circa 6 milioni di dollari al giorno di media (pagina 58). In USA e Canada i profitti sono più alti (circa 12 milioni al giorno) ma gli utenti sono molti meno, cioè 195 milioni al giorno (sempre parlando di “attivi”).
Difficile a credersi, ma Facebook ha molti più utenti nel vecchio continente, ed è per questo che, secondo il mio personalissimo parere, è nell’interesse di Meta INC. trovare una soluzione a questa problematica, difficilmente perderà una fetta molto importante di utenti nel mondo. Facebook ad oggi ha circa 1.929.000.000 di utenti nel mondo, e di questi solo la parte più piccola è residente negli Stati Uniti e Canada. Assurdo, vero?
Se però Meta e il governo Europeo non riusciranno a trovare un accordo, allora sarà davvero un problema, perché i due social potrebbero venire oscurati realmente nel nostro continente. Le conseguenze a questo eventuale epilogo sarebbero due:
- boom incredibile di vendite di servizi di VPN
- migliaia di persone resteranno senza lavoro (vedi i vari social media cosi)
Certamente non esistono soltanto Facebook e Instagram come social network, ma è inutile negare il dominio incredibile di questi due servizi, che di fatto ne battono tanti altri.
A questo punto si può solo rimanere in attesa di una risposta ufficiale da parte del Governo Europeo: verrà modificata la recente normativa sulla privacy oppure no? E se la risposta sarà “no”, Meta si adeguerà a tali normative?
“Chi vivrà, vedrà” – cit.