Cinema e COVID è un binomio che sta facendo molto discutere, cerchiamo di analizzare la situazione. Ma facciamo una piccola, doverosa premessa: il Cinema è l’arte di raccontare storie con immagini in movimento; i cinema sono i luoghi preposti a mostrare le storie raccontate con immagini in movimento. Il primo sta bene, nonostante abbia i suoi begli acciacchi legati a un rapporto investimenti/incassi così alto che spesso la qualità soccombe. I secondi invece sono nella me…lma fino ai capelli e solo i più forti, o i più ricchi se vogliamo, riusciranno a uscirne anche se non illesi. In tutto questo ci siamo anche noi, amanti del Cinema, che siamo diventati dei bancomat umani che, in teoria, con i nostri sottili portafogli dovremmo riuscire a sostenere entrambi. Il condizionale è d’obbligo perché in questo mondo dalle tinte apocalittiche, le nostre priorità stanno cambiano e potremmo non essere in grado, o avere la voglia, di farlo.
Cinema e Covid: quanto sono messi male?
I cinema, inteso come sale cinematografiche, sono in grossa crisi per via della pandemia da COVID-19 e delle conseguenti chiusure forzate. Non che quando hanno poi riaperto, in quel periodo tardo primaverile ed estivo in cui abbiamo fatto finta che non fosse mai successo niente e che “Non ce neh Coviddi!!!11!1!!1“, siano stati presi d’assalto, anzi. L’unico film che in Italia ha sfiorato i 2 milioni di euro in Italia è stato Tenet. Ma quello è Tenet, il resto dei film usciti hanno raccolto le briciole sotto il tavolo, tipo Onward non se l’è cagato nessuno, nonostante sia della Pixar/Disney, che in genere incassa senza problemi.
Dall’altra parte chi ha veramente guadagnato durante il lockdown sono stati i servizi di streaming. Per dire, Disney+ ha raggiunto i 60 milioni di utenti nel 2020, con ben 4 anni di anticipo rispetto alle loro rosee previsioni. Poi vediamo come si evolverà la situazione una volta terminata la pandemia e quanto caleranno gli abbonati ai vari servizi, appena si potrà uscire liberi e felici come una volta.
Il carico da novanta sulla situazione dei cinema è che, per quanto negli Stati Uniti siano “aperti”, le case di produzione e distribuzione hanno deciso di rimandare tutto il rimandabile, tra cui 007 – No time To Die e Black Widow che forse uscirà direttamente su Disney+. Filmoni destinati a incassare l’inverosimile… in una situazione normale, con la gente libera di muoversi, di andare al cinema, senza problemi per la salute. Invece nella situazione attuale i produttori non vogliono rischiare, perché ormai siamo in un sistema economicamente malato, non molto sostenibile: non c’è più tempo per aspettare che un film incassi, deve fare subito il botto nel primo weekend, incassare il più possibile nelle primissime settimane, altrimenti è automaticamente un flop. Proprio per questo motivo le case di produzione USA cercano di penetrare il mercato cinese, che lì i potenziali spettatori sono tantissimi, inserendo sempre una qualche star orientale nei film o ambientando scene in Cina.
Questa è più o meno la situazione del Cinema nel Mondo. Per riassumerla in parole semplici, prendo in prestito le rime del sommo poeta Mahmood: “Volevi solo soldi, soldi. Clap! Clap!”
Cinema e Covid: le conseguenze per i nostri portafogli
Le conseguenze di questa situazione quali sono? Sono quelle che abbiamo tutti sotto gli occhi: i film vengono o rimandati a data da destinarsi oppure acquisiti e distribuiti dalle piattaforme di streaming online, facilmente accessibili e sicure per tutti. Quindi in teoria non dovremmo perdere nulla, al netto che andare al cinema è un rito e vedersi Netflix sul divano di casa, o peggio sul computer o peggio ancora sullo smartphone, è una cosa totalmente diversa. Per esempio, il succitato Tenet è girato appositamente per degli schermi di un certo tipo e dimensione ed è da ascoltare con impianti audio di una certa qualità. Senza nulla togliere ai vostri televisori nuovissimi in 4K con i Dolby 7.1 della Yamaha, non è la stessa cosa. Certo, si risparmiano quei 20/30 euro in popcorn e Coca Cola, ma l’esperienza è completamente diversa. E quell’esperienza per il Cinema è fondamentale per quanto mi riguarda.
Ma il problema vero non è nemmeno tanto nella qualità di visione, bensì nel costo dei servizi che stanno diventando veramente tanti e averli tutti è una cosa impensabile. Parlo per chi ha uno stipendio normale e non per quelli che la mattina in bagno estrudono rotolini di banconote da 100 euro. Anche perché il nuovo trend del mondo del business, a qualsiasi livello, non è più di far pagare il prodotto una tantum come è sempre stato fatto, bensì di dare il prodotto legato a un sistema di abbonamento, così da avere entrate costanti e non legate ai capricci del mercato. Quindi l’utente medio si trova ad avere abbonamenti per Netflix, Amazon Prime, Disney+, Apple Tv+, Now Tv, Infinity, DAZN (lo so è di sport, ma buttiamocelo dentro per completezza di discorso) solo per menzionare quelli disponibili ufficialmente in Italia (anche se in realtà ce ne sono pure tanti altri dopo l’introduzione di Amazon Prime Video Channels). Ai quali vanno aggiunti gli abbonamenti al Playstation Plus / PS Now e Xbox Live Gold / Game Pass (a seconda che vogliate “solo” giochi online e sconti oppure un vero e proprio Netflix per i videogiochi – più per il caso di Game Pass, dato che ora PS Now è ancora migliorabile), in caso uno fosse un accanito giocatore. Se poi avete avuto la malsana di idea di fare il fotografo, o peggio, il grafico come me c’è pure l’abbonamento alla Suite Adobe che anche quella tutti i mesi va pagata.
In sintesi, la spesa mensile per avere accesso a tutto quello che dovrebbe uscire al cinema, ma viene distribuito in streaming, diventa piuttosto alta. Lo sento che qualcuno di voi più sgamato di altri, dal fondo sta urlando: “Eh, però hai a disposizione un sacco di roba da vedere! Non solo i film, anche le serie Tv, i documentari, questo e quell’altro, il costo vale la candela, anzi costano poco per tutto quello che danno!” e su questo sono perfettamente d’accordo, ma… c’è addirittura troppa roba e le ore della nostra vita sono limitate. Certo se uno rinuncia a lavorare, mangiare, avere un minimo di vita sociale (che vabbè, in questo periodo è impossibile averla, ma prima o poi dovremo pure tornare a interagire), dormire, allora forse può pensare di tentare di vedere tutto quello che c’è su ogni catalogo online, sempre che non muoia prima.
Quindi il vero discorso è: vale davvero la pena spendere tutti quei soldi per tutte quelle piattaforme? Non esiste una risposta univoca, ovviamente, ma ognuno ha la sua mettendosi una mano sulla coscienza dell’estratto conto della carta di credito. Chi, dentro di sé, ha risposto che in fondo la spesa non gli sembra eccessiva, vorrei dirgli che la mattina se vuole lo accompagno a estrudere i rotolini di banconote.
Scusate se per ora parlo sto parlando solo di questioni economiche, ma è proprio questo il fulcro del discorso: i soldi. Non c’è altro, non è una questione di libertà creativa che si può avere solo su internet e non nelle sale cinematografiche o altre belle cose, quella è solo filosofia spiccia per fare una cortina di fumo dietro cui nascondere l’unico vero e solo motivo: i soldi. Perché oggi i film sono quasi tutti prodotti con una mano sul portafoglio: quanto ha incassato quello sceneggiatore, con quel regista, con quell’attore negli ultimi film? 100, bene, allora produciamo; 10, peccato, sarebbe stato un bel film. Ovviamente sto parlando delle produzioni hollywoodiane mainstream, non dei film indipendenti, o degli autori consolidati che possono permettersi di fare quello che vogliono e che, di fatto, si contano sulle dita di una mano. Sto parlando del Cinema in generale, quello che attira gente con i soldi in mano per pagare il biglietto. E questo vale tanto per gli studios quanto per le piattaforme di streaming.
Vi faccio due esempi veloci: Apple TV+ era disposta a sborsare 600 milioni per avere l’esclusiva di 007 – No Time To Die. Mica bruscolini, 600 milioni sono davvero tanti, ma meno di quanto la Universal Picture è convinta di incassare distribuendo il film nelle sale, nonostante le attuali perdite per lei e per tutti quelli che hanno fatto campagne pubblicitarie legate al film. Apple, dal canto suo, avrebbe visto un picco verso l’alto del numero di persone a cui succhiare il sangue in modo costante ogni mese abbonati.
Il secondo esempio è quel capolavoro di serie tv che risponde al nome di Mindhunter, creata da David Fincher, mica l’ultimo degli scappati di casa. Dopo due stagioni Netflix ha deciso di chiuderla definitivamente, anche se l’ufficialità non è ancora arrivata, perché il costo è troppo elevato e non è una serie che “attira abbonati”, certo piace, certo è seguita, ma non è Stranger Things.
Cinema e Covid: le conseguenze per i cinema
In tutto questo le sale cinematografiche non possono fare altro che stare a guardare, con le lacrime agli occhi, sperando di non chiudere. Per come la vedo io ci sarà un’ecatombe di piccole sale indipendenti (sigh!) e forse pure qualche catena cinematografica grossa. Sicuramente i primi a pagare sono i dipendenti, ma subito dopo verranno i dirigenti e qualche business morirà, per come lo conosciamo noi.
A questo punto si aprono due scenari possibili: i grossi studios potrebbero rilevare le catene, o le singole sale, tagliando una parte di spese di distribuzione e di “costruzione” dei cinema (che non sembra, ma un cinema strutturato con tutti i crismi costa un botto), distribuendo per i fatti loro i loro film e chiedendo una fee agli altri studios per avere il film distribuito nelle proprie sale.
Il secondo scenario è che si punta tutto sulla distribuzione digitale e dove c’erano i cinema, ci saranno degli ampi parcheggi multipiano, con l’omino che ti lava la macchina quando la lasci lì. E di esperimenti per vedere se può essere un modello di business sostenibile, ne stanno facendo. Prendiamo come esempio la Disney che ha deciso di distribuire Mulan direttamente su Disney+, con una maggiorazione una tantum di 22 euro per “l’Accesso Vip” al film. Tralasciando la cifra improba per un singolo spettatore, ma accessibile per una famiglia di 3 o 4 persone che risparmia rispetto ad andare al cinema tutti insieme appassionatamente (ma comunque spende già 7 euro al mese di abbonamento)… non nomino il fatto che dopo mezza giornata il film era scaricabile illegalmente ovunque, perché sono contro la pirateria. In ogni caso a me questa mossa puzza come un tentativo di tastare il terreno per vedere se può funzionare far pagare a parte le prime visioni. L’odore forse viene fuori anche dall’introduzione del GroupWatch che sembra un’aggiunta a favore di quelli che a distanza vogliono vedere la stessa cosa come se fossero tutti insieme, ma sa tanto di: “Così il prossimo film ve lo buttiamo fuori a 50 euro e vi dividete la spesa“. Certo a pensar male si fa peccato, ma spesso si azzecca. E io sono un gran peccatore, perdonatemi, sarò felice di ricredermi.
“Certo a pensar male si fa peccato, ma spesso si azzecca. E io sono un gran peccatore, perdonatemi, sarò felice di ricredermi.”
Per ora sono felice che a Natale uscirà Soul della Pixar su Disney+ compreso nell’abbonamento. Ma temo che Black Widow, una volta che avranno deciso che fare, sarà a pagamento a una cifra spropositata. E io non ho voglia di aspettare mezza giornata per vederlo!
Altre possibilità non ne vedo. Purtroppo solo i più forti sopravvivranno, ossia quelli che hanno abbastanza soldi da superare i mesi di chiusura per riaprire in tempi migliori che, al momento attuale, non si sa quando realmente sarà.
Cinema e Covid: ma il Cinema in Italia?
Adesso arriviamo nel nostro piccolo, piccolo paese. Quello che abbiamo visto è che siamo troppo dipendenti dall’importazione dei film dall’estero. Il rapporto di incassi tra un film americano e uno italiano è ridicolo a nostro svantaggio e i cinema vivono di questo.
Negli altri stati europei, come la Francia per esempio, il mercato delle produzioni autoctone sta molto meglio del nostro. Vengono prodotti più film e in genere incassano molto di più sia in patria che all’estero perché vengono esportati di più. Le produzioni italiane per lo più rimangono confinate nel nostro paese e incassano quello che incassano. Con questo voglio dire che se al momento le sale fossero anche aperte, ci sarebbe davvero poco da vedere. Nei mesi scorsi mi è capitato di andare in un multisala, dopo la riapertura, ma oltre alla desolazione di pubblico, su 10 sale ne erano aperte 6, le altro 4 erano chiuse. Sarebbe stato il momento giusto di riempire quelle sale con film italiani, se ci fossero stati. Ma ovviamente non c’erano.
Il vero problema del cinema italiano è che ci crediamo pochissimo anche noi stessi. Salvo rari exploit, i film rimangono in sala pochissimo tempo e spesso la qualità non merita i 9 euro (circa) del biglietto, quindi eventualmente si aspetta in Tv o su qualche piattaforma streaming, che tanto vederlo subito o dopo 6 mesi poco cambia. Abbiamo avuto la prova di quanto il cinema italiano valga davvero poco nel 2013, quando La Grande Bellezza è stato candidato agli Oscar (incassando 9 milioni di euro in Italia e 21 milioni di dollari nel mondo) e Sole A Catinelle con Checco Zalone è stato il secondo miglior incasso in Europa (quasi 48 milioni di euro) e il miglior incasso di tutti i tempi in Italia pur essendo uscito solo da noi. Entrambi i film sono stati prodotti e distribuiti da Medusa Film, che sappiamo tutti a chi fa capo e uno penserebbe che questi incassi stratosferici poi siano stati investiti per produrre altri film italiani, per alzare il livello qualitativo, per riuscire a fare film esportabili e vendibili all’estero e via, come una palla di neve dei cartoni animati che diventa una valanga, rialzare l’interesse del mondo intero per il Cinema italiano. Ecco, esattamente questo: l’anno dopo i diritti della Champions League sono andati a Mediaset.
Tutti ridono.
Sipario.
In realtà c’è ben poco da ridere, i cinema, intesi come strutture, sono sull’orlo di un baratro e spero, ma non ci credo, riescano a salvarsi. Il Cinema, in fin dei conti, sta ancora bene, le piccole e grandi produzioni sono riprese, l’unico dubbio è dove e quando riusciremo a vedere i film. Ma questo solo il tempo ce lo dirà e mi auguro dal profondo del cuore che le piccole e medie sale sopravvivano.
Perché la magia del Cinema non è facilmente trasferibile nei salotti di casa nostra, non nel mio, nel vostro non so. Forse nel salotto di quelli che la mattina estrudono rotolini di banconote da 100.
“La magia del Cinema non è facilmente trasferibile nei salotti di casa nostra”