La composizione fotografica è quella “cosa” che abbiamo davanti tutti i giorni, forse però non ce ne accorgiamo. Giornali, blog, film, videogiochi, libri illustrati e qualsiasi supporto abbia una foto contiene una parte di composizione fotografica, pertanto si suppone che quel qualcuno che ha scattato la foto, composto la scena, pensato l’inquadratura e così via, abbia sfruttato una delle regole o consigli (o anche esempi volendo) che vedete in questa guida e che sono frutti di esperienze e insegnamenti molto importanti. Vediamo quindi di impararvi insegnarvi bene come si fanno le cose. Beh, io ci provo almeno eh.
Composizione fotografica: cos’è e come funziona
Per capire bene il mio rapporto con la composizione fotografica e spiegarvi perché è diventata una mia ossessione, bisogna ritornare indietro di qualche anno: era il 2008, avevo la mia prima fotocamera e mi stavo avvicinando a questa grande passione che sarebbe poi diventata per me un lavoro, dopo anni di sacrifici e sangue amaro. Ammetto di essere stato fortunato all’inizio, perché avevo (e non ho più, purtroppo) un nonno con alle spalle più di 50 anni di esperienza fotografica. Mio nonno Arduino aveva, circa 50 anni fa, un negozio di fotografia in una piccola città di provincia, alle porte di Varese (vicino a Milano insomma). Lui era quel tipo di persona che ha sempre evitato con un doppio salto carpiato il passaggio al digitale, perché era nato con l’analogico e voleva “morire” così, senza SD e facilitazioni odierne (secondo lui). Forse tutti i torti non li aveva, certo, perché lui ha imparato con le basi più difficili, quelle presenti in un periodo in cui c’era ben poco e se volevi specializzarti in un lavoro come quello del fotografo, dovevi saperne tantissime di cose e, soprattutto, dovevi realmente dimostrare agli altri la tua formazione, mica come oggi che, purtroppo a volte, basta una telefonata dalla persona giusta.
Ad ogni modo, era mia consuetudine mostrare ogni foto che scattavo a mio nonno al fine di poter ricevere consigli importanti dati dalla sua esperienza. Lui non stava molto a discutere su esposizione, profondità di campo, sensibilità iso e così via, si concentrava sempre prima di tutto sulla composizione fotografica, e fu in quelle occasioni che mi diede i consigli più preziosi in assoluto che, oggi, desidero condividere con voi. I suoi insegnamenti sono stati estremamente preziosi per me, e non esiste libro o guida online che possa sostituirli degnamente, perché sono arrivati dal cuore e dall’esperienza di una persona che ha davvero passato difficoltà importanti per trasformare la sua passione in lavoro.
“nonno, cos’è la composizione fotografica?”
“la composizione fotografica, figliolo, è ciò da cui deriva tutto (in fotografia) e ciò che ti permette di trasmettere all’osservatore i valori e le emozioni che hai percepito tu stesso in fase di scatto”.
Così, mio nonno, mi introdusse alla composizione fotografica, e da quella frase, riuscii a capire che non potevo sprecare scatti a vanvera, era sempre importante trasmettere qualcosa all’osservatore. Che si trattasse di felicità, gioia, amore, tristezza, depressione o sofferenza, poco importava, però un messaggio doveva passare e questo era il modo migliore per farlo. Ognuno di noi ha delle preferenze precise circa il tipo di scatto e il genere scelto, ma tranquilli, per ogni singola foto c’è la possibilità di trasmettere qualcosa. Non è vero che emoziona solo la foto della tizia cinese che trasporta il riso o della bambina vietnamita con gli occhi azzurri, anche un paesaggio può emozionare o far riflettere e quindi trasmettere qualcosa. Quando imparerete a fare questo sarete grandi fotografi, perché è proprio questa caratteristica che differenzia un grande fotografo da un tizio che impugna una fotocamera.
Sapete come si fa a capire se la vostra fotografia suscita emozione? Quando fate vedere i vostri scatti a qualcuno è inutile guardare la vostra foto: osservate gli occhi di chi osserva, le mani, il viso, la bocca, la fronte. Ogni movimento di una parte del corpo è spesso involontario e viene provocato da un’emozione. Se tutto questo succede, complimenti, ci siete riusciti. Siete riusciti a trasmettere un’emozione, che magari potrebbe anche essere interpretata diversamente da ciò che volevate fare (e questa è l’opinione che si crea l’osservatore), ma di fatto, state trasmettendo qualcosa.
Vedo tantissime foto tutti i giorni sui social e sui vari gruppi delle app di messaggistica istantanea: in troppi casi osservo foto prive di senso, che non trasmettono nulla e che sono state fatte solo perché chi le ha scattate aveva in mano uno smartphone o una fotocamera a caso e non aveva niente di meglio da fare. Questo è sbagliato, ma di fatto, non tutti possono essere bravi o grandi fotografi, sta a voi scegliere da che parte volete stare.
Composizione fotografica: le regole principali
Avrete quindi capito che ogni foto che scattiamo ha un significato ben chiaro nella nostra testa e, pertanto, riguardando quello scatto ci verranno in mente ricordi e sensazioni che ci hanno spinto a salvare quel momento e ricordarlo per sempre. Dato che la missione è quella di trasmettere queste stesse emozioni ad un altro osservatore, diverso dalla vostra testa e dal vostro modo di pensare, è bene cercare di sfruttare al meglio alcune regole che permettono, a livello psicologico, di suscitare emozioni in chi guarda gli scatti.
La composizione esiste per tutto, non solo in fotografia: il dizionario definisce la composizione come “disposizione di elementi di un’immagine” o anche “l’atto di riunire o di ordinare le parti o gli ingredienti” e ancora “la disposizione armoniosa delle parti di un’opera d’arte nella relazione reciproca e in quella con l’insieme”. La composizione può essere presente anche in cucina, in elettronica, in architettura, in geometria (soprattutto) e in molte altre materie e/o attività. Vivete in una grande città? Provate ad uscire e guardare un palazzo o un grattacielo: notate che le finestre sono tutte posizionate simmetricamente ed equidistanti una dall’altra? Secondo voi è pura casualità oppure qualcuno ha sfruttato delle precise regole per creare un’opera “bella” da vedere?
C’è un’altra cosa che dovreste sapere prima di iniziare ad entrare nel pieno della composizione fotografica: tutte le regole che imparerete oggi potrete “romperle” a piacere, a patto di far capire all’osservatore che le conoscete e sapete rispettarle al meglio. So che questa frase potrebbe non avere senso, ma questo è uno dei pochi casi in cui le regole potreste anche non rispettarle a pieno, a patto di conoscerle e comprenderle. Ci sono infatti alcune regole piuttosto antiche della composizione che dicono “non fare questo, non fare quello”, cose che sono poi state fatte da alcuni registi e fotografi famosi ottenendo un successo straordinario. Tranquilli, a fine articolo esclamerete un bel “aaah, ora ho capito perché scriveva quelle cose senza senso in quel paragrafo” (o almeno lo spero eh).
Composizione fotografica: la regola dei terzi
Non solo vorrei arrivare alla fine di questo articolo con voi nauseati dalla regola dei terzi, l’idea è proprio quella di farvi vivere con la nausea per questa regola, perché è da qui che parte tutto. No, la regola dei terzi non si riferisce ai “terzi” che guarderanno la vostra foto ma sicuramente la coinvolge. La base qui è più matematica e geometrica e consiste nel dividere la foto (detta anche “il frame”) in nove quadranti uguali. Questa regola vuole cercarvi di far capire il fatto che mettendo il soggetto decentrato su uno dei vari punti d’intersezione delle linee verticali, la foto finale risulti più dinamica e al tempo stesso equilibrata con la scena. Le linee orizzontali fanno invece riferimento al posizionamento dell’orizzonte in una foto di un panorama: se posizionato al centro del frame, darà la stessa importanza al cielo e al terreno, diversamente, se posizionato più in basso o più in alto darà più valore alla terra o al cielo.
La parte centrale, detta anche “quadrante centrale” o “zona aurea” è circondato da quattro diverse zone di intersezione che vengono altresì definite “punti di forza” Secondo gli studi psicologici effettuati nel corso degli anni e che prendono in analisi gli osservatori delle foto, è proprio grazie a questo quadrante che l’occhio dello spettatore inizierà ad osservare l’immagine. Insomma, in sostanza, è qui dove cadrà in primis l’occhio di chi osserva la foto. Dalla parte centrale poi, l’occhio si sposterà in modo naturale sui quattro punti di forza, comprendendo e acquisendo informazioni e sensazioni, per poi individuare il personale punto d’interesse. Fatto questo, l’occhio tornerà al centro per ricominciare l’esplorazione delle parti circostanti. È tutto vero, fidatevi, provate e fatelo provare anche a qualcun altro senza svelargli questa informazione e chiedendo feedback subito dopo.
Composizione fotografica: spirale aurea e sezione aurea, scopriamo cosa sono e a cosa servono
Avete sentito il termine “aurea” nel paragrafo precedente, quando parlavo del quadrante centrale della regola dei terzi. Dovete sapere che, la sezione aurea, è una versione più “estesa” e completa della regola dei terzi e rappresenta un tassello fondamentale della composizione fotografica. Avete presente quando nella mia guida “diaframma fotografia” vi parlavo di matematica e pensavate quindi che anche la fotografia fosse una cosa noiosa? Dopo avervi fatto passare la noia e smentito la cosa, vi è però rimasto il “pallino” di connessione tra matematica e fotografia.
Questo che state per leggere è un altro elemento di unione tra i due elementi perché la sezione aurea fu scoperta dal noto matematico Fibonacci (noto perché ne parlano i libri di storia, io con la matematica non ci sono mai andato troppo d’accordo). Insomma, il famoso matematico scoprì il numero 1,618033, che venne poi definito “numero aureo“. Questo perché tale numero veniva associato al rapporto tra le dimensioni e il naturale equilibrio, poi, successivamente, fu utilizzato in arte, materia in cui permetteva di creare una perfetto equilibrio tra gli elementi presenti nell’opera.
Giusto perché dovete saperlo, molte regole della scultura, della pittura, del disegno e dell’arte in generale si possono applicare anche in fotografia, pertanto, sfruttando questo numero e il suo rapporto, chiamato “sezione aurea“, avrete gli strumenti giusti per una composizione che, a livello psicologico naturale, attira nel modo migliore lo sguardo attento di chi osserva la foto.
La sezione aurea viene rappresentata in modo molto simile alla regola dei terzi: c’è sempre una griglia ma si differenzia nel rapporto che si presenta tra le tre colonne. Difatti, le due colonne più esterne sono più larghe rispetto a quella centrale, e questo ha permesso la creazione di figure geometriche più precise per la composizione fotografica. La più diffusa tra queste composizioni è detta “spirale aurea” ed è formata, per l’appunto, da una spirale che altro non è che il punto d’interesse. Tale punto è posto all’interno di un piccolo ricciolo creato dalla spirale e che crea la linea guida per l’osservatore al fine di far cadere il suo occhio in più punti dell’immagine.
Composizione fotografica: i segreti per imparare a comporre
Come in tante arti e in tanti “lavori”, il modo migliore per imparare è agire e fare esperienza, e so che sarete anche stufi di sentirvelo dire o di leggerlo, ma è la pura verità. Ho passato molto tempo ad ascoltare i consigli di mio nonno, finché ho potuto, ma, esattamente come un fiore, sono “sbocciato” solo qualche anno dopo. Riguardando le foto che facevo all’epoca quasi mi vergogno, perché ero all’inizio e di certo mio nonno meritava di vedere di meglio, anche se questo a lui non importava, il suo fine era darmi i giusti consigli per affrontare il mio cammino. Nel corso degli anni, certo, non sono diventato uno “specialista della composizione fotografica”, però sicuramente ho delle turbe mentali a tal proposito, perché se vedo un soggetto messo male all’interno del frame, delle linee storte, una prospettiva sbagliata e così via sento una sorta di brivido negativo che mi sale per tutto il corpo, e non riesco a fare a meno di dirlo.

Questo non significa che io reputi le mie foto perfette dal punto di vista della composizione, per carità, sono umano e ho ancora tantissimo da imparare, anch’io, come tutti, faccio errori, ma mi è stato insegnato che non c’è cosa migliore di sbagliare per imparare. Per sbagliare però, dovete praticare, tanto, continuamente. Quindi sicuramente il primo “segreto” o consiglio per imparare la composizione è quello di fare esperienza: scattate, scattate e scattate. Osservate, guardate le vostre foto e cercate di capire se vi dicono qualcosa, fatele visionare a qualcuno e guardate le espressioni, gli occhi, le sopracciglia. Osservate anche il più piccolo movimento e cercate di capire se quella foto suscita qualche emozione nello spettatore oltre al classico “beeeeeeellla!” che potrebbe dirvi zia, mamma, nonna, cugggggina o sorella.

Certo, dopo queste prove dovreste anche ricordarvi che ci sono molte cose che cambiano per quanto concerne la prospettiva di visione: i nostri occhi ci permettono di vedere oggetti e luoghi come tridimensionali, cosa che invece non accade in fotografia (o almeno, in quella classica e standard di cui stiamo parlando). Escludendo per un attimo la fotografia in 3D, tutto è bidimensionale, pertanto le cose diventano più difficili da raffigurare. Si, perché è difficile far sembrare tridimensionale un palazzo in una foto bidimensionale, anche se nella realtà lo è. Eppure, grazie alla composizione e al giusto utilizzo di quanto imparato, riuscirete a dare l’impressione all’osservatore di una tridimensionalità apparente. Come scrivevo poco sopra, la regola dei terzi consiglia di mettere il soggetto al centro oppure in una delle intersezioni delle due linee verticali: provate a farlo, osate, sfidate le regole.

Allo stesso modo, tempo fa mi fu detto che mettere un soggetto a sinistra e fotografarlo di profilo, con lo sguardo rivolto verso sinistra, non dava continuità alla foto. Allo stesso modo, la stessa foto ma con il soggetto che guarda a destra e lo spazio nella parte destra della foto, offre maggiore continuità.

Tutto molto vero, poi un giorno ho visto la serie tv Better Call Saul e ho quasi sputato ciò che stavo bevendo, perché in quel caso tutte le regole vengono amabilmente distrutte. Il direttore della fotografia ha preso tutti i concetti sulla continuità e li ha messi in un bel falò con cui ha cucinato hamburger alla griglia per tutta la troupe della serie tv.

Eppure, il risultato è stato ammaliante e straordinario e questo vi fa capire che le regole rotte con stile sono comunque funzionali, tuttavia, per osare dovete sapere, non dimenticatevelo.
per osare dovete sapere, non dimenticatelo. (cit. Richard Of Paolis, noto autore americano di origini italiane che scrive su un blog per nerd della fotografia)

Come avrete capito, e come capirete, la fotografia non parte nel momento in cui afferrate la fotocamera e premete il bottone bensì molto prima. La fotografia parte dalla vostra testa, dalla vostra immaginazione e dalla vostra creatività. Certo, la creatività si può imparare, potrebbe spuntare in qualche forma nel corso degli anni, eppure si vede chi nasce con la creatività e chi, invece, cerca solo di arrivarci con tanta fatica. Questo non significa assolutamente che per fotografare qualcosa dovete necessariamente essere dei geni dell’arte e quant’altro, tutti siamo liberi di fotografare, dipende poi qual è il risultato che vi siete posti di raggiungere nella vostra mente. Io sapevo dove volevo arrivare fin da subito, e nonostante siano passati più di 11 anni da quel momento, non sto ancora sfiorando minimamente il mio obiettivo, però continuo a fare dei passi per raggiungerlo piano piano, non ho così fretta in realtà.
Innanzitutto, individuate un genere fotografico che preferite, solo uno per iniziare, anche se so benissimo che poi molti fotografi ne fanno più di uno per tanti motivi, e ci sta. Vi piace la fotografia ritrattistica? Prendete un ragazzo o una ragazza e iniziate a scattare delle foto per allenarvi con luce, configurazioni varie e composizione fotografica. Vi piace la fotografia paesaggistica? Benissimo, allora uscite e trovate un luogo adatto per cimentarvi nella composizione e nel minimalismo giusto necessario a renderla una grande foto. Ogni scelta fotografica, ogni elemento della scena, ogni soggetto aggiuntivo e ogni componente fa parte di una vostra scelta. Siete voi a scegliere come comporre, cosa inquadrare, quale regola rispettare oppure no. Inserire i giusti elementi all’interno del frame sarà la giusta chiave per creare l’equilibrio perfetto tra soggetto e sfondo.
Composizione fotografica: dove lo piazzo mio cugggino nel frame?
Avete provato a scrivere alla super fotomodella fittizia da 200.000 followers comprati e tre reali (nonna, zia, gatto) su InstaGNAM per proporle di fare qualche foto con voi ma non ha accettato, avete chiesto alla vostra compagna di banco delle elementari e vi ha detto che non è fotogenica, avete chiesto alla vostra vicina di casa ma finge di non sentire, chi rimane? Il cuggggino, quello che non si scrive con una g sola, e forse la stessa persona che un giorno vi ruberà il lavoro facendo foto in giro per 20€ al mese. Ad ogni modo, avete trovato un soggetto con cui allenarvi nella composizione: seguendo ciò che dice la regola dei terzi, dovreste collocarlo in una delle intersezioni verticali, tuttavia, non è vietato collocarlo al centro e, con una grande probabilità, potreste comunque riuscire a creare una grande foto. Insomma, non è vietato mettere il soggetto al centro, ci mancherebbe, ve l’ho anche fatto vedere poco sopra, qualche paragrafo indietro (e adesso ve lo faccio rivedere anche qui sotto, tiè).

Ciò che conta è riuscire a dare importanza al soggetto messo al centro, e questo si può fare dando meno importanza allo sfondo in maniera volontaria. Si può quindi aprire il diaframma per sfocare lo sfondo, scegliere uno sfondo neutro e così via. Sarà comunque facile per l’osservatore concentrarsi sul soggetto in quanto centrale, ma ricordatevi che in quel caso è giusto che dia attenzione soltanto ad esso, diversamente potreste (e dico potreste) fargli perdere importanza.
Composizione fotografica: sfruttare le geometrie nella scena
Come vi ho fatto capire e come ho ripetuto più volte, la geometria è importante nelle foto che scattate, e questo non si applica necessariamente soltanto a foto in cui è già presente una geometria nella scena reale (vedi palazzi perfettamente geometrici), bensì a tutti i tipi di foto. In natura sono presenti delle geometrie ben precise tanto quanto lo sono nei volti delle persone, degli animali, negli oggetti che vediamo o usiamo tutti i giorni. È importante sfruttare al meglio le geometrie per comunicare il senso di precisione e accuratezza che anche l’osservatore meno attento si aspetta comunque di vedere. Dato che siete o sarete fotografi, è importante trasporre al meglio le geometrie realmente esistenti all’interno dei nostri scatti, e questo è un altro esempio in cui la composizione e la regola dei terzi ci vengono in aiuto, facilitandoci notevolmente l’arduo compito del realismo (o del surrealismo).
Ogni linea trasmette qualcosa, come un significato preciso per chi le guarda: un orizzonte dritto trasmette tranquillità, le linee verticali di un palazzo stabilità e precisione, le linee diagonali dinamismo e velocità, le linee curve sensualità (di solito le troviamo nel corpo umano, e direi prettamente femminile – mi spiace maschietti). A volte inoltre può capitare che nella foto non siano presenti vere e proprie linee reali ed esplicite ma che in realtà si tratti di linee implicite e, di conseguenza, immaginarie. Vengono così definite perché, grazie alla giusta composizione, permettono all’osservatore di scatenare l’immaginazione, unire dei puntini, trarre delle conclusioni e arrivare al significato, alla semplicità, alla purezza e all’eleganza che solo una foto ben realizzata può trasmettere nel modo migliore.
L’esempio della foto qui sopra riguarda sia linee esplicite che linee implicite e la continuità viene data dall’immaginazione. Non ci sono persone, non ci sono elementi extra a parte le scale e le linee d’arredo (dei mobili, del corrimano e così via). Pertanto, in questo caso, l’osservatore riesce a compiere un “viaggio” che lo porta dalla base delle scale, l’inizio di tutto, la parte inferiore della foto, fino alla parte superiore, oltre le scale.
Se invece vogliamo tornare al discorso di geometria nei palazzi, pur essendo “reale” è comunque importante cercare di riprodurre fedelmente la scena. Nella maggior parte dei casi, vi troverete in basso rispetto ad un palazzo (a meno che non siate King Kong, ma ne dubito fortemente) e quindi si creerà una distorsione prospettiva basata sul fatto che se le linee devono essere dritte, esse saranno irrimediabilmente storte o comunque non prese dalla giusta angolatura. Per fare le linee perfette in un palazzo bisognerebbe essere proprio di fronte, quindi, o imparate a volare oppure salite su una sorta di carrello elevatore finché non arrivate alla giusta altezza (giuro che qualche anno fa ho pensato di usarne uno come quelli che si usano per le pulizie ai piani alti dei palazzi). Esiste però un’altra alternativa: si chiamano obiettivi “tilt-shift” e sono delle ottiche speciali usate dai fotografi d’architettura. Sono speciali perché ci permettono di variare sia l’asse X che l’asse Y dell’immagine, muovendo fisicamente l’ottica dal corpo stesso dell’obiettivo. Questo praticamente permetterà di ritrarre palazzi come se vi steste posizionando di fronte, e il risultato è incredibile. Certo, visto il costo elevato delle ottiche di questo tipo, vengono acquistate soltanto da chi fa questo genere fotografico per professione e, come tale, riceve una remunerazione per questo genere fotografico. In alternativa, se siete un po’ smanettoni, con programmi come Adobe Lightroom, potrete correggere la distorsione, la prospettiva e raddrizzare le linee storte in post-produzione.
Tutto questo discorso serve per farvi capire che oggi i mezzi a nostra disposizione sono davvero infiniti, basta saperli sfruttare e, di conseguenza, abbiamo la possibilità di scegliere di fare foto non storte. Se già c’erano fotografi che più di 50 anni fa riuscivano a creare foto perfettamente dritte, non ci sono motivi utili oggi, vista la tecnologia che abbiamo a disposizione, per fare foto storte. Eppure, ogni giorno, un Ricky si sveglia e sa che dovrà correre più veloce del feed di Instagram per evitare di vedere fotografie completamente storte. Pensateci.
Vi ho parlato della distorsione, che può davvero “distruggere” tutta la nostra cura per la composizione fotografica geometrica precisa, poi vi ho detto che si può correggere in post-produzione se non avete un obiettivo tilt-shift, diversamente, potreste anche pensare di utilizzare un teleobiettivo (tipo 70-300, 70-200, 55-250 e così via) perché, come spiegato nella guida dedicata agli obiettivi fotografici, più l’escursione focale è lunga e meno la distorsione sarà evidente. Fotografare un palazzo a 200mm anziché a 24 di sicuro vi offrirà meno area di campo e meno possibilità di inquadratura, però, quella “piccola” parte che riuscirete ad inquadrare sarà perfettamente dritta (certo, prendete queste parole con le pinze, perché se siete davvero troppo in basso e sbagliate anche l’inquadratura ci sarà poco da fare).
Composizione fotografica: i pattern
“Pattern” sembra un termine molto difficile e legato alla grafica, in realtà si può definire come motivo decorativo che può essere replicato all’infinito. La natura ci permette di creare pattern di ogni tipo, cosa che in composizione è vista molto bene in quanto decisamente geometrica. L’esempio possono essere tanti fiori tutti uguali, degli alberi presi dall’alto (con un drone ad esempio), una trama di un pavimento o di un particolare mobile e così via. La nostra vita è piena di pattern, anche il mio pigiama lo è (ma non ne avrete una foto), pertanto si tratta solo di osservare, capire e comporre per realizzare geometrie fantastiche.
La fotografia di pattern, nella composizione, prende le stesse regole di quella geometrica descritta nel paragrafo precedente, la differenza sta proprio nel tipo di oggetto che viene fotografato e dal tipo di ricchezza di particolari che farà in modo di farvi ottenere un impatto visivo elevato che catturerà immediatamente l’osservatore.
Composizione fotografica: colori e livelli di visione
Un’altra possibilità, in termini di composizione fotografica, è data da colori e livelli di visione, che fanno riferimento a paesaggi, soggetti messi in secondo piano e altri elementi della scena. Come potrete facilmente capire, fa tutto “capo” alla regola dei terzi, questi paragrafi non fanno altro che fornirvi idee ulteriori sui possibili utilizzi di tali regole di base. In un paesaggio, ad esempio, i piani di un’immagine possono contribuire alla percezione della vastità dello spazio, come quegli scatti in cui siete in cima ad una montagna e si vedono le altre cime frastagliate che si disperdono nell’azzurro del cielo in lontananza. Queste creano non solo geometrie e un’ottima composizione (che volendo potrebbe essere un pattern) ma anche una serie di livelli che permettono all’osservatore di “viaggiare” all’interno dell’immagine ed immaginare cosa potrebbe esserci alla fine della scena o della particolare zona fotografata.
Anche i colori possono contribuire a creare una trama o trasportare l’osservatore all’interno della scena: solitamente i colori caldi attirano prima l’attenzione rispetto a quelli freddi, tranne per quanto riguarda ciò che penso io, perché sono attirato dai colori freddi. I colori più vivaci e più saturi saranno notati prima, come una bella collina verde in un bel panorama colorato. I colori pastello creano profondità, come l’azzurro del cielo che vi dicevo prima nell’esempio delle montagne. Eppure, tutto questo può essere fatto anche senza utilizzare i colori e con la nota tecnica del bianco e nero, soltanto che qui dovrete impegnarvi davvero per catturare l’osservatore e, sbagliare la composizione in questo caso, rovinerà la foto e il messaggio che volete trasmettere.
Composizione fotografica: conclusioni
Ci sono migliaia di modi per scattare una foto e altrettante migliaia di variabili per una composizione perfetta. Ci sono regole e “non regole”. Ci sono prove e risultati. Ci sono successi e fallimenti. Ci sono persone e panorami. La fotografia è un’arte infinita che può far impennare la vostra creatività a tal punto che vi sentirete in ansia per la quantità di idee che vi vengono, i messaggi che vorreste trasmettere e i pensieri che passano velocemente nella vostra testa. Spesso mi sento così ed è fantastico, perché sfruttando al meglio tutto ciò che la moderna tecnologia può offrirci, è proprio vero che l’unico limite siamo solo noi stessi. Ci sono anche persone che non possono permettersi una grande fotocamera e realizzano capolavori, altre che invece comprano il modello all’ultimo grido da migliaia di euro e non sanno come usarlo.
Come vi dicevo all’inizio della guida, la vita è fatta di scelte, la fotografia anche. Siete voi a dover decidere da che parte volete stare, cosa volete comunicare, che genere fotografico volete scegliere. La fotocamera (intesa come modello specifico) è poco importante in questo caso, perché potreste anche creare una composizione perfetta con un “banale” smartphone, che oggi tanto banale non è.