Diabolik dei Manetti Bros. esce ufficialmente oggi al cinema in tutta Italia. Io ho avuto l’occasione di vedere il film in anteprima al The Space Cinema Odeon di Milano proprio ieri sera, dove c’è stata la première con tutto il cast e molti ospiti speciali. Questa recensione è una mia opinione personale basata su un’esperienza reale, una visione diversa rispetto a quello che molti altri hanno già scritto online, ne sono certo. Ovviamente tutto il testo sarà privo di spoiler, pertanto potrete leggerlo senza problemi (mi chiedo poi quali spoiler possano esserci ma vabbè, dettagli).
“È un’impronta il tuo nome, lasci il segno Diabolik, uoooh” – io Diabolik l’ho visto così per la prima volta, e non direi “conosciuto” perché non sarebbe vero. Dopo aver visto il film in anteprima per una serie di “incastri” della vita, posso sinceramente affermare che Diabolik fa parte di tutta la mia vita in maniera completamente inconsapevole. Devo essere sincero: non ho mai letto / comprato un fumetto di Diabolik io direttamente, però mio padre è un estremo “nerd” e collezionista di questi fumetti e credo che li abbia tutti, fin dal primo (in varie ristampe / edizioni). Papà è fatto così, non ha miliardi di passioni come me, ma quelle poche che ha le coltiva bene, molto bene, tanto che qualche tempo fa ha dovuto comprare degli armadi apposta per organizzare meglio i migliaia di numeri di Diabolik che ha. A distanza di anni però il problema si ripropone, tanto che scherzando (ma forse non troppo) ha detto a mia mamma che bisogna cambiare casa perché non ci stanno più i fumetti del suo “eroe” preferito. Il modo in cui le persone conoscono qualcosa o qualcuno cambia a seconda delle generazioni, ed è per questo che io, invece, ricordo Diabolik più per merito di Giorgio Vanni e la sigla da lui cantata per il cartone animato (che avete letto all’inizio di questo paragrafo). Sempre però per una serie di strane circostanze della vita, nel 2019 mi sono ritrovato a fotografare e immortalare in video il buon Giuseppe Palombo, che è uno dei fumettisti storici di Diabolik insieme a Tito Faraci e che era presente anche lui ieri sera alla première. In quell’occasione del 2019 stava disegnando varie sue creazioni, Diabolik compreso, su una Mini Cooper che avrebbe poi sfilato per Lucca Comics. E qui sotto potete vedere il mio video:
Curiosa la vita, curiose le coincidenze. Dopo due anni mi ritrovo, invitato da Canon Italia, all’anteprima nazionale del film insieme a tutto il cast, i registi e vari ospiti d’eccellenza tra cui Max Pezzali, Marco Mengoni e Manuel Agnelli (quest’ultimo autore di alcuni brani della colonna sonora del film).
L’ultimo film dei Manetti Bros. non è stato particolarmente fortunato nel suo corso e nella sua breve storia, perché di fatto sarebbe dovuto uscire molto tempo fa ma, per i problemi e le circostanze che conoscete bene, ha visto la luce solo “ora”, o meglio, a partire ufficialmente da oggi in tutti i cinema italiani.
Prima di recarmi al The Space Odeon di Milano per vedere l’anteprima, ieri sera, sono sfortunatamente incappato in varie recensioni di altri che hanno avuto modo di vederlo prima di me, recensioni che sfortunatamente ho anche letto. Tutte (o quasi) le recensioni pubblicate prima di ieri sera e inerenti al film erano incredibilmente negative. C’è chi addirittura ha definito la produzione come “tragedia”, pertanto con questa mia analisi vorrei fare un po’ di chiarezza ma soprattutto esaminare il film da un punto di vista completamente diverso, ovvero quello di un fotografo non influenzato dai fumetti ma legato alla storia del personaggio. Chissà, magari per voi funziona meglio così.
Diabolik recensione film: trama
La trama del film è una base di partenza, qualcosa che viene direttamente ispirata ai primi due fumetti storici usciti nei primi anni ’60 creati da Angela e Luciana Giussani e pubblicati dalla storica casa editrice milanese Astorina. Il film infatti racconta l’incontro tra Diabolik, mago del crimine, ed Eva Kant, ricca ereditiera, furba e astuta nonché bellissima (così descritta dai personaggi stessi all’interno della narrazione). Nel film, come nel fumetto, conosciamo anche il personaggio di Ginko, poliziotto intelligente, determinato, leale e volenteroso nel catturare il grande criminale. Non manca poi la presenza della Jaguar E-Type del 1961 usata dal personaggio e l’ambientazione nello stato di Clerville, liberamente ispirato alla Francia e al principato di Monaco. La scelta dei Manetti Bros. per quanto concerne le location è ricaduta immediatamente sulla storica e fantasiosa Clerville, nonostante nei primissimi numeri dei fumetti degli anni ’60 Diabolik agisse dichiaratamente a Marsiglia.
Il film racconta quindi il personaggio di Diabolik, la sua “oscurità”, precisione, dedizione al crimine e attenzione per i dettagli. Viene mostrata la sua base operativa, i “trucchi del mestiere” con cui riesce a sfuggire agli inseguimenti, nascondersi e riuscire a fare colpi importanti, per poi spostarsi alla conoscenza di altri personaggi e delle ambientazioni varie. Per questo motivo, appare chiaro fin da subito come questo sia l’inizio di una trasposizione cinematografica, perché le storie di Diabolik sono tante e si potrebbe quasi pensare ad un “Diabolikverso” al cinema seguendo il filone portato avanti da Marvel e DC Comics negli anni.
Diabolik recensione film: cast
Nel cast troviamo Luca Marinelli che interpreta Diabolik, Miriam Leone è Eva Kant e Valerio Mastandrea è Ginko. Sono presenti poi Claudia Gerini, Alessandro Roja, Vanessa Scalera, Luca Di Giovanni, Antonino Iuorio e Stefano Pesce.
La regia e la sceneggiatura è stata curata dai Manetti Bros., il produttore esecutivo è Pier Giorgio Bellocchio insieme a Laura Cantarino, mentre la casa di produzione è Mompracem insieme a Rai Cinema. Il film è stato distribuito in italia da 01 Distribution, mentre la fotografia è stata affidata a Francesca Amitrano. Al montaggio Federico Maria Maneschi, agli effetti speciali Simone Silvestri, alla scenografia Noemi Marchica, ai costumi Ginevra De Carolis, al trucco Claudia Bastia. La colonna sonora è stata invece affidata a Pivio e Aldo De Scalzi con la partecipazione di Manuel Agnelli per le canzoni “La profondità degli abissi” e “Pam pum pam”.
Tutto il cast e lo staff tecnico erano presenti ieri sera all’anteprima a Milano.
Diabolik recensione film: i pareri sul film
Il discorso di presentazione dei Manetti Bros. prima dell’inizio del film è stato breve ma intenso, giusto così. Ci sono però alcune parole che vorrei ricordare e che per me sono state molto importanti nella valutazione soggettiva (ma a volte anche oggettiva) di questo film: “noi vorremmo soltanto dirvi che in questo film non vedrete super eroi con poteri particolari, non vedrete mostri o super effetti speciali, vedrete la storia di un uomo con una grande mente criminali, che ruba oggetti di valore senza volare o sparare raggi laser“. Questo commento ha aperto una grande riflessione dentro di me: il cinema oggi è decisamente forse fin troppo pieno di super effetti speciali, super poteri, persone che volano, sparano raggi laser, hanno la super forza e così via, motivo per cui spesso forse siamo troppo condizionati da questo tipo di contenuti. Vogliamo vedere questo, le case di produzione ci danno questo. Ma il cinema non è fatto soltanto di super poteri e super eroi, anzi, non è per niente così, pertanto a volte è necessario immedesimarsi in altro e capire che non esistono soltanto Spider-Man, Batman, Superman e Posaman (quest’ultimo poi il più forte di tutti indubbiamente).
Vi dirò, grazie a queste semplici parole dei Manetti Bros. ho iniziato la visione del film con un’altra mentalità, cercando di valutare altri aspetti e senza soffermarmi sul “trend” o su quello che la gente vorrebbe. Partiamo da un concetto semplice: cosa volevo io? Perché ero lì?
Io volevo essere intrattenuto, cosa principale che un film al cinema DEVE fare. Certo, questo tipo di intrattenimento si spera sia piacevole, che ne valga la pena, che riesca ad ammaliare, ma ho la sensazione che spesso questo concetto venga dimenticato, e quindi a volte guardiamo film al cinema perché “dobbiamo” o perché non abbiamo niente di meglio da fare. Non è così, guardare un film al cinema deve prima di tutto essere un piacere, un onore, un evento. Diversamente potete sempre andare a bervi una birra.
Fin dall’alba dei tempi, sono sempre stato estremamente affascinato dalla cultura e dallo stile degli anni ’60: la pipa, i vestiti eleganti degli uomini, i tailleur delle donne, vari oggetti che oggi non si vedono più (tipo i foulard in testa), uno stile di arredo che oggi non viene nemmeno più proposto…insomma, tanti stili e culture che ho sempre amato. In questo punto fondamentale, secondo me, Diabolik è un film estremamente riuscito sotto questo punto di vista, perché le ambientazioni sono molto curate, affascinanti e ben gestite. Certo, se siete abituati ai gadget di Batman e simili forse striderà un po’ per voi il fatto di vedere alcune presse e sospensioni che aprono pareti in modi non esattamente “spettacolari”, ma questo è Diabolik, una persona che prima di tutto usa furbizia e ingegno per portare a termine un furto. È vero, nei Diabolik recenti c’è anche vasto uso di tecnologia, ma ho scritto prima che questo film si basa sui primi due fumetti, e negli anni ’60 di tecnologia, rispetto ad oggi, ce n’era ben poca. Pertanto questo è un aspetto che ho apprezzato.
Il film dura 133 minuti, e tutto sommato, per quanto mi riguarda, scorrono abbastanza bene, anche se qualche appunto critico va necessariamente fatto: la trama è piuttosto lenta, non molto dinamica, ma anche in questo caso è tutto esattamente come nei fumetti, quindi la vedo più come una scelta artistica e d’ispirazione. Sebbene Miriam Leone, Valerio Mastandrea e Luca Marinelli siano degli attori professionisti con grande esperienza, la stessa cosa non si può dire per i vari ruoli più “secondari”. Spesso infatti la recitazione mi è sembrata un po’ troppo teatrale, a volte anche da recita scolastica, cosa che non ho particolarmente apprezzato proprio perché sembrava tutto molto “finto”, molto “costretto”. Alla fine del film però ho interpretato questa cosa come modo per “omaggiare” la recitazione da anni ’60, un po’ alla “centovetrine”, un po’ in stile classico delle Soap Opera italiane, ma anche questo è un mio punto di vista a libera interpretazione.
Non mi sento di bocciare in maniera totale questo film, non mi sento di definirlo tragedia, non mi sento di insultarlo. Dietro c’è un buon lavoro, una buona produzione e buona esperienza, ma certo, sicuramente non è un film da Oscar.
Sotto questo punto di vista sono certo che i lettori più sfegatati dei vari fumetti potrebbero rimanere delusi in alcuni punti, ma lì scatta l’anima nerd, l’anima di una cultura, l’anima di qualcosa che vuoi che sia come te la aspetti, ma non è sempre così. A me questa delusione si è verificata tante volte al cinema, come ad esempio con Ghostbusters 2016. Ci sono stati anche momenti in cui ho apprezzato le trasposizioni cinematografiche derivate da fumetti, come ad esempio con The Eternals. Queste cose “dipendono” da voi, da cosa vi aspettate, da come interpretate il film, da cosa vorreste vedere e così via, per questo motivo ognuno di noi ha una totale interpretazione personale e un giudizio soggettivo.
Io certamente in questo caso non ero influenzato dai fumetti, e forse questa cosa, in qualche modo, mi ha aiutato a godere di più dell’intrattenimento puro che questo film ha saputo regalarmi.
Diabolik recensione film: fotografia e colonna sonora
La domanda potrebbe quasi sorgere spontanea: perché è stata proprio Canon ad invitarmi a vedere l’anteprima? Che c’entra?
Ma è chiaro: Canon è stata scelta come Digital Imaging Partner per la produzione del film, motivo per cui, per la realizzazione dello stesso, sono stati usati prodotti come EOS C700 ed EOS C200, oltre ad un’ampia gamma di obiettivi Canon Cine Prime necessari per la realizzazione di tutta la pellicola. Certo, come ricordo sempre nella varie guide o recensioni fotografiche che pubblico, non basta avere un mezzo importante per vincere la corsa, ciò significa che non basta avere un’attrezzatura fantastica per realizzare un capolavoro. Fortunatamente però, non è stato questo il caso, perché tra operatori, direttori della fotografia e cast tecnico vario, i prodotti Canon utilizzati nel film, a mio avviso, sono stati usati a dovere. La fotografia di questo film fa alzare notevolmente il voto. La scelta della luce, delle inquadrature, dei movimenti di camera, tutto ben curato. Ho particolarmente apprezzato anche la color correction, che è sempre uno dei mestieri più difficili in assoluto in una produzione come questa e quel poveraccio che passa ore davanti ad un monitor da 100 milioni di euro spesso non viene nemmeno citato tra i ringraziamenti (solidarietà per il mondo dei colorist).
“Abbiamo cominciato a utilizzare le soluzioni Canon nel 2009 e da allora non ne abbiamo più fatto a meno. Canon è entrata nel mercato in punta di piedi e, un po’ come noi, è cresciuta fino a diventare oggi per il cinema una realtà importante. La particolarità di Canon è che offre scelte giuste sia per il filmmaker indipendenti, che per le grosse produzioni. Noi alterniamo film di tutti i tipi e Canon non delude mai: grande qualità, versatilità e innovazione. Da canonisti convinti non potevamo che scegliere Canon per il nostro Diabolik!” affermano i Manetti bros.
Tra le location utilizzate per raccontare il film troviamo Courmayeur, Bologna, Milano e Trieste. Luoghi scelti con sapienza e ricercatezza e adatti a raccontare la storia oscuramente romantica dell’incontro tra Diabolik ed Eva.
Qualche piccolo appunto potrebbe essere fatto per la parte di montaggio / chroma key, perché nei frame finali ho potuto chiaramente notare ad occhi nudi un green screen utilizzato in maniera troppo vistosa per una scena su una barca e soprattutto vari riflessi verdi sul volto dei protagonisti. Un vero peccato, perché per il resto era andato tutto bene (dal punto di vista tecnico, sia chiaro).
Quanto alla colonna sonora, penso sia stata ben prodotta e coinvolgente nel modo giusto; adatta al contesto e ben orecchiabile.
Diabolik recensione film: conclusioni
Non è una tragedia. Non è un disastro. Non è un capolavoro. Non è da Oscar. Non è un film da uccidere, ma forse non è nemmeno un film che verrà ricordato da tutti. C’è impegno, c’è dedizione, c’è cura, ma a volte forse non a sufficienza. È importante contestualizzare bene il momento in cui guardiamo il film, perché molti, inconsapevolmente, ignorano quanto l’esterno possa condizionare il nostro giudizio di una pellicola. Per guardare e giudicare un film nella maniera più giusta è necessario essere coinvolti, concentrati, sentirsi parte del film, sentirsi dentro alla storia. Questa cosa con me è riuscita, a differenza di tante altre volte in cui al cinema mi sono addormentato o non vedevo l’ora di andarmene (ho già citato Ghostbusters 2016, si?).
Diabolik dei Manetti Bros. è un film che tutti gli appassionati del fumetto guarderanno sicuramente (o almeno, dovrebbero), ma il mio consiglio è di non farvi catturare troppo la mente da aspettative estreme, non partite “prevenuti”, non aspettatevi il capolavoro del secolo. Limitatevi semplicemente a gustarvi una produzione italiana diversa da molte altre. Osservate i dettagli, immedesimatevi nella storia e prendete la produzione come quello che dovrebbe essere: un omaggio in grande stile ad un successo fumettistico tutto italiano degli anni ’60.
Recensione in breve
Diabolik
Non è una tragedia. Non è un disastro. Non è un capolavoro. Non è da Oscar. Non è un film da uccidere, ma forse non è nemmeno un film che verrà ricordato da tutti. Osservate i dettagli, immedesimatevi nella storia e prendete la produzione come quello che dovrebbe essere: un omaggio in grande stile ad un successo fumettistico tutto italiano degli anni '60.
PRO
- Interessante omaggio ai fumetti
- Ambientazioni perfette
- Buon coinvolgimento
CONTRO
- Recitazione a tratti troppo teatrale
- Alcune distrazioni importanti per Green Screen troppo visibili