Avata in offerta
DJI Avata Recensione è la nostra prova del nuovo drone FPV dedicato ai principianti. “Avata” non è un film di fantascienza con una lettera in meno ma il nuovissimo prodotto di DJI, nota azienda cinese e leader del mercato droni da tempo. Abbiamo provato, seppur purtroppo per poco tempo, il nuovo “piccolo arrivato” e recentemente presentato, ovvero il secondo drone FPV dell’azienda e il primo di tipo cinewhoop. Come sarà andata? Scopriamolo insieme.
Devo subito darvi una triste notizia, anzi, tristissima, non tanto per voi, quanto per me, e nella fattispecie per il mio portafogli, perché DJI Avata mi ha fatto capire che il volo FPV mi piace tantissimo, che mi fa sentire più sicuro, estremo e mi permette di creare riprese molto spettacolari. Prima però facciamo un passo indietro e vediamo come sono arrivato a questo punto e se l’ho fatto senza lamentarmi di nulla.
Nel mondo oggi ci sono migliaia di acronimi, è difficile capirli o saperli tutti. Ciò che dovrete imparare, se già non lo sapete, per quanto riguarda questa recensione è “FPV” e “CineWhoop“: il primo significa “First Person View“, ovvero una tipologia di pilotaggio di droni con caschi VR in grado di rendere l’esperienza davvero immersiva, perché state fisicamente vedendo ciò che vede il drone. Il secondo invece riguarda quei modelli di droni particolarmente adatti per effettuare riprese in situazioni delicate, come ad esempio in presenza di persone, oggetti di valore o spazi stretti. Questo significa che un drone CineWhoop ha una caratteristica in particolare che lo rende molto riconoscibile: i para eliche che proteggono rotori ma anche oggetti/persone in caso di incidente.
Detto questo, un’altra informazione che potrebbe tornarvi utile riguarda il fatto che, prima di DJI Avata, non avevo mai avuto la fortuna/sfortuna di provare un drone FPV, pertanto questa era la mia primissima esperienza, da super principiante, spaventato, teso e preoccupato di fare danni. Spoiler: è andato tutto bene, almeno finché sto scrivendo questo pezzo di recensione prima di volare nuovamente con Avata il prossimo weekend. Per spiegarvi com’è andata però, ho deciso che dedicherò un capitolo apposito alla questione proprio qui sotto, così se non vi interessa potete saltarlo senza problemi, diversamente, se anche voi non avete mai provato un drone FPV, forse potrebbe interessarvi la prima esperienza di un neofita totale.
Salta al contenuto che ti interessa
DJI Avata recensione: la prima esperienza non si scorda mai
Non è vero che non conoscevo il mondo dei droni FPV: mi sono interessati fin da sempre, fin dalla prima volta in cui li ho sentiti nominare tanti anni fa. Mi piaceva l’idea di potersi acquistare vari pezzi per assemblare il proprio drone e poi ritrovarsi nel weekend con altri nerd di questo campo a volare in circuiti chiusi o in spazi molto stretti realizzando riprese da urlo al cardiopalma. Conoscevo tutto, ne ero consapevole, senza esserne esperto, e per questo motivo mi tenevo alla larga. Conoscendomi, sapevo bene che dovevo stare lontano da questo mondo, perché mi sarebbe piaciuto troppo, mi avrebbe attratto subito, e questo significava altra passione, altri soldi, altri impegni, altre nerdate, e anche basta, perché alla fine le ore in un giorno sono sempre 24 e già non mi bastano così, figuriamoci se mi apro ad una nuova passione (oltre a tutte le altre).
L’ho visto con le sigarette elettroniche: cerco sempre modelli nuovi, creo le resistenze col cotone, smanetto, cambio pezzi, scelgo batterie, miscelo liquidi manco fossi Walter White. Lo avevo visto con le fotocamere, ma questa posso anche non spiegarvela perché siete letteralmente dentro alla realizzazione di una delle mie più grandi passioni. Poi ho anche una mania per gli zaini, e quindi ne ho di tanti tipi, forme, dimensioni, peso. Poi ho la passione dei videogiochi, e quindi consolle, giochi, DLC, abbonamenti, nottate. Poi ho altre mille passioni diverse, tutte vissute a livelli “malati”, perché mi piace sempre fare le cose fino in fondo. Non c’è spazio anche per l’FPV, ma dopo Avata penso che farò fatica a non cedere.
Quando è arrivato il pacco di DJI contenente Avata, i Goggles 2 e il Motion Controller, non avevo la minima idea di cosa fare e come. Mi sentivo un signore di una certa età alle prese con TikTok e le tendenze moderne. Quindi mi sono informato, ho studiato, analizzato e capito. Fortunatamente DJI mi ha messo a disposizione un interessante video di soli 15 minuti in grado di spiegarmi tutte le fasi della prima partenza e a cosa servissero tutti quei tasti, mi sentivo più tranquillo. Tra l’altro, questo video è disponibile per tutti sul canale YouTube di DJI, ergo potete sentirvi più tranquilli anche voi se siete inesperti.
Fatti i primi passi necessari, mi sono subito sentito “il king dell’FPV” (sbagliando clamorosamente, chiaro), pertanto ho passato la prima mezza giornata con Avata a ricaricare tutte le batterie, perché erano irrimediabilmente scariche. Fine.
La fase di “pairing” (o “accoppiamento” in italiano – non vorrei scandalizzare nessuno, ci mancherebbe) è forse la più difficile o “intensa”, ma fortunatamente si verifica soltanto alla prima accensione del drone e dei vari sistemi di controllo. In sostanza, per l’attivazione del drone, che permette poi gli aggiornamenti firmware e poi i vari voli, è fondamentale avere uno smartphone iOS o Android contenente l’app “DJI Fly”. Basta accendere tutti e tre i dispositivi, regolare bene la calibrazione diottrica dei Goggles (che possono essere usati senza occhiali da vista senza problemi), e collegare un cavo USB dal visore allo smartphone per garantire l’accoppiamento di tutti i dispositivi, l’attivazione, gli aggiornamenti firmware e l’eventuale acquisto della DJI Care.
Una caratteristica importante riguarda il cavo che userete: se per caricare il vostro smartphone avete un cavo da USB-A a C/Lightning/Micro USB è importante che utilizziate quello nella scatola del telefono unitamente all’adattatore “OTG” già presente nella confezione dei Goggles. Io, avendo un iPhone 11 Pro Max, ho semplicemente usato il cavo da Type-C a Lightning collegandolo direttamente al visore (senza OTG quindi). Ho dovuto usare il cavo originale perché quello taroc..ehm…”universale” non funzionava in nessun modo. Il processo di attivazione, aggiornamento firmware e configurazione è piuttosto lungo, quindi non fate il mio stesso errore di farlo in un campo prima di effettuare il primo volo, fatelo a casa tranquilli e con la connessione WiFi, perché è un’operazione che richiede qualche GB e soprattutto molto tempo (circa 20 minuti). La brutta notizia è che finiti tutti i vari aggiornamenti mancava anche l’aggiornamento della batteria di DJI Avata, cosa che ho dovuto fare per tutte e tre le batterie del kit, quindi altro tempo. Penso che DJI dovrebbe creare una sorta di “Upgrade Station”, dove attacchi tutti i dispositivi del mondo, premi un tasto e li aggiorni, altrimenti rischi di non volare mai.
Al di là di questo, è interessante sapere che, per chi è alle prime armi, DJI ha creato un simulatore di volo integrato nel visore, pertanto potrete fare pratica prima di volare davvero, molto interessante.
Grazie al motion controller, avete un vero Joystick in mano che muovete in base alla direzione che volete dare al drone; potrete anche regolare la velocità, le modalità, la registrazione video, lo scatto di foto e così via, oltre ad avere anche un tasto dedicato alla frenata.
La mia prima esperienza di volo con un drone FPV è stata domenica 28 agosto 2022 attorno alle ore 18 in un campo gigante alle porte di Legnano (MI), in una zona in cui il volo era permesso e, soprattutto, assistito dal mio collega Mauro che osservava i miei movimenti e mi dava tempestivi aggiornamenti “sul mondo esterno” (dato che io avevo il visore). Per inciso, bisogna fare così: è vietato e anche poco sicuro volare da soli indossando un casco VR, quindi fate attenzione (anche perché la legge non perdona su questo).
Ho volato fin da subito cercando di spingermi oltre, superare le paure, provare qualche acrobazia non troppo estrema, sicuro del fatto che il campo fosse abbastanza grande e lontano da persone e ostacoli. Non mi sono nemmeno minimamente reso conto del fatto che fossero già passati 17 minuti dal decollo e che quindi Avata aveva attivato la modalità di ritorno al punto di partenza con atterraggio automatico (RTH) a causa della batteria scarica, e sinceramente, è la prima volta in vita mia che mi capita con un drone. Ho tolto il visore, ho commentato a fatica la cosa, ho preso la seconda batteria, l’ho messa nel drone e sono decollato nuovamente. Era tutto troppo bello.
Bello, bellissimo, un’esperienza incredibile che magari per i professionisti del volo FPV potrebbe essere giudicata “noiosa”, ma per me, che era la prima volta, è stato qualcosa di fantastico. Mi sono sentito letteralmente immerso, dentro a tutto ciò che stava succedendo, coinvolto, sicuro e soprattutto potevo calibrare alla perfezione la distanza con gli ostacoli perché mi veniva naturale, un po’ come se fossi alla guida di un’automobile, della mia automobile.
In effetti, mi risultava tutto così facile perché mi sembrava di essere in un videogioco: ho sempre giocato a giochi tipo Air Combat, ho provato le varie versioni VR, ho avuto sempre Joystick, Cloche, Playstation Move e simili per gestire il veicolo, ma tutto con meno reattività (perché era un videogioco). Questa esperienza, è stata letteralmente come essere in un videogioco di quel tipo ma con una reattività totale e nella realtà (esterna). È stato incredibile vedere come il Motion Controller reagiva ai miei gesti, all’intensità dei miei movimenti, alla mia necessità di un freno immediato, e se ci pensate, tutto questo è incredibile. Potevo viaggiare alla massima velocità con Avata, ma una volta premuto il freno o tirato il Joystick indietro, il drone si fermava istantaneamente, come se fossimo su strada, con un veicolo da corsa, pinze dei freni professionali e gomme da gara. Sono rimasto basito, e ho capito il motivo per cui volevo stare alla larga da questo mondo (facendo bene): in pochi minuti, quell’esperienza è diventata una droga, spingendomi a cercare sempre più momenti come quello, provando soddisfazione estrema, piacere.
Insomma, ci tenevo a darvi una lunga introduzione dedicata alla mia prima esperienza con un drone FPV, perché sono convinto che molti come me prenderanno coraggio con Avata, per il semplice motivo che non bisogna assemblare nulla, è già tutto pronto, non bisogna essere super esperti e dietro c’è una signora azienda che offre anche grandi vantaggi assicurativi su eventuali problemi tecnici e non solo. E poi è un drone CineWhoop, quindi è anche molto più sicuro rispetto a qualunque altro. La prova di ciò che scrivo l’ho verificata facendo volontariamente schiantare qualche volta questo Avata: nessun danno a nulla, ma ne parlerò di nuovo più avanti nella recensione.

Sulla base della mia prima esperienza con un drone FPV, mi sono chiesto come mai ci sia tanto astio in Italia per l’utilizzo di un visore per pilotare un quadricottero, dato che è innegabile come sia possibile avere maggiore sicurezza e una visuale più completa. Certo, in questo caso non avete una visuale completa di ciò che accade di fianco a voi “nella realtà”, ecco perché serve comunque una persona insieme a voi, necessariamente. Certo è che alcune manovre e voli che ho fatto con Avata non mi sognerei mai di farli con il Mini 3 Pro, lo so che sono due modelli diversi, ma parlo proprio del tipo di esperienza di pilotaggio, che reputo molto più sicura, facile e gestibile con Avata.
Vi ho convinti a sufficienza? No? Allora potete leggere il resto (se invece vi ho convinti a sufficienza, potreste comunque leggere il resto del testo? Mi sono impegnato molto – grazie).
DJI Avata recensione: a chi è adatto?
Penso che il primo capitolo di questa recensione sia stato abbastanza chiaro, ad ogni modo, DJI Avata è un drone FPV CineWhoop adatto principalmente a chi non ha mai avuto esperienza con questa tipologia di volo, a chi vuole sentirsi “sicuro” e “guidato” da un sistema vincente, integrato, funzionante. Anche i professionisti possono trovare giovamento da questo drone, perché c’è anche una modalità Sport che permette miglior velocità, gestione, rotazioni e acrobazie da eseguire solo quando si ha sufficiente esperienza. Oltretutto, Avata ha anche la possibilità di trasportare una action cam molto leggera aggiuntiva, da installare a parte, che può migliorare la qualità di registrazione rispetto alla camera integrata. Se poi contiamo il fatto che un drone FPV da assemblare raggiunge quasi le cifre di un Avata, la risposta è presto detta: qui è tutto pronto, connesso, sicuro e soprattutto in grado di “lavorare” nello stesso ambiente, permettendovi di avere anche un workflow operativo.
DJI Avata: design e materiali
Il design di questo drone è qualcosa di decisamente nuovo da parte di DJI ma non esattamente “nuovo” quando si parla di droni FPV. Ricordando l’altro modello dell’azienda cinese, chiamato semplicemente “FPV”, la linea è cambiata totalmente e ora c’è una gabbia protettiva oltre ai para eliche, caratteristiche che permettono di spingersi in situazioni diverse rispetto all’altro modello. Il drone di fatto è realizzato mediante l’uso di una sorta di policarbonato / ABS, che, di fatto, è una plastica molto dura e resistente, adatta alle situazioni più estreme.
La prima volta in cui ho toccato Avata dal vivo mi sono soffermato su questa sorta di esoscheletro che protegge la circuiteria interna e la batteria: senza batteria, il corpo sembra fragile, poco rigido e delicato, è un tipo di sensazione dato dal vuoto fisico della grossa e possente batteria, ma è solo apparenza, perché basta battere un pugno proprio sull’esoscheletro per capire che, in realtà, è molto rigido. La batteria inoltre è ben installata, perché le parti sensibili sono protette dalla gabbia, i lati sono incastrati in un meccanismo a sblocco e il connettore è di quelli rigidi (è posizionato nella parte posteriore). La prova dell’effettiva solidità della batteria è data anche dal fatto che l’operazione di cambio può risultare piuttosto lunga, nel senso che è necessario sbloccarla, staccare lo spinotto che è attaccato in maniera salda e fare il processo inverso. Questo significa che in nessun caso (o quasi) la batteria potrebbe mai staccarsi dal drone, una caratteristica pensata dal produttore proprio in vista della tipologia di voli da fare con questo prodotto.
La struttura del drone include ovviamente 4 rotori e i para eliche integrati, oltre alla protezione per la fotocamera come da tradizione. È stato interessante notare come tutti i vari cablaggi fossero accuratamente nascosti e riposti nella parte inferiore, al sicuro da ogni contatto possibile con agenti esterni. L’effettivo connettore della batteria è posteriore, non interno, ma è resistente e soprattutto isolato, costruito in maniera molto simile a quanto si vede con i connettori D-Tap che oggi sono molto “in voga” sulle batterie per V-Mount.
La parte inferiore integra 4 distanziatori utili per staccare il drone da terra quanto basta per decollo e atterraggio, senza che si rovinino i rotori. Sempre nella parte inferiore troviamo i vari sensori che riescono a capire la presenza di eventuali ostacoli e/o corsi d’acqua su cui non atterrare per nessun motivo. DJI Avata è infatti abbastanza intelligente da evitare di atterrare in luoghi dove sarebbe meglio non farlo, come ad esempio appunto vari corsi d’acqua. È stato interessante vedere come i sensori abbiano funzionato egregiamente anche con delle piccole pozzanghere, evitando quindi l’atterraggio.
E ora veniamo al classico punto dolente della costruzione, il classico elemento che vi fa pensare “ma diavolo, perché lo avete messo lì? Per quale motivo?“, ecco una risposta chiara potrei immaginarla ma non ce l’ho in via ufficiale. Sto ovviamente parlando dello slot per microSD unitamente al connettore Type-C per ricarica o condivisione di dati presenti nella memoria interna da ben 20GB. Il problema è proprio questo: sono due slot vicini e collocati nella parte interna di uno dei due rotori posteriori, rendendovi quasi impossibile l’accesso per chi come me ha le dita grandi. Bisogna infatti spostare l’elica (che comunque continuerà a muoversi perché continuerete a toccarla inavvertitamente), aprire lo sportellino e quindi, dopo circa due ore di tentativi, riuscire ad inserire la microSD. La parte peggiore, tuttavia, non è ancora arrivata, perché se mettete una microSD, poi dovrete anche toglierla, ed è lì che si fa divertente, perché lo spessore e il diametro di quel tipo di scheda sono praticamente nulli. Questo fattore, unitamente al posizionamento dello slot e alle mie dita grandi, ha creato una serie di disagi importanti ogni volta in cui mi sono trovato a mettere o togliere la scheda microSD per salvare filmati e foto sul computer.
Insomma, globalmente parlando, la costruzione di DJI Avata mi piace moltissimo, perché in fondo è resistente, robusto, ben assemblato e piuttosto “isolato”. Peccato solo davvero per la parte della microSD, perché sarebbe bastato creare lo stesso tipo di scompartimento stagno nella parte posteriore o superiore al fine di rendere il tutto molto più accessibile.
DJI Avata: come fare un incidente e uscirne illesi
Ai fini di creare la giusta recensione sperimentando tutto o quasi di questo dispositivo, sappiate che si, ho fatto qualche incidente in modo puramente volontario, in quanto, pilotando il drone con il VR, non sono realmente riuscito a schiantarmi per sbaglio. Volevo capire il tipo di resistenza del drone, sperimentare il modo in cui cade e torna dritto grazie alla modalità tartaruga, quindi l’ho fatto.
Ho iniziato a volare all’interno del mio studio, evitando vari ostacoli, passando sotto alle scrivanie e alle sedie, salendo le scale strette e girando per vari locali, finché poi ho deciso, preso coraggio, e accelerato finché non ho incontrato il muro. Il drone si è prima girato su sé stesso, incagliato in uno stativo, schiantato su una sedia ed è poi vorticosamente caduto per terra al contrario, rimanendo bloccato come una cimice. Prima che potessi realizzare la dinamica dello schianto e rendermi conto della botta tremenda che avevo preso, Avata si è girato al contrario e ha ripreso il volo stazionario senza alcun problema, il tutto mentre io rimanevo basito a fissarlo, quasi incredulo.
Una volta atterrato, ho preso il drone e controllato i minimi dettagli per capire dove si fosse rovinato esattamente: nell’angolo posteriore della batteria c’era un piccolo pezzo di intonaco del muro, che è andato via con un semplice soffio come quando si spengono le candeline. Fine.
Questo mi ha fatto capire l’elevata resistenza dell’esoscheletro e le nuovamente infinite possibilità di volo in sicurezza con questo drone. Allo stesso modo, ho realizzato che il drone è al sicuro, difficilmente si romperà, ma se vi schiantate contro una persona o un animale, difficilmente usciranno illesi, pertanto prestate attenzione in ogni fase di volo e “don’t try this at home“.
DJI Avata: specifiche tecniche e caratteristiche
Nonostante la presenza dei paraeliche, DJI Avata pesa soltanto 410 grammi, pur sempre pochi ma non sufficienti per evitare di avere la patente per pilotare legalmente questo dispositivo. Le sue dimensioni sono pari a 180x180x80mm, offre una velocità massima fino a 27m/s in modalità manuale, 14m/s in modalità Sport e 8m/s in modalità normale. L’altitudine massima di decollo è pari a 5000m, mentre la massima distanza di volo è pari a 11,6km. Può resistere a venti fino a 10,7m/s (livello 5), ha doppie antenne 2T2R, GPS, Galileo e BeiDou.
DJi Avata supporta microSD fino a 256GB di tipo microSDXC, si consiglia l’uso di V30/U3/A2. Internamente troviamo inoltre una memoria d’archiviazione effettiva pari a 20GB. La batteria di volo intelligente ha una capacità di 2420mAh con una tensione di 14,76V e un limite di tensione in carica pari a 17V. È di tipo Li-ion con un sistema chimico LiNiMnCo02, pesa circa 162 grammi e offre un’autonomia pari a 18 minuti.
All’interno di DJI Avata troviamo una fotocamera CMOS da 1/1.7″ con 48 megapixel effettivi, un FOV di 155° e una lunghezza focale equivalente pari a 12,7mm con apertura f/2.8 e un intervallo di messa a fuoco da 0,6m a ∞. L’intervallo ISO è pari a 100-6400 in modalità automatica ma si può spingere fino a 25600 ISO in modalità manuale. La velocità massima dell’otturatore va da 1/8000 a 1/50s, mentre le dimensioni di una singola immagine sono pari a 4000×3000 pixel con scatto esclusivamente in JPEG (purtroppo).
Per quanto concerne la parte video, DJI Avata è in grado di registrare fino alla risoluzione 4K@60fps passando per il 2.7K e il 1080p fino a 120fps, tutto dipende dalla versione di DJI Goggles che usate: con la 2 vi fermate a 100fps, con la V2 arrivate a 120.
Il formato video è esclusivamente mp4 con un massimo di 150MB/s, con due modalità di colore, ovvero Standard e il classico D-Cinelike. C’è anche ovviamente il supporto per la stabilizzazione EIS integrata, dove in questo caso troviamo le funzioni RockSteady e HorizonSteady, entrambe possono essere disabilitate se siete davvero coraggiosi. Ci sono poi varie tipologie di angolo di campo selezionabili, a scelta tra “Normale”, “Grandangolare” e “Super Grandangolare”. In questo caso, la versione reale è soltanto la Super Grandangolare, le altre sono dei semplici crop digitali già applicati in tempo reale. Tra i file System supportati troviamo l’exFAT (quello consigliato) oppure il FAT32 a vostra scelta.
Ecco un breve riepilogo delle principali specifiche e caratteristiche tecniche di DJI Avata:
- Fotocamera stabilizzata CMOS da 1/1.7″ con 48 megapixel effettivi;
- Video in 4K@60fps oppure 2.7K/50/60/100/120fps;
- Paraeliche integrati;
- D-Cinelike;
- Autonomia della batteria pari a 18 minuti;
- Peso di 410 grammi;
- 20 GB di spazio d’archiviazione;
- Supporto per microSD;
- Supporto per DJI Goggles 2, DJI Goggles V2, DJI Motion Controller;
- DJI Rocksteady per la stabilizzazione;
- DJi HorizonSteady per mantenere l’orizzonte dritto;
- Modalità di volo N, M e S;
- Modalità Freno d’emergenza;
- Failsafe Return to Home per far tornare il drone al punto di partenza in caso di problemi o disconnessioni;
- DJI Geo 2.0;
- Sistema di ricezione AirSense ADS-B per rilevare aeroplani ed elicotteri nelle vicinanze;
- DJI AeroScope per aiutare le autorità a monitorare i droni in volo in luoghi sensibili;
DJI Avata recensione: qualità d’immagine
Se fin qui è stato tutto meravigliosamente bello, la parte in cui ho un po’ perso la frenesia e l’eccitazione generale per questo prodotto riguarda proprio la qualità d’immagine. Chiariamo il fatto che DJI Avata è un drone pensato principalmente per l’FPV puro sebbene non propriamente customizzabile, motivo per cui, probabilmente, DJI ha preferito creare un prodotto stabile e resistente, caratteristiche che ha esteso anche alla fotocamera. Il punto è proprio questo: dopo la prima esperienza di volo ho registrato una trentina di minuti di clip video in 4K@60fps a 150Mbps, quest’ultimo dettaglio l’ho scoperto soltanto una volta guardate le effettive riprese a computer. In sostanza, da quello che ho notato, spesso le immagini sono un po’ “slavate” e degradano di qualità su alcuni confini netti magari in secondo piano, come ad esempio gli alberi con il cielo in secondo piano, creando una sorta di “macchia unica” che di certo non è molto gradevole. Non sono rimasto particolarmente soddisfatto delle caratteristiche fotografiche di questo prodotto, perché in fin dei conti, DJI ha messo giusto “lo stretto necessario”. È vero, fa il 4K@60fps, ma solo fino a 150mbps. È vero, c’è il D-Cinelike, ma nulla di più, perché alla fine è limitato a 8-bit, pertanto si, avrete un profilo FLAT, ma non ci potrete fare la color correction del secolo.
Oltre a questo, forse la cosa più dolorosa è stata scoprire che le foto scattate possono soltanto essere in JPEG, e non nel classico RAW DNG a cui sono abituato su altri prodotti DJI come la serie Mavic o Mini (senza citare il Phantom).

Volete un altro dettaglio poco gradevole riguardante la parte esclusivamente fotografica di DJI Avata? Le foto sono limitate a 9 megapixel. Non potrete infatti sfruttare tutto il sensore da 48 megapixel, che invece rimane una caratteristica della parte video.
Insomma, niente foto in RAW e solo 9 megapixel effettivi per gli scatti, questo un po’ fa crollare i sogni fotografici con questo drone.
Perché succede questo? Perché il nuovo Avata usa una fotocamera da 1/1.7″ (cioè con un sensore da 9.5×7.6×5.7mm in 4:3) che è lo stesso tipo di sensore che troviamo nel Huawei P20, nella Canon G10 e nella Pentax Q7. In sostanza, i 48 megapixel sfruttano il concetto del pixel binning, ovvero cercare di fondere più pixel di grandi dimensioni per ottenere una risoluzione più alta che, però, in questo caso, non aumenta la risoluzione effettiva bensì cerca di permettere l’ottenimento di una qualità migliore. In tutto questo, non ci si lamenta dei 9 megapixel in sé, che ad alcuni potrebbero anche bastare, quanto più della mancanza effettiva della possibilità di scattare in formato RAW, cosa che avrebbe permesso un numero decisamente migliore di possibilità di editing in post-produzione.
Per quanto riguarda foto e video, si possono utilizzare le proporzioni 16:9 e 4:3, mentre otturatore e ISO possono essere regolati anche manualmente, a vostra personale scelta.
Ho avuto modo di notare che se utilizzate la modalità ultra grandangolare, per quanto concerne l’angolo di campo, in alcune manovre potreste far entrare i para eliche frontali all’interno dell’inquadratura, cosa che ovviamente sarebbe da evitare se volete produrre un contenuto cinematografico o elegante. Tuttavia, il problema si risolve facilmente sfruttando la modalità “normale” di inquadratura ed evitando magari alcune manovre particolarmente brusche.
DJI Avata recensione: sicurezza, ostacoli e modalità di volo
Le modalità di volo, il menù e le impostazioni generiche (comprese quelle fotografiche) sono molto più semplificate all’interno dell’app DJI Fly e all’interno dei Goggles, pertanto, se siete abituati con i droni “standard” di DJI come ad esempio i vari Mavic o Mini, dovrete riabituarvi al nuovo menù semplificato che sembra essere una sorta di esclusiva dedicata alla parte FPV dell’azienda cinese. Ad esempio, le modalità di utilizzo della fotocamera e il menù dedicato alla scelta della qualità video e così via, compaiono all’interno dei Goggles con uno swipe verso l’alto mediante il piccolo pannello touch posto proprio nel lato destro del visore VR. Diversamente, il secondo menù con le varie impostazioni dedicate proprio al visore, compare con uno swipe verso il basso.
Il tutto poi si utilizza semplicemente con due dita, imparando le varie gestures necessarie per selezionare un’opzione (un semplice tap singolo nella parte centrale), tornare indietro (una pressione prolungata con due dita nella zona centrale del pannello touch) ed eseguire le altre varie funzioni.
Data la presenza dei paraeliche, che rendono questo drone un dispositivo facente parte della categoria CineWhoop, sono presenti soltanto due sensori di rilevamento ostacoli, e sono esclusivamente nella parte inferiore. Tali sensori vengono utilizzati per rilevare ostacoli di vario tipo e per capire se le condizioni del terreno sono adatte all’atterraggio. Questo significa che, ad esempio, DJI Avata non atterrerà su corsi d’acqua e nemmeno nelle pozzanghere. Tale funzione si rivela particolarmente utile in quanto, all’interno del menù, vi sarà possibile selezionare ciò che deve fare Avata in caso di RTH forzato (Return To Home, ndr); potrete quindi scegliere se far tornare il drone al punto di decollo quando la batteria scende sotto ad una certa soglia oppure farlo atterrare nel luogo in cui si trova, facendo quindi in modo che il drone stesso registri la posizione GPS in quel preciso istante al fine di facilitarvi il recupero qualora sia particolarmente lontano.
Ci sono tre diverse tipologie di modalità di volo in DJI Avata:
- modalità Normale (N): volo limitato ad una velocità di 28.8km/h con facilitazioni per la frenata, GPS e GLONASS attivi e il massimo della stabilità in volo;
- modalità Sport (S): raddoppia la velocità fino a 50.4 km/h e disattiva i sensori ma mantiene attiva la modalità Tartaruga e lo stazionamento guidato;
- modalità Manuale (M): la più estrema che porta la velocità massima fino a ben 96.5 km/h disattivando ogni tipo di aiuto alla guida. Tale modalità può essere attivata esclusivamente utilizzando l’FPV Remote Controller 2 di DJI, pertanto non si può sfruttare se avete semplicemente il Motion Controller del Combo kit.
Per quanto concerne la modalità Manuale, DJI ne consiglia l’utilizzo soltanto ad esperti che conoscono bene ciò che stanno facendo e che hanno fatto molta pratica con il simulatore di volo integrato nel visore, tale consiglio deriva dal fatto che, in modalità manuale, data la velocità e il tipo di possibilità di volo, è estremamente facile incorrere in incidenti (anche rovinosi). Personalmente, non mi sono cimentato nel test della modalità Manuale dato che questa era la prima volta per me con un drone FPV e non mi sembrava il caso di restituirlo a DJI dentro ad un’urna.
Come vi ho già più volte accennato nel corso di questa recensione, una modalità interessante dedicata alla sicurezza è quella che viene chiamata “Tartaruga”, una funzione che già dal nome vi fa capire il tipo di effetto sul drone: in caso di incidente con ribaltamento, esso si ribalterà tornando in posizione corretta senza il bisogno che voi siate lì fisicamente a prenderlo con le mani. Oltre a questo, non manca la modalità “Find My Drone” che, come su altri dispositivi del produttore, creerà una mappa precisa con l’ultimo punto GPS rilevato dal dispositivo prima di uno spegnimento, un atterraggio d’emergenza senza RTH oppure un incidente troppo rovinoso. Allo stesso modo, sempre mediante la funzione “trova il mio drone”, vi sarà possibile far emettere ad Avata luci e suoni (con un buon volume tra l’altro) al fine di poterlo trovare anche nei luoghi più remoti e sperduti – come ad esempio un campo di pannocchie, dove, per quanto il GPS possa essere preciso, è sicuramente difficile trovare un dispositivo così piccolo che potrebbe essere ovunque.
DJI Avata recensione: i nuovi Goggles
Insieme ad Avata, DJI ha annunciato anche i nuovi Goggles, cioè la versione “2”, che è un grande miglioramento rispetto al passato. Tali migliorie si riflettono in primis per quanto concerne la regolazione delle diottrie, che resta fedele e precisa, e permette all’utente di utilizzare il visore senza alcun problema anche nel caso in cui ci siano miopie o astigmatismo – naturalmente il tutto senza indossare gli occhiali da vista, che non avrebbero sufficiente spazio.
Oltre a questo, dentro ai nuovi Goggles sono presenti due display micro-OLED che rendono l’esperienza di visione ancora più brillante e immersiva. Infatti, il tipo di visione trasmessa da questo visore è estremamente realistica e permette all’utente di percepire una sensazione di guida effettiva del drone senza però avere effetti negativi (come nausea e simili).
Un’altra caratteristica interessante dei nuovi Goggles riguarda il fatto che è presente al suo interno il nuovo sistema di trasmissione denominato Q3+, che garantisce un delay di soli 30 millisecondi in un range di ben 10km, permettendovi quindi di volare senza preoccupazione.

Sicuramente c’è da dire che, tra gli aspetti a cui dovrete abituarvi, c’è sicuramente il tipo di isolamento effettivo che questi nuovi Goggles permettono: ad esempio, se usati in una giornata di sole, sono realmente in grado di oscurarvi totalmente, causandovi una sensazione di “piccolo shock” una volta finito di volare dopo averli tolti. Il tipo di contrasto tra visore e realtà avrà su di voi una sorta di effetto come quando entrare in una galleria autostradale molto buia e molto lunga per diverso tempo, per poi uscire e tornare nel tragitto “normale” con una forte presenza luminosa dettata dal sole. Il trucco (o consiglio) è quello di tenere degli occhiali da sole con sé, magari attaccati alla maglietta / ciò che indossate, al fine di ridurre immediatamente questa transizione luminosa.
DJI Avata recensione: conclusioni
Questo nuovo drone dedicato agli amanti / principianti del volo FPV è un prodotto che convince ma che ha anche molti “se” e “ma”. Ad esempio, se il vostro scopo è imparare questa tipologia di volo, oppure quella di divertirvi gareggiando e facendo acrobazie folli (sempre seguendo le normative vigenti e in sicurezza totale) allora è il prodotto perfetto per voi, perchè, in fin dei conti, se avete già un visore e un controller compatibile vi costerà meno di 600€. Diversamente, se non avete nessun tipo di controller o visore ed è la vostra “prima volta”, resta comunque un prezzo piuttosto accessibile per tutto il kit (confrontandolo con la media degli altri droni di questo genere).
I vari “ma” riguardano ovviamente la qualità foto/video, perché è innegabile che ci siano dei limiti hardware che gli amanti della qualità pura non potranno ignorare. Tutto dipende da ciò che deciderete di fare con questo dispositivo: se l’idea è imparare qualcosa di nuovo, gareggiare e divertirsi allora è perfetto, se l’obiettivo è portare a casa foto e video di alta qualità, allora dovete forse rivedere le vostre intenzioni, perché con la stessa cifra del combo kit iniziale di questo prodotto potete portarvi a casa il nuovo Mini 3 Pro, che non sarà di certo così veloce, agile, scattante o controllabile con un visore ma è in grado di restituirvi una qualità nettamente maggiore sia per quanto concerne la parte foto, sia per quanto concerne la parte video. Come sempre, tutto dipende da ciò che volete fare voi.
OFFERTA

Da possessore di Mini 3 Pro, so bene quale drone vorrei portare con me per fare foto o video di qualità e quale per divertirmi e gareggiare. Allo stesso modo, so anche che per Avata è necessaria la patente e anche la messa in sicurezza totale, per Mini 3 Pro no.
Recensione in breve
Avata
DJI Avata è una sorpresa, un fantastico cinewhoop sicuro, prestante, rapido, scattante e soprattutto preciso. È estremamente adatto ad un principiante, ma anche a chi vuole volare senza dover assemblare nessun componente. Tuttavia, Avata non è certamente adatto a chi è alla ricerca di una buona qualità per foto e video. La scelta, come sempre, sta a voi.
PRO
- Massima sicurezza in volo
- Rapido, preciso, perfetto
- Un'esperienza di volo meravigliosa anche per i principianti
- Un freno istantaneo anche in volo a velocità elevate
- Grazie ai para eliche e alla modalità tartaruga, potrete anche permettervi qualche piccolo incidente
- Ben 20GB di memoria integrata
CONTRO
- Il peggior collocamento possibile per uno slot microSD
- La modalità D-Cinelike è limitata a 8-Bit
- Non scatta foto in RAW
- È molto rumoroso, cosa che a molti può piacere, ad altri no