Dopo tanta attesa, finalmente ci siamo: abbiamo avuto il piacere di partecipare all’anteprima stampa di Dune, l’attesissimo film fantascientifico di Denis Villeneuve chiamato all’arduo compito di rispettare e rendere giustizia al romanzo di Frank Herbert, entrato di diritto nei classici del genere. Passando da momenti di rara bellezza cinematografica a una storia complessa che deve prendersi il suo tempo, ci troviamo in un universo ricco, ben delineato e mistico. Sarà riuscito Dune ad essere il film che tutti noi ci aspettavamo fosse? Ecco la nostra recensione senza alcun tipo di spoiler.
Dune recensione: una saga ha inizio
L’abbiamo desiderato, l’abbiamo quasi toccato con mano per poi vedercelo portare via dalla pandemia di Covid-19. E allora l’abbiamo desiderato ancor di più e, in cuor nostro, negli scorsi mesi, tutti speravamo in un grande film. L’hype era immenso: io raramente ho avuto questo interesse nel vedere una pellicola, fatte alcune eccezioni. Alla fine è arrivato e, lasciatemelo dire fin da subito, la risposta è sì: Dune di Denis Villeneuve è il film che speravo fosse, è la pellicola di fantascienza che volevo con tutto me stesso ed è il giusto omaggio all’opera originale di Frank Herbert. Anche se potrebbe non piacere a tutti.
In questa recensione di Dune non troverete spoiler fino al punto indicato, il penultimo capitolo. Ergo, fino a quel punto potete leggere senza alcun tipo di problema. Arrivati lì, potete passare avanti al capitolo dove traggo le conclusioni.
Abbiamo avuto il piacere e l’onore di partecipare all’anteprima stampa a Milano di Dune, il nuovo colossal di Denis Villeneuve che, diciamocelo, con il genere fantascientifico ormai ci ha preso gusto e ci sguazza come fosse casa sua. Dopo aver analizzato il linguaggio nell’incredibile Arrival e aver realizzato l’ottimo (e ingiustamente criticato) Blade Runner 2049, il cinquantatreenne regista canadese si è lanciato in un compito talmente arduo che nemmeno un maestro come David Lynch era riuscito a portare a termine: adattare Dune, il romanzo di Frank Herbert uscito nel 1965 e diventato nel corso degli anni una vera e propria bibbia per gli amanti della fantascienza. Vincitore del Premio Nebula e del Premio Hugo, i due massimi riconoscimenti nella narrativa di genere, è il primo di sei romanzi del Ciclo di Dune.
Denis Villeneuve lo adatta con rispetto e amore per il materiale originale, riuscendo in un’impresa che tutti temevano fosse quasi impossibile. Come ci è riuscito? Lo ha fatto prendendosi il suo tempo, senza correre e dando il giusto respiro solenne a ogni istante, inquadratura, discorso. Ci è riuscito perché non ha voluto racchiudere tutto in un film, ma ha voluto osare: Dune, Parte Uno. Questa la scritta che impera davanti ai nostri occhi non appena la sala cinematografica diventa buia e il silenzio si fa assoluto. Dune sarà quindi una saga, anche se ancora non abbiamo idea di quanti capitoli. Questo è il motivo che potrebbe portare alcune persone a non apprezzare Dune: il fatto che sia un film profondamente introduttivo, che funge da solida base per quello che verrà in futuro.
Trama e cast della pellicola
Prima di dirvi le nostre considerazioni e farvi capire da che parte propende la recensione di Dune (anche se un po’ l’avrete già intuito), meglio ricordare trama e cast del film prodotto da Legendary Pictures, Villeneuve Films e Warner Bros. e distribuito in Italia da Warner Bros.
Dune di Denis Villeneuve è appunto la prima parte dell’adattamento cinematografico del romanzo di Frank Herbert, che David Lynch aveva a sua volta provato a trasporre nel 1984. Il cast di questa opera è corale e vede attori di calibro internazionale: Timothée Chalamet, Rebecca Ferguson, Oscar Isaac, Josh Brolin, Stellan Skarsgård, Dave Bautista, Stephen McKinley Henderson, Zendaya, Chang Chen, Sharon Duncan-Brewster, Charlotte Rampling, Jason Momoa e Javier Bardem. Basta leggere questi nomi per capire che Denis non ha “badato ad attori” per questa opera, componendo un cast letteralmente stellare e, come vedremo più avanti, ben diretto e amalgamato, anche se con qualche eccezione.
Dune è ambientato in un futuro lontano in cui il duca Leto Atreides accetta il governo del pianeta di Arrakis, il cui soprannome Dune arriva proprio dall’immensità del suo deserto. Nonostante questa caratteristica inospitale (il sole è talmente caldo che in certi orari del giorno può uccidere), Arrakis è il pianeta più importante dell’universo perché è l’unico su cui si trova “la spezia”, una droga che allunga la vita, fornisce capacità mentali superiori e rende possibili i viaggi interplanetari. Proprio per questo nessuno può reclamare il pianeta per sé ma, periodicamente, la sua gestione viene affidata a una diversa casata dell’Impero. Leto accetta l’incarico e decide di partire con la sua concubina Lady Jessica, membro del credo Bene Gesserit, e il giovane figlio ed erede Paul. La decisione di affidargli Arrakis è però una trappola ben ordita per iniziare una guerra senza precedenti: Leto dovrà scontrarsi con una dura realtà, mentre Paul e Lady Jessica si ritroveranno a fare i conti con profezie, ambizioni politiche e i Fremen, popolo nativo di Arrakis che vive nel deserto più profondo e che vede la propria terra costantemente depredata dai “forestieri”.
Perché tanto hype?
Dune di Denis Villeneuve doveva uscire lo scorso anno ma, per via della situazione sanitaria inerente il Covid-19, abbiamo dovuto aspettare fino ad ora per vederlo. Questo ovviamente ha fatto sì che l’hype per la pellicola si alzasse, ma il rinvio non è l’unico fattore. Da dove deriva allora tutta questa attesa? Ci sono tante cose che hanno reso Dune uno dei film più attesi degli ultimi anni, in primis il fatto che dietro alla macchina da presa ci fosse Denis Villeneuve: il regista canadese non ha mai sbagliato un colpo e con Enemy, Sicario, Blade Runner 2049, Prisoners e Arrival è riuscito a farsi un nome importante nel mondo del cinema. Tra i cineasti più tecnici e capaci degli ultimi anni, Denis è un autore che non scende a compromessi con il pubblico e realizza esattamente il film che ha in testa. Le sue pellicole, spesso, sono costruite su ritmi lenti e si prendono il loro tempo per poi esplodere in un’estasi unica. Senza dimenticarsi che tutte vantano una delle migliori fotografie mai concepite, che a loro volta diventano protagoniste indiscusse (negli occhi ho ancora incastonate certe scene di Blade Runner 2049, per intenderci). Anche Dune non fa eccezione regalandoci una fotografia sublime, realizzata da Greig Fraser.
Denis è un autore, e lo fa riuscendo a combinare perfettamente tutti gli elementi giusti per convincere e farci capire di non essere davanti all’ennesimo film di fantascienza ma a qualcosa di diverso e mastodontico. Il trailer di Dune, dopotutto, ci aveva fatto sognare: uscito un anno fa (e seguito un mese fa da quello ufficiale), ci aveva fatto capire fin da subito che questa volta le cose sarebbero andate diversamente, che un progetto si celava dietro a quelle immagini incredibili e a quei momenti unici che ci venivano offerti come assaggio. Dune di Villeneuve è sembrato fin da subito un colossal dalle ambizioni senza precedenti (o quasi) nel panorama, un’opera talmente grande che non avrebbe potuto essere standalone. E infatti, non lo è. Non ho idea di come Denis abbia intenzione di gestire il Ciclo di Dune che, piccolo spoiler, naviga anche tra le diverse generazioni delle casate. Due film li vedo molto risicati per contenere tutto, ma dipenderà fino a che punto dei romanzi vorrà arrivare. L’impressione, conoscendo il materiale originale, è che se si volesse trasporre tutto potrebbero servire almeno tre/quattro film della medesima durata o superiore.
Un altro motivo che non possiamo non citare in questa recensione di Dune, inerente sempre all’hype creatosi nel tempo, sono appunto i romanzi di Frank Herbert. Come vi abbiamo detto prima sono stati insigniti dei massimi riconoscimenti possibili e sono stati un punto di riferimento per tutto quello che è venuto dopo. Lo so a cosa state pensando, la risposta è sì: se Guerre Stellari esiste, lo deve al ciclo epico di Herbert. E non lo dico io, l’ha dichiarato con molta tranquillità lo stesso George Lucas. L’influenza dei suoi romanzi è stata talmente forte da andare ad influire tantissimi autori: “Il puro piacere dell’invenzione e della narrazione ad altissimo livello“, citando Isaac Asimov. “Il meglio. Oltre ogni genere letterario e ogni epoca“, richiamando le parole di Stephen King. E ancora: “Dune è parte integrante del mio universo fantastico“, per citare il maestro Steven Spielberg.
Queste sono le ragioni dell’attesa spasmodica per Dune di Denis Villeneuve: ritrovarsi davanti al Signore degli Anelli del genere fantascientifico, perché le basi c’erano tutte. Ci sarà riuscito a diventare l’erede spirituale della trilogia di Peter Jackson?
Ah, già: anche il cast stellare ha generato la sua buona dose di hype.
Il tocco di Villeneuve, e non solo
Quando si parla dei film di Denis Villeneuve si parla di stile, di opere d’autore realizzate con la massima attenzione per i dettagli. Si parla di pellicole che non corrono mai ma amano prendersi il loro tempo e avere un ritmo compassato per dare ampio respiro al racconto. Su questo, Dune non fa eccezione. I tempi angoscianti di Prisoners, gli ampi scorci e le inquadrature solenni di Blade Runner 2049, i momenti di riflessione di Arrival. In Dune troviamo tutti i film precedenti del regista canadese combinati per dare vita a un’opera complessa e mastodontica che, quando verrà completata e se si proseguirà su questa strada, entrerà di diritto nella storia cinematografica. Piaccia o non piaccia il genere, è impossibile non capire quanto questo film sia una gemma rara incastonata in un mercato che non ha più idee e tende sempre più a riciclare materiale vecchio (andando spesso a rovinarlo) e accontentare i fan. Denis non si preoccupa di questo nelle sue pellicole e mette il suo timbro stilistico senza pensare se al pubblico piacerà o farà schifo. Semplicemente, non accetta di dover sottostare alle leggi non dette del mainstream; Denis non si preoccupa di fare intrattenimento, si preoccupa di creare un sci-fi d’autore.
Questo è proprio uno dei motivi che potrebbero non far apprezzare Dune: il fatto che sia un primo capitolo profondamente introduttivo e pieno di vocaboli, informazioni e presentazioni, quasi come se fosse un dizionario regalatoci per introdurci nelle vicende del mondo che vedremo in futuro. Tutto ciò rende la fruizione difficile a coloro che si aspettavano un film d’azione ricco di scontri e battaglie.
Ma se Dune è il film riuscito che è, non è tutto merito del regista canadese: Hans Zimmer, uno dei più grandi compositori della storia, riesce a dare enfasi in ogni momento con le sue note, con le sue melodie graffianti e sempre azzeccate. Le immagini entrano perfettamente in sintonia con la musica, creando un tutt’uno che permette allo spettatore di immergersi completamente nella poetica sottile che si respira. Forse manca una vera e propria colonna sonora portante, ma tutte le musiche sono perfette con il contesto narrato. Senza i giusti accompagnamenti musicali un bel film non sarebbe un bel film, questo è poco ma sicuro. Anzi, vi dirò di più: ci sono stati prodotti, nel corso degli anni, che se sono rimasti è solo per via della colonna sonora. Fa strano dirlo, ma è la verità. Lo stesso discorso vale per i costumi di Bob Morgan e Jacqueline West, perfetti nella loro semplicità.
Purtroppo non possiamo giudicare il doppiaggio di Dune in questa recensione: l’anteprima stampa alla quale abbiamo assistito presso Citylife Anteo era in lingua originale sottotitolata in italiano. Siamo sicuri, però, che i nostri direttori di doppiaggio e i nostri doppiatori abbiano fatto un lavoro egregio (d’altro canto, siamo i migliori al mondo in questo campo). In lingua originale, gli attori hanno fatto un gran lavoro.
Un cast stellare ben sfruttato
Avete presente gli utenti che sotto alcuni video di Youtube scrivono: “Quanti attori bravi vuoi per questo film?” con risposta: “Sì“. Ecco, questo è proprio il caso: il cast di Dune è spettacolare e non poteva essere più azzeccato perché tutti i personaggi in gioco trovano il loro spazio, la loro identità. Ovvio, alcuni hanno più spazio di altri come giusto che sia ma questo non va ad influire sull’ottimo lavoro svolto. I nomi scelti da David Villeneuve per questo nuovo adattamento di Dune sono importanti tanto che molti registi avrebbero quasi paura a metterli tutti insieme. Non lui, capace di sfruttare il minutaggio relativamente importante della pellicola (2.35 minuti) per creare una scacchiera perfetta e ben strutturata in cui tutti trovano lo spazio consono ai rispettivi ruoli. La bravura degli attori presenti, poi, aiuta la pellicola ad essere quel mix tra fantascienza, antropologia e misticismo che funziona e ci catapulta in un universo complesso e sfaccettato.
Parlando della recitazione, sono rimasto piacevolmente stupito da Timothée Chalamet: chiamato ad interpretare il protagonista Paul, la sua interpretazione, per quanto priva di grandi carichi emotivi, mi ha convinto. Resto dell’idea che la sua migliore prova ad oggi resti in Chiamami con il tuo nome, ma è l’attore perfetto per il ruolo di Paul Atreides. La seconda parte che vorrei elevare in questa recensione di Dune è quella di Rebecca Ferguson, chiamata a vestire i panni di Lady Jessica. L’attrice è quella a regalarci a mani basse la miglior interpretazione riuscendo a mostrare tutto il suo talento. Oscar Isaac, Josh Brolin e Stellan Skarsgård svolgono un ottimo lavoro, anche se nulla di trascendentale. Mi prendo un ultimo secondo per parlarvi di due attori che, spesso, fatico a vedere: Dave Bautista e Jason Momoa. Il primo si difende bene perché appare in poche scene e il suo personaggio non fa altro che sbraitare e uccidere; il secondo, invece, faccio davvero fatica a leggerlo: il suo stile di recitazione non mi ha mai fatto impazzire e vederlo qui o in Aquaman poco cambia. Non penso sia un cattivo attore, semplicemente dovrebbero affidargli dei ruoli diversi per fargli dimostrare il suo talento. Sia chiaro: queste due considerazioni non vanno ad influire sul mio giudizio, anche perché al netto di due interpretazioni non al massimo il cast, insieme, funziona divinamente e anche i loro personaggi sono incastonati alla perfezione nella storia.
Dune recensione: l’inizio di una nuova epopea
Come vi abbiamo detto, Dune non è altro che l’inizio di una saga che si preannuncia mastodontica. Il film si prende i suoi tempi e, al netto di qualche momento morto che va a rallentare un po’ il ritmo narrativo, lo fa nel migliore dei modi, introducendoci tutti i personaggi presenti (che sono davvero tanti) e dando loro un carattere, una storia, delle motivazioni. Si prende il suo tempo per farci conoscere il complesso mondo ideato da Herbert, per farci capire le ragioni politiche e sociali delle casate in gioco e farci presagire che la fede e le profezie saranno un pilastro importante di questo universo narrativo. Si esalta in certi frangenti ma non lo fa mai in modo irrazionale o esagerato, restando ben allineato con la spettacolarità d’autore. Il ritmo di Dune mi ricorda molto Blade Runner 2049: molti hanno considerato la pellicola con Ryan Gosling lenta e troppo lunga, eppure (al netto anche lì di qualche minuto di troppo) quello era il tempo giusto per raccontare la storia che si voleva narrare. Qui è lo stesso discorso, anche se in questo caso si tratta di un primo capitolo che per forza di cose si deve prendere il suo tempo per presentare i personaggi, le ideologie e le forze in gioco. Se si vuole assistere a qualcosa di grande sul lungo termine questo è il prezzo da pagare e penso che vada benissimo così perché Dune si prende il suo tempo ma non diventa mai stucchevole o ripetitivo anche se, verso il finale, alcune scene delle visioni si sono fatte molto piatte e prive di pathos.
Un regista, dal canto mio, deve essere libero di fare la sua opera, il suo film. Non deve stare dietro a quelle che sono le incombenze di mercato, le ragioni del politically correct, il gusto dei fan o il cadere nel facile intrattenimento su cui un blockbuster come questo poteva puntare. Dune è un film importante perché, oltre a mettere in scena un universo ricco e sfaccettato con uno stile ben delineato, rischia. Un cineasta deve fare il suo film e farlo con la sua visione. Denis Villeneuve ci è riuscito in pieno perché ha saputo mantenere il suo timbro stilistico (diventato per me una droga) pur rispettando immensamente il materiale originale, rendendo omaggio e non volendo mai prevalere sul romanzo di Herbert. Ci è riuscito dando aria di epicità in ogni frangente e costruendo quelle che definirei le perfette basi per una saga che si potrà collocare tra le migliori di sempre, ammesso che le premesse di questo primo capitolo vengano rispettate. Quindi la risposta è “lo spero”: le basi per fa sì che Dune diventi il Signore degli Anelli per il genere fantascientifico ci sono tutte, ma dovrà confermarsi.
Dune recensione: parte spoiler
Fino a qui niente spoiler, come promesso. Ora, però, vorrei parlare di alcuni momenti della pellicola. Se non volete rovinarvi la sorpresa, ovviamente, saltate subito al capitolo successivo dove vado a trarre le mie conclusioni con annesso voto finale.
Dune ci presenta un sacco di personaggi fin dalle prime battute, e tutti hanno il loro respiro all’interno del film. Mi è piaciuto tantissimo come sono stati gestiti alcuni discorsi, soprattutto quelli inerenti alla profezia sull’Eletto: riescono a farci capire che c’è ancora tanto da scoprire e ci lasciano con quella voglia di sapere che non può lasciare indifferenti. La rappresentazione dei Vermi delle Sabbie è magistrale, così come quella delle astronavi: vedere una navetta spaziale alzarsi da terra come fosse un insetto, con le eliche che battono esattamente come ali, è di una spettacolarità rara.
I momenti più esaltanti della pellicola sono diversi: non posso non citarvi il sacrificio di Leto Atreides, ormai catturato e prossimo alla morte per mano di Vladimir Harkonnen, il Barone di Stellan Skarsgård. Telefonato, ma perfetto nella sua semplicità anche se inutile dato che il nemico non spira. La scena in cui Paul e sua madre Lady Jessica fuggono da un Verme delle Sabbie è pura poesia per occhi, con l’immenso animale che esce dal terreno e si mostra in tutta la sua brutale maestosità. Anche la scena in cui cercano di salvare i raccoglitori di spezia è realizzata molto bene, con una tensione crescente davvero palpabile.
Ci sono un paio di punti che però non mi hanno convinto e che vorrei approfondire: Gurney Halleck, il generale dell’esercito Atreides interpretato da Josh Brolin, non si capisce bene che fine faccia dopo l’attacco subito ad Arrakis. Magari mi è sfuggito, ma dopo che incita alla carica i soldati scompare dalla pellicola. Così come, senza una spiegazione, è difficile capire il liquido in cui Vladimir Harkonnen si cura dopo che Leto ha attentato alla sua vita: si intuisce che è un toccasana, ma non si sa altro. L’altra cosa che non è stata spiegata bene, a mio avviso, è la Voce: il potere di Paul e del credo Bene Gesserit non viene abbastanza affrontato, ma si presume che avrà un’importanza cruciale andando avanti con la storia.
Non ho citato Zendaya nella parte relativa agli attori perché, per me, il suo ruolo è indefinibile: l’attrice appare per pochissimi istanti, dice giusto un paio di battute sul finale e stop. Per il resto del film appare nelle visioni di Paul e, a parte sorridere e dare un bacio, fa poco. Mi tengo quindi di giudicarla nel prossimo film, dove sarà molto più presente.
Dune recensione: conclusioni
Dune è un film che mi è piaciuto tantissimo, ma sarei ipocrita se dicessi che piacerà a tutti: Dune non è una pellicola in grado di reggersi in piedi da sola, ma d’altro canto se si fosse voluto fare uno standalone il regista avrebbe optato per altri tempi scenici rischiando di cadere nella stessa trappola in cui fini Lynch ormai decenni fa. Denis ha capito che per rispettare l’opera magna di Herbert sarebbero serviti più capitoli e Dune è il perfetto prologo di quello che verrà. Ovviamente la paura che il prossimo (o i prossimi, chi lo sa) capitolo possa non proseguire degnamente quanto di buono fatto in questa prima parte c’è, ma se ci sarà lo stesso regista dietro (e la stessa idea) sono sicuro che il pericolo non persista. Dune è un ottimo primo film, e sarebbe davvero un peccato se non dovesse avere un proseguo all’altezza perché significherebbe, per forza di cose, andare a togliergli senso e renderlo qualcosa di estemporaneo. Dune è come “la spezia” di cui parla: una cosa unica e rara tanto quanto sottile e fragile nella sua immensità.
Un film di questa spettacolarità e imponenza, con questa fotografia ammaliante e questi effetti sonori accecanti, deve però essere visto al cinema. E, se possibile, nella miglior sala a disposizione. Non fate l’errore comune che fanno molti, ossia scegliere di guardarlo su un piccolo schermo: nulla togliere allo streaming o alle televisioni di qualità, ma qui siamo su un altro pianeta in tutti i sensi e l’opera di Denis Villeneuve merita di essere vista nel miglior modo possibile. Per concludere, voglio solo ringraziare questo cinquantatreenne regista canadese che, piaccia o non piaccia, ha il coraggio di rischiare e di proporre la sua visione d’autore nel mondo del cinema mainstream. Grazie, Denis. Ci vediamo al prossimo capitolo di questo incredibile viaggio.
Recensione in breve
Dune
Dune è un film d'autore, uno sci-fi diverso da tutti gli altri. L'ampio respiro dell'opera accompagna una storia immensa che, se proseguirà su questa strada, diventerà una pietra miliare del genere e della storia del cinema. Questo però è anche uno dei punti che potrebbero far storcere il naso a molti: Dune è un capitolo introduttivo per ciò che sarà, quindi si prende il suo tempo senza mai strafare per presentare tutti i personaggi e farci catapultare nel racconto.
PRO
- Uno sci-fi d'autore
- La regia di Denis Villeneuve
- Fotografia, scenografia e costumi
- Si capisce subito di essere di fronte a un opera immensa
- Effetti sonori e musiche di qualità
- La rappresentazione dei Vermi delle Sabbie
CONTRO
- Dune è un prologo e si prende il suo tempo per spiegare ogni cosa: per questo potrebbe non piacere
- Alcuni membri del cast che non esaltano con la loro recitazione