Probabilmente leggendo qualche recensione di macchine fotografiche vi sarete imbattuti nel termine “effetto moiré“, ma di cosa si tratta? Da cosa è dato? È un effetto che si applica in qualche programma di post-produzione? Si mette su Instagram? O meglio, come possiamo fare per evitarlo? Scopriamolo insieme in questa guida dedicata.
Effetto moiré: cos’è e come si verifica
Il termine francese “moiré” indicava semplicemente una tipologia di tessuto di seta (con il tempo e con il progredire della scienza è divenuto anche di cotone o sintetico) che, grazie ad un particolare processo di cardatura, presentava un particolarissimo effetto cangiante, simile a quello delle onde.
L’etimologia di questa parola è complessa, sembra derivi dal termine arabo “mukhayyar” (مخير in arabo, che significa “scelta”), che indica un panno ottenuto dalla lana della capra d’Angora, e da “khayyara“ (خير in arabo), cioè “ha scelto” (da qui “una scelta, o eccellente, panno”). La parola araba potrebbe derivare a sua volta dal latino “marmoreus“, che vuol dire “come il marmo”. Ci sono tracce dell’uso di questa parola nella lingua inglese già nel 1570, dove possiamo leggere il termine mohair, che è stato trasformato nel francese mouaire, per poi tornare nella sua forma inglese di moire o moyre come testimoniano gli scritti di Samuel Pepys del 1660. Nel frattempo, i nostri cugini francesi avevano derivato il tutto in “moirer” cioè “produrre un tessuto innaffiato mediante tessitura o pressatura”, che dal 1823 aveva portato alla creazione dell’aggettivo moiré.
Ad oggi con il termine “effetto moiré” si indica un particolare effetto ottico che si forma in presenza di due righe identiche e sovrapposte con un angolo leggermente diverso oppure su una griglia parallela ma con le righe distanziate non in maniera regolare.
Il risultato è che ai nostri occhi appare una terza trama differente e che, se in ottica può affascinare immensamente facendoci riflettere su quanto facilmente i nostri occhi riescano ad essere ingannati, in fotografia dà un effetto estremamente fastidioso, riducendo la qualità e la risoluzione dei nostri scatti: avete mai provato a fotografare con il cellulare lo schermo di un computer o una zanzariera? Ecco, il risultato è proprio quello. Ma perché questo succede?
Abbiamo detto che l’effetto moiré si verifica quando si sovrappongono due pattern differenti, ma quando fotografo una camicia a righe strette che pattern sto sovrapponendo a quello dell’indumento? Quello del sensore fotografico. Il sensore fotografico è un chip di silicio che converte la luce in informazione elettrica per formare la vostra fotografia con l’aiuto della sua griglia di fotodiodi, i pixel. L’immagine così ottenuta è in bianco e nero, si ricorre pertanto all’utilizzo di un filtro a mosaico (toh, un’altra griglia), detto matrice di Bayer che, grazie alla combinazione dei 3 colori rosso verde e blu, ricrea la palette della gamma cromatica. A questo punto possiamo vedere comparire un ulteriore disturbo sulla nostra immagine, con la presenza di motivi simili all’arcobaleno: si tratta di un effetto moiré addizionale causato dall’aggiunta delle informazioni sul colore ad opera del filtro di Bayer durante il processo di demosaicizzazione.
Chiaro, no? Per nulla, vero? Beh, in parole povere avrete un effetto moiré quando fotograferete una superficie contenente dettagli fini e ripetuti o le linee verticali in architettura, in grado di superare la risoluzione del sensore, il risultato è la presenza di un effetto ottico nel vostro scatto che riproduce un disegno ondulato.
Effetto moiré: il filtro passa-basso
Per ovviare a questo problema nella maggior parte delle fotocamere digitali è presente un filtro ottico che prende il nome di passa-basso (OLPF) o filtro Anti-Aliasing, situato davanti al sensore della macchina fotografica. In grado di impedire il passaggio delle alte frequenze, il filtro passa-basso riduce l’effetto moiré e i falsi colori provocati da questo tipo di onde.
Il filtro OLPF è generalmente composto da due strati sovrapposti e birifrangenti di vetro e da un terzo sensibile a specifiche lunghezze d’onda. La luce, attraversando i 3 layer nella fase di trasmissione, viene spostata da una serie di frequenze grazie allo strato posto al centro, con il risultato di un fascio luminoso diviso. Per amore della completezza e per far onore alla parte nerd dei nostri lettori, vi segnalo inoltre che, dei 3 strati, 2 hanno un’ulteriore funzione: quello centrale è trattato in modo da essere antiriflesso, mentre quello vicino al sensore è reso assorbente nei confronti dell’infrarosso. La presenza di un filtro passa-basso ha però un risvolto negativo, eliminando le informazioni contenute nei raggi luminosi ad alte frequenze le immagini generate sono meno nitide. Per tale motivo molte macchine fotografiche professionali come Nikon Z7 (qui la nostra Nikon Z7 recensione) sono prive di tale filtro. Questo può avvenire senza particolari conseguenze poiché la risoluzione del sensore fotografico in questi modelli è particolarmente elevata essendo composti da fotodiodi di dimensioni minori e, pertanto, meno soggetti all’effetto moiré e ai falsi colori.
Effetto moiré: come evitarlo
Se la vostra fotocamera non possiede un filtro passa-basso o se quest’ultimo non si rivelasse in grado di rimuovere questo fastidioso effetto, ci sono una serie di piccoli accorgimenti per evitarlo o, per lo meno, attenuarlo perché, come in tutte le cose, prevenire è meglio di curare.
- Prima di tutto dopo aver scattato controllate sempre il risultato sul display LCD della vostra fotocamera con un ingrandimento del 100%. Uno zoom minore o limitarsi alla miniatura dello scatto potrebbe non rivelare la presenza dell’effetto moiré e quindi privarvi della preziosa opportunità di ripetere la fotografia appena realizzata. Ingrandire ad un valore differente dal 100% potrebbe generare un effetto moiré per causa del ricampionamento effettuato sullo schermo.
- Poiché l’effetto moiré si genera dalla sovrapposizione di due pattern, può essere eliminato nel più semplice dei modi: modificare l’angolo tenuto dalla vostra macchina fotografica, in questo modo le griglie non si sovrapporranno nella stessa maniera, sarà sufficiente inclinare la fotocamera di pochi gradi.
- Se vi accorgete che questo fastidioso artefatto è presente nella vostra foto, la prima cosa da fare è modificare la distanza dal soggetto che state immortalando: avvicinatevi, allontanatevi, modificate la lunghezza focale, spesso possono essere sufficienti anche distanze molto ridotte come pochi centimetri.
- Una scelta poco pratica ma purtroppo efficace è quella di cambiare l’area nella quale avete impostato la messa a fuoco, allontanandola leggermente dai soggetti che soffrono di questo disturbo potenziale.
- Ridurre l’apertura del diaframma. Rimanere ad un’apertura compresa tra f/11 e f/16 implica l’attivazione di un fenomeno ottico che prende il nome di diffrazione che, riducendo la risoluzione, riduce sensibilmente o elimina l’effetto moiré. Ovviamente la scelta di ridurre la risoluzione è estremamente difficile e andrebbe compiuta veramente solo in caso di impossibilità di attuare le opzioni esposte precedentemente.
- Alcune fotocamere mirrorless di fascia alta (senza filtro passa-basso) presentano tale problematica nei video in 4K (ovviamente nel caso di interviste o situazioni simili in cui è presente una camicia, una giacca o comunque un tessuto). A meno che non necessitiate di un video 4K a tutti i costi, nella maggior parte dei casi sarà sufficiente ridurre la risoluzione di registrazione da 4K a 1080P per risolvere il problema (come spiegato poco sopra).
Effetto moiré: come eliminarlo
Se tutti questi suggerimenti non fossero serviti o se, come capita più di frequente, vi accorgerete di avere uno scatto affetto da questo problema solo una volta giunti a casa aprendo il file sul vostro computer non disperate, questo inconveniente può essere rimosso con un software di post-produzione.
La maggior parte di essi ad oggi dispone di una comoda funzione automatica per la riduzione dell’effetto moiré, è questo il caso di Lightroom, a partire dalla versione 4, che prevede un cursore chiamato per l’appunto “Moiré”, che potrete utilizzare insieme ad un pennello di regolazione o ad altri filtri per ridurre il problema in determinate zone del fotogramma. Allo stesso modo, anche Camera Raw include tale pennello.
Effetto moiré: conclusioni
In un mondo alla costante ricerca di innovazioni e di caratteristiche che ci distinguano dalla massa, siamo sempre favorevoli all’utilizzo di effetti che ci differenzino dagli altri, con il risultato poi di rendere le nostre foto tutte uguali, conformandoci tutti quanti nell’anticonformismo (qualcuno ha detto effetto Teal & Orange?). La regola che vale per tutti questi effetti è che vanno conosciuti e impiegati correttamente, con creatività, in questo modo anche un risultato fastidioso potrebbe contribuire a creare una fotografia con effetto “wow” o, in questo caso, ipnotica.
In ogni caso, discussioni filosofiche sull’originalità a parte, la comunità dei fotografi è quasi unanime nel considerare l’effetto moiré come una figura di interferenza non voluta e che danneggia le nostre foto e, pertanto, da evitare in ogni modo.
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Ora che sai tutto quello che c’è da sapere sull’effetto moiré, puoi continuare il tuo percorso per imparare a fotografare, fare un piccolo ripasso su altre tematiche del mondo della fotografia o approfondire alcuni argomenti citati in questa guida, con una selezione di argomenti correlati:
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