La recensione di Enola Holmes, in arrivo il 23 settembre su Netflix, deve per forza partire da Millie Bobby Brown, che ormai è una giovane star grazie al ruolo di Undici in Strangers Things. Certo, un sacco di enfant prodige del cinema e dello show biz come lei hanno cominciato bene e poi sono finiti male. La cronaca scandalistica è piena di storie di giovani star finite in cliniche per disintossicarsi, o in galera, o morti dimenticati, o a raccattare ruoli secondari in produzioni secondarie che il grande pubblico per lo più ignora e questa lista è davvero lunga. Però, Millie Bobby Brown, complice anche l’era di internet, dei servizi di streaming che offrono più opportunità e dei social, forse ha preso la strada di mattoni d’oro di Hollywood e con le sue scarpette rosse sta correndo verso un futuro di affermazione ed Enola Holmes è la prova che qualcosa di buono è davvero intenzionata a farla.
Enola Holmes recensione: tra passato, presente e i problemi
La figura di Sherlock Holmes è scolpita indelebilmente nell’immaginario collettivo, è inutile negarlo. Cinema e Tv ci hanno stanno sguazzando da 120 anni almeno, il primo “film” in cui vediamo Sherlock è un corto di 30 secondi del 1900, Sherlock Holmes Baffled, fatto per provare l’effetto speciale di un personaggio che appare e scompare sullo schermo. Da allora il personaggio è stato sviscerato, scomposto, frullato e riassemblato in tutte le salse, da quella più fedele ai romanzi, a quella moderna nella serie Sherlock con Benedict Cumberbatch, fino a quella super eroistica di Sherlock Holmes di Guy Ritchie con Robert Downey Jr.
Ma anche la letteratura non si è tirata indietro ripronendo il personaggio in mille riletture diverse, fino a prenderlo come spunto e comprimario nella serie di libri young adult: The Enola Holmes Mysteries di Nancy Springer, a cui è ispirato il film Enola Holmes, dalla storia discretamente travagliata.
La produzione è partita nel lontano 2018, quando è stato annunciato che Millie Bobby Brown avrebbe prodotto e interpretato Enola Holmes. Il film poi è stato girato nel 2019 dal regista Harry Bradbeer (famoso principalmente per la serie Tv Fleabag di Amazon Prime Video) e scritto da Jack Thorne e con Henry Cavill nei panni di Sherlock Holmes e Helena Bonham Carter in quelli di mamma Holmes.
Al termine delle riprese e del montaggio si era già fatta una certa ed era arrivato il COVID-19 a chiudere le sale cinematografiche, così ad aprile 2020 Netflix ha detto: “Sai che c’è? A Millie ci vogliamo bene e quindi Enola Holmes lo distribuiamo direttamente noi, a gratis, mica come la Disney!“. Ora, questa è una mia reinterpretazione, non prendetela proprio alla lettera.
Il vero problema è nato a giugno 2020, quando l’Associazione Sir Arthur Conan Doyle ha denunciato un sacco di gente, tra cui Nancy Springer, la Legendary Pictures, PCMA Production e Netflix per violazione del copyright in quanto gli ultimi 10 racconti su Sherlock Holmes del suo creatore, mai pubblicati ufficialmente, raccontavano di uno Sherlock un po’ più umano e meno rigido dopo la sua “resurrezione” e la serie The Enola Holmes Mysteries, compreso l’adattamento Enola Holmes, rivelano questo lato ancora formalmente inedito. Insomma, c’è il copyright pure sui sentimenti dei personaggi.
Enola Holmes recensione: meglio di Disney?
Enola Holmes racconta la storia della sedicenne Enola Holmes (sì, Capitan Ovvio mi sta aiutando a scrivere questa recensione), sorella minore di Sherlock e Mycroft Holmes (Sam Claflin). Enola vive con l’eccentrica madre nella casa patronale degli Holmes, ed è educata alla letteratura, sport, combattimento, pittura e soprattutto a sfruttare il libero pensiero laterale che, evidentemente, è genetico in famiglia. Un giorno, una concomitanza di eventi, come la scomparsa della madre e il ritorno dei due fratelli maggiori a casa, scatenano Enola in una caccia all’uomo alla donna che la porteranno a cambiare l’Inghilterra e il Mondo.
La qualità principale della pellicola è indubbiamente Millie Bobby Brown, presente in praticamente ogni fotogramma del film. Armata solo del suo carisma, buca lo schermo e sfonda la Quarta Parete con una palla demolitrice composta di faccette buffe e ammiccanti, sguardi d’intesa con il pubblico, monologhi esplicativi e richieste d’aiuto a chi sta seduto in poltrona a guardarla.
Sono sincero, in genere detesto queste cose, soprattutto perché scappano di mano facilmente, sia al regista, sia all’attore che interpreta il personaggio. Spesso i personaggi che continuano a parlare e si rivolgono al pubblico diventano stucchevoli, fastidiosi e stufano in fretta. Ma non è questo il caso, Millie Bobby Brown riesce a essere simpatica e misurata, arriva fino a quel sottile limite che divide simpatia e fastidio, senza mai superarlo. E bisogna contestualizzarlo: non è un film per adulti, anzi rientra in modo prepotente nella categoria degli Young Adult, ossia quei film per teenager che non sono ancora grandi, ma non sono più nemmeno bambini. Probabilmente se questo film l’avessi visto tra i 10 e i 12 anni sarei letteralmente impazzito per Enola Holmes, purtroppo ora ho una certa età e quindi l’ho visto con quel piglio condiscendente e indulgente che riservo a questo tipo di produzioni che, badate bene, hanno una loro dignità e si inseriscono in una nicchia ben precisa che necessita di essere rispettata e non presa in giro.
Per esempio, Artemis Fowl, di Disney e con la regia di nientepopodimenoché Kenneth Banagh, rientra nella stessa categoria, ma senza grazia, con l’assioma totalmente sbagliato di: pubblico giovanissimo = pubblico senza gusto. Sotto questo punto di vista Enola Holmes invece si inventa delle trovate divertenti che mi hanno strappato più di un sorriso, merito sia di Millie Bobby Brown, sia di Harry Broadbeer che dalla regia riesce a sfruttarla in modo eccellente. Anche perché c’è poco altro nel film. Lo Sherlock Holmes di Henry Cavill più che un personaggio vero e proprio, viene sfruttato come termine di paragone per le capacità di Enola Holmes. La mamma, Sherlock e Mycroft, in fin dei conti, sono personaggi quasi ininfluenti alla storia, il loro compito è fungere da volano per mettere in moto tutto e poi lasciare il comando a Enola, fino al compimento dell’avventura.
Enola Holmes recensione: conclusioni e curiosità varie
Enola Holmes è quindi un film da vedere in famiglia, in compagnia dei figli. Sotto questo punto di vista direi che è un film molto importante e la scelta di Netflix di distribuirlo, al netto dei problemi legali vari, è vincente.
Oggi, nel 2020, tutto l’immaginario cinematografico di “film per ragazzi” è ancora ancorato agli anni ’80. I genitori, se vogliono far vedere qualcosa ai figli per farli affezionare al cinema, devono ricorrere ancora ai vari Star Wars, Indiana Jones, Gremlins, I Goonies, Ghostbusters e compagnia bella. Da quegli anni in poi, al cinema non sono usciti poi tanti classici che sono entrati nell’immaginario collettivo come i film di quel periodo. Ci sono stati un sacco di tentativi, ma Marvel e pochi altri a parte, in pochi sono riusciti a rompere la sfera e a non finire nel dimenticatoio. Quindi produzioni come Enola Holmes, nel loro piccolo, hanno anche questo fardello e potrebbero portarlo con onore se, come in questo caso, le cose vanno per il verso giusto.
A proposito degli anni ’80, mentre vedevo Enola Holmes mi è tornato in mente un film che da ragazzo ho amato tantissimo che ha moltissimi punti di contatto con Enola Holmes: Piramide Di Paura, in originale Young Sherlock Holmes, ossia la primissima avventura di Sherlock Holmes in cui scopriamo le origini del più famoso investigatore della storia. Il primo incontro con il compagno James Watson, il perché Sherlock abbia sempre rifiutato i rapporti d’amore, l’origine del cappello e della famosa pipa e la nascita dell’acerrimo nemico Moriarty, tutti gli elementi che nel nostro immaginario costruiscono la figura di Sherlock Holmes. Certo, alla produzione di quel film c’era un terzetto composto da Steven Spielberg, Frank Marshall e Kathleen Kennedy, mentre la regia era di Barry Levinson. Tra l’altro, Piramide Di Paura, è un film seminale anche per gli effetti speciali perché presenta il primo personaggio fatto totalmente in CGI, l’Uomo di Vetro in chiesa, realizzato da una certa Pixar, ancora nelle mani di George Lucas. Mica pizza e fichi.
Enola Holmes non raggiunge quelle vette, ma è sulla buona strada. Così come lo è Millie Bobby Brown che sta maturando bene, ha capito che il rischio di rimanere intrappolata nei panni di Undici per sempre è alto e sta cercando in tutti i modi di uscirne, riuscendoci discretamente bene. Il fatto che a soli 16 anni si prenda la briga di produrre un film di cui è protagonista e che potrebbe essere il primo capitolo di un cospicuo franchise la dice lunga anche sulle sue intenzioni e sulla sua maturità. Nonché sulle sue finanze, che per produrre un film non basta la paghetta di mamma e papà.
Tra l’altro, la cosa che fa davvero piacere è che Millie Bobby Brown abbia talento e in Enola Holmes lo dimostra. Non ha avuto un boom di celebrità per pura fortuna e non rischia di andare a rimpinguare le fila di quei giovani talenti arrivati in cima in un niente e di cui ora sono piene le fosse dello show biz.
Enola Holmes sarà disponibile su Netflix a partire dal 23 settembre, qui il trailer ufficiale.
Recensione in breve
Enola Holmes
Il nuovo film distribuito da Netflix con protagonista Millie Bobby Brown è una ventata d'aria fresca nel ristagnante parco di film Young Adult. Non è un capolavoro, ma un prodotto intellettualmente onestissimo per quella fascia di età che va dai 10 ai 16 anni e che potrebbe piacere anche agli adulti che si mettono davanti alla Tv sapendo a chi è rivolto il film.
PRO
- Millie Bobby Brown
- Il tentativo di costruire un nuovo classico
- Un film a cui non si può rimproverare niente di serio
CONTRO
- Alcuni personaggi dovrebbero avere un ruolo più incisivo nella storia
- Non ho trovato appigli per criticarlo ferocemente