FaceApp è un’applicazione non esattamente nuova che però, a causa di un nuovo aggiornamento, sta tornando a spopolare in questi giorni. Noto costantemente sul web foto di persone che si sono ringiovanite o invecchiate tramite questa applicazione, oppure ancora foto di persone che da uomo diventano donne e viceversa, sempre grazie agli algoritmi di quest’app che, in pochi secondi, garantisce una trasformazione senz’altro incredibile. Tuttavia, non è tutto oro quello che luccica, e spesso ci sono delle conseguenze “nascoste” che molti ignorano. Vediamo di cosa si tratta
FaceApp: perché l’app ha così tanto successo
Problemi di privacy a parte (ma ne “parleremo” dopo), non lo nego, sono stato il primo l’anno scorso a provare FaceApp e vedere come l’algoritmo riusciva ad invecchiarmi, rimanendo incredibilmente sorpreso. Il bello che mi ha sicuramente colpito fin da subito è stato il fatto di aver visto me da vecchio con gli stessi lineamenti che ha mio padre ora. In sostanza, sono rimasto scioccato proprio perché la foto finale era praticamente mio padre ma più somigliante a me (e soprattutto con i capelli, differenza importante da non sottovalutare, tiè!).
Ovviamente ciò che è scaturito in me, sempre l’anno scorso, è stato il desiderio di creare la stessa cosa con fidanzata, parenti, amici e quant’altro, motivo per cui ho iniziato a prendere varie foto dal mio rullino fotografico e trasformarle in anziano, donna, uomo, donna con la barba, uomo col trucco e così via, tutte prove per capire l’effettiva affidabilità degli algoritmi dell’app, oltre che motivi per ridere insieme agli amici. Per carità, non ho mai avuto problemi con la privacy, nel senso che sono consapevole di tantissime cose: uso Whatsapp (purtroppo), ho Facebook, ho Instagram, uso Google Maps, sono registrato ad 800.000 siti diversi (e di alcuni ho anche dimenticato di essermi iscritto), ma di fatto, non ho niente da nascondere: non lavoro per la CIA (anche se in realtà, paradossalmente potreste non saperlo mai), non sono miliardario (questo purtroppo lo potete vedere e capire), non sono il presidente degli Stati Uniti (anche questo lo potete vedere subito) e così via, motivo per cui, nel momento in cui sono consapevole che una foto che condivido finisce su un server di qualcun altro ed entra in suo possesso e proseguo “nell’operazione”…beh, uomo (colto) avvisato, uomo mezzo salvato (era così, no?).
FaceApp è recentemente tornata in auge sui social grazie ad un aggiornamento che ha introdotto alcune nuove funzioni, ovvero la possibilità di trasformare un uomo in donna e viceversa (anche se giuro di ricordarmi di aver già fatto questa cosa l’anno scorso, ma pazienza). Questo è il motivo per cui se in questi giorni aprite i social vari vedrete sicuramente vostri amici improvvisamente di sesso opposto e così via (magari vi stavate anche chiedendo il motivo di tutto questo). È divertente, certo, e in parte gratuito, nel senso che FaceApp è un’applicazione freemium, motivo per cui potrete accedere ad alcune funzioni in maniera del tutto gratuita (visualizzando un watermark “FaceApp” nella foto finale) oppure pagare per passare alla versione “PRO” ed ottenere funzioni aggiuntive dedicate perlopiù al makeup, trucchi vari e così via.
L’interfaccia è molto semplice: si apre l’app, si sceglie una foto dal proprio rullino (dando i permessi a FaceApp, ovviamente), si scelgono gli effetti da applicare e via, in un attimo parte la trasformazione. Con il nuovo aggiornamento, FaceApp è inoltre in grado di riconoscere quali siano le foto presenti nella vostra libreria con un volto presente, in modo tale da nascondere quelle senza volti. Per tale modifica significa che l’app esegue una scansione di tutti i contenuti della vostra libreria, li analizza e vi mostra risultati validi, dimostrando comunque che l’algoritmo dietro a questo software è davvero valido, cosa che però scoprirete anche in fase di “modifica”.
L’interfaccia per modificare uno scatto è semplice come tutta l’app: basta scegliere in basso se modificare una foto nella sezione “editor” (dov’è tutto più “manuale”) oppure dentro a “fun”, dove invece ci sono vari preset molto più “divertenti”. In entrambe le schermate potrete cambiare sesso, cambiare capelli, tagliarvi la barba o farvela crescere e così via. Ciò che mi ha stupito, come vi ho già segnalato poco sopra, è proprio la precisione assoluta di analisi da parte dell’app e di trasformazione: ho provato con giovani che diventano vecchi e assomigliano tutti ai genitori, ho provato con anziani che diventano giovani e mi è stato detto che erano esattamente così da giovani. Insomma, c’è da riconoscere che il lavoro fatto dagli sviluppatori è straordinario, ma a che prezzo? Sebbene vi possa sembrare tutto gratuito, è vero solo in parte: anche se decidete di non pagare l’abbonamento Pro per avere funzioni aggiuntive, state comunque dando dei dati ad una società russa…
FaceApp: quando la privacy è un problema
Per carità, l’ultima cosa che voglio essere è “di parte” in un blog apolitico e, soprattutto, non di parte in nessun caso e per nessun motivo. Cerchiamo sempre di essere neutrali, di darvi contenuti originali e non troppo “pendenti” verso una parte in particolare, lasciando anche fuori da tutto questo le nostre preferenze personali in tema di fotocamere, obiettivi e così via, però questa cosa lasciatemela scrivere: ad oggi, in Italia, c’è un grande “baccano mediatico” causato dall’app Immuni, nuova applicazione di concezione totalmente italiana creata per aiutare la prevenzione di contagi causati da Coronavirus. Sui social ho letto “la qualunque”: gente che intimava agli altri di non scaricare Immuni perché ci traccia (“stacca, staccaa” – cit.), altri che dicevano che per colpa del tracciamento di Immuni il governo sa dove stiamo andando e cosa facciamo, altri che dicono che Immuni ci ruba i dati, altri che incolpano gli sviluppatori perché ci fanno diventare “schiavi del sistema”, insomma, l’ho scritto, “la qualunque”.
Ovviamente sono tutte frasi con verità nulle e scritte solo per giustificare l’acquisto di una nuova tastiera o che so, fare pratica con uno smartphone nuovo o ancora cercare di ottenere popolarità sui social (perché alla fine è con i like che si pagano le bollette, giusto?). Ad ogni modo, gran parte della popolazione italiana si è scagliata ingiustamente contro l’app Immuni, che non ha nemmeno accesso al GPS, pertanto, ad esempio, non può tracciarvi. Non ha accesso al microfono, quindi non può sentirvi, non ha accesso alla vostra rubrica, quindi non può rubarvi i numeri di telefono. Ha solo accesso al Bluetooth, utilizzato proprio per la questione “vicinanza” con eventuali contagiati, e, di fatto, secondo me l’app Immuni è la prima vera applicazione da scaricare e avere sempre con sé.
Perché vi ho fatto questa digressione apparentemente inutile? Perché gli stessi che si lamentano di Immuni lo fanno su Facebook e poco dopo postano una foto “elaborata” con FaceApp, ovviamente la vicenda fa molto ridere, e magari sapete anche già il motivo.
FaceApp è un’applicazione realizzata da Wireless Lab, una società con sede a San Pietroburgo con a capo Yaroslav Goncharov, un ex dirigente di Yandex, ovvero il motore di ricerca principale in Russia. Tempo fa, FaceApp finì nel mirino di chi alla privacy ci tiene davvero proprio perché, inizialmente, non era stato specificato, all’interno della Privacy Policy dell’app, che fine facessero le foto caricate dagli utenti sul server. Si, ogni foto che elaborate con FaceApp viene caricata su un server estero, ecco perché serve internet per sfruttare le varie modifiche. In tutta risposta, l’anno scorso gli sviluppatori assicurarono pubblicamente che non avrebbero condiviso i contenuti caricati dagli utenti con aziende di terze parti e, soprattutto che “le foto e i dati degli utenti non vengono trasferiti in Russia”, oltre a rassicurare poi tutti gli utilizzatori del servizio che le foto sarebbero state tutte rimosse entro 48 ore dal caricamento iniziale.
Dopo varie polemiche scatenate sui social e non solo, gli sviluppatori hanno deciso di includere tali informazioni all’interno della privacy policy, garantendo una trasparenza migliore nell’utilizzo globale dell’applicazione. Pertanto si, ad oggi sembra che utilizzare FaceApp sia un’operazione “sicura”, ma, di fatto, state comunque condividendo più dati dell’app Immuni, che invece è finita al centro dello scandalo.
La situazione però, non è così chiara, nel senso che, se avete letto con attenzione poco sopra, gli sviluppatori hanno pubblicamente annunciato che
- le foto vengono rimosse entro 48 ore;
- le foto non vengono archiviate né in Russia e nemmeno in altri server;
- le foto non vengono vendute ad aziende di terze parti;
Tutto molto bello, peccato che nei termini di utilizzo dell’app stessa venga praticamente scritto il contrario, e si evidenzia inoltre che l’utente, utilizzando l’applicazione, deve accettare la possibile archiviazione totale delle foto e l’eventuale condivisione con terze parti.
Insomma, FaceApp, qual è la verità? Cosa succede alle foto che vengono condivise?
Nel dubbio, il nostro consiglio è quello di non provare l’elaborazione fotografica su vostre fotografie personali “compromettenti”, usate l’app per divertirvi, e magari evitate di fornire foto molto personali, private o di minorenni.
N.B.: non riceviamo commissioni / affiliazioni da applicazioni scaricate tramite i due link posti qui sopra in quanto sia Apple che Google non prevedono un programma affiliazione per le app sullo store.