Come lo scorso anno, ho avuto il piacere di visitare il Festival della Fotografia Etica di Lodi 2022, una rassegna importantissima per quanto riguarda l’Italia fotografica e un punto di riferimento per tutto il settore del fotogiornalismo. Insieme ad Alberto Prina, organizzatore dell’evento, ho esplorato i meandri di questa edizione, ascoltato storie, vissuto in prima persona le emozioni di creare qualcosa di grande che, di anno in anno, diventa sempre più unico. Ecco il mio racconto della giornata.
Festival Fotografia Etica di Lodi 2022: nuova edizione, stesse emozioni
Sono emozionato: per il secondo anno ho avuto il piacere di visitare, invitato da Fujifilm Italia, il Festival della Fotografia Etica di Lodi. Emozionato perché è un evento importantissimo del panorama fotografico italiano, ma non solo: è un punto di riferimento per la cultura e per tantissime attività che diventano fulcro del racconto dando vita a un’ecosistema complesso e stratificato in cui il reportage prende vita come da nessun’altra parte. Una rassegna che quest’anno può vantare anche la mostra del World Press Photo 2022, unica tappa regionale siccome viene data una esclusiva a regione per edizione. Dopo essere sempre stata realizzata a Milano, quest’anno è Lodi ad accaparrarsi la rassegna e, come dichiarato dagli stessi organizzatori, non potrebbe esserci contesto migliore dato che è un festival prettamente legato al mondo del reportage.
La nuova edizione non trascende quelle che sono le sue fondamenta: il racconto e le emozioni. Due pilastri su cui si regge tutto il palinsesto che, come ogni anno, anche durante il periodo pandemico, riesce a catalizzare non solo l’attenzione degli addetti ai lavori ma di un variegato bacino di utenti, con migliaia e migliaia di visitatori. Infatti, come dichiarato da Alberto Prina, organizzatore e nostro accompagnatore nel giro di ieri, il Festival della Fotografia Etica di Lodi non è solo un punto di ritrovo per fotografi che vogliono ammirare fotografie ma, soprattutto, per famiglie e persone che desiderano lasciarsi trasportare dalle immagini intese come linguaggio comunicativo e tramite il quale può (e deve) essere raccontato il mondo e la storia dell’umanità. Un linguaggio che, fin dall’alba dei suoi tempi, è pilastro della società, ancor più oggi con i social e le testate giornalistiche. Complesso e ramificato, nella sua massima espressione. Umano.

Tra educazione e cultura
Mi sono incontrato con Alberto Prina, Marika e Matilde (di Fujifilm Italia) e tutti gli altri della stampa verso le 10. Tempo di un saluto accompagnato da un buon caffè con vista piazza, dove nel pomeriggio si sarebbe poi svolto il Palio di Lodi, e poi via verso la prima tappa del giro. Durante la visita Alberto ci ha deliziato con racconti, aneddoti e storie legate al festival, lasciando sempre trasparire, in ogni sua parola, l’incredibile amore che nutre per la fotografia e la cultura più in generale.
Il Festival della Fotografia Etica di Lodi si differenzia da tantissimi altri per una particolarità che, a prima vista, potrebbe non balzare all’occhio: non esiste un vero e proprio weekend inaugurale perché tutti i weekend hanno la medesima importanza. Un villaggio della cultura, per citare le parole di ieri, per tutti. Mai come quest’anno, anche per le famiglie: sempre in collaborazione con Fujifilm è stato possibile realizzare il primo EduLab del festival, dedicato ai bambini dai 4 anni in su. Tramite questa iniziativa i più piccoli possono staccarsi dai genitori per un po’ di tempo e imparare le basi della fotografia tramite l’utilizzo di fotocamere istantanee Instax. Questo permette sia ai genitori di poter visitare alcune mostre che, diciamocelo, sono molto crude e quindi poco adatte ai più piccoli, sia, a quest’ultimi, di vivere dei momenti di condivisione tutti insieme nel nome della fotografia. Inoltre, questa è la rassegna che più di tutte (in Italia) si approccia con le scuole.
“Cultura significa far crescere” – Alberto Prina

Il Festival della Fotografia Etica di Lodi 2022 non si dimentica nemmeno di coloro che amano la fotografia ma non sono professionisti: infatti, distribuite in diverse location della città come bar e negozi, sono presenti oltre 50 esposizioni dedicate a coloro che amano scattare ma non ne hanno fatto un lavoro.
Tutto il progetto è stato curato da Laura Covelli che ci ha presentato diverse opere, oltre ad aver tenuto una conferenza di presentazione del World Press Photo insieme ad Aldo Mendichi, altro organizzatore.

Le emozioni sono tutto
Basterebbe questo titolo, senza aggiungere altro. Il racconto, quando è realizzato bene, e per bene non intendo esclusivamente realizzato ad hoc sul fronte tecnico (anzi, forse è l’aspetto meno importante), emoziona, narra lasciando un solco dentro l’anima di chi lo guarda. Un segno indelebile perché la sensibilità dei fotografi è stata tale da permettere di raccontare una storia senza infrastrutture, combattendo la censura imposta e permettendo un punti di vista vero ma al contempo personale sugli avvenimenti.
Cosa sarebbe la fotografia senza la bellezza dei racconti? E, intendiamoci, per bellezza intendo anche la bellezza del raccontare la brutalità e le storie più crude. Perché necessitano di essere raccontate, perché noi abbiamo bisogno di conoscere e viverle sulla nostra pelle, seppur non in prima persona. Educare il linguaggio fotografico ad essere il veicolo della verità umana. Questa è la forza di uno strumento, la macchina fotografica, che altro non è se non il mezzo tramite il quale vedere e raccontare il mondo. E su questo il Festival di Lodi punta tutto, perché il reportage fotografico è l’essenza stessa della fotografia.
La narrazione, il più potente e ammaliante strumento per arrivare al cuore e raccontare il mondo. Questo scrivevo lo scorso anno, e ne resto pienamente convinto.
Le mostre
Quattro categorie, cinque sezioni: il World Report Award ritorna anche per l’edizione 2022 del Festival della Fotografia Etica di Lodi e lo fa con la qualità delle sue immagini e delle storie che raccontano. Divisi nelle sezioni Master, per tutti, Spotlight, per le giovani promesse (non di età, ma dei concorsi), Short Story, Studend e Single Shot, il concorso è aperto a tutti e per tutti coloro che vogliono raccontare con la fotografia l’impegno sociale. Un affresco sulle storie del pianeta, da quelle più conosciute a quelle che non vengono raccontate e che non hanno altro modo di venire a galla se non tramite un lavoro complesso e colmo di dedizione.
I vincitori, oltre a ricevere premi in denaro e attrezzatura fotografica professionale targata Fujifilm, vedono anche le loro opere esposte durante la rassegna e in mostra permanente sulla gallery online. Il tema di quest’anno era legato ai valori, alla speranza e al futuro. Una linea guida delicata e importante, per lanciare un messaggio positivo.
Le mostre esposte sono tante e tutte diverse tra loro, legate però dal concetto di racconto e verità. Si passa da una narrazione serrata sugli avvenimenti più recenti come quelli in Ucraina ad una più intima legata al mondo della pandemia e al periodo di quarantena, toccando diverse corde e lasciando gli occhi luccicanti sia per la bellezza delle immagini (alcune composizioni tolgono il fiato) sia per gli sguardi degli esseri umani raccontati. Si scivola tra i meandri dei luoghi più remoti del mondo con una bellissima collezione di fotografie naturalistiche e poi ci si immerge nelle fosse comuni dell’Iraq, passando per ritratti ricchi di sfumature e reportage capaci di far vacillare le proprie convinzioni.
Tra questi ultimi, il lavoro di Erika Pezzoli che ha raccontato Carola, una cacciatrice della Valle d’Aosta, con il progetto Artemide. Io sono arrivato con tantissimi pregiudizi come “i cacciatori sono tutti essere meschini che uccidono per il gusto di uccidere“, e ne sono uscito totalmente cambiato. Perché il suo reportage mi ha permesso di capire che esistono diversi tipi di caccia e che, come quello della ragazza raccontata in questo bellissimo progetto, alcuni sono essenziali per mantenere in equilibrio l’ecosistema. Il tutto immortalato con una sensibilità che solo le grandi fotografe hanno. Inoltre, Erica ha dispensato un grandissimo consiglio: bisogna saper fare selezione. Infatti ha deciso di non inserire, nelle 12 immagini del reportage, la sua immagine preferita perché non aggiungeva nulla al racconto. Una scelta audace e straziante per un fotografo ma che fa comprendere con forza quanto sia essenziale saper raccontare una storia con le giuste immagini.


Come accennato poco sopra, quest’anno il Festival della Fotografia Etica di Lodi può vantare il World Press Photo, il concorso più conosciuto e rinomato al mondo per quanto concerne il fotogiornalismo. Lo stesso Alberto Prina, come ha dichiarato a più riprese durante l’incontro di ieri, è cresciuto a pane e WPP. Un punto di riferimento che aggiunge ancor più valore alla rassegna. L’esposizione è situata leggermente fuori dal centro di Lodi, nei pressi della stazione, a circa 7/8 minuti di camminata. Una cosa importante da sapere è che tutte le esposizioni, nessuna esclusa, sono a portata di camminata: non camminerete mai per più di dieci minuti e, nel mezzo di tutti i tragitti, troverete altre mostre. Questo è un valore aggiunto perché permette sia di non stancarsi troppo in lunghe camminate o giri con la macchina sia perché da a tutti la possibilità di ammirare il bellissimo centro di Lodi, una città che spesso viene sottovalutata quando si tratta di viaggiare e visitare. Detto questo, le immagini presenti alla mostra del WPP sono di un impatto devastante, come da tradizione.
Festival Fotografia Etica di Lodi 2022: perché andarci
La risposta potrebbe essere talmente semplice da risultare disarmante: perché è essenziale. E voglio utilizzare proprio questa parola, essenziale, perché lo credo fermamente: un evento che nel panorama italiano non ha equali, ne a Milano ne in altre regioni. Un format ricco e costruttivo, colmo di cultura fotografica e di persone che si adoperano tutto l’anno per realizzarlo nel migliore dei modi. Chiarificatrici, in tal senso, le parole di Alberto Prina quando uno di noi gli ha chiesto: “Quanto ci vuole per organizzare il tutto?” e lui ha risposto: “Come il respiro. Ogni secondo, ogni giorno”.
Impegno e dedizione per realizzare qualcosa di grande che permette anche di conoscere una città ricca di storia e cultura, ossia Lodi. Ieri, inoltre, c’era anche il Palio di Lodi e poter ammirare la città così viva con tantissime famiglie e persone è stato qualcosa di magnifico. La piazza, poi, è bella e nasconde scorci molto particolari in cui perdersi.
Festival Fotografia Etica di Lodi 2022: conclusioni
Il Festival, con la F maiuscola, della fotografia di documentaristica in Italia. L’Itaca della fotografia nel nostro paese. L’edizione 2022 conferma quanto di buono fatto negli anni passati, dando luce a tutte le emozioni di un linguaggio che racconta perché è vero, forte, diretto e sincero. Un festival che merita di essere vissuto.
Per maggiori informazioni su orari e biglietti vi rimandiamo al sito ufficiale.