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Alla scoperta dei filtri fotografici: ecco tutte le tipologie e quali avere nel proprio corredo

Scopriamo insieme cosa sono questi accessori e come si usano

Silvia Zajac di Silvia Zajac
31 Marzo 2020
25 minuti di lettura
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Filtro or not filtro? This is the question. Negli ultimi anni la parola “filtro” è un po’ sulla bocca di tutti, e in effetti in ambito fotografico si intendono un sacco di cose con questo termine, a partire da quelli che si mettono davanti agli obiettivi, passando per quelli che si applicano in post- produzione per terminare (purtroppo) con gli effetti più vari e a volte terribili che ci mette a disposizione Instagram (o gli utenti che creano vari preset). Si sente tanto parlare di filtri fotografici circolari o a lastra, UV, polarizzatori o colorati. Tante parole ma poca chiarezza, ed il rischio è di comprarne un numero spropositato e non usarli mai. Ecco a voi una guida per orientarvi e capire bene quale filtro vi serve e come utilizzarlo al meglio.

Filtri fotografici

Filtri fotografici: cosa sono, come funzionano e perché servono

In genere, appena un fotografo si affaccia sul mondo dell’attrezzatura fotografica si fa venire gli occhi a cuoricino guardando obiettivi magnifici ma poi guarda il contenuto del proprio portafoglio, saluta il ragnetto domestico che ormai vive lì e che ha rinominato “Gigetto” e si dirige verso un altro sogno.

Filtri fotografici

Per questo motivo, i filtri fotografici fanno al caso vostro: non solo perché costano un decimo rispetto ad una lente pur essendo in grado di migliorare le vostre foto, ma anche perché, magari, vi renderete conto che non è la vostra attrezzatura a fare le fotografie, ma la vostra competenza, quindi sarebbe il caso all’inizio di investire nella formazione e non nell’acquisto di nuovi obiettivi o, peggio, corpi macchina.

[fine pippone, torniamo a noi.]

I filtri fotografici sono una vasta gamma di accessori che si applicano davanti alla lente dell’obiettivo per modificare la luce prima che arrivi al nostro sensore fotografico o alla pellicola. Sono nati quando si fotografava in analogico e in alcune situazioni sono davvero indispensabili, permettono l’ottimizzazione dello scatto facilitando il lavoro di post-produzione o rendendo le nostre foto più creative. È come mettere un paio di occhiali davanti ai vostri occhi: la luce che arriverà alla vostra retina, paragonabile al sensore, modificata per colore o per intensità nel caso degli occhiali da sole o per ingrandimento nel caso di quelli da vista.

filtri fotografici

Sul mercato troviamo tantissimi tipi di filtri, si distinguono a seconda della forma e della tipologia. Per quanto riguarda la forma, abbiamo filtri circolari o a lastra, per quanto riguarda la tipologia ce ne sono innumerevoli: polarizzatore, ND e UV, solo per citare i principali, ma ci arriveremo tra poco. Ognuno ha le sue caratteristiche ed i suoi vantaggi, ma se vi ho detto prima che servono a “modificare” i vostri scatti, che senso hanno? Non si fa meglio applicandoli in fase di post-produzione? Risparmiamo un po’ di soldini e alleggeriamo il quantitativo di cose da portarci dietro, giusto? No, purtroppo non è così semplice. Intervenendo dopo l’acquisizione dello scatto, la qualità finale sarà senza dubbio minore. Ovviamente per imparare a gestire correttamente i filtri ci vuole un po’ di tempo, ma sarete poi in grado di ottenere direttamente lo scatto desiderato, senza perdere tempo e qualità in fase di post-produzione.

filtri fotografici

Questo non vuol dire che userete 200 filtri in 200 situazioni diverse, imparerete che a seconda dello scatto che desiderate, ci sono alcuni pratici accessori che possono darvi una mano, sia che si tratti di paesaggi, ritratti o street photography (qui puoi leggere le nostre guide sulla street photography e sulla fotografia ritrattistica), sia che vogliate una lunga esposizione o un cielo più contrastato: potremmo quasi dire che esiste un filtro adatto a ciascuno di voi, dovete solo trovarlo.

Filtri fotografici: tipi di montature

I modi possibili per fissare i filtri fotografici davanti al nostro obiettivo sono due: a vite, anche detti circolari, oppure a lastra; questi ultimi non si agganciano direttamente alla lente ma necessitano di un porta filtri.

Filtri fotografici circolari (o a vite)

Si tratta del tipo di filtro più diffuso, sono rotondi e sono formati da una lastra di vetro ottico tonda fissata ad una montatura che presenta una filettatura maschio che andrà ad avvitarsi sulla femmina presente sul frontale del vostro obiettivo. In questo modo assicurare il filtro all’obiettivo è molto facile e veloce. È anche possibile montare più filtri diversi uno sull’altro per ottenere più effetti o per potenziarli. Essendo circolari, hanno diametri fissi segnalati di fianco al simbolo Ø.

A cosa servono questi numeri?

Se guardate i vostri obiettivi, vi accorgerete che, vicino alla lente frontale o sul corpo dell’obiettivo, è riportato un numerino di fianco al simbolo “Ø”. Quello è il valore del diametro delle vostre ottiche ed è espresso in millimetri. In genere i filtri a vite vanno da 52 mm a 82 mm.

filtri fotografici

Attenzione, questo non vuol dire che se avete una lente diametro 52, ed una 77 dovete comprare 2 filtri, sarà sufficiente comprarne uno del diametro della lente più grande del vostro corredo. Esistono degli anelli adattatori, in plastica o metallo, che con davvero pochissimi spiccioli vi permettono di montare il filtro di diametro maggiore sulla lente più piccola. Prendono il nome di step-up quando vi permettono di montare filtri di diametro maggiore su obiettivi dotati di filettatura più piccola. Esistono anche gli anelli “step-down” che vi permettono di fare l’operazione inversa, tuttavia, la parte di immagine riprodotta sarà minore e genereranno la tanto temuta “vignettatura” (parte più scura ai bordi dell’immagine).

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Perché ne esistono quindi anche di tipi diversi? L’utilizzo di un anello step-up non ti permette di montare il paraluce e l’aggiunta dello strato di aria fra vetro e filtro può aumentare la probabilità di flare e riflessi interni.

Step-up: è un anello adattatore (dal costo quasi irrisorio) che permette di montare filtri di diametro maggiore su obiettivi di filettatura minore
Step-down: anello adattatore che compie l’operazione inversa dello step-up, cioè permette di montare filtri di diametro minore su obiettivi di filettatura maggiore. Attenzione però, in questo caso avrete vignettatura in fase di scatto.

Filtri fotografici a lastra

Per questi problemi e per il fatto che molti obiettivi di un certo livello non montano filtri a vite per la presenza di un paraluce fisso o per la forma bombata della loro lente frontale (come nel caso dei grandangoli spinti) molti fotografi professionisti impiegano un sistema di filtri a lastra. In genere questo modello è nettamente più costoso ma fornisce risultati migliori.

Utilizzando un portafiltro, potremo montare anche 2, 3 o 4 filtri contemporaneamente e rimuoverne alcuni rapidamente, senza dover svitare tutto. Questo sistema di filtri fotografici fu introdotto negli anni ’80 dall’azienda Cokin, per questo motivo, a volte, questa tipologia di filtri fotografici prende questo nome. Il sistema è basato su filtri di dimensione quadrata che necessitano di un supporto, il portafiltri o holder, fissato sull’obiettivo mediante un anello adattatore della dimensione necessaria. Il portafiltri possiede delle scanalature laterali nelle quali inserire i filtri. In questo modo la lastra è valida per ogni obiettivo, a patto che, ovviamente, sia sufficientemente larga da coprire il campo ripreso. Per questo motivo sono creati in diverse misure, ad esempio Cokin ha le categorie A, (che sta per “amateur”) con una misura di 67 mm per lenti fino a Ø 62 mm, P (professional) 84mm per lenti da Ø 48 a Ø 82 mm, Z-Pro da 100 mm per lenti da Ø 49 a Ø 96 mm e, per concludere, X-Pro da 130mm per lenti da Ø 62 a Ø 118 mm. NiSi dispone invece di un sistema 100 (per obiettivi con filettature frontale fino a 82 mm), un sistema 150 (per obiettivi privi di filettatura) e un sistema 180 (specifico per Canon 11-24mm f/4). Un’altra importante azienda produttrice di filtri a lastra è LEE Filter, che possiede i sistemi 85, 100 e 150.

I problemi di questi filtri sono il costo estremamente elevato e la fragilità dei vetri che, se vi dovessero cadere o se doveste appoggiare un peso sulla loro custodia, si trasformerebbero in polvere all’istante.

filtri fotografici

Ovviamente esistono anche lastre in plastica ma la qualità ne risente e questo tipo di filtri è maggiormente esposto al rischio di graffi e abrasioni.

Filtri fotografici: le varie tipologie

Ora che abbiamo capito come funzionano e come sono fatti i filtri fotografici, veniamo finalmente a tutte le tipologie presenti sul mercato; i filtri sono veramente tantissimi e possono essere usati in molte situazioni diverse, essendo dotati di particolarità differenti. Essi nascono nella fotografia in bianco e nero e, paradossalmente, i più diffusi erano quelli colorati!

Sembra buffo, ma vedremo in seguito che in questo ambito sono molto utili. Ora, con l’avvento del digitale, hanno perso in gran parte la loro utilità e i filtri più popolari sono il filtro polarizzatore, i filtri ND e i filtri IR. Vediamo le principali tipologie.

Filtro polarizzatore

Il polarizzatore blocca una parte di luce riflessa, la luce non polarizzata. Avete mai provato gli occhiali da sole polarizzati? Se la risposta è sì ve ne sarete rapidamente innamorati: i colori sono più saturi ed i riflessi spariscono. L’unico risvolto negativo è che per usare il cellulare siete costretti a toglierli perché ci vedete malissimo. Ecco, il filtro polarizzatore funziona nello stesso modo: bloccando la luce riflessa su molte superfici e consentendoci di vedere attraverso l’acqua o un vetro (macchine, finestre, vetrine..); eliminando il riflesso che si crea nel vapore acqueo presente nel cielo questo apparirà decisamente più terso e saturo (e questo lo rende un must have per chi, come me, vive in pianura padana ed è abituato a cieli plumbei), similmente, le foglie che per natura sono lucide, non rifletteranno, diventando più sature. Per quanto riguarda le superfici metalliche non troverete nessun miglioramento perché non riflettono la luce polarizzata.

filtro fotografico

Il filtro polarizzatore è formato da due elementi: un supporto rotante con un vetro che viene avvitato sull’obiettivo e il vetro che rimane mobile, in mezzo alle 2 superfici è presente una sottile pellicola di materiale polarizzante. È importante che il vetro sia libero di muoversi perché deve essere orientato per mettere il suo piano di polarizzazione nella posizione più corretta per la nostra situazione di luce. Questo non vuol dire che per farlo funzionare dovete girarlo 200 volte come se steste avvitando un bullone per poi lamentarvi che non funziona! Nella fotografia dovete sempre essere delicati! Ruotando il polarizzatore di ¼ otterrete l’effetto massimo. Se arrivate a mezzo giro vi troverete nella situazione iniziale. Per avere il massimo effetto da un filtro polarizzatore è consigliabile avere il sole a lato.

I polarizzatori sono di due tipi, lineare (PL) o circolare (C-PL, PL-CIR o CPL). L’effetto finale è identico ma ormai si trovano solo quelli circolari che polarizzano la luce su un piano e la depolarizzano di nuovo nel modo corretto, in questo modo l’autofocus funzionerà correttamente.

Sia che viviate in un posto nebbioso sia che siate normali fotografi di paesaggio, il polarizzatore è un filtro indispensabile che va a ripristinare i corretti valori di saturazione, contrasto e vivacità e nessun software di fotoritocco è in grado di fornire questo risultato finale.

Quando utilizzate un polarizzatore dovete stare attenti all’esposizione: proprio come un filtro ND (il CPL può essere usato anche come blandi filtri ND), fa diminuire l’esposizione di circa 2 stop, dovrete quindi aumentare gli ISO, il tempo di scatto o aprire il diaframma (hai letto la nostra guida diaframma fotografia?) secondo le regole del triangolo dell’esposizione.

Sui grandangoli fino a 35mm potreste avere problemi di polarizzazione irregolare, questo avviene per il vasto angolo di campo di queste lenti che possono riprendere anche zone illuminate frontalmente dal sole (vi ricordate che prima vi ho detto che il CPL funziona al meglio se il sole è ai lati?) generando scatti con porzioni di cielo più scure di altre.

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Per maggiori informazioni su questo tipo di accessorio, potete leggere la nostra guida sul filtro polarizzatore.

Filtro Natural Density o ND

Ecco un altro filtro che non può mancare nel vostro corredo. Anche questo è così importante da aver vinto una guida tutta sua che vi consiglio di leggere nel caso vogliate approfondire l’argomento dei filtri ND. Se abbiamo paragonato i filtri agli occhiali, il filtro ND funziona come un paio di occhiali da sole. Questi filtri sono formati da un vetro uniformemente grigio che riduce la quantità di luce che entra dalla lente. Sono disponibili in diversi gradi di intensità e bloccheranno quindi più o meno luce, a seconda del numero riportato su di essi che vi dice di quanti stop diminuiscono la luce in ingresso.

filtri fotografici

I filtri ND si usando quando la luce è troppo forte o si vuole usare un tempo di esposizione diverso da quello suggerito dal triangolo dell’esposizione, ad esempio per far sparire persone e auto di passaggio da una foto o per regalare un “effetto setoso” alle vostre immagini di masse d’acqua in movimento.

filtro fotografico

Questo discorso è valido per ogni filtro: se non sono di qualità avrete più problemi; nel caso dei filtri ND lo strato grigio non sarà neutro ma leggermente colorato, provocando una dominanza di colore nel vostro scatto.

Le varie case di produzione chiamano i loro filtri ND con sigle differenti, eccole:

ND 101   ND 0.3    ND2           -1 stop

102         ND 0.6    ND4            -2 stop

103         ND 0.9    ND8            -3 stop

104         ND 1.2    ND16          -4 stop

105         ND 1.5    ND32          -5 stop

106         ND 1.8    ND64          -6 stop

107         ND 2.1    ND128        -7 stop

108         ND 2.4    ND256        -8 stop

109         ND 2.7    ND512        -9 stop

110         ND 3.0    ND1024      -10 stop (arrotondato a ND1000)

111         ND 3.3    ND2048      -11 stop

112         ND 3.6    ND4096      -12 stop

113         ND 3.9    ND8192      -13 stop

I filtri più comuni sono ND8, ND64 e ND1000. In commercio trovate anche gli ND variabili (anche detti Variable Neutral Density VND), nei quali è possibile regolare la quantità luce che viene bloccata.

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Aumentando il numero di stop si riduce la visibilità nel mirino delle fotocamere reflex pertanto, prima componete il vostro scatto e mettete a fuoco, poi disattivate la messa a fuoco automatica, montate il filtro, regolate il tempo di esposizione e scattate.

filtri fotografici

Non è necessario comprare tutti gli ND in commercio, sovrapponendone due avrete un filtro che blocca il numero di stop risultanti dalla somma dei 2 precedenti, esempio: montando un ND da 8 stop su uno da 2 ne otterrete uno finale da 10. Attenzione, vi consiglio questo giochino solo se i vostri filtri fotografici sono di buona qualità, altrimenti amplificherete i difetti degli stessi.

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Bellini, non è vero? Ci sono alcune situazioni però nelle quali è meglio non usarli, ad esempio quando nello scatto ci sono zone con una grande differenza di luminosità. In queste situazioni è meglio usare un filtro neutro graduale.

Filtro neutro graduale o GND

Sono filtri fotografici formati da una parte più scura che sfuma gradualmente (da qui il nome) in una più chiara e servono a rendere omogenee le esposizioni di due zone del nostro scatto che si presentano troppo differenti. Sono molto utili nella fotografia di paesaggio, ad esempio nel caso di uno scatto che presenta un cielo troppo luminoso al tramonto contrastato dalle montagne che sono già buie.

Il problema di questo genere di filtri fotografici è che l’intervallo di sfumatura è fisso e non può essere modificato all’occorrenza, provocando spesso un effetto di transizione piuttosto innaturale. Esistono tantissimi modelli di filtri GND ma ovviamente non è possibile acquistarli e trasportarli tutti: fare degli scatti multipli (una per esporre correttamente il cielo e una per il suolo ad esempio) e poi unirli in post-produzione, rimane a mio avviso la scelta più saggia. Anche questo paragrafo è solo un accenno, una trattazione più completa può essere trovata nella nostra guida sui filtri ND.

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Filtri a conversione temperatura di colore

Questo è il tipico filtro fotografico che si trova nel mercatino dell’usato. Quando si scattava in analogico erano utilissimi (e lo sono tutt’ora per i nostalgici) perché le pellicole sono create per una specifica temperatura di colore. Nel caso non ci si trovi in quella esatta condizione di luce lo scatto presenterà una dominante cromatica fastidiosa, per questo motivo nacque questa categoria.

filtri fotografici

Si tratta di filtri con un leggero color blu o arancio che servivano ad effettuare un corretto bilanciamento del bianco. In caso di pellicole per luce diurna utilizzate in ambienti illuminati con lampade al tungsteno si utilizzava un filtro blu (la serie 80, formata da 80A, 80B, 80C e 80D), per utilizzare le pellicole pensate per la luce artificiale in condizione di luce solare se ne impiega uno arancio (la serie 85, formata da 85, 85N3, 85N6, 85N9, 85B e 85C).

Attualmente la loro utilità per chi scatta in digitale è nulla, in quanto il bilanciamento del bianco viene fatto prima dello scatto o successivamente con la post-produzione. Al massimo possono essere impiegati per saturare ulteriormente il blu o l’arancione, ma sono cose che potete fare tranquillamente e senza grandi danni sul vostro computer.

Filtro UV (ultravioletti)

Eccovi un filtro la cui utilità è estremamente dibattuta fra tutti i fotografi. I raggi UV sono quella parte di spettro con una lunghezza d’onda compresa fra i raggi X e la luce visibile. Sono divisi in raggi UV-A (400-315nm ) UV-B (315-280nm) e UV-C (280-100nm).

filtro fotografico

Questi filtri fotografici appaiono quasi completamente trasparenti e sono stati creati per assorbire i raggi UV che possono ridurre il contrasto. Questo si nota davvero a malapena, un occhio allenato può percepire la differenza negli scatti effettuati ad altitudini più elevate o al mare, dove la concentrazione di raggi UV è maggiore e tende ad aggiungere una leggerissima tonalità blu alle immagini. Questo succede anche quando si scatta in presenza di neve: il ghiaccio infatti riflette questa radiazione. Quindi tutto sommato possiamo dire che l’effetto generato è realmente minimo, riduce una lievissima foschia che si nota negli scatti in presenza di troppa luce solare e riduce leggermente la dominante blu.

filtri fotografici

In passato questo genere di filtri era molto utilizzato per proteggere la pellicola, ora, con l’avvento del digitale (analogamente al filtro Cut-IR davanti al sensore abbiamo un filtro anti UV), l’utilizzo principale di questi filtri fotografici è la sostituzione di un vetro protettivo, per la quale utilità vi rimando al paragrafo dedicato ai filtri protettivi.

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Filtro Skylight

Esattamente come il filtro fotografico UV, lo Skylight rimedia ad alcune dominati. È leggermente colorato di rosa salmone che contrasta il blu tipico dei raggi UV-A e in questo modo riscalda leggermente la foto, rendendo i colori più piacevoli alla vista e esaltandoli.

 

filtro fotografico

L’effetto come nel caso precedente è a malapena apprezzabile e anche questo viene usato principalmente come filtro fotografico protettivo.

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Filtro protettivo

Lo scopo di questo filtro fotografico è semplice: proteggere la nostra lente da spruzzi d’acqua, umidità, ditate, polvere e alcuni danni che possono capitare qualora l’obiettivo cada (spero per voi che non capiti mai).

filtri fotografici

La domanda logica potrebbe essere: serve veramente?

Prima di tutto una considerazione: si tratta in ogni modo di qualcosa che viene posta davanti ai vostri obiettivi, uno strato in più che la luce deve attraversare prima di arrivare al sensore. Provocherà inevitabilmente una diminuzione della nitidezza e della qualità della vostra immagine, per quanto leggera. Parlando di protezione data verso le cadute accidentali, basterà montare il paraluce. A tal proposito, è successo che i danni riportati da una lente caduta insieme al filtro fossero dovuti alle schegge rotte dello stesso, infatti la lente frontale dei vostri obiettivi è molto più resistente di quanto possiate pensare. Per lo sporco e le ditate…beh, in fondo nello stesso modo in cui si pulisce un filtro fotografico si pulisce anche l’obiettivo, giusto? Ad ogni modo, la considerazione finale sta a voi, ed è giusto eventualmente provare qualora siate in dubbio, esattamente come le “sfide” tra team a favore del vetro sul display dello smartphone e team “tanto non serve a nulla”.

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Filtro infrarosso IR

No, ragazzi, non pensateci nemmeno. Non stiamo parlando di filtri per vedere sotto agli abiti delle ragazze. Quella è fantascienza. Non si tratta nemmeno di filtri per vedere di notte né tantomeno filtri che possano in qualche modo sostituire il telecomando della vostra televisione (quest’ultima forse sarebbe comoda e interessante, usare la fotocamera per cambiare canal..vabbè basta).

filtro fotografico

I filtri fotografici infrarossi sono all’apparenza molto scuri, quasi neri o alcuni di color amaranto. Sono dotati di un altissimo potere assorbente, proprio come i filtri ND e, analogamente, richiedono tempi di esposizione molto lunghi, un diaframma chiuso e la messa a fuoco a infinito. Non si tratta di una vera e propria fotografia ad infrarosso che, in linea di massima, non è possibile con le nostre macchine fotografiche digitali. Il sensore infatti è protetto da un filtro fotografico interno al niobato di litio chiamato IR-cut o CutIR, che blocca la maggior parte della radiazione IR. Questa radiazione sul nostro sensore può provocare dei problemi, modificando ad esempio l’esposizione. Ad ogni modo questo filtro fotografico di protezione può essere rimosso da alcuni centri specializzati (vi prego, non provateci a casa!) che provvedono ad aggiungere un ulteriore filtro in grado di bloccare le frequenze della luce visibile e di lasciar passare esclusivamente gli infrarossi.  Questa è una scelta fatta da alcuni fotografi che si trovano in casa un secondo corpo macchina, magari estremamente datato, e decidono di sacrificarlo per ottenere degli scatti inusuali. Queste fotografie possono essere in parte replicate con l’apposizione di un filtro IR davanti all’obiettivo che non lascia passare la luce visibile ma solo gli infrarossi. Ovviamente, visto che davanti al sensore rimane il filtro integrato anti-IR, il quantitativo di raggi IR che riusciamo ad immortalare in questo modo è solo una minima parte della radiazione infrarossa.

Lo scatto ottenuto sarà rosso, dovrete poi intervenire in post-produzione bilanciando il bianco nella maniera più corretta. Le tonalità nelle foto all’infrarosso risultano spesso sorprendenti poiché queste dipendono dall’indice di assorbimento e riflessione delle radiazioni IR invisibili all’occhio umano e specifico per ogni materiale. Un curioso effetto sugli alberi che, come vedete dalle immagini, diventano completamente bianchi. Pittoresco!

filtri fotografici

Esistono diversi tipi di filtri IR a seconda delle lunghezze di radiazioni che lasciano passare (ho detto radiazioni e non luce perché con il termine luce si intende solo lo spettro del visibile, cioè quello compreso fra i 400 e i 700 nm). Ogni casa dà un nome differente ai propri filtri a seconda della lunghezza di radiazione che lasciano passare, ad esempio Kodak rinomina 87 i filtri che lasciano passare le lunghezze d’onda superiori ad 750nm, 87C quelli da 800nm, 87B da 850 nm e infine 87A per le lunghezze superiori a 950nm. In casa Hoya troviamo R72 che blocca le lunghezze fino a 720nm, RM90 fino a 900 e RM1000 che lascia passare solo le lunghezze maggiori di 1000m. Ad ogni modo, in linea generale, esistono 3 categorie di filtri IR: le prime 2 bloccano le radiazioni fino a 600 e fino a 700 nm, non bloccano completamente la luce visibile (che arriva a 700, ricordate?) in questo modo otterrete fotografie a colori. Nella terza categoria troviamo i filtri che bloccano la luce fino ai 90nm.

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Filtro close-up

Il filtro Close-up è un modo economico per fare le fotografie macro. Funziona come una lente di ingrandimento, riducendo la distanza di messa a fuoco e producendo un ingrandimento. Sono filtri fotografici disponibili in vari tipi, a seconda della quantità di ingrandimento che si vuole ottenere. Il potere di avvicinamento è espresso in diottrie: +1, +2, +4 e +10, all’aumentare del numero delle diottrie si avvicina il punto di messa a fuoco.

filtri fotografici

Ovviamente per le fotografie macro le lenti apposite rimangono la soluzione migliore ma un filtro fotografico close-up è un’alternativa economica per avvicinarsi a questo mondo.

filtro fotografico

Le lenti addizionali possono essere montate una sull’altra sommando il loro rapporto d’ingrandimento, quindi una lente +1 addizionata ad una+ 2 cosa porterà? Una +3, bravissimi! Come sempre vi ricordo che si tratta di qualcosa che mettete davanti alle vostre lenti. Sommare 5 o 6 filtri diversi, specie se di fattura scadente, andrà sicuramente a danneggiare la qualità del vostro scatto. Un altro limite di questo filtro fotografico è che provoca aberrazioni sferiche e quindi la parte periferica dell’immagine non sarà a fuoco (non che vi interessi tanto se fate una macro). Problema ben più grosso è dato dal fatto che ogni lente addizionale riduce di uno stop la luminosità.

HOYA 3 Close-up filters set +1, 2 et +4
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Filtri colorati

In questa categoria troviamo filtri fotografici estremamente apprezzati dai fotografi che scattano in bianco e nero: in questo caso l’effetto fornito da questi vetri viene difficilmente ottenuto in post-produzione. I colori sono tantissimi e sono impiegabili anche nella fotografia a colori per introdurre una dominante.

filtri fotografici

 

Per quanto riguarda il bianco e nero invece servono a modificare il contrasto. Ogni filtro fotografico schiarisce il proprio colore, scurendo al contempo quello complementare, in questo modo colori che normalmente apparirebbero come tonalità di grigio molto simili vengono separati meglio: un filtro fotografico giallo potenzierà il contrasto fra le nuvole e il cielo, poiché scurisce l’azzurro che è il colore complementare. Simile effetto hanno i filtri di color arancione e rosso anche se, ovviamente, sarà più evidente. Usando un filtro fotografico verde renderete più chiare le foglie degli alberi e scurirete il rosso presente sul tetto o l’arancio del frutto fra i rami.

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filtro fotografico

Questo tipo di filtro fotografico va usato con attenzione perché assorbe una porzione di luce, sarà necessario quindi aumentare l’esposizione per evitare la sottoesposizione. Sui filtri è riportato un fattore che indica quanto deve essere aumentata l’esposizione per far sì che gli oggetti neutri abbiano lo stesso tono che avrebbero nella foto scattata senza l’ausilio di questi accessori. Se esporrete nella giusta maniera otterrete gli oggetti neutri normali, quelli del colore del filtro fotografico sembreranno più luminosi e quelli complementari più scuri. Se sul vostro filtro leggete 2x dovrete raddoppiare l’esposizione, aumentandola di uno stop, 4x implica 2 stop, 8x 3 stop e così via.

Filtri creativi

Esiste anche una categoria apposita per i più fantasiosi di voi. Qui troviamo tantissimi filtri fotografici che ad esempio sfumano un’immagine o rendono le luci a forma di stella. La maggior parte di questi filtri, con l’avvento dell’era del fotoritocco, si è resa superflua essendo facilmente ricostruibili al computer.

filtro fotografico

Fra i filtri creativi troviamo i filtri digradanti colorati, dotati di un’area trasparente che gradualmente digrada nel colore e servono per accentuare un colore solo in una zona del fotogramma. Questo genere di filtri è da preferire nelle loro versioni a lastra perché vi permetteranno una migliore regolazione nello scegliere la zona nella quale applicare l’effetto.

Altri filtri interessanti in questa categoria sono i soft-focus o fluo o diffusori che, essendo formati da superfici irregolari, provocano una deviazione casuale dei raggi, creando un effetto di sfocatura maggiormente marcato nelle zone con alte luci e riflessi. Si tratta di un filtro fotografico molto usato nella fotografia ritrattistica poiché è in grado di attenuare i difetti della pelle. È facilmente ricreabile spalmando della vaselina o una crema su un filtro UV o protettivo o scattando con un tessuto semitrasparente come un collant.

Esistono anche i filtri diffrattori, la cui superficie è incisa in piccoli prismi, la luce viene quindi scomposta senza deformare l’immagine, aggiungendo aloni con arcobaleni.

I filtri citati all’inizio del paragrafo che trasformano le luci in stelle si chiamano cross-screen, l’effetto è ottenuto tramite l’incisione di sottili linee incrociate.

filtri fotografici

Il filtro spit-field è formato da una lente sulla quale viene montata metà lente addizionale: utilizzando questo filtro senza chiudere il diaframma riuscirete ad avere perfettamente a fuoco due soggetti pur se distanti fra loro.

Infine, i filtri multiface replicano una parte dell’immagine.

Filtro fotografico: manutenzione e pulizia

Quello della pulizia é un discorso che può essere applicato in tutti gli ambiti: un oggetto per funzionare al meglio ha bisogno di essere trattato con cura e manutenuto costantemente. In un filtro fotografico, la polvere e lo sporco che si depositano provocano una variazione nel contrasto, mentre impronte, umidità e tracce di unto rendo imperfetta la messa a fuoco della lente. È un po’ come indossare degli occhiali sporchi per continuare con il nostro paragone. 

filtro fotografico

I filtri si puliscono nello stesso modo in cui pulite il sensore o gli obiettivi: con la pompetta ad aria e con il pennellino apposito rimuovete i micro-granelli di polvere che possono essersi depositati sulla superficie. Proprio come le lenti, i filtri sono più soggetti alle impronte o a qualche schizzo d’acqua dolce o peggio, salata. In questo caso i pennellini non saranno sufficienti e servirà una pulizia più approfondita con un panno in micro fibra pulito, alcuni produttori raccomandano l’uso di panni monouso in modo da non correre il rischio di avere fibre e particelle rimaste intrappolate dopo l’ultimo utilizzo. I panni che usate per pulire le lenti degli occhiali vanno benissimo. Inumiditeli con un liquido apposito e pulite il filtro fotografico cercando di effettuare movimenti circolari sempre più ampi a partire dal centro fino ad arrivare ai bordi, in modo da portare lo sporco ai lati e rimuoverlo meglio. A questo punto asciugatelo con un angolo del panno asciutto o rimarranno degli aloni.

filtri fotografici

Ancora una volta vi ricordo che prevenire è meglio che curare: trattate bene i vostri filtri avendo cura di non toccarli nella zona centrale ma solo sui bordi e soprattutto conservateli nelle loro scatole o nelle apposite custodie porta filtro in modo da proteggerli da danni potenzialmente irreparabili.

Filtri fotografici: meglio comprarne uno buono da 50 euro o 25 filtri da 2 euro?

Ricordatevi sempre che un filtro è un oggetto che andate ad apporre sull’obiettivo: per ottenere delle buone immagini non è possibile risparmiare sull’acquisto di un filtro fotografico, analogamente al discorso fatto per il resto dell’attrezzatura, non comprerete mai una lente scadente per la vostra full frame di ultima generazione, sarebbe come tagliarle le mani. Purtroppo (o per fortuna), funziona così per ogni prodotto: la qualità si paga.

La luce che lascia passare un filtro fotografico in vetro ottico sarà sicuramente meno distorta rispetto a quella che passa attraverso la resina plastica. I filtri di miglior qualità sono costruiti in vetro ottico e sono sottoposti a trattamenti antipolvere, antimacchia e vari rivestimenti protettivi. In questo modo aloni, aberrazioni cromatiche e vignettature saranno il più basse possibile e il filtro fotografico non ingiallirà con il tempo, come succede con molti filtri fotografici in plastica. Un problema che si presenta spesso in un filtro fotografico è la dominanza: si tratta di un cambiamento assolutamente non voluto nel colore finale della foto, ciò accade perché il vetro non è perfettamente trasparente e la lavorazione filtrante non è perfetta. Nessun filtro fotografico è assolutamente privo di dominanze, tuttavia, maggiore è la sua qualità e minore è la quantità di dominante presente, fino ad arrivare sotto la soglia del rilevabile: c’è ma non si vede, un po’ come l’intelligenza di alcune persone.

filtro fotografico

Filtro fotografico: conclusioni

Abbiamo visto che esistono tantissimi filtri, alcuni ormai resi obsoleti dal progresso della tecnologia, altri in grado di trasformare uno scatto normale e un po’ banale in qualcosa di veramente interessante e unico e soprattutto utili perché non replicabili in nessun modo in sede di post-produzione o che comunque vi semplificano la vita e vi forniscono un effetto simile, di qualità migliore e in minor tempo.

Ovviamente la conoscenza teorica è la condizione sine qua non: se non sapete cosa state facendo e andate solo a fortuna avrete uno scatto buono, venuto per caso, e 2000 da buttare.

Ricapitolando, quello che abbiamo detto fin ora, fossi in voi aggiungerei alla vostra lista della spesa:

  • Filtri ND (vi consiglierei ND8, ND64 e ND1000) per le lunghe esposizioni ed i diaframmi aperti;
  • Filtro polarizzatore per i riflessi e la luce parassita;

filtri fotografici

Vi ricordo che il termine “fotografia” significa scrivere con la luce e quindi dovete essere in grado di “domare” la luce e ottenere sempre il miglior risultato possibile in ogni situazione, sperimentando con tutte le possibilità che vi vengono date dalla vostra attrezzatura.

Se proprio siete curiosi e desiderate un filtro fotografico che non sia riproducibile con un programma di fotoritocco, valutate anche l’acquisto di un filtro IR, tutti gli altri sono superflui e li considererei poco più di giocattoli costosi, se non dannosi per la qualità dei vostri scatti.

Per il resto, ora che conoscete tutti i segreti dei filtri fotografici da applicare prima dei vostri scatti, potrete finalmente ridurre il tempo che impiegate a rielaborare le vostre foto e vantarvi finalmente del tanto ambito hashtag #nofilters sui social network!

filtro fotografico

Filtri fotografici: potrebbe interessarti anche….

Ti è piaciuta la nostra guida “filtro fotografico”? Ottimo! Sappi che se vuoi continuare il percorso per imparare a fotografare, farti un ripasso sul resto o approfondire alcuni argomenti citati in questa guida, potresti dare un’occhiata a queste altre guide elencate qui sotto:

  • Tempo di esposizione: cos’è e a cosa serve
  • Sensibilità ISO fotografia
  • Fotocamere reflex: cosa sono e come funzionano
  • Filtro polarizzatore
  • Filtri ND
  • Composizione fotografica 
  • Sensore fotografico
  • Diaframma fotografia

 

Tags: Imparare a fotografare

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Silvia Zajac

Silvia Zajac

Mi chiamo Silvia, sono nata nel 1992 e vivo la mia vita un quarto di migli...ah no. Vivo a metà fra Modena e Siena. Appassionata da sempre alla fotografia, da quando a 8 anni iniziai ad invidiare la reflex di mio nonno. Ho una memoria degna di Dory, per questo mi segno tutto e scatto per ricordare i migliori momenti della mia vita. Nel tempo libero adoro stare all'aria aperta e scoprire la bellezza in posti noti e nuovi....sempre se mi ricordo come tornare a casa!

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