Reflex è un termine che potreste aver sentito spesso, oppure mai. Di sicuro, se siete su questo sito, almeno una volta (cioè adesso), questo però non significa che sappiate cosa sia una fotocamera reflex o perché vengano definite “fotocamere reflex”, eppure, credetemi, è più semplice del previsto. Con questa guida voglio spiegarvi cos’è una fotocamera reflex e come funziona e, come sempre, cercherò di farlo nel modo più facile e comprensibile per tutti.
Fotocamere reflex: cosa sono e come funzionano
Per risalire al significato del termine, bisogna tornare molto indietro, ai tempi delle prime camere oscure. Tali strumentazioni sfruttavano un piccolo specchio posizionato a 45° per rendere possibile il riflesso dell’immagine su una lastra, capovolgendola prima di essere impressa e successivamente sviluppata. Questo procedimento tecnico è lo stesso principio utilizzato dalle fotocamere reflex per acquisire un’immagine e salvarla sull’elemento fotosensibile. Da qui, nasce quindi il nome “reflex”, che si può trovare anche come “SLR” e, più precisamente, “Single Lens Reflex“. La parola “reflex” infatti è solo una comoda abbreviazione del vero nome di questo tipo di fotocamere, cioè SLR per l’appunto.
Le fotocamere SLR esistevano anche a rullino, e possono essere viste come le vere apripista del mondo digitale odierno. Oggi, abbiamo comunque fotocamere SLR sul mercato, ma a queste sigle è stata aggiunta una “D” all’inizio, che sta per “digital“; Ecco perché potrebbe capitarvi di trovare la sigla “DSLR”, che sta quindi per “Digital Single Lens Reflex“.
Questa serie di parole deriva dall’effettivo funzionamento di questo tipo di fotocamere, che prendono la luce attraverso un obiettivo intercambiabile montato, la riflettono su uno specchio chiamato pentaprisma e posizionato a 45° all’interno del corpo macchina, per poi far rimbalzare questa luce in ingresso nel mirino ottico oppure direttamente sul sensore (per quanto riguarda il digitale, ovviamente) al momento dello scatto.
Per definire il funzionamento di una reflex in modo più tecnico, è bene sapere che la luce passa attraverso le lenti di un obiettivo montato, per poi essere riflessa dallo specchio e proiettata successivamente su uno schermo opaco al fine di garantire la messa a fuoco. Fatta questa operazione, che ovviamente avviene in pochissimi secondi, la luce attraversa una lente di condensazione ed entra nel pentaprisma, che a sua volta la riflette verso l’occhio del fotografo, facendo comparire il tutto nel mirino. Nel momento in cui viene premuto il pulsante di scatto, il piccolo specchio interno ruota verso la parte superiore e lascia passare la luce. In quel preciso istante, l’otturatore si apre e permette alla luce di arrivare al sensore, permettendo quindi di salvare l’immagine sulle schede di memoria (concetto che si applica alle fotocamere digitali ma che funzionava in maniera analoga per le fotocamere a rullino, con la sola differenza che, in quel caso, non era presente una scheda di memoria ma un elemento fotosensibile).
Fotocamere reflex: approfondiamo i cenni storici
Come già scritto poco sopra, esiste una principale differenza nel campo delle fotocamere reflex: SLR e DSLR. Le prime sono i modelli predecessori delle seconde in quanto, nel primo caso si parla di fotografia analogica, nel secondo di fotografia digitale.
Come già spiegato, il funzionamento dei due tipi di fotocamere è il medesimo, con la sola differenza per l’elemento fotosensibile: nelle SLR era la pellicola, nelle DSLR è il sensore digitale (e poi, alla fine, le schede di memoria).
La prima fotocamera reflex SLR fu progettata nel 1932 e commercializzata nel 1936: si chiamava “Exakta-A” ed era prodotta dalla tedesca Ihagee, tuttavia, molti non sanno che la prima reflex ad introdurre il pentaprisma fu l’italiana Rectaflex nel 1947.
Proseguendo poi nella storia, fu Toshiba ad inventare la prima memoria flash che sarebbe diventata “il rullino del futuro”, mentre nel 1987 venne commercializzata la prima macchina fotografica priva di rullino: si chiamava “Megavision” (qui la pagina di Wikipedia in inglese).
Per quanto concerne la storia della primissima DSLR, bisogna tornare al Photokina del 1990: durante il celebre evento internazionale dedicato alla fotografia che si svolge ogni due anni in Germania, Kodak presentò “DCS 100”. Tale sistema permetteva di salvare le immagini in formato elettronico attraverso l’utilizzo di un corpo macchina Nikon F3 analogico con sensore Kodak da 1,3 megapixel.
Nonostante queste migliorie, i costi di vendita e gestione furono troppo alti per i primi modelli di fotocamere digitali (che tanto digitali non erano, perché in alcuni casi sfruttavano comunque corpi analogici), pertanto, possiamo considerare “prima vera reflex digitale” la Nikon D1, prodotta nel 1999, con un sensore da 36x24mm. La prima vera mossa offensiva di Canon arrivò solo nel 2002 con la 1Ds, prima fotocamera ad avere quello che poi sarebbe diventato il sensore “Full Frame” (che vi spiegherò dopo).
Fa sicuramente riflettere pensare al tipo di evoluzione che hanno avuto questo tipo di fotocamere in così poco tempo: siamo passati da “oggetti del futuro” con 1,3 megapixel nel 1990 a concentrati tecnologici da 50 megapixel poco meno di 30 anni dopo (basti pensare a Canon EOS 5DsR o a Nikon D850).
Fotocamere reflex: perché sceglierne una
Sebbene ultimamente i tempi siano cambiati e le tecnologie si siano evolute, sono ancora tanti (secondo molti) i motivi per scegliere una reflex di questi tempi. Sicuramente, acquistando ed utilizzando una fotocamera reflex si hanno a disposizione una serie di vantaggi importanti che in altri prodotti non si possono trovare (sebbene non in tutti). Tra questi figura l’ergonomia, fondamentale soprattutto per chi ha mani grandi o cerca un corpo macchina che dia sicurezza e che sia robusto. L’ergonomia infatti consente di avere una presa salda e scattare comodamente in tutte le situazioni, cosa difficile da trovare in fotocamere più piccole o di altri tipi di categoria.
Oltre a questo, le reflex offrono un mirino ottico, che permette di vedere la scena pura in base alla luce presente. Questo non significa che sarà possibile avere un’anteprima dell’immagine finale ancora prima di scattarla direttamente all’interno del mirino (come accade per le fotocamere mirrorless), però per molti professionisti e non solo, tale mirino rimane ancora la scelta migliore per avere il giusto bilanciamento della scena (scelta comunque soggettiva e basata sull’utilizzo).
Un altro vantaggio importante delle fotocamere reflex è la durata delle batterie: rispetto a tanti modelli più piccoli, c’è ovviamente più spazio per una batteria capiente e in grado di restituire un’autonomia funzionale al tipo di lavoro da svolgere. Che siate professionisti o fotografi amatori alla ricerca di un sano weekend di fotografia, avere una batteria con una durata maggiore è sicuramente un vantaggio che vi permette di avere sempre energia per catturare il momento migliore ed evitare di ritrovarvi a secco nel momento più importante.
Se poi vogliamo considerare un altro aspetto non da poco, rispetto ad altre fotocamere più evolute e tecnologiche, le reflex sono diffuse sul mercato da più tempo, e questo permette di trovare una grande disponibilità di accessori, obiettivi e molto altro nel mercato dell’usato. Spesso infatti, un principiante inizia magari con un kit nuovo (che comprende fotocamera e obiettivo), ma, nel corso del tempo, inizia a sentire il bisogno di acquistare un nuovo obiettivo, cosa che viene resa più facile grazie al mercato dell’usato.
Ogni reflex è poi caratterizzata dalla presenza di una ghiera dei programmi, che permette quindi di scegliere il tempo di esposizione, la sensibilità iso fotografia, il diaframma fotografia e molto altro. Non manca poi la possibilità di scattare foto in formato RAW, formato conosciuto per la grande qualità e memorizzazione dei dettagli, cosa che poi vi consente di post-produrre uno scatto e ritoccarlo come preferite in base alle vostre idee.
Fotocamere reflex: le differenze dei sensori
Come già detto, le fotocamere reflex digitali integrano dei sensori che permettono, tramite il meccanismo di riflesso della luce, di immagazzinare uno scatto direttamente all’interno della scheda di memoria inserita nel corpo macchina (variabile tra SD, CF, XQD e altri tipi). Ciò che è importante da sapere, è che non tutti i sensori hanno uguali dimensioni e, pertanto, è necessario capire questo fattore prima di procedere all’acquisto. I sensori si dividono principalmente in due tipi: APS-C e Full Frame.
Differenza tra sensori Full Frame e APS-C
I sensori Full Frame sono quelli più “classici” perché derivano direttamente dal formato della pellicola fotografica da 35mm, pertanto, misurano fisicamente 26x36mm. Questo permette di non avere il cosiddetto “fattore di crop”, che vi spiegherò meglio tra poco. I sensori full frame permettono la ripresa di un’area più ampia e garantiscono prestazioni importanti per quanto concerne gli spazi privi di grande luminosità, motivo per cui vengono di solito scelti dai professionisti che necessitano di precise caratteristiche per svolgere un lavoro al meglio e senza troppi problemi.
Nel corso del tempo però, per rendere i corpi macchina più abbordabili e diffondere così la fotografia più facilmente tra giovani, appassionati e amatori, i vari produttori hanno inventato i sensori APS-C (Advanced Photo System type-C, ndr), ovvero più piccoli e più economici. Questo ha permesso, nel corso della storia (e ancora oggi), di creare modelli con costi quasi irrisori per il pubblico al fine di poter permettere a tutti l’avvicinamento alla fotografia e l’instaurazione di nuove passioni (oltre alla creazione di nuove professioni).
I sensori APS-C sono più piccoli dei Full Frame e hanno quindi misure diverse che però cambiano a seconda del produttore. Ecco un piccolo esempio:
- Canon usa sensori APS-C che misurano 14.9×22.3mm con fattore di crop di 1.61x
- Nikon usa sensori APS-C (chiamati “DX”) che misurano 15.6×23.6mm con fattore di crop che va da 1.52x a 1.54x
- I sensori di Fujifilm, Sigma, Sony e Pentax in formato APS-C misurano come quelli di Nikon ma non vengono definiti “DX” (semplicemente “APS-C”)
- Esistono dei sensori definiti “APS-H”, ormai caduti in disuso, che misurano 18.6×27.9mm e, pertanto, sono (o meglio “erano”) i più grandi.
Nel caso in cui ve lo steste chiedendo, Fujifilm attualmente non produce fotocamere reflex, così come Sigma. Abbiamo scelto di mettere le misure dei loro sensori APS-C per completezza d’informazione.
Come avrete letto, ho menzionato il “fattore di crop“, cosa che vi avrà fatto storcere il naso e vi avrà fatto pensare “sa l’è chel rob lì?” (“cos’è quel coso lì” – Google Translate per i non-milanesi/veneti).
Il fattore di crop: cos’è e perché è importante nei sensori APS-C
Dopo la pausa necessaria per mettere questo simpatico titolo, posso continuare a spiegarvi cos’è questo termine e perché è fondamentale. Il fattore di crop è nato a causa delle differenti dimensioni dei sensori digitali rispetto al classico formato 35mm. Dato che gli obiettivi, in passato, sono stati progettati tutti per quel formato “standard”, doveva essere creata una soluzione universale. Dato che i sensori APS-C sono più piccoli dei Full Frame, essi catturano una porzione minore di frame (e quindi di immagine finita) rispetto ai “fratelli maggiori”. Questa cattura “croppata” (tagliata) offre l’illusione che la focale si allunghi, quasi come se steste effettuando uno zoom nel vostro scatto. In realtà, l’immagine non viene zoomata ma viene fatto un vero “crop“, un po’ come succede qualora decidiate di tagliare fisicamente un negativo in formato 35mm e tenere soltanto la parte centrale.
Per questo motivo, il fattore di crop vi aiuta a comprendere il fattore di moltiplicazione da applicare al sensore / obiettivo per capire la reale focale che si sta utilizzando con le ottiche reflex (o mirrorless). Pertanto, qualora abbiate una fotocamera full frame, ci saranno una serie di obiettivi fotografici con varie focali, che saranno reali e veritiere. Nel caso delle ottiche APS-C, questo cambia ed è necessario calcolare il fattore di crop (pari, di solito, a 1.5 – 1.6x) per capire la reale focale utilizzata. In sostanza, se scattate a 18mm con una fotocamera full frame, starete realmente scattando a quella focale, diversamente, su APS-C starete scattando a 18mm per quel sensore, ma, rapportato a quello Full Frame, saranno praticamente 24mm. All clear?
Fotocamere reflex: ha senso comprare un sensore APS-C?
Come vi ho scritto qualche paragrafo sopra, le fotocamere reflex con sensore Full Frame sono più prestanti, gestiscono meglio la luce, soffrono meno di rumore ad alti ISO in condizioni di scarsa luminosità e sono più professionali. Pertanto, perché un utente dovrebbe comprare una fotocamera APS-C?
Molto facile: le fotocamere APS-C sono più economiche in ogni senso, sia per quanto concerne i corpi macchina, sia per quanto riguarda le ottiche. Se un ragazzo o una ragazza si stanno avvicinando alla fotografia, è inutile comprare una fotocamera Full Frame come primo modello, perché sarebbe come dare una Ferrari F40 nelle mani di un diciottenne che ha da poco preso la patente. Esistono moltissime persone, appassionate di fotografia, che iniziano con un corpo APS-C e continuano a cambiarlo, nel corso degli anni, mantenendo la stessa dimensione di sensore. Questo perché il sensore Full Frame non dev’essere una tappa obbligatoria bensì dovrebbe essere acquistato soltanto da chi realmente necessita tali funzioni e migliorie da applicare in campi professionali e da monetizzare (anche se molti fotografi lavorano e monetizzano senza problemi anche con APS-C, dipende dalla vostra bravura e dalle esigenze specifiche).
Fotocamere reflex: quale acquistare come migliore?
Mi rendo conto che oggi sia difficile scegliere quale modello acquistare tra i migliaia proposti. Ce ne sono così tanti che è difficile capire le singole funzioni, le differenze tecniche e operative e soprattutto vedere se quei prodotti sono adatti alle vostre personali esigenze. Ogni fotografo (oppure ogni “aspirante” fotografo) ha diverse esigenze, diversi generi preferiti e, soprattutto, diversi tipi di budget. Non c’è un solo modello da consigliare e soprattutto non è detto che tutto sia comunque perfetto, perché prima di tutto sta a voi capire quali siano le vostre esigenze e il vostro tipo di interesse nei confronti della fotografia. Certo è che se il vostro utilizzo sarà da “punta e scatta” in vacanza e senza impegno, allora forse è meglio considerare altre fotocamere più economiche oppure, banalmente, uno smartphone.
Per rispondere a tutte queste vostre domande, abbiamo deciso di creare una serie di guide all’acquisto per permettervi di scegliere nel modo migliore cosa acquistare, a che prezzo e per che tipo di esigenza. Ogni guida contiene spiegazioni, consigli e modelli aggiornati in base alle ultime uscite annunciate dai produttori, pertanto non potrete sbagliare. Potete trovare le nostre guide qui sotto.