Siamo ormai all’apice di questa stranissima estate, arrivata nel pieno della pandemia di coronavirus Covid-19 e scandita più dai giorni di grigiore che da quelli di sole. Nonostante questo, l’eterno dilemma che attanaglia ogni appassionato rimane il medesimo: continuare a fare fotografia anche a ferragosto, o fermarsi per godersi momenti di pace? Cerchiamo, in questo articolo, di analizzare le diverse situazioni e dare una risposta a questo dubbio. Fotografare è importante, ma a volte fermarsi a riposare lo è di più.
Fotografia a Ferragosto: fermarsi o continuare?
Fa caldo? Direi di sì, almeno mentre scrivo questo articolo. Se mi facessi un autoritratto in questo momento vi spaventereste: più che un’essere umano sembro un sottaceto, ma dettagli. Non tergiversiamo: nonostante questa estate non sia assolutamente stata tra le più calde che abbia vissuto, scandita nella sua fase iniziale da giornate grigie e piovose, ora il tempo sembrerebbe essersi assestato e stiamo vivendo dì decisamente afosi. Molti di voi, mentre leggeranno questo articolo, probabilmente saranno al mare o in montagna a godersi le meritate vacanze dopo i mesi che abbiamo passato, macchiati inesorabilmente (e per sempre) dalla pandemia di coronavirus Covid-19. L’Italia, come ben sappiamo, è stato uno dei paesi maggiormente colpiti dal virus, che tra marzo e maggio 2020 ha mietuto vittime senza sosta facendoci capitolare in un incubo senza fine. Ad essere onesti, abbiamo assistito a scene che sembravano estratte dal peggiore dei film horror: carri funebri lungo le strade di Bergamo che portavano le salme dei defunti agli inceneritori per via della mancanza di spazio nei cimiteri, ci sono venuti i brividi nel vedere i video che ci raccontavano il dolore vissuto all’interno delle sale intensive degli ospedali, abbiamo versato lacrime per le persone che si sono viste portare via i propri cari e ci lasciavano la loro testimonianza, quella di un male che non ha risparmiato nessuno. Abbiamo avuto paura, paura per noi e, soprattutto, per i nostri cari. Tutto questo va poi abbinato al fattore lavorativo, ad una situazione letteralmente drammatica che ha visto molte persone perdere il posto di lavoro ritrovandosi senza certezze economiche, in un’epoca dove la certezza economica è l’unica costante per sopravvivere dignitosamente e guardare in faccia un mondo che ti pugnala alle spalle al primo giro di boa.
Possiamo dirlo, non è un eufemismo: siamo arrivati all’estate 2020 scoppiati, nervosi, assorti in problemi ben più grandi dei classici patemi estivi inerenti la località in cui andare a sollazzarsi. No, questi non sono i grattacapi che ci siamo posti in questo 2020 maledetto, e non potrebbe essere altrimenti. La fotografia, come tantissimi altri settori, è stata colpita in pieno dal periodo di lockdown: i fotografi, impossibilitati dal svolgere la loro mansione, sono rimasti in casa, hanno visto gli eventi matrimoniali dell’anno venire rinviati, si sono sentiti sprofondare nell’incertezza della partita IVA. Lei si che è una costante che non lascia scampo. Nonostante l’aiuto da parte dello Stato (arrivato si, arrivato no), la situazione è rimasta critica per mesi e, tutt’ora, non è stata risolta del tutto. Stiamo vincendo la guerra, è vero, ma la battaglia è ancora lunga e la strada è cosparsa di trappole in cui è facile imbattersi.
Tutti questi elementi hanno contribuito a rendere questa estate la più strana se non di sempre almeno del secolo, e sorge automaticamente per noi amanti della fotografia la seguente domanda: conviene fotografare ugualmente durante le vacanze, magari a Ferragosto, o è meglio fermarsi per respirare e prendere fiato dopo quello che abbiamo vissuto? La risposta, a dirla tutta, dipende da individuo ad individuo: purtroppo ci saranno persone che non avranno la possibilità di passare questo giorno di festa con i propri cari, e non parlo solo dei fotografi, ma dovranno lavorare per portare la cosiddetta pagnotta a casa in un momento storico come questo dove le certezze non esistono più e lavorare è diventato, più che un diritto umano, un dovere per la sopravvivenza. Ci saranno molte persone che avrebbero desiderato festeggiare ma che purtroppo dovranno rimboccarsi le maniche per recuperare i mesi persi. Altri, invece, potranno godersi il 15 agosto tra birre e costine, categoricamente da mangiare o con gli amici o con i parenti fino a riempirsi e collassare sul divano di casa o in un prato accarezzati dallo scorrere dell’acqua di un fiume.
Devo dirvi la verità, ho scelto di parlare della fotografia a Ferragosto solo come pretesto sfruttando questo argomento come scusa per imbastire un discorso ben più articolato e complesso: voglio sfruttare questo input per parlarvi di un argomento veramente importante, ossia il fatto che ogni tanto fermarsi a riposare può solo che fare bene. Troppo spesso vedo persone che continuano a macinare come matti, che vanno avanti senza mai fermarsi arrivando a scoppiare poi di botto per la troppa tensione accumulata. Riposare, fidatevi, è importantissimo. Spesso, il fermarsi a respirare, serve per rilassarsi e riprendere successivamente con maggior vigore e volontà le incombenze lavorative. Nessuno può tirare sempre come un mulo senza che ci siano delle complicanze. Nessuno. Nonostante questo, molti sono talmente appassionati di fotografia che vogliono fotografare anche a Ferragosto, senza ovviamente l’ambizione di portare a casa scatti unici da inserire nel proprio portfolio fotografico ma solo per immortalare i momenti della giornata. Il gioco vale la candela?
Fotografia a Ferragosto: vivere i momenti
Io ero una di quelle persone che non si fermavano mai e che, ineluttabili come lo scorrere del tempo, continuavano a macinare contenuti senza sosta. Pensavo di essere immortale, di poter fare quello che volevo senza conseguenze, di essere al di sopra delle mie possibilità fisiche e psicologiche, fino a che non sono crollato. Arrivato ad un certo punto mi sono sentito scoppiare, ero stanco e provato, costantemente in tensione, coi nervi a fior di pelle e un costante senso di ansia a tenermi assillato. Decisi di fermarmi a prendere fiato, di andare a fare una mini vacanza di tre giorni senza portarmi dietro la macchina fotografica, godendomi appieno gli attimi che avrei vissuto. Godendomeli “dal vivo”. Questa è la questione molto importante che mi piacerebbe affrontare insieme a voi.
Spesso, quando viaggiamo con la macchina fotografica o usciamo a fare dei semplici giri portandocela al collo, non riusciamo a goderci appieno gli istanti che viviamo. Questo succede perché ovviamente la nostra mente è in parte concentrata a cercare spot da catturare, quindi è come se fossimo presenti a metà nel momento. Ho patito questa cosa a Praga quando la visitai per la prima volta e passai cinque giorni a fotografare e basta. Il risultato? Tornato a casa non mi ricordavo quasi nulla del viaggio, dei musei, delle scritture sulle pareti delle chiese. Niente. Ero talmente concentrato a fotografare per avere fotografie da far vedere al mondo che non sono riuscito a vivere il momento, ad assimilare le nozioni culturali che un viaggio ti offre, a cogliere le sfumature di un popolo che mi avrebbe dato tantissimo. Se posso dirlo, mi sono sentito una merda. Voglio usare proprio questa parola, perché reputo giusto rimarcare le mie sensazioni in modo da farvele arrivare nel modo più onesto e veritiero possibile. Avevo capito di aver commesso un errore enorme, di non aver vissuto, quindi decisi di tornarci e l’anno successivo riuscì a viverla appieno, lasciando a casa la macchina fotografica, il mezzo che più amo e più mi fa sentire bene ma che in quel momento era quello che più mi stava uccidendo ed impedendo di vivere.
Fare fotografia a Ferragosto o durante le vacanze è un’arma a doppio taglio: avere la possibilità di staccare la spina è importantissimo, però potrebbe essere una cosa carina immortalare i momenti di idiozia che in una giornata simile si vivono, dall’ubriachezza degli amici a semplici scatti alle costine sulla piastra, dalle scogliere di un luogo immacolato agli arcobaleni di una spiaggia variegata. L’importante è trovare un equilibrio, trovare il giusto compromesso tra il vivere davvero un momento e il viverlo attraverso la lente di un obiettivo fotografico. Questo è il passo più difficile per un appassionato di fotografia, e spesso molti non arrivano a farcela. Non vi dico queste cose tanto per, ci tengo veramente a questo argomento e sono convinto che, come me tempo fa, molte persone si ritrovano combattute e in guerra con sé stesse. Esiste una sottile linea rossa che separa una passione da un’ossessione, ed è importante non superarla mai. Restare in bilico, esattamente nel mezzo, è la cosa più difficile del mondo ma anche quella che può farci stare bene in certi momenti della nostra vita. Io dico sempre che l’amore non è solo salvezza, ma anche dannazione. Quando un amore diventa dannazione? Quando, lentamente, questo si tramuta in ossessione e ci logora dentro divorandoci. Siamo esseri umani ed essere ossessionati è una nostra prerogativa, l’importante è riuscire a comprendere. Una passione, come l’amore, può diventare ossessione e in seguito dannazione, ma dobbiamo resistere e imparare a dividere i momenti. Io amo la fotografia, ma la fotografia in quel momento non mi stava permettendo di vivere. Io amo fotografare, ma il fotografare in quel momento mi stava uccidendo. Scegliere di fermarmi, di staccare le mani dalla macchina fotografica per un po’ di tempo, mi ha salvato e mi ha fatto tornare più carico e voglioso di prima, più consapevole e con una determinazione maggiore. Capite qual è l’importanza di sapersi fermare? Sapersi fermare vi aiuterà a non logorarvi dentro.
Fotografia a Ferragosto: fotografate, vivendo
Il mio spassionato consiglio per coloro che intendono comunque portarsi dietro la macchina fotografica durante le vacanze al mare, in montagna, o persino mentre degustano costine nella grigliata di Ferragosto, è questo: cercate di non concentrarvi sull’ottenere belle foto e sul documentare la giornata. Riponete la macchina fotografica in un angolino remoto e, di tanto in tanto, andate a recuperarla per fare delle foto agli amici e ai parenti. Non fatevi sopraffare dalla costante ossessione di fotografare, perché fa solo male e non si ottengono mai buone fotografie. Starete una settimana al mare? Bene, portatevi dietro la camera ma non bastonatevi se non riuscirete ad ottenere le fotografie che volete. Vi faccio un ultimo esempio chiarificatore: a metà luglio sono andato in Puglia con Ludovico, un mio caro amico, per rilassarmi cinque giorni e godermi una terra unica che desideravo vedere da molto tempo. Durante quei giorni avevamo organizzato un paio di shooting fotografici con delle modelle perché, non vivendo al mare, avere la possibilità di scattare in spiaggia mi allettava particolarmente. Tutto stava procedendo secondo i piani, eravamo pronti a fotografare, quando le ragazze ci hanno paccato (termine giovanile per dire “ci hanno dato buca”) all’ultimo istante. Cosa pensate che abbia fatto? Che mi sia strappato i capelli e abbia iniziato ad imprecare contro il cielo? No, assolutamente. Mi sono detto “amen”, e mi sono goduto la giornata spiaggiato al mare e girando per dei luoghi incantevoli, realizzando sii fotografie ma senza la pressione di farle per forza. Camminavo, vedevo uno scorcio che mi piaceva, fotografavo. Tutto, categoricamente, dopo che me lo ero gustato per un paio di minuti con i miei occhi, non con l’obiettivo della macchina fotografica.
Questo sono riuscito a farlo perché l’esperienza di Praga mi ha insegnato tantissimo, mi ha fatto capire l’errore che avevo commesso e che non voglio più commettere per il resto della mia vita. Sbagliare è umano, ma non è il perseverare che è diabolico: è il non capire, fattore che porta di conseguenza al ripetere gli errori. Mi sono goduto le vacanze senza pressioni, prendendomi il sole e divertendomi con gli amici. La fotografia non deve mai venire prima dei propri occhi, perché quelli sono il mezzo tramite il quale vediamo le fotografie. Gli occhi devono essere il nostro mezzo per conoscere il mondo e non l’obiettivo di una macchina fotografica, che deve limitarsi ad essere il veicolo con cui ricordarlo e raccontarlo. Quindi, per chi di voi ora è al mare o in montagna con la macchina fotografica, il mio consiglio è proprio quello di rilassarvi e fotografare per piacere, non per ossessione. Non fatelo, vi rovinerete l’esperienza e basta. Lasciare la macchina fotografica nell’armadio può anche aiutarvi a cambiare punto di vista sul mondo, vedere le cose da una prospettiva differente ed inesplorata. Spesso, imparare a vedere le cose con un altro punto di vista, vi permetterà di carpire dettagli unici che altrimenti non avreste mai notato e che potrete sfruttare per quando fotograferete. Salite sulla maledetta cattedra del professor Keating, per intenderci.
Una volta un tizio disse: “Sono un musicista ma la musica non è tutta la mia vita, ci sono cose più importanti”. Questa affermazione sarebbe da tatuarsi addosso: ci sono sempre cose più importanti di noi stessi e dei nostri stessi sogni (per fare un’altra semi citazione, che pochi coglieranno), e bisogna imparare a tenere le cose separate. Io vi dico che la fotografia è la mia vita, ma non è tutta la mia vita. Ci sono cose più importanti per me, e spero ci siano anche per voi. Detto questo non sono uno che si preclude di fotografare, ma ho imparato a farlo con parsimonia e, soprattutto, ho imparato che ci sono momenti dove è meglio riporre la macchina fotografica nel cassetto perché altrimenti si finirebbe a non viverli, distratti da mezzo freddo e privo di emozioni. Questo vale per la fotografia durante l’estate, a Ferragosto, in inverno; vale sempre e comunque. Per concludere, ecco cosa dovete fare: divertitevi, mangiate, ubriacatevi. Fate figure di merda anche, che ogni tanto servono come il pane. Vivete. Vivere vale più di qualsiasi altra cosa, anche più della fotografia.
Fotografia a Ferragosto: conclusioni
Spero davvero che questo articolo possa essere servito a qualcuno di voi. Sono fermamente convinto che uno dei mezzi comunicativi più potenti che esista sia la condivisione, il rapportarsi con altri esseri umani per conoscerne le opinioni, le storie, arrivando di conseguenza ad ampliare i propri orizzonti. Al giorno d’oggi poi, assillati come siamo dalla frenesia della quotidianità e dagli asettici legami che si stringono via social network, è ancora più importante. Viviamo l’era dell’asocialità travestita da socialità, e bisogna condividere per non perder l’ultima caratteristica che ci lega ancora alla vita: l’umanità. Ci tengo solamente a dirvi di non prendere alla lettera tutto quello che ho scritto perché è frutto della mia persona, dei miei trascorsi, delle mie costanti alienazioni, e non sono assolutamente un dio sceso in terra a cui dovete dare ascolto per forza per non venire fulminati da una saetta lanciata dall’Olimpo siete liberi di fare quello che volete, ci mancherebbe altro. Però, e qui sono serio, rifletteteci: riflettete su quanto serva riposare, fermarsi, cambiare punto di vista. Riflettete su quanto sia importante vivere senza la macchina fotografica costantemente appoggiata alla fronte. La vita è una ragazzi, e passarla sempre dietro questo aggeggio non è il massimo. E ve lo dico io che ci sono passato.
Nel caso non sia riuscito a convincervi a rilassarvi a Ferragosto e durante i vostri sollazzi al mare o in montagna, io e Ricky abbiamo stilato due guide sugli accessori migliori per fare fotografia durante le vacanze, che potete consultare cliccando i link in calce all’articolo.