“L’amore trascende lo spazio e il tempo”. È citando Interstellar, capolavoro di Christopher Nolan, che voglio iniziare questo editoriale che, ve lo dico subito, non ho nemmeno idea del perché io lo stia scrivendo. Nessuno, in redazione, mi ha detto di farlo; semplicemente, da un momento all’altro, come un bisogno che si palesa all’improvviso, mi sono messo a scrivere. A scrivere dell’amore, il sentimento che, insieme all’odio, è il più antico del mondo. O, quantomeno, dell’umanità. La fotografia come linguaggio può essere una dedica d’amore o, ancor più, la dedica all’amore? Grandi maestri hanno immortalato questo sentimento nel corso dei decenni, regalandoci alcune tra le immagini più emozionanti di sempre.

Fotografia d’amore: la fragilità è la forza
Quanta fragilità c’è nell’amore? Molti potrebbero pensare che sia un sentimento forte e dalle solide fondamenta, ma non è completamente esatto. Non lo è perché, essendo umani, vive delle nostre fragilità, insicurezze e paure. Si nutre delle certezze che costruiamo giorno dopo giorno ma può appassire come un bellissimo fiore di campo e vedere i suoi petali trasportati lontano, baciati dai freddi venti dell’autunno. “L’amore trascende lo spazio e il tempo“, viene detto nel film Interstellar, forse la rappresentazione più solida di come, in nome di questo sentimento, si possano attraversare i confini del mondo. E perché sì, è vero che l’amore è forte e vero anche grazie alla sua fragilità.

La fotografia e l’amore
La fotografia cos’è? Edouard Boubat scriveva che “Poiché l’istante supremo dello scatto non assomiglia a nient’altro, lasciamolo vivere: l’apparecchio non è una gabbia. L’uccello preso nella foto continua il suo volo“. A pensarci, si potrebbe applicare lo stesso discorso anche all’amore: “Poiché l’amore non assomiglia a nient’altro, lasciamolo vivere: il sentimento non è una gabbia. Ognuno continua il suo volo“. Mi scuserà, Edouard Boubat, se mi sono permesso di plagiare una sua frase ma era fondamentale per farvi arrivare la mia idea.

Perché l’amore non è una gabbia in cui rinchiudersi obliterando ciò che si è, ma piuttosto un mondo intero (con tanto di mappa geografica che spesso non riusciamo a leggere) in cui perdersi e viversi non come un tutt’uno ma come singoli individui che, amandosi, trovano la forza di superare insieme le difficoltà. Un tutt’uno, sì, ma nel proprio essere individualità singole che percorrono un pezzo di strada insieme in questo enorme punto di domanda che si chiama Vita.

Tutti i grandi maestri nella storia della fotografia hanno provato, ognuno a suo modo e con la sua sensibilità, a raccontare l’amore. C’è chi ci è entrato dentro realizzato autoritratti, chi l’ha inciso nell’eternità rimanendo in disparte e chi invece si è tuffato dentro l’amore di qualcun altro. Tutti, prima o poi, amiamo fotografare l’amore. Forse perché la fotografia, come linguaggio, è amore a sua volta: un canto verso il mondo e la sua realtà, verso ciò che ognuno di noi percepisce e verso quel bisogno struggente e viscerale di urlare qualcosa agli altri. Di essere amati, anche se fa paura.
Eternità e nostalgia di un momento congelato nel tempo
Due bambini si guardano appoggiati ad una staccionata di legno. Sopra di loro la scritta “Love”, dipinta due volte. Tra le immagini che più raccontano l’amore, secondo me, quella di Brian Duffy è una delle più belle e significative. Uno scatto semplice dalla semplice composizione che però ti resta dentro non appena lo guardi. Quasi un dipinto che vuole farci ricordare la purezza di quel sentimento che, soprattutto da piccoli, vivevamo come fosse l’unica cosa che contasse. Quel primo amore che tutti noi (e non negatelo) non abbiamo mai dimenticato ma che, ancora oggi, ci portiamo dentro con un misto di nostalgia e rimpianto. Figli del nostro tempo, di un sentimento che ci faceva battere il cuore e che crescendo abbiamo allineato alla razionalità. Non ameremo più, come da adolescenti.

L’amore è forse quello dell’iconica fotografia del Bacio a Time Square? Scattata da Alfred Eisenstaedt è forse una delle più conosciute del mondo eppure non mostra, come molti potrebbero pensare, due innamorati che si rivedono dopo tanto tempo. No, anzi, immortala due sconosciuti che, felici per la fine della Seconda Guerra Mondiale, si scambiano un bacio mentre tutt’intorno il mondo ritorna a vivere. Alcuni di voi potrebbero pensare che non è una fotografia che immortala l’amore, ma allora cos’é? Se questo non è amore, un amore diverso da quello prettamente sentimentale con cui ci leghiamo a un’altra persona, cos’altro può essere? Amore, in una forma diversa. Perché l’amore non ha confini e non è una gabbia.

Il bacio immortalato dall’occhio di Gianni Berengo Gardin, quello artificioso realizzato a Parigi da Robert Doisneau, il finestrino che tanto racconta di Elliott Erwitt. La fotografia, da quando esiste, ha sempre raccontato l’amore e l’ha fatto tramite mille sfaccettature diverse. Quelle di chi scatta, del suo modo di vedere e percepire l’amore, e quelle di un mondo che cambia, muta e si evolve talmente rapidamente da lasciare tutto il resto indietro. Forse, anche l’amore stesso.
On The Wall di Guy Le Querrec è uno degli scatti che più mi trasmettono questo sentimento: due ragazzi che si baciano intensamente in cima ai resti del Muro di Berlino, dopo poco più di un mese dalla sua caduta. Uno scatto iconico che rappresenta un momento di felicità, quell’oggi che ormai è divenuto ieri ma che era tutto per l’amore. Una fotografia che simboleggia come l’amore alla fine riesca sempre a trionfare su ciò che vuole dividere, annientare, far cadere nell’oblio.

Fotografia d’amore: a domani, buonanotte
La fotografia può immortalare e raccontare l’amore? Non lo so. Una fotografia può essere d’amore? Non lo so. Io so che è in grado di mostrarne una piccola parte, quella superficie che è giusto conoscere e vivere. C’è molto di più rispetto a quanto una fotografia sia in grado di catturare, in questo sentimento. Eppure, alla fine dei giochi, basta questo perché è abbastanza amarsi in quel momento. In quel momento divenuto eternità, anche grazie alla fotografia.
Buonanotte, amore.