La fotografia a lunga esposizione è una tecnica fotografica che negli ultimi anni ha preso sempre più piede, permettendovi di dare ai vostri scatti un esaltante “effetto wow” cogliendo al volo molti interessanti vantaggi, ecco perché nasce la nostra guida alle lunghe esposizioni. Nei paragrafi successivi vi guideremo alla scoperta di questa tecnica per ottenere scatti strabilianti anche in situazioni più difficili, trasmettendo al contempo una grande sensazione di dinamismo e di calma, coniugando massimo impatto e minimo sforzo. Impossibile? Troppe cose tutte insieme? Scopriamolo insieme.
Fotografia lunga esposizione: cos’è
Una fotografia a lunga esposizione è un’immagine realizzata impiegando un tempo di esposizione più lungo rispetto al solito. Le lunghe esposizioni rappresentano un punto di vista differente e molto personale della realtà. Si potrebbe ricondurre l’origine di questa tecnica alla nascita della fotografia, quando occorreva un lungo tempo di scatto per poter impressionare le emulsioni scarsamente fotosensibili, costringendo i soggetti umani a lunghe pose o spostando l’attenzione dei fotografi a paesaggi o soggetti inanimati che hanno l’innegabile pregio dell’immobilità. Utilizzate da moltissimi fotografi professionisti, al giorno d’oggi le lunghe esposizioni permettono di trasformare torrenti, cascate, nuvole, strade e grandi masse d’acqua in immagini che sembrano quadri, trasmettendo una sensazione di movimento tramite l’effetto scia, diventando una tecnica fonte di ispirazione, in grado di fornire ad un’immagine statica un’impressione di dinamismo, trasformando lo scatto in qualcosa che si discosta dalla mera rappresentazione di un istante della realtà.
Tecnicamente una lunga esposizione si realizza esponendo il sensore fotografico alla luce che ha attraversato l’obiettivo fotografico per un tempo elevato, permettendo al sensore di registrare un quantitativo di informazioni maggiori e per un intervallo di tempo più lungo. Facciamo in passo indietro, cosa succede quando premiamo il pulsante di scatto? In un battito di ciglia la fotocamera apre e chiude l’otturatore per il tempo impostato da voi, facendo arrivare la luce al sensore e registrando l’immagine. Aumentando il tempo di esposizione cattureremo tutto quello che succede davanti all’obiettivo in quella finestra di tempo, permettendoci di osservare il mondo con occhi diversi, riprendendolo in modo diverso da come viene percepito ad occhio nudo, creando un effetto suggestivo. Quando si utilizzano le lunghe esposizioni? Conoscendo le regole del triangolo dell’esposizione realizzerete una fotografia a lunga esposizione quando necessiterete di un quantitativo di luce più elevato, altrimenti quando desiderate immortalare il movimento di qualcosa o escluderlo.
Perché? Immaginate una Ferrari che sfreccia in pista. Con un tempo di esposizione rapidissimo otterrete un fotogramma perfettamente immobile, dando l’impressione che l’auto sia ferma. Allungando i tempi potreste ottenere un effetto di mosso creativo, generando solo una scia rossa fra le curve del circuito, prolungando ulteriormente la vostra lunga esposizione otterrete una fotografia dove il passaggio dell’auto è stato così rapido in proporzione da…non risultare nel frame! Affascinante, vero? Vediamo come fare.
La condizione sine qua non per realizzare lunghe esposizioni è la presenza di almeno un soggetto con un movimento che appare evidente nell’immagine finale. Prima di esaminare i vari elementi possibili vediamo come immortalarli e soprattutto con cosa.
Fotografia lunga esposizione: l’attrezzatura fotografica
Già vi vedo alzare gli occhi al cielo ed esclamare: “Ecco, ora Silvia infrange i nostri sogni di gloria con una lista della spesa lunghissima e costosissima!”. Tranquilli, non è la guida sulla macrofotografia, gli elementi che troverete indicati in seguito sono probabilmente già in vostro possesso o, qualora non lo fossero, sono parte dell’attrezzatura standard di un fotografo. Vi ho dato la buona notizia del giorno, eh? Dunque, ecco di cosa avete bisogno:
La macchina fotografica
Per realizzare una fotografia a lunga esposizione avrete bisogno di una fotocamera che vi permetta di selezionare sulla ghiera dei programmi la modalità di scatto Manuale (M) o la modalità Priorità apertura (indicata con le lettere Av o A a seconda del produttore della vostra macchina fotografica), per poter regolare al meglio i parametri del triangolo dell’esposizione. Andrà pertanto più che bene qualunque fotocamera compatta, bridge, reflex o mirrorless in vostro possesso. Naturalmente i risultati migliori saranno ottenuti con fotocamere più professionali, ma otterrete scatti veramente degni di nota anche con macchine fotografiche di fascia più economica. La presenza della funzione Bulb, detta anche Posa B, vi permetterà di ottenere immagini ancora più particolari, si tratta infatti di una modalità che vi consente di tenere aperto il vostro otturatore per un tempo estremamente lungo e a vostra discrezione, fino a quando non premerete nuovamente il pulsante di scatto.
Il treppiede
Ecco un elemento che non può mai mancare nell’attrezzatura di un fotografo. Stabile, solido e magari pure leggero, è fondamentale in situazioni come le lunghe esposizioni dove è necessario il mantenimento della stessa posizione in condizioni di stabilità per tempi prolungati. Se non lo possedete o ne state cercando un modello migliore, vi consiglio di dare un’occhiata alla nostra guida all’acquisto sul miglior treppiede per foto, dove troverete senza dubbio il modello più adatto a voi.


Esistono alcune caratteristiche che ne migliorano la stabilità, come le punte di metallo che vi consentiranno di ancorare il treppiede con più solidità al terreno, la presenza di un gancio nella colonna centrale che vi permette di aggiungere un peso che zavorra la vostra attrezzatura in condizioni di vento forte. In merito a questo gancio permettermi di farvi notare un piccolo dettaglio: la forma della borsa. In condizioni di vento medio forte, la borsa potrebbe funzionare come una vela incanalando il vento e potrebbe provocare un effetto pendolo in grado di minare la stabilità del sistema. La scelta più saggia è quella di utilizzare una borsa grande e che poggi per terra o di procurarsi un sacco pieno di riso o fagioli in grado di svolgere la funzione di una zavorra, un peso di circa mezzo chilo posizionato sulla fotocamera (sopra alla calotta superiore, dove si trova spesso il flash pop up) sarà la soluzione perfetta per fissare fotocamera e treppiede, anche se, sicuramente, non è comodissimo girare con mezzo chilo di fagioli nello zaino fotografico, a meno che dopo non li mangiate!
Tornando alle lunghe esposizioni, per ottenere risultati ottimi evitate di utilizzare la colonna centrale, alzandola infatti altererete il baricentro del vostro sistema e la macchina fotografica potrà oscillare più facilmente. Questo non implica necessariamente che cadrà, ma che trasmetterà sicuramente più vibrazioni, rovinando la lunga esposizione con un effetto di micro mosso. Ovviamente premuratevi sempre di posizionare il vostro cavalletto “in bolla”, ossia controllate che la bolla presente nella livella sia centrata, indice di una posizione dritta, per fornirgli una maggiore stabilità. Qualora sia possibile cambiare la conformazione del treppiede, fate attenzione a mantenere la fotocamera all’interno del triangolo creato dalle 3 gambe, ancora meglio se esattamente al centro, in questo modo il baricentro del sistema ricadrà all’interno della base, generando un sistema stabile.
Tantissimi fotografi si dimenticano di fissare la cinghia della fotocamera, questo è un errore, in presenza di vento infatti trasmetterà vibrazioni alla macchina fotografica, vanificando parzialmente tutta l’attenzione per i dettagli posta fin ora. E come sapete, il diavolo sta nei dettagli.
Il telecomando per lo scatto remoto
Sistemare la fotocamera su un treppiede vi porterà automaticamente a dover ritardare lo scatto con un telecomando o con l’autoscatto, per ridurre le vibrazioni trasmettesse alla macchina fotografica quando premete il pulsante di scatto e che potrebbero rovinare la vostra fotografia a lunga esposizione. Un telecomando vi consentirà di premere il pulsante e di realizzare la foto proprio nel momento voluto, ne esistono di diverse tipologie, possiamo trovare le versioni a filo o ad infrarossi. Nel caso dei telecomandi a filo avrete un prodotto meno costoso ma collegato alla macchina fotografica tramite un cavo, se invece preferite una maggior libertà d’azione e un più ampio raggio di movimento scegliete quelli ad infrarossi.

La maggior parte delle fotocamere è dotata di un’app per controllare lo scatto dal vostro smartphone, come Nikon SnapBridge, con le quali, grazie al Bluetooth e/o al Wi-Fi della vostra macchina fotografica, potrete regolare le impostazioni e scattare.
L’alternativa a queste due opzioni è di impostare lo scatto ritardato, ciò vi consente di premere il pulsante e di acquisire l’immagine con pochi secondi di differenza, ma si tratta di una scelta poco pratica che aumenta il tempo già lungo necessario allo scatto.
I filtri ND
Si tratta di una tipologia di filtri fotografici estremamente importanti e che hanno meritato una trattazione più approfondita nell’apposita guida di FotoNerd riservata ai filtri ND. Sono filtri a densità neutra di colore grigio, più o meno scuro, in grado di ridurre la quantità di luce che arriva al sensore, permettendovi di allungare il tempo di scatto nelle vostre lunghe esposizioni effettuate durante il giorno. In base alla quantità di luce che assorbono si dividono in diverse classi, a seconda del quantitativo (stop) di luce bloccata.
Esistono filtri ND circolari da avvitare davanti all’obiettivo o filtri a lastra che necessitano di un sistema di aggancio apposito, potrete trovare filtri caratterizzati dalla stessa intensità su tutto il vetro, chiamati ND, o filtri che degradano, sfumando, e che prendono il nome di GND.
Questi ultimi sono un tipo di vetri in grado di limitare verticalmente e in maniera graduale il passaggio della luce, sfumando in maniera soft o più dura, a seconda della tipologia di filtro in vostro possesso. Un filtro GND vi permetterà di equilibrare la scena ritratta, compensando al meglio la differenza dinamica che si verifica fra cielo e terra durante l’alba e il tramonto, che diventerà ancora più evidente nel caso di una fotografia a lunga esposizione. La tipologia di filtro da acquistare è a vostra scelta, ma come ormai saprete fin troppo bene, risparmiare in fotografia non è mai una scelta saggia, purtroppo per le nostre tasche. Trattandosi di elementi da posizionare davanti alle lenti, la luce in arrivo dovrà attraversarli e un filtro di scarsa qualità degraderà considerevolmente la qualità della luce, danneggiando le vostre foto e producendo spesso delle dominanti, ossia tingendo la vostra immagine di specifici colori. Il riscontro di una dominante (le più frequenti sono quelle magenta o quelle verdi) è indice del fatto che non tutte le componenti della luce sono state filtrate in modo uguale, lasciando passare alcune frazioni dello spettro in maniera maggiore rispetto ad altre.


Gli obiettivi
La maggior parte delle lunghe esposizioni ha come soggetto un paesaggio, per questo motivo sarà perfetto un grandangolo. Nessun problema, non dovete acquistarne uno luminosissimo per realizzare una fotografia a lunga esposizione, al contrario! Quello già in vostro possesso, anche il semplicissimo e tanto bistrattato il 18-55 mm che trovate nei tanti kit più economici, è perfetto, non vi servirà aprire molto il diaframma, perché questo farebbe entrare tanta luce e porterebbe all’utilizzo di un tempo di scatto molto breve, che è esattamente il contrario di ciò che stiamo cercando di realizzare!
Fotografia lunga esposizione: pianificare lo scatto
Cercare il perfetto soggetto per le vostre lunghe esposizioni può sembrarvi difficilissimo e potreste essere tentati dall’ abbandonare il progetto perché non potete permettervi quel viaggio a Venezia che sognate da 4 anni (Chi? Cosa? Ah, si, stiamo parlando di me). In realtà realizzare una fotografia a lunga esposizione vi permette di offrire allo spettatore punti di vista insoliti di oggetti e luoghi quotidiani, facendovi vedere nuove possibilità negli scorci che date ormai per scontati.
Se invece avete la possibilità di spostarvi è sempre buona norma dare un occhio prima di partire a Google Maps, per pianificare nel miglior modo gli spostamenti e consultare anche siti come The Photographer’s Ephemeris per conoscere gli orari di alba e tramonto e la posizione del Sole nel posto che avete scelto.
Il meteo è spesso croce e delizia di ogni fotografo. Lord Robert Baden-Powell, il fondatore dello scoutismo, diceva “Non esiste buono o cattivo tempo, ma solo buono e cattivo equipaggiamento” e questa massima può essere facilmente adattata anche alla fotografia, infatti scattare in una giornata di pieno Sole, con un cielo terso, porterà ad un’immagine piatta, con forti contrasti e con luci durissime, prive di dinamicità. Al contrario, la presenza di nuvole arricchirà i vostri cieli nelle lunghe esposizioni, trasmettendo una forte idea di movimento. Ovviamente senza esagerare, una pioggia intensa e un cielo completamente coperto non sono le condizioni migliori per scattare, “in medio stat virtus”, giusto per continuare con le cit.
L’attenzione alla composizione fotografica è necessaria, in una fotografia a lunga esposizione ancor più del solito. Prima di scattare utilizzate la regola dei terzi per creare una composizione più equilibrata ed armonica. Dividete il vostro fotogramma in 9 sezioni uguali, tracciando idealmente due linee orizzontali e due verticali. Posizionando la linea dell’orizzonte su una delle linee orizzontali o collocando il vostro soggetto su uno dei punti di forza, ossia sulle intersezioni fra le linee, vi accorgerete immediatamente come la vostra fotografia acquisirà più potenza comunicativa.
Come sempre, l’unico limite alla fantasia è il cielo (va bene, basta frasi fatte) e gli spunti creativi per realizzare una fotografia a lunga esposizione sono tantissimi e si basano tutti sul contrasto che si viene a creare fra l’elemento in movimento, che lascerà una scia nell’immagine finale, e ciò che rimane immobile ed immutato. Interessante vantaggio di questa tecnica è la possibilità di rimuovere dalla foto tutti gli elementi in movimento troppo rapido, il primo ad accorgersene fu proprio Louis Daguerre, l’inventore del dagherrotipo, che aveva osservato che nelle sue dagherrotipie le persone e le carrozze di passaggio non risultavano nell’immagine finale, non avendo sufficiente tempo per imprimersi sulla lastra fotosensibile.
Le ore migliori della giornata per realizzare una fotografia a lunga esposizione sono al mattino e mezz’ora prima e dopo il tramonto, quando la luce si tinge di colori meravigliosi e il vento si alza leggermente, in alternativa potrete sbizzarrirvi ritraendo flussi d’acqua (il così detto effetto seta), il movimento delle nuvole, dei passanti, o di qualunque altro soggetto con uno spostamento percepibile o di cancellare il movimento di qualcosa, come le persone in una piazza. Le lunghe esposizioni notturne hanno in genere come protagonisti le stelle, la Via Lattea, gli startrails o le luci di città e automobili (ottenendo in questo caso uno light trail, letteralmente “scie di luce”). Se siete interessati a questo argomento potreste trovare utile la nostra guida alla fotografia notturna.
Un’applicazione interessante della fotografia a lunga esposizione è il light painting, che consiste nell’utilizzare una fonte luminosa come un vero e proprio pennello che illumina aree di interesse in una fotografia still life o come soggetto nel buio più assoluto.
Fotografia lunga esposizione: le impostazioni della fotocamera
Here we are! Finalmente ci siamo, pronti con la fotocamera montata sul treppiedi in attesa del nostro scatto. Che si fa ora?
Se non è già impostato sulla vostra fotocamera scegliete il formato RAW per le vostre fotografie. Si tratta di un formato grezzo che contiene molte più informazioni rispetto al JPEG e vi consentirà una maggiore malleabilità in fase di post-produzione. Come vi dicevo nella sezione riservata all’attrezzatura, alcuni filtri di qualità media sono caratterizzati dalla presenza di una dominante, che virerà i colori della foto verso una specifica tinta. Scattando in RAW potrete facilmente rimuovere la maggior parte delle dominanti di colore di lieve entità. Purtroppo, una dominante eccessiva renderà lo scatto irrecuperabile, costringendovi a virare la foto verso il bianco e nero o, ancora meglio per i vostri scatti futuri, ad acquistare un filtro di qualità più elevata (magari scegliendone uno di quelli consigliati nella nostra guida all’acquisto dedicata ai migliori filtri fotografici).
Selezionate la modalità manuale dalla ghiera dei programmi della fotocamera o quella Bulb o posa B, qualora sia disponibile sulla vostra macchina fotografica.
La sensibilità ISO va impostata sul valore più basso che potete permettervi. Se avete dimestichezza con il triangolo dell’esposizione (e se non ce l’avete molto male! Andate a rileggervi la nostra guida) saprete che per allungare il tempo di scatto dovrò abbassare gli ISO e chiudere il diaframma. Gli ISO modulano infatti la sensibilità dei fotodiodi del sensore nei riguardi della luce, impostare un valore basso di sensibilità ISO vi permetterà al contempo di tenere al minimo il livello di rumore digitale generato, riducendo quel fastidioso effetto grana che altrimenti potrebbe rovinare le vostre immagini.
Come vi ho appena anticipato, l’apertura del diaframma dovrà essere molto chiusa, scegliendo valori bassi come f/16 (vi ricordo che si tratta di frazioni, pertanto f/2 è maggiore di f/22), questo vi consentirà anche di avere una maggior porzione del frame a fuoco, aumentando la profondità di campo. Ma se riducendo l’apertura possiamo allungare i tempi per mantenere un’esposizione corretta, perché non impostare direttamente un valore come f/22 o f/32 nel caso il vostro obiettivo ci arrivasse? Purtroppo, il ragionamento alla base è correttissimo, ma non tiene debitamente conto della diffrazione ottica. La diffrazione è un fenomeno fisico che influenza la propagazione di un’onda (in questo caso un’onda luminosa) quando incontra un ostacolo, quale può essere ad esempio, il passaggio attraverso una stretta apertura, nel nostro caso il diaframma, deviandola. Il risultato è che la luce non si propaga in maniera corretta ma devia, comportando una perdita di nitidezza del fotogramma. Per questo motivo un valore di diaframma di f/11 o f/16 rappresenta il giusto compromesso fra una profondità di campo ampia e un tempo di scatto in grado di fornirvi una lunga esposizione che sia al contempo nitida.
Sempre rimanendo in tema di messa a fuoco impostatela in modalità manuale e mettere a fuoco un punto all’infinito. Lasciare impostato l’autofocus rischierebbe di danneggiare i vostri scatti perché la macchina tenderebbe a cambiare il punto di messa a fuoco per focalizzarsi sul vostro soggetto in movimento.
Spegnete lo stabilizzatore d’immagine della fotocamera e il sistema di riduzione delle vibrazioni dell’obiettivo, com’è buona norma fare ogni qual volta che sistemate la macchina fotografica sul treppiedi, poiché provocherebbero micro-vibrazioni che danneggerebbero la nitidezza delle vostre lunghe esposizioni. Qualora utilizziate una fotocamera reflex è buona norma coprire il mirino, in questo modo impedirete alla luce di entrare dall’oculare, creando fastidiosi aloni. In una reflex c’è un altro importante fattore di costruzione da tenere a mente, la presenza di uno specchio. Se avete familiarità con la costruzione di una DSLR (Digital Single Lens Reflex) saprete che la luce entra nella fotocamera grazie alla lente, arriva allo specchio che, grazie alla sua inclinazione di 45 gradi, fa rimbalzare il fascio luminoso facendolo arrivare al pentaprisma e da qui l’immagine arriva al mirino. Quando decidete di scattare una foto, la pressione del vostro dito sul pulsante di scatto fa sì che lo specchio si alzi, ribaltandosi e l’immagine arrivi al sensore. Ovviamente il movimento dello specchio genera fastidiose vibrazioni, che a loro volta causano del micro-mosso nello scatto finale. Attivando la modalità di blocco dello specchio o Mirror Lock-up, la prima pressione del pulsante di scatto solleverà lo specchio, mentre la successiva catturerà il fotogramma. Questa pausa di pochi secondi che potrete inserire fra le due pressioni darà il tempo alla fotocamera di smorzare le vibrazioni che si sono create dal ribaltamento dello specchio. I possessori di una reflex Nikon (qui potete trovare la nostra guida all’acquisto dedicata alle migliori reflex Nikon) possono usufruire di una funzione che prende il nome di “Ritardo Esposizione” o “Exposure Delay Mode”, un Mirror Lock-up automatizzato. Impostarlo ad un valore di 2 secondi vi permetterà di generare automaticamente un ritardo di 2 secondi fra il momento in cui premete il pulsante di scatto (alzando lo specchio) e quello in cui la fotocamera cattura il fotogramma. Naturalmente, questo problema non si pone qualora possediate una mirrorless che, come dice il nome, non è provvista di uno specchio interno.
È buona norma in ogni modo eseguire sempre uno scatto di prova per verificare la corretta riuscita della vostra fotografia.
Fotografia lunga esposizione: i filtri ND
In tutte le situazioni dove la presenza di luce ambientale è scarsa possiamo permetterci di realizzare una fotografia senza usare i filtri ND, mentre in quelle realizzate durante il giorno sarà necessario l’utilizzo di uno di questi vetri per evitare che un quantitativo di luce eccessivo arrivi al vostro sensore, sovraesponendo bruciando la fotografia a lunga esposizione. Per calcolare il tempo di scatto da utilizzare in questi casi dovrete prendere nota del tempo di esposizione per realizzare la foto esposta correttamente prima di montare il filtro ND, dopo averlo avvitato sull’obiettivo avete a disposizione due procedimenti diversi per ottenere lo stesso risultato. Se desiderate mantenere il vostro cervello giovane ed allenato potrete fare il calcolo a mente secondo l’esempio riportato in seguito, altrimenti esistono innumerevoli app per il calcolo, come PhotoPills. PhotoPills è un’app a pagamento che ogni fotografo potrebbe trovare utilissima, poiché contiene un sacco di funzioni ed informazioni utili per pianificare e realizzare il vostro scatto nel migliore dei modi possibili, indicandovi orari di alba e tramonto e l’esatta posizione della Luna e del Sole, fra le altre cose. Per conoscere il corretto tempo di scatto per una fotografia a lunga esposizione con un filtro ND sarà sufficiente impostare i parametri di scatto e la densità del filtro scelto e l’applicazione vi calcolerà autonomamente i tempi da selezionare.
Se state cercando un’alternativa gratis vi suggeriamo invece questa sviluppata di NiSi, produttore di vetri ottici di alta qualità, che vi calcolerà il tempo corretto di esposizione.
Se invece volete fare da soli o desiderate risparmiare spazio prezioso sul vostro smartphone ecco il procedimento da eseguire. Il tempo di esposizione corretto in assenza di filtro è dato da una frazione, eseguite l’operazione. Esempio:
1/25 secondi= 0,004 s.
Guardate il vostro filtro e moltiplicate questo valore per quello riportato nel nome dell’ND.
Esempio: avete un ND 1000?
0,04 x 1000 = 40 secondi.
Impostate questo valore come tempo di scatto per avere una fotografia a lunga esposizione esposta correttamente. Facile no? Temevate peggio, vero? E se il filtro riporta il numero degli stop che assorbe? Raddoppiate il tempo di esposizione per il numero di stop del filtro.
La terza alterativa è quella di stampare una tabella come questa presente sul sito di NiSi e che potete scaricare a questo indirizzo e che vi indicherà i corretti valori di conversione.
Fotografia lunga esposizione: qualche consiglio finale
Siete ormai pronti a correre fuori con la vostra fotocamera e il vostro treppiedi per realizzare magnifiche lunghe esposizioni, ma lasciatemi altri 2 minuti per qualche raccomandazione finale: non accettate caramelle dagli sconosciuti e copritevi che fa freddo. Scherzo, ma non su tutto. Si tratta di cose all’apparenza banali ma che possono realmente fare la differenza.
- La batteria. Prima di iniziare una fotografia a lunga esposizione controllate sempre di avere una batteria completamente carica e, se possibile, procuratevene almeno una di riserva. Scattare per tempi lunghi richiede tantissima energia alla vostra fotocamera, oltre a tanta pazienza da parte vostra.
- Copritevi. Consiglio della nonna Silvia, ma stando immobili per lunghi periodi, specie in prossimità di specchi d’acqua, si fanno anche delle lunghe esposizioni al freddo, e lo scatto finale è solo un raffreddore!
- Be patient. Uno scatto di questo tipo richiede un’attenta pianificazione e una esecuzione accurata. Preparatevi mentalmente a investire tutto il tempo necessario per la realizzazione della vostra fotografia. Questo non sarà necessariamente un male, vi accorgerete presto che è un genere di fotografia che rilassa tantissimo e libera dallo stress, complici anche le location piene di pace che solitamente si prediligono.
- Il punto fisso. Importantissima nelle fotografie a lunga esposizione è la presenza di un punto fisso, un particolare immobile, può trattarsi di una roccia, un elemento urbano, un albero, quello che preferite, ma averlo nel frame vi permetterà di impostare la messa a fuoco e di non rendere sfocato tutto il fotogramma e per fare da necessario contrappunto al movimento circostante.
- I filtri di buona qualità. Ho ormai perso il conto di quante volte l’ho ripetuto. Risparmiare in ambito fotografico porta sempre a risultati scadenti. Porre un filtro davanti all’obiettivo ne degrada inevitabilmente la qualità, e un filtro costoso sarà tendenzialmente di migliore qualità e bilancerà nel modo più indicato la perdita di qualità con il risultato ottenuto, introducendo al contempo poche dominanti.
- I pixel caldi o hot pixel. La prima generazione di mirrorless soffriva molto di un problema di surriscaldamento del sensore provocato dallo sforzo di trasferire costantemente l’immagine all’EVF. Il surriscaldamento dei fotodiodi produceva un effetto chiamato hot pixel, una volta arrivati a casa, sul monitor si notava la presenza di pixel rossi, verdi o blu che avevano poco a che vedere con la fotografia realizzata. Nelle ultime generazioni, i sistemi di dissipazioni del calore e l’elettronica si sono evoluti, riducendo questo problema e offrendo fotocamere sempre più affidabili, ma se doveste riscontrare questo inconveniente, la maniera migliore per risolverlo è scattare una fotografia della stessa durata dell’immagine realizzata ma lasciando montato il copri obiettivo. In questo modo i pixel caldi saranno gli stessi e nelle medesime posizioni in entrambe le foto e potrete in post-produzione sottrarli alla foto a lunga esposizione. Alcune macchine di ultima generazione hanno la possibilità di attivare una funzione anti pixel caldi che in automatico esegue questa procedura.
Fotografia lunga esposizione: le conclusioni
La tecnica della fotografia a lunga esposizione permette di tracciare lo scorrere della vita, dilatando il movimento delle nuvole, sfumando le linee già morbide delle onde arrivando a renderle seta liquida, trasmettendo il fruscio dei fili d’erba tramite il loro ondeggiare sinuoso, le luci diventano scie, l’acqua diventa un acquerello, rendendo tranquilli torrenti e cascate e donando un’atmosfera che pare essere cristallizzata in un istante di pure sogno.
Che sia alba o tramonto, pieno giorno o il cuore della notte, realizzando uno scatto simile, vi renderete conto che con la vostra immagine avrete semplicemente catturato una parte della magia di quell’attimo, e chi guarda i vostri scatti ne sarà inevitabilmente ipnotizzato. In fondo, non è forse estremamente magico sedersi comodi e guardare il mondo che scorre frenetico e avere la possibilità di notare i cambiamenti prodotti?
Fotografia lunga esposizione: potrebbe interessarti anche….
Se ti è piaciuta la nostra guida alle lunghe esposizioni, potresti trovare altrettanto utili e ben dettagliate le nostre guide dedicate a chi vuole imparare a fotografare, oppure alcune guide più specifiche ed approfondite su determinati argomenti o tecniche. Ecco una breve lista di quelle correlate alla guida che avete appena letto:
- Sensore fotografico: alla scoperta di come le nostre macchine fotografiche vedono l’immagine
- Tempo di esposizione: cos’è e a cosa serve
- Triangolo dell’esposizione: impariamo ad usarlo per avere foto perfette
- Composizione fotografica: cos’è e come sfruttarla al meglio
- Filtri ND: facciamo chiarezza
grandi
Grazie mille Franco ☺️🙏🙏