La fotografia paesaggistica è croce e delizia di ogni fotografo: la maggior parte di noi appena ha preso in mano la sua prima macchina fotografica ha iniziato a riprendere panorami sconfinati. C’è poi chi è passato ad altro, e chi è rimasto fedele al suo primo amore, rendendosi conto ben presto che le sue foto mancano un po’ di mordente. Come possiamo allora rendere le nostre fotografie di paesaggi più attraenti? Come realizzare una fotografia paesaggistica che riesca a trasmettere sensazioni fortissime? Scopriamolo insieme nella nostra guida di FotoNerd!
Fotografia paesaggistica: cos’è?
La fotografia paesaggistica ha come soggetto un paesaggio, ossia la porzione di territorio che lo sguardo dell’osservatore può abbracciare. Possiamo avere territori diversissimi, naturali, artificiali o creati da entrambi i fattori, un paesaggio può essere mare, montagna, pianura, collina, deserto, palude, ghiacciaio, foresta. La storia dell’uomo è piena di ritratti di paesaggi, ancor prima che nascesse la fotografia. Troviamo esempi di pittura di paesaggi nell’arte greca ed è diffusissima in quella romana, basti pensare agli splendidi affreschi di Pompei che spesso rappresentano paesaggi.

Ovunque ci sia una forte ricerca del bello troviamo la riproduzione di un paesaggio, ritratto con scopo ricreativo, decorativo o con la funzione di una moderna cartolina: il trasmettere agli altri la visione di qualcosa di piacevole e il ricordo di un’emozione provata in quel luogo.
Eh già, in effetti possiamo ridurre tutta la fotografia a questo, immortalare e trasmettere a qualcun altro. La differenza principale sta in chi scatta: riuscite a sentirvi più stupiti davanti ad un volto o dinnanzi ad un animale? Oppure è davanti ad un paesaggio che siete pervasi da quel sentimento fortissimo di timore reverenziale misto a meraviglia, di “sehnsucht”, ossia di struggimento, che tanto ha caratterizzato i romantici tedeschi? Beh, se la risposta è si, siete nel posto giusto!
Realizzare una fotografia paesaggistica perfetta non è così facile, richiede tantissime cose e no, non parlo (solo) di attrezzatura, vi ritroverete ad allenare la vostra pazienza, aspettando a lungo, in posizioni a volte scomode, fredde o umide, dopo aver pianificato attentamente i vostri scatti. Sarebbe un peccato investire così tante energie per poi ottenere un risultato mediocre no? Ecco perché questa guida è importante! Analizzeremo insieme l’attrezzatura, come impostare la macchina fotografica, come comporre al meglio i nostri scatti di fotografia paesaggistica e scopriremo anche qualche pratico consiglio su cosa fare e cosa non fare quando si ritrae un paesaggio. Pronti? Ottimo, zaino in spalla e partiamo! Ma…cosa ci metto nello zaino?
Fotografia paesaggistica: l’attrezzatura
Lo so, questo è il paragrafo più temuto da tutti! L’attrezzatura a volte sa essere davvero costosa e la fotografia è bella tutta, come potete scegliere fra still life, ritrattistica, paesaggistica, lunghe esposizioni, food photography, street photography, fotografia notturna o macro fotografia, solo per citarne alcuni? Sono generi meravigliosi e alcuni richiedono un’attrezzatura specifica ed estremamente costosa!
Per fortuna la fotografia di paesaggio non è così tanto dispendiosa come, ad esempio, quella sportiva, e in aggiunta moltissimi oggetti in elenco sono normale dotazione per un fotografo, quindi probabilmente li possedete già oppure vi serviranno in tante altre occasioni o generi fotografici, quindi è un buon investimento! Ma vediamo un po’ cosa vi servirà per una fotografia paesaggistica di livello:
La macchina fotografica
Reflex o mirrorless? Eterna domanda che affascina i fotografi e che nell’ultimo periodo ha sostituito in popolarità il dubbio amletico “essere o non essere?“. Specchio o non specchio? Specchio, servo delle mie brame, chi è la più bella fotografa del reame? Ah, no, scusate. In fotografia paesaggistica vanno bene sia reflex sia mirrorless, usate quello che avete e quello con il quale vi trovate meglio. In linea di massima, le mirrorless sono un po’ più leggere a scapito di una batteria meno duratura, ma non è la presenza o meno di uno specchio la caratteristica da controllare. Seguendo lo stesso ragionamento andranno bene anche le fotocamera compatte o bridge in vostro possesso, l’importante è che vi permettano di scattare in Modalità Manuale (M) o, al massimo, in Modalità a Priorità di Apertura (indicata con le lettere Av o A, a seconda del produttore della vostra macchina fotografica), per poter regolare al meglio i parametri del triangolo dell’esposizione.
La dimensione del sensore invece merita due parole in più. Il sensore fotografico è il cuore pulsante di una fotocamera, per approfondire vi invito a leggere la nostra guida dedicata. Nelle fotocamere di fascia media o alta la dimensione del sensore è indicata come full frame, APS-C o Micro Quattro Terzi, ordinati, rispettivamente, dal più grande al più piccolo. Una fotocamera con un sensore più grande produrrà foto con una qualità maggiore, e, di contro, file più ricchi e complessi da lavorare. Nonostante un sensore formato Micro Quattro Terzi o, ancora meglio APS-C, sarà in grado di realizzare ottime fotografie di paesaggi, il sensore full frame in questi campi dà il meglio di sé. Un sensore maggiore permette una gamma dinamica più elevata, in poche parole ci sarà un’ampia differenza fra le zone più scure e quelle più chiare, la ricchezza dei colori e delle sfumature sarà superiore. Nella fotografia di paesaggio l’illuminazione è estremamente varia, spaziando fra aree più buie e zone illuminate meglio. Una fotocamera full frame avrà tendenzialmente anche una maggior tenuta ISO. Gli ISO sono una componente del triangolo dell’esposizione che modula la sensibilità dei fotodiodi del sensore nei riguardi della luce. La fotografia paesaggistica opera spesso in condizioni di luce scarsa e a diaframmi molto chiusi, e sono tutte situazioni che vi spingeranno ad alzare il valore degli ISO, ma più avanti capiremo meglio il perché, è importante che, selezionando un valore medio alto, la fotocamera non inserisca troppi artefatti.
Un’altra caratteristica da tenere in considerazione quando si cerca una fotocamera per fotografia paesaggistica è la sua resistenza a freddo ed umidità. Ritraendo paesaggi vi ritroverete spesso in mezzo a polvere, fango, pioggia, neve, umidità e chi più ne ha più ne metta. Una macchina fotografica tropicalizzata è dotata di speciali guarnizioni perfette per resistere meglio alle intemperie, facendola durare più a lungo anche in situazioni più critiche.
Gli obiettivi
Gli obiettivi sono distinti da alcuni numeri, quelli riportati in millimetri prendono il nome di lunghezze focali, quelle preferite nella fotografia paesaggistica sono quelle con i numeri più bassi, definiti grandangoli, e che vanno in genere da 8mm fino a 35 o 50 mm, tenendo debito conto del fattore di crop. Vi sarà capitato di vedere in commercio dei grandangoli fissi, ossia con una sola lunghezza focale, e altri zoom, nei quali è possibile ruotare una ghiera e modificare la lunghezza all’interno del range offerto da quell’obiettivo. In linea generale le ottiche fisse sono caratterizzate da prestazioni eccellenti, essendo formate da un minor numero di componenti, e hanno un’apertura di diaframma maggiore, di contro però uno zoom è più versatile. In fotografia paesaggistica la massima apertura del diaframma di una lente non è un parametro da tenere in considerazione, perché si scatterà quasi sempre a valori molto chiusi, la scelta tra fisso o zoom è estremamente personale, meglio avere più lenti nello zaino e cambiarle per avere sempre quella perfetta per il momento, oppure lasciare sempre la stessa ottica montata e non perdere tempo prezioso e rischiare di sporcare il sensore? Si tratta di una scelta estremamente soggettiva.
Nella fotografia di paesaggio a volte si può usare anche un teleobiettivo, caratterizzato da una lunghezza focale dai 70mm in su, e che ha il pregio di far risaltare le misure di due soggetti di dimensioni differenti contrapponendoli. In linea di massima comunque le lunghezze che non mancano mai nella borsa fotografica di un paesaggista che si rispetti sono quelle che spaziano dai 20 ai 28 mm.
Anche nel caso degli obiettivi controllate sempre se l’ottica che state scegliendo è tropicalizzata, mentre non è importante la presenza di un sistema di riduzione delle vibrazioni. Poiché la vostra fotocamera sarà quasi sempre su un treppiede, la stabilizzazione dell’obiettivo, qualora presente, andrà spenta prima di scattare. In questo modo eviterete di introdurre piccole vibrazioni dovute al suo motore, studiato per eliminare i tremolii trasmessi dalla vostra mano, ma che in questo caso provocherebbero uno spiacevole effetto di micro-mosso. E quindi passiamo al prossimo must have.
Il treppiede
Il cavalletto non può mai mancare nell’attrezzatura di un fotografo, forse un giorno mi stancherò di ripeterlo, ma non è questo il giorno. Stabile (che possa reggere il doppio del peso della vostra attrezzatura), solido e magari pure leggero, è fondamentale in situazioni come la fotografia paesaggistica, dove è necessario il mantenimento della stessa posizione in condizioni di stabilità per tempi prolungati. Se non lo possedete o ne state cercando un modello migliore, vi consiglio di dare un’occhiata alla nostra guida all’acquisto sul miglior treppiede per foto, dove troverete senza dubbio il modello più adatto a voi.

Ci sono alcune caratteristiche che ne potenziano la stabilità, come la presenza di punte di metallo che migliorano l’ancoraggio al terreno, o un gancio nella colonna centrale che vi permette di aggiungere un peso che zavorra la vostra attrezzatura in condizioni di vento forte. Controllate sempre di posizionare il vostro cavalletto “in bolla”, ossia verificate che la bolla presente nella livella sia centrata, indice di una posizione dritta, per fornirgli una maggiore stabilità. Qualora sia possibile cambiare la conformazione del treppiede, fate attenzione a mantenere la fotocamera all’interno del triangolo creato dalle 3 gambe, ancora meglio se esattamente al centro, in questo modo il baricentro del sistema ricadrà all’interno della base, generando un sistema stabile.
Tantissimi fotografi si dimenticano di fissare la cinghia della fotocamera, questo è un errore, in presenza di vento infatti trasmetterà vibrazioni alla macchina fotografica, vanificando parzialmente tutta l’attenzione per i dettagli posta fin ora. E come sapete, il diavolo sta nei dettagli.
Se questi consigli sono utili per buona parte dei generi fotografici, nella fotografia paesaggistica è spesso preferibile averne uno piccolo, per poter riprendere le vostre scene anche dal basso.

Il telecomando per lo scatto remoto
Mettere la macchina fotografica sul cavalletto implica poter ritardare lo scatto con un telecomando o con l’autoscatto, per ridurre le vibrazioni trasmesse alla macchina fotografica quando premete il pulsante di scatto e che potrebbero rovinare la vostra fotografia paesaggistica.
Acquistare un telecomando vi permetterà di premere il pulsante e di realizzare la foto proprio nel momento voluto, e potrete trovare le versioni a filo o ad infrarossi. Nel caso dei telecomandi a filo avrete un prodotto meno costoso ma collegato alla macchina fotografica tramite un cavo, se invece preferite una maggior libertà d’azione e un più ampio raggio di movimento scegliete quelli ad infrarossi.

La maggior parte delle fotocamere è dotata di un’app per controllare lo scatto dal vostro smartphone, come Nikon SnapBridge, con le quali, grazie al Bluetooth e/o al Wi-Fi della vostra macchina fotografica, potrete regolare le impostazioni e scattare.
L’alternativa a queste due opzioni è di impostare lo scatto ritardato, ciò vi consente di premere il pulsante e di acquisire l’immagine con pochi secondi di differenza, ma si tratta di una scelta poco pratica che aumenta il tempo già lungo necessario allo scatto.
I filtri fotografici
I filtri fotografici in fotografia sono molteplici e così importanti da avere una guida dedicata, in particolare nella fotografia paesaggistica i più usati sono il filtro polarizzatore e i filtri ND. Per una più accurata trattazione dell’argomento vi rimando alle guide dedicate, ma vediamoli insieme brevemente.
Il polarizzatore o CPL è un filtro in grado di rimuovere i riflessi dalle superfici, come acqua, vetro o foglie, contrastando e saturando in maniera corretta cielo, foglie e nuvole e mostrando cosa si cela sotto uno specchio d’acqua o dietro una vetrata.
I filtri a densità neutra o ND sono filtri scuri in grado di impedire ad una parte di luce di arrivare al nostro sensore, permettendoci in questo modo di allungare il tempo di scatto, realizzando una lunga esposizione. I GND, filtri a densità neutra graduata, sono un particolare tipo di filtri ND che presentano un diverso gradiente di grigio, permettendo di scurire solo determinate aree. Nella fotografia paesaggistica sono molto utili nelle situazioni ad alto contrasto fra zone di luce e di ombra, omogeneizzando l’esposizione.
Per scegliere con accortezza il vostro miglior filtro fotografico trovate le nostre guide all’acquisto dedicate.
Attrezzatura varia
Sicuramente prima di uscire di casa è indispensabile controllare che le vostre schede di memoria siano funzionanti e abbiano spazio a sufficienza, stesso discorso va fatto per le batterie. Le avete riposte cariche dopo la festa di Pasquetta del 2019 a casa di Andrea? Beh, forse è il caso di controllare e di rimetterle in carica. Possedere una seconda batteria di riserva è in ogni modo una bellissima abitudine da prendere, non c’è nulla di meglio per farvi venire una bella gastrite che impostare lo scatto, ottenere l’inquadratura perfetta, la luce ottimale e…vedere che l’indicatore della batteria la segnala scarica e quindi essere costretti a tornare a casa, senza scatto.
Qualora andiate in mezzo alla natura non dimenticate le basi dell’escursionismo: acqua, torcia, impermeabile, vestiario e scarpe adatti.
Lo zaino fotografico
Ora che abbiamo fatto la lista della spesa vogliamo portarci tutto questo armamentario in mano? Mmm, meglio di no, avere le mani libere è sempre una scelta vincente. Se siete alla ricerca di una borsa capiente, ergonomica e che vi accompagnerà in tutte le uscite e non sono in quelle dedicate alla fotografia paesaggistica, trovate qui la nostra selezione sulla guida all’acquisto dedicata al miglior zaino fotografico.
Fotografia paesaggistica: pianifica lo scatto!
Perfetto, zaino in spalla, si parte! Per dove? Ma come boh?! D’accordo, molti scorci ci si aprono all’improvviso davanti agli occhi, ma pianificare lo scatto è sempre una cosa furba da fare, la luce è preziosa e arrivare in un posto alle 18 quando tramonta alle 18e10 potrebbe significare perdere lo scatto perfetto mentre vi posizionate! Prima di partire è sempre molto utile controllare prima Google Maps, per pianificare nel miglior modo gli spostamenti. Esistono anche siti come The Photographer’s Ephemeris, utilissimi per conoscere gli orari di alba e tramonto e la posizione del Sole nel posto che avete scelto. Infatti, generalizzando un po’, le ore migliori per fotografare sono nei dintorni di alba e tramonto, in quel preziosissimo arco di tempo che prende il nome di golden e blue hour, dal colore della luce durante il sorgere e il tramontare (colore caldo e riflessi dorati) e al crepuscolo (colori freddi e riflessi blu). In alternativa esiste anche quella sezione di fotografia paesaggistica che ritrae i panorami di notte, con splendidi cieli stellati o con le luci della città. Se siete interessati ad approfondire questo genere di scatti, potreste trovare utile la nostra guida alla fotografia notturna.
Tornando a come programmare uno scatto, anche le previsioni meteo sono da controllare prima di partire, la fotografia paesaggistica in una giornata assolata e con un cielo completamente privo di nubi genererà una cartolina: un’immagine bella ma troppo contrastata, piatta, priva di personalità e dinamicità. Sul fronte opposto, uscire a fare una fotografia ad un paesaggio mentre diluvia a catinelle non è nella mia top 10 di cose da fare prima dei 30 anni, non so se è nella vostra! Anche se, magari una bella tromba d’aria la fotograferei volentieri, ma a distanza di sicurezza!
Fotografia paesaggistica: la composizione
Una mostra può anche possedere pezzi unici e splendidi, ma se non vengono posizionati con attenzione e illuminati nel modo migliore sembreranno senza valore, ed è vero anche il contrario! Nella fotografia paesaggistica non potete spostare fisicamente un albero o una casa per farlo risaltare al meglio, ma potete spostare la vostra macchina fotografica e l’inquadratura per ottenere una composizione vincente. In questo paragrafo accennerò brevemente ad alcune regole da seguire, ma per una trattazione più approfondita vi suggerisco di consultare la nostra guida dedicata alla composizione fotografica, per valorizzare al meglio i vostri scatti.
Esistono diverse regole che hanno come scopo la creazione di una composizione visivamente equilibrata, la più nota è la regola dei terzi. Immaginate di tracciare 2 linee orizzontali e 2 verticali, dividendo in questo modo il fotogramma in 9 rettangoli identici. Le 4 intersezioni prendono il nome di punti di forza, un soggetto posizionato su uno di questi punti avrà più potenza comunicativa, conferendo un maggiore interesse visivo alla vostra fotografia di paesaggio.
Si, ho parlato di soggetto. Vi sarà capitato tante volte di fotografare una vasta distesa e di trovare lo scatto bello, ma…Avete la sensazione che manchi qualcosa, vero? Un punto sul quale soffermare lo sguardo. Un soggetto. Un albero? Un palazzo? Un colore? Un fascio di luce? La presenza di un soggetto, non necessariamente in primo piano, impedirà allo sguardo di vagare perso nel fotogramma e di non soffermarsi su nulla.

Potete scegliere anche di posizionare la linea dell’orizzonte su una delle linee orizzontali, realizzando scatti composti da 2⁄3 di cielo (enfatizzerete il cielo, qualora sia molto interessante) e uno di paesaggio, oppure il contrario, ottenendo in ogni caso una grande armonia nel risultato finale. In linea generale, nella fotografia di paesaggio si tende infatti ad evitare di posizionare al centro il vostro soggetto.
Qualora nel vostro fotogramma ci siano linee e diagonali forti, osservatele bene. Esse tendono a guidare lo sguardo dell’osservatore in una direzione, possono essere valide alleate delle vostre immagini se le impiegherete per portare lo sguardo in un punto di interesse.

Uno scatto ben riuscito è armonico ed equilibrato: quando componete l’inquadratura controllate il rapporto fra gli elementi e il peso che essi acquistano nel frame. Infatti, a parità di dimensione, un elemento molto più colorato degli altri, con più dettaglio, luce o con una forma che si distingue, avrà un peso maggiore.

Fotografia paesaggistica: finalmente si scatta!
Ottimo, arriviamo finalmente al dunque! Siamo ben preparati, abbiamo tutto, la fotocamera è montata sul cavalletto e la composizione è stata creata. What now?
Abbiamo comprato una nuova ottica, un bel treppiedi robusto, abbiamo pianificato l’uscita e ci siamo lambiccati per trovare un bel soggetto, vorremmo mai scattare in formato JPEG? NOOOOO! Selezionate lo scatto in RAW, si tratta di un tipo di formato grezzo (e come tale da post produrre) ma che contiene tantissime informazioni in più rispetto al JPEG, permettendovi una maggiore malleabilità dopo lo scatto.
Bravissimi, ora che siete dei veri e propri pro, abbandonate le modalità automatiche e scegliete nella ghiera dei programmi la modalità manuale o quella a priorità apertura. Impostate la sensibilità ISO sul valore più basso possibile per ridurre al minimo il livello di rumore digitale generato, riducendo quel fastidioso effetto grana che altrimenti potrebbe rovinare le vostre immagini.
Per i valori di apertura del diaframma scegliete valori bassi come f/16 (si tratta di frazioni, f/2 è maggiore di f/22), in questo modo avrete una parte più grande di panorama a fuoco e aumenterete la profondità di campo. Non esagerate però, capisco che la tentazione sia quella di avere tutto a fuoco, dal primo filo d’erba davanti a voi all’orso polare che sta passando al Polo Nord, ma aperture come f/22 o f/32 soffrono di diffrazione ottica. Si tratta di un fenomeno fisico che influenza la propagazione di un’onda (luminosa in questo caso specifico) quando incontra un ostacolo, deviandola. Nel nostro caso la luce entra in una stretta apertura, il diaframma. Il risultato è che la luce non si propaga in maniera corretta ma cambia direzione, provocando una perdita di nitidezza.
Il tempo di scatto va impostato in base al risultato desiderato. Volete realizzare una lunga esposizione congelando il movimento di nuvole, luci o masse d’acqua? O meglio tenere un tempo corto per congelare un’azione? Dipenderà dall’idea che avete in mente.
Spegnete sia lo stabilizzatore della fotocamera sia il sistema di riduzione delle vibrazioni dell’obiettivo ogni volta che sistemate la macchina fotografica sul treppiedi, poiché in questo caso il sistema è fermo e stabile, e il funzionamento di questi meccanismi non rimuoverebbe vibrazioni che effettivamente non ci sono, ma al contrario le provocherebbe, danneggiando la nitidezza dello scatto. A dir la verità, c’è un trucco per avere più parti a fuoco, e lo vedremo fra un attimo.
Fatto tutto? Click! Attenzione però, prima di spegnere la fotocamera e smontare tutto, controllate la corretta riuscita della vostra fotografia paesaggistica, tornare a casa ed accorgersi che lo scatto è venuto male…non è bello per nulla!
Fotografia paesaggistica: il focus stacking
Se volessimo avere più porzioni di paesaggio a fuoco? Abbiamo trovato una piantina bellissima che starebbe benissimo in primo piano, ma vogliamo che sia a fuoco anche la montagna là dietro, come si fa? Si fanno più scatti! Tanto non si pagano, è finito il tempo delle ristrettezze provocate dalle pellicole, e siete belli fermi sul treppiede, approfittiamone! Lasciando fissa la fotocamera, spostate il vostro punto di messa a fuoco ed eseguite più fotografie: uno scatto avrà il primo piano a fuoco, il seguente sarà nel piano di mezzo, infine l’ultima immagine avrà lo sfondo a fuoco. Ottenuti i nostri scatti con i diversi piani a fuoco correttamente, potremo passare a fondere i fotogrammi con il nostro programma di post produzione preferito, come Photoshop, realizzando uno scatto finale con una profondità di campo molto maggiore.
Fotografia paesaggistica: il bracketing
Ma se il vostro paesaggio ha delle ombre e delle luci molto ampie, come possiamo fare ad esporre tutto correttamente? La risposta giusta è con il bracketing. Si tratta di una funzione che vi fa scattare un numero predefinito (3, 5 7 oppure 9) di fotogrammi cambiando il valore dell’esposizione, modificando in genere il tempo di esposizione. Si tratta di un processo che può essere fatto manualmente, oppure tramite l’apposita funzione chiamata BKT, presente su quasi tutte le fotocamere e che vi permette di scegliere quante foto realizzare e con che intervalli di stop effettuarli.
Il numero degli scatti è sempre dispari perché in genere la foto centrale è scattata esposta correttamente, mentre le prime sono più o meno sottoesposte e le ultime sovraesposte. In questo modo otterrete i dettagli delle zone luminose negli scatti sottoesposti, e di quelle in ombra nelle foto sovraesposte, aumentando così la gamma dinamica offerta alla nostra fotografia. A casa, mediante un software di post produzione come può essere Photoshop, unirete le differenti esposizioni, creando un’immagine unica con luci ed ombre esposte correttamente. Esiste un programma veramente buono che è nato apposta per elaborare questo genere di scatti, si chiama Aurora HDR e potete leggere la nostra recensione in merito a questo indirizzo. Se volete più informazioni a proposito del bracketing vi consiglio di leggere la nostra guida dedicata a questo link.
Fotografia paesaggistica: la post produzione
Non ascoltate tutti quelli che dicono che la post produzione non è naturale e che è il male. Si tratta di un processo che è come il trucco per una donna, se fatto con sapienza ne esalta i pregi e ne attenua i difetti, ma il tutto va fatto senza esagerare o diventa un mascherone (di Halloween a volte!). La post produzione non nasce con la fotografia digitale, affonda le sue radici nei tempi della camera oscura quando, con diversi filtri e differenti emulsioni, il fotografo e lo sviluppatore attenuavano colori e luci.
Oggi possediamo dei software prestanti, non vedo perché sprecare l’occasione per perfezionare i nostri scatti, siano essi ritratti o fotografia di paesaggio. Si, perfezionare. Una fotografia sbagliata resterà tale anche con tanta post produzione. Non è necessario stravolgere la vostra fotografia di paesaggio: controllate il bilanciamento del bianco e l’esposizione. Cosa succede spostando le levette di neri e bianchi, luci ed ombre, texture, chiarezza, vividezza e saturazione? Come vi piace di più? Non c’è veramente un giusto o sbagliato in queste cose. Tranne in un’opzione: l’orizzonte è dritto, punto. O per lo meno, è lievissimamente curvo ma quasi dritto. Non pende a destra, non pende a sinistra, nemmeno se siete a Pisa, quella è la torre che è storta, non il terreno. Siccome gli occhi di chi guarda la vostra fotografia paesaggistica lo sanno, un orizzonte storto in uno scatto disturba tantissimo, ed è spesso sinonimo di poca cura per i dettagli! Quindi controllate sempre ed, eventualmente, correggete con le funzioni ruota oppure raddrizza.
Fotografia paesaggistica: conclusioni
La fotografia paesaggistica può essere più complessa e dettagliata di quanto sembra, è servita una guida lunghissima per spiegarvi nello specifico i principi fondanti di come si fotografano i paesaggi. Ora che avete la teoria, uscite e scattate, fatela vostra, capite cosa vi piace e cosa no. Solo dopo che avete compreso appieno la teoria, osate! Rompete le regole! Create! Trasmettete al mondo la gioia, la vitalità o la tranquillità e la desolazione del paesaggio che si apre davanti agli occhi! Permetterete così a chi vi guarda di viaggiare con i vostri scatti, cosa non da poco visto quanto è difficile organizzare un viaggio negli ultimi tempi!
Come sempre se vi fossero rimaste domande o se aveste qualche suggerimento, il nostro spazio dedicato ai commenti aspetta anche le vostre parole sulla fotografia di paesaggio, e non solo le mie!
Fotografia paesaggistica: potrebbe interessarti anche…
Se hai trovato utile ed interessante questa nostra guida dedicata alla fotografia di paesaggio, potresti trovare altrettanto valide le altre dedicate a coloro che vogliono imparare a fotografare, oppure quelle più specifiche ed approfondite su determinati argomenti o tecniche. Ecco una breve lista di quelle correlate alla guida che avete appena letto:
- Fotografia lunga esposizione: come immortalare lo scorrere del tempo
- Bracketing: cos’è e come funziona
- Triangolo dell’esposizione: impariamo ad usarlo per avere foto perfette
- Composizione fotografica: cos’è e come sfruttarla al meglio
- Filtro polarizzatore: riflettiamo sul funzionamento
- Filtri ND: facciamo chiarezza