Soprapponendo le informazioni ottenute da tante immagini a raggi infrarossi con esposizioni differenti, gli scienziati hanno creato la fotografia a più alta risoluzione di Giove che sia mai stata scattata dal nostro pianeta. Vediamola insieme.
Fotografia raggi infrarossi Giove: la tecnica usata
La fotografia ai raggi infrarossi di Giove è stata ottenuta dopo un lunghissimo lavoro: il risultato che vedete è infatti il frutto delle fatiche di un progetto durato 3 anni e portato a termine dai ricercatori del NSF’s National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory (NOIRLab) che, sfruttando una tecnica di stacking definita “lucky imaging” , sono riusciti a unire il risultato di 9 osservazioni composte da 38 esposizioni differenti ottenute dal telescopio Gemini, sito sul Maunakea, un vulcano dormiente delle isole Hawaii. Ogni osservazione ha generato un’immagine di 1/9 della figura di Giove a raggi infrarossi, ogni pezzo è stato poi unito per creare questa impressionante vista completa del gigante gassoso.
L’osservatorio ha commentato:
“Nonostante ci vogliano solo pochissimi secondi a Gemini per creare ogni immagine all’interno di uno shooting, scattare tutte le 38 esposizioni può richiedere alcuni minuti, un tempo sufficiente affinché i dettagli di Giove cambino posizione, con la rotazione del pianeta. Per confrontare ed unire le immagini esse vengono mappate con i dati della loro effettiva latitudine e longitudine sul pianeta, utilizzando il bordo del disco come punto di riferimento. Una volta che questo mosaico è stato completato abbiamo ottenuto un cerchio completo e l’immagine che ne risulta è una delle fotografia a raggi infrarossi a più alta risoluzione di Giove che siano mai state riprese dalla Terra.”
Fotografia raggi infrarossi Giove: i risultati
Bellissima per noi che la guardiamo con occhi da profani, questa fotografia è solo il punto di partenza per ulteriori studi sulla superficie del gigante gassoso da parte degli scienziati. Il capo della squadra, Michael Wong, dell’università di Berkeley, California, ha infatti dichiarato:
“I dati ottenuti da Gemini sono importantissimi perché ci permettono di studiare l’atmosfera di Giove con regolarità. La tecnica da noi usata è molto potente e prende il nome di Lucky Imaging, il risultato finale sono immagini ottenute ai raggi infrarossi di Giove che rivaleggiano con quelle che potremmo ottenere dallo spazio.”
Le immagini ottenute dal telescopio fanno parte di un programma di osservazione congiunta pluriennale con il telescopio spaziale Hubble a sostegno della missione Juno della NASA, la sonda che orbita intorno al pianeta. Confrontando le immagini ottiche ed ultraviolette catturate dal telescopio Hubble, la fotografia a raggi infrarossi di Giove ottenuta da Gemini ha contribuito a confermare che i punti scuri presenti nella celebre Grande Macchia Rossa (l’enorme tempesta presente sul pianeta e che imperversa da almeno 300 anni) sono in realtà dei fori nelle nuvole e non nubi più scure.
“Si tratta di una specie di lanterna di Halloween” ha commentato Wong, “si vede la luce infrarossa proveniente dalle aree prive di nuvole, ma dove esse sono presenti si vede il buio.”
Fotografia raggi infrarossi Giove: conclusioni
Conoscere l’universo è sempre stato uno dei desideri più profondi dell’uomo, fin da quando, ancora ominide, alzava gli occhi al cielo domandandosi cosa fossero quei puntini luminosi che lo sovrastavano. I dati forniti da questa spettacolare fotografia a raggio infrarossi di Giove, combinati alle osservazioni ottenute da Hubble (a proposito avete letto il nostro articolo sul regalo che la NASA vi fa per il compleanno di Hubble? Lo potete trovare qui: NASA foto compleanno) e da Juno stanno gettando una nuova luce estremamente interessante sul clima del gigante gassoso e, forse, contribuiranno a rispondere a domande che penso tutti si siano posti almeno una volta nella vita: che clima c’è su Giove? E perché quella tempesta è lì da così tanto? È la nuvola di Fantozzi?