Vorrei iniziare la guida sulla fotografia ritrattistica con una citazione, sulla falsariga di quella che ho scritto riguardo la Street Photography: “Un ritratto non è fatto nella macchina fotografica, ma su entrambi i lati di essa“. Questo bellissimo aforisma, regalatoci da Edward Steichen, ci fa capire l’importanza dell’empatia quando si realizza un ritratto in fotografia. Di quanto possa essere determinante relazionarsi con il soggetto per potergli catturare l’anima ed immortalarla. In questa guida andremo ad esplorare nel profondo questa intensa forma d’arte, scoprendone la storia, i grandi autori, le molteplici tecniche e le attrezzature più indicate. Insomma, sedetevi comodi, perché c’è tanto di cui parlare!
Fotografia ritrattistica: cenni storici
La storia del ritratto inizia molto prima dell’avvento della fotografia, quando i pittori ritraevano con i loro dipinti le persone che potevano permetterselo. Ritrarre l’essere umano è sempre stato un bisogno, probabilmente, che gli artisti hanno sentito fin da subito di esternare in svariati modi. Commissionati o meno, i grandi affreschi e quadri del passato li possiamo oggi rivivere all’interno dei musei o dei centri culturali, e possono farci capire l’importanza assoluta del rappresentare e nel raccontare una persona. L’avvento della fotografia, che è assai più giovinotta rispetto alla pittura, ha cambiato tante cose e, piano piano, la ritrattistica ha preso sempre più piede diventando un caposaldo assoluto, che tutti i fotografi, prima o poi, hanno affrontato.
Il primo ritratto fotografico di cui siamo a conoscenza, che paradossalmente è anche un autoritratto, risale al 1839 e fu realizzato da Robert Cornelius. Nello scatto, prodotto con le prime rudimentali macchine fotografiche dell’epoca, possiamo ammirare il fotografo, nonché soggetto, osservare un punto distante dall’obiettivo. Una piccola grande differenza rispetto ai dipinti dei pittori, dove chi veniva ritratto guardava sempre – o quasi – direttamente “in camera”. La fotografia ritrattistica avanza senza sosta e i fotografi iniziano a utilizzare questo genere, oltre che per raccontare le semplici persone, anche per parlare delle situazioni del mondo e delle personalità che lo rappresentano. Mathew Brady fotografò il celebre presidente americano Abraham Lincoln nel 1862, mentre il fotografo tedesco August Sander utilizzò la fotografia ritrattistica per raccontare la guerra e soprattutto le persone che la combattevano, con ritratti incredibili e strazianti che ci rendono testimoni non solo dell’uomo ma dell’uomo negli eventi del mondo. La fotografia di ritratto ha sperimentato tantissimo agli inizi della sua storia grazie a fotografi del calibro di Man Ray e Marcel Duchamp, che hanno trasformato questo tipo di fotografia in una vera e propria forma d’arte.
Avvicinandoci maggiormente ai giorni nostri la ritrattistica ha vantato fotografi immensi che hanno cambiato radicalmente il nostro modo di concepirla, tra cui Peter Lindbergh che è riuscito a cambiare la fotografia di moda, da sempre patinata e perfetta, in qualcosa di umano, fragile e terso di dignità verso i soggetti immortalati. Impossibile non conoscere Steve McCurry, che ha fatto dei ritratti il timbro stilistico dei suoi reportage nel mondo, fotografando persone comuni e facendole diventare vere e proprie icone. Infatti, ci basti pensare alla Ragazza Afghana, la fotografia più famosa del pianeta. Helmut Newton, Diane Arbus, Richard Avedon, Irving Penn, Oliviero Toscani, Giovanni Gastel. Potremmo scrivere un’intera enciclopedia solamente citando i grandi maestri che hanno scritto la storia della fotografia ritrattistica e che ci hanno ispirati, direttamente o indirettamente, grazie ai loro lavori. La storia del ritratto è ricca di racconti e immagini indimenticabili, ed è un genere che va esplorato nel profondo per comprenderne l’essenza.
L’incredibile fotografia di Steve McCurry, chiamata “La Ragazza Afghana”.
Fotografia ritrattistica: perché è importante
La fotografia di ritratto si può diramare in diverse categorie. Tutti i vari sottogeneri della ritrattistica sono però legati da un’unico filo conduttore: le persone. Che voi stiate fotografando in zone di guerra o ritraendo modelli nel vostro studio, l’obiettivo principe di questo genere fotografico è catturare la personalità del soggetto che abbiamo di fronte. Riuscire a carpirne lo spirito, l’anima come direbbero alcuni, è fondamentale per la buona riuscita della sessione fotografica. Per questo motivo, prima di parlarvi dell’attrezzatura necessaria e delle varie tecniche compositive e di illuminazione, vorrei soffermarmi qualche minuto su questo argomento. Sono convinto che per ottenere una buona fotografia nella ritrattistica sia essenziale stabilire una connessione con la persona ritratta, creare una specie di empatia tra le parti che permetta un do ut des. Quello che molti fotografi pensano, erroneamente, è che il fotografo fa tutto. Non è assolutamente vero. Fotografare una persona è uno scambio di intenzioni, è un dare l’un l’altro qualcosa affinché entrambi possano vivere l’esperienza e mettere il sentimento all’interno della fotografia. Un fotografo deve imparare a dare, se vuole ricevere. È uno scambio equo, alchemico, che non può essere trasceso quando si realizza fotografia ritrattistica.
Fotografia di ritratto: come instaurare un rapporto con la persona fotografata?
Instaurare un rapporto piuttosto informale è decisamente difficile e sicuramente dipende da voi, dalla vostra personalità e dal vostro modo di porvi verso il prossimo. Non dico che sia necessario creare una salda amicizia, anche perché spesso i soggetti che immortaliamo non li conosciamo prima di iniziare la sessione fotografica e, sicuramente, non si diventa amici per la pelle in due ore di servizio. Quello che intendo è che, anche nel breve tempo a nostra disposizione, doppiamo dare attenzione a chi stiamo ritraendo. Bisogna essere interessati alla persona che abbiamo davanti agli occhi perché lei lo vedrà, e capirà che siete veramente interessati a lei e alla sua storia. Questo crea simbiosi, unione. L’empatia è l’elemento cardine della fotografia di ritratto, poiché il soggetto deve arrivare a fidarsi di voi sia come fotografo ma, sopratutto, come persona. Tutto questo farà un’enorme differenza che si noterà nelle vostre immagini, che saranno piene di emozioni e di voglia di dare.
Quando organizzate uno shooting cercate di essere gentili, senza iniziare a scattare appena arriva il modello o la modella. Prendetevi cinque minuti, un caffè, parlateci e cercate di conoscere chi avete di fronte. Non trattate i soggetti come oggetti, perché sono esseri umani e, come tali, hanno una personalità, delle emozioni e dei trascorsi. Se volete diventare dei grandi fotografi di ritratto, trattate come vorreste che vi trattassero. Io dico sempre che un buon fotografo ritrattista deve essere un bravo psicologo. Perché dico questo? Perché comprendere la personalità che ci troviamo d’innanzi nei primi minuti è importantissimo. Ci aiuterà a capire come rapportarci con essa, che toni tenere e come muoverci. Non tutte le persone sono uguali e un ritrattista deve imparare ad essere camaleontico per adattarsi di volta in volta ai vari soggetti, mantenendo sempre la propria identità.
Fotografia ritrattistica: le basi
Questo probabilmente è il paragrafo più difficile da scrivere. Le basi per fare fotografia ritrattistica sono tantissime e spaziano dalle impostazioni del corpo macchina alla gestione della luce, che è differente quando si scatta in interna o in esterna, fino alla scelta corretta del soggetto da fotografare e l’organizzazione del servizio fotografico. Tutti elementi che, combinati insieme nel modo corretto, faranno in modo che il risultato sia ottimale. Cercherò di suddividere al meglio le varie parti che comporranno questo spezzone di guida, in modo da essere il più chiaro ed esplicito possibile.
Fotografia di ritratto: la scelta del soggetto
Scegliere il soggetto è probabilmente l’elemento più complicato di tutti, poiché deve basarsi su quello che si vuole ottenere in termini di risultato e sulla storia che si vuole raccontare. Se si ha intenzione di fare fotografia ritrattistica nell’ambito della moda o dei brand, bisogna abbinare la giusta personalità, in termini di figura e bellezza, ricercando i giusti lineamenti per l’obiettivo prefissato e l’immaginario che si vuole realizzare. Se invece si vuole raccontare qualcosa di più profondo ed intimo, bisogna trovare persone che non per forza siano l’esempio della bellezza standardizzata, ma piuttosto figure che abbiano voglia di raccontare la loro storia tramite la vostra fotografia.
Ritrarre nel campo della moda o dei servizi fotografici con modelle e modelli non è facile, e il risultato dipenderà anche dalla bravura del soggetto nel posare. Se avrete di fronte a voi una persona esperta che ha già posato in passato molte cose verranno da sé, mentre nel caso di un soggetto alle prime armi dovrete essere bravi voi a farlo/a posare nel migliore dei modi, dandogli/le le esatte indicazioni. Ci sono innumerevoli spunti online e molti libri che insegnano le pose da far tenere ai soggetti. Tra i tanti, mi sentirei di consigliarvi l’acquisto de “La guida definitiva alla posa fotografica” di Lindsay Adler.

La guida definitiva alla posa fotografica. Tecniche e trucchi per valorizzare ogni soggetto. Ediz... è un prodotto che fa parte della nostra guida dedicata a Fotografia ritrattistica: come fare un ritratto perfetto ed è acquistabile direttamente su Amazon cliccando qui.
Quando siete agli inizi probabilmente le uniche persone che potrete fotografare saranno i vostri amici ed è normale, poiché non avendo esperienza sarà difficile convincere un modello o una modella esperta a collaborare con voi. Iniziate con i vostri amici e conoscenti e cercate di fare del vostro meglio, migliorando di set in set, per puntare ad avere un portfolio credibile e qualitativo in grado di convincere anche personalità più esperte del settore.
Fotografia ritrattistica: la scelta della location fotografica
Se c’è un elemento importante tanto quanto la scelta del soggetto, è quello inerente la decisione della location da utilizzare. Potete scegliere tra lo scattare in esterna o in interna, che sia uno studio fotografico o un’abitazione. Il luogo in cui deciderete di fotografare deve essere adeguato alla storia che volete raccontare, quindi al soggetto che andrete ad imprimere nella fotografia. Trovare la giusta location nella fotografia ritrattistica non è semplice, e si migliora col tempo nel capire e comprendere quali luoghi possono essere più adeguati per le varie tipologie di soggetti che fotograferete.
Facciamo un paio di esempi: prendiamo una personalità forte, che volete fotografare tramite un ritratto stretto sul suo volto, al fine di raccontare una storia. Se prendessimo questo elemento e lo mettessimo in un contesto urbano, con automobili e palazzi sullo sfondo, potremmo perderne la forza comunicativa, poiché immerso in un contesto non adeguato. D’altra parte, se lo fotografassimo con uno sfondo neutro, da studio, come un telo nero o bianco, enfatizzeremmo l’attenzione sui suoi occhi e sulla sua espressività, notando che la sua storia verrà amplificata e ottenendo così un risultato più adeguato e corretto. Viceversa, se dovessimo lavorare nella fotografia di moda, potrebbe tornarci utile inserire il soggetto dello shooting all’interno di un ambiente urbano per valorizzarne l’aspetto o gli abiti che indossa. Tutto è relativo e dovrete imparare a selezionare bene questo fattore. La comprensione della location da utilizzare determinerà in modo consistente la buona riuscita o meno del vostro servizio fotografico.
Due tipologie di scatti differenti: nel primo, a sinistra, ho abbinato l’outfit al contesto urbano, mentre nel secondo ho voluto enfatizzare il momento e l’espressione grazie ad uno sfondo neutro.
Fotografia di ritratto: le impostazioni della macchina fotografica
La cosa principale da capire quando si fa fotografia di ritratto è il risultato che si vuole ottenere: volete il soggetto a fuoco e il resto sfocato? Volete tutto a fuoco perché vi interessa avere lo sfondo che ritenete interessante ed adeguato al contesto? L’approccio è ovviamente diverso e, in base all’immagine che vorrete ottenere, dovrete cambiare le varie impostazioni di scatto. Nel caso voleste ottenere un effetto bokeh o concentrarvi esclusivamente su alcuni dettagli da evidenziare rispetto al resto, dovrete tenere ampia l’apertura del diaframma. Contrariamente, se desiderate avere ogni singolo dettaglio ben definito, chiuderlo sarà l’unica soluzione. Come vi accennavo prima la profondità di campo ottenuta varia da lunghezza focale a lunghezza focale, quindi è essenziale imparare a conoscere nel migliore dei modi l’attrezzatura che si sta utilizzando per capire a quali parametri stare. Se volete maggiori informazioni che possono tornarvi utile, vi consigliamo di leggere la guida dedicata al diaframma fotografia, per capire di cosa stiamo parlando e come funziona.
Due immagini realizzate entrambe utilizzando un obiettivo 85mm impostato a f/2.2. Come potete notare a sinistra lo sfondo è maggiormente a fuoco, mentre a destra è totalmente sfocato. Questo è dovuto, appunto, dalla distanza del soggetto fotografato rispetto all’obiettivo fotografico, che trascende i parametri di scatto.
L’autofocus è vostro amico, non abbiate paura ad utilizzarlo. La tecnologia odierna ci permette di avere una messa a fuoco automatica praticamente perfetta nella maggior parte dei casi, grazie anche a features interessanti come l’Eye Af o il tracciamento facciale in AF singolo o Continuo. Anche la modalità manuale è molto utilizzata, soprattutto quando si vuole ricercare un dettaglio con maggior precisione.
Fotografia ritrattistica: l’utilizzo della luce
La luce non è fondamentale solo nella fotografia di ritratto, è fondamentale nella fotografia in generale. Scegliere la luce adeguata in base al soggetto che andrete a ritrarre è essenziale. Ci sono tante tipologie di illuminazione, da quelle artificiali che potete plasmare in studio, a quella naturale. L’importante è avere la miglior luce in fase di scatto, perché non vi sarà possibile andare ad alterarla poi in post-produzione.
In studio ci sono varie tipologie di illuminazione: la luce piena, tra le più classiche ed utilizzate, vi permetterà di illuminare completamente il soggetto senza lasciare nessuna parte in ombra. Con una sorgente di lato è possibile realizzare una composizione basata sulla luce di taglio, che illuminerà una porzione del volto della persona ritratta. La luce soffusa è un’altra tecnica di illuminazione molto utilizzata. Vi permetterà di plasmare il soggetto tramite il riflesso della stessa, utilizzando un faretto non puntato direttamente sulla persona ma su un soffitto o una parete in grado di rimbalzarla. Un ombrello o un pannello riflettente possono aiutarvi ad ottenere questo effetto, con un risultato più morbido e setoso. Uno degli schemi più utilizzati in studio è l’Illuminazione Rembrandt.

Questo tipo di impostazione prende il nome dall’omonimo pittore che spesso la utilizzava nei suoi ritratti. E’ caratterizzata da un triangolo luminoso sotto gli occhi del soggetto, sulla parte meno illuminata del volto, ed è ottenibile sia con una sola sorgente luminosa sia con due. E’ una delle tecniche più utilizzate e vi permetterà di dare profondità di campo e dinamicità anche ai ritratti più statici e basilari.
Un esempio di schema Rembrandt, a sinistra, e di luce piena a destra. Entrambi realizzati in studio.
In esterna l’unica luce che avrete a disposizione, qualora decideste di non utilizzare flash, è quella naturale, ossia del sole. E’ sconsigliato scattare nelle fasi orarie del giorno più esposte e luminose, poiché si formeranno delle ombre strane e dure sul volto del soggetto e sarà difficile gestirle, a meno che non utilizziate un pannello riflettente che il vostro assistente può posizionare per schiarirle.

L’orario più consigliato per scattare in esterna è quindi quello in cui la luce non è così forte e dura, soprattutto in estate. Si possono realizzare grandi immagini di fotografia di ritratto anche scattando in controluce, ma è molto difficile saper dominare questa tecnica ed ottenere dei risultati professionali. Utilizzare il flare – ossia i raggi del sole che colpiscono direttamente la lente fotografica riflettendosi sulle lenti interne – può essere una mossa carina per determinati scatti, ma evitate di abusarne. Cercate sempre di sfruttare la location anche in questi contesti. I colori di determinati muri e sfondi possono risaltare ancor più il soggetto se vengono ben illuminati dal sole, valorizzando la vostra fotografia ritrattistica.
Nella prima immagine, a sinistra, possiamo notare un’illuminazione esterna omogenea. Infatti, nonostante fosse pieno pomeriggio ad agosto, il cielo era nuvoloso e ha permesso di scattare in orario di punta. Nella seconda immagine, a destra, noterete le strane ombre che si sono formate sul viso della ragazza. Questo effetto, sbagliato, è dovuto dalla dura luce del sole, che è impossibile da sistemare in post produzione.
Fotografia di ritratto: gli occhi devono sempre essere a fuoco
Quando si fa fotografia di ritratto e si immortala il volto di una persona, l’elemento che deve essere assolutamente a fuoco sono gli occhi. Lo sguardo di un individuo non è in grado di trasmettere emozionalità se gli occhi non sono ben definiti, quindi la caratteristica essenziale in ogni vostra sessione di fotografia ritrattistica è far sì che gli occhi siano i protagonisti principali nel soggetto. Le fotografie che spesso sono in grado di emozionare maggiormente sono i primissimi piani, dove l’emozionalità e il sentimento dell’individuo vengono risaltati, appunto, dagli occhi. Sfruttateli a vostro vantaggio e state ben attenti che siano illuminati nel modo corretto. Esaltate lo sguardo del soggetto, seguitelo, ascoltatelo, cercate di prevederne i movimenti e di carpirne i momenti più intensi. Farlo non è assolutamente facile e serve esperienza, oltre ad una grande dose di empatia e abilità tecnica.
Tutto questo non significa che il vostro soggetto debba guardare sempre in camera, anzi: distogliere i suoi occhi dall’obiettivo può essere un’ottima mossa per creare dinamicità e dare più profondità all’immagine, valorizzando alcune sensazioni ed sentimenti. Anche qui, però, gli occhi devono essere a fuoco perché altrimenti tutto va a perdersi e la forza dell’immagine viene meno. Ricordate: un primo piano ben realizzato vale più di mille parole ed è in grado di emozionare come poche cose al mondo, questo ve lo posso assicurare!
Fotografia ritrattistica: la composizione fotografica
Comporre bene l’immagine è importante per fare fotografia ritrattistica. Ci sono tanti tipi di inquadratura che potrete sfruttare per tirare fuori il massimo dalla sessione fotografica, ognuno adeguato ad un determinato contesto.
- Figura intera: il soggetto viene ripreso in tutta la sua interezza, senza tagliare nessuna parte del corpo. Viene utilizzata soprattutto quando si scatta in esterna e si vuole avere gran parte dello sfondo intorno alla persona, in modo da contestualizzarla al meglio. Molto utilizzata anche nella fotografia di moda e glamour.
- Piano americano: tipo di composizione che taglia esattamente sopra le ginocchia. E’ molto simile ad una figura intera, poiché gran parte del contesto apparirà nello scatto.
- Mezza figura: iniziando ad avvicinarci maggiormente al soggetto abbiamo la mezza figura, inquadratura che taglia a partire dai fianchi in su. E’ una delle scelte più utilizzate, in grado di dare grande soddisfazione sia in interna che in esterna.
- Primo piano: composizione utilizzatissima che avviene quando si taglia al’altezza delle spalle. Il viso del soggetto riempie la maggior parte del fotogramma.
- Primissimo piano: particolarmente amato, questo tipo di inquadratura che si ottiene fotografando esclusivamente il viso della persona, aiuta ad esprimere al massimo l’emozionalità del soggetto, i suoi occhi e la sua forza comunicativa.
- Dettaglio: una minuzia, un particolare del corpo del soggetto fotografato. Può essere qualsiasi cosa, dalle mani agli occhi. L’inquadratura stringe totalmente su di esso, enfatizzandolo.
Fotografia di ritratto: non tagliare le parti del corpo sbagliate
Nella fotografia ritrattistica ci sono delle regole fondamentali. Tra queste sicuramente c’è il non tagliare delle parti del corpo della persona ritratta che possano influire sul risultato finale. Ci sono punti che si possono lasciare fuori dal fotogramma, mentre altri devono assolutamente esserci per evitare un effetto “arto troncato”, per chiamarlo in modo chiaro. Subito dopo questo piccolo paragrafo troverete un semplice disegno che vi indicherà i punti esatti dove è possibile tagliare, evidenziati in verde, e quelli dove è sconsigliato farlo, per evitare l’effetto sopracitato, colorati di rosso. Tenetevi questo schema bene in mente e fidatevi: all’inizio non sarà facile applicarlo bene, ma con un po’ di allenamento ed occhio vi verrà naturale tagliare il punto esatto quando fotograferete, senza più pensarci.
La gestione di un servizio
Molti fotografi sottovalutano questo punto, sbagliando: sapersi organizzare nel dettaglio, essere chiari fin dall’inizio con tutte le figure che faranno parte del servizio fotografico, è essenziale per la buona riuscita dello stesso. La prima fase è la scelta del soggetto, quindi essere chiari e sinceri circa il risultato che si vuole ottenere e ciò che cercate da esso. Siate chiari sulla durata del servizio, sulla data, sul luogo dove scatterete, sugli outfits da portare – qualora non aveste vestiti di agenzia o brand da sponsorizzare – e su come volete che posi. I soggetti, soprattutto se modelli, sanno posare e quindi interpretare un ruolo. Per far sì che recitino nel migliore dei modi è essenziale che sappiano bene la parte da interpretare, quindi le vostre indicazioni saranno fondamentali.
Studiate in modo approfondito la location, magari dando una sbirciata su Google Earth qualche giorno prima, per capire come batterà la luce, dove batterà la luce e quale sarà il vostro range di movimento, oltre l’individuazione degli spot più interessanti dove fotografare. Organizzate nel migliore di modi con la MUA, con l’eventuale Hair Stylist e tutte le figure che prenderanno parte al servizio di fotografia ritrattistica. Calcolate eventuali spostamenti da una location all’altra se scattate in esterna, e ragionate sulle tempistiche di spostare i set all’interno di uno studio per prenotare le ore corrette e non trovarvi con l’acqua alla gola. Tutti questi elementi concorrono alla buona realizzazione della vostra sessione di fotografia di ritratto, quindi non tralasciate nulla al caso.
Fotografia ritrattistica: attrezzatura consigliata
Quale macchina fotografica usare?
La macchina fotografica è importante nella fotografia di ritratto, ma non è essenziale. A meno che non stiate realizzando un servizio fotografico che ha come scopo quello di essere utilizzato in grande formato o con stampe di incredibile qualità, qualunque fotocamera può risultare adatta a questo genere. Ci sono comunque delle differenze, sopratutto a livello di resa del sensore, che cambiano l’immagine e la profondità di campo, che dovete valutare.
La tipologia di macchina fotografica maggiormente consigliata è con sensore Full Frame o, in certi contesti lavorativi dove si ha l’esigenza di una risoluzione altissima, le fotocamere Medio Formato. Questi sensori hanno una profondità di campo differente rispetto agli altri e vi permetteranno di ottenere una maggiore tridimensionalità dall’immagine. Il famoso bokeh, lo sfocato dietro ai soggetti che tanto fa impazzire i fotografi, è molto più facile da ottenere con una reflex o mirrorless di questi formati, e risulterà maggiormente pastoso e omogeneo. Questo effetto non è dato solo dal sensore, ma anche dall’utilizzo di un adeguato obiettivo fotografico combinato con l’apertura del diaframma, ma a questo ci arriveremo dopo. Utilizzare macchine fotografiche Micro Quattro Terzi o APS-C non è sconsigliato, anzi. L’unica cosa di cui tener conto è che la resa finale dell’immagine, che sarà differente proprio per la grandezza del sensore fotografico.
Le specifiche tecniche da tenere maggiormente in considerazione sono la risoluzione di immagine, dato che, anche se non dovete fare lavori da stampare in grandi formati, è importante garantire una maggior presenza di informazioni necessarie per avere più dettaglio. La velocità di scatto non è importante, quindi non basatevi sulla raffica alla quale arriva la vostra fotocamera. Tranne in determinati e specifichi casi, fotograferete sempre in modalità scatto singolo. Una caratteristica importante è sicuramente l’ergonomia, dato che è essenziale avere un corpo macchina comodo, che possa essere, in un certo senso, il prolungamento del vostro braccio. Avere feeling con l’attrezzatura è il primo passo per poter lavorare bene. In quest’ottica, dato che nella fotografia ritrattistica si tende a scattare spesso in verticale, può essere d’aiuto un Battery Grip, che agevoli l’impugnatura in fase di scatto, evitando l’affaticamento del polso.
Fotografia ritrattistica: gli obiettivi consigliati
Penso che a nessuno di voi piacerebbe vedersi il viso allungato all’infinito, giusto? Questo significa che il risultato della resa dell’immagine e delle linee del soggetto è importantissima nella fotografia ritrattistica. Questa è dovuta dalla scelta della focale utilizzata e dalla distanza dal soggetto ritratto. Scegliere l’obiettivo giusto è fondamentale e quale è il più indicato per voi dipende dallo stile che volete imporre all’immagine.
Le lenti più utilizzate nella fotografia ritrattistica sono il 50mm, 85mm e 135mm, tutte lunghezze che non creano distorsione al volto e al corpo del soggetto, mantenendone i lineamenti reali. Non è raro vedere utilizzare anche obiettivi zoom come il 24-70 e il 70-200. Meno utilizzato, ma sicuramente interessante per dare quel tocco non troppo fastidioso di distorsione all’immagine, è il 35mm, focale spesso utilizzata per ambientare i soggetti in ambienti esterni dove, a volte, la libertà di movimento è minima e avere un teleobiettivo può risultare difficile da gestire. Nulla vi vieta di utilizzare altre lenti, come un 24mm, per incorporare più parte del contesto in cui vi trovate a lavorare.
Anche la fotografia ritrattistica, come tutti gli altri generi, è soggetta alla volontà del fotografo e al risultato che vuole ottenere. Guardate le immagini di Platon, per capirci. Lui utilizza un’ottica grandangolare catturando il soggetto dal basso verso l’alto, per aumentarne le proporzioni e dargli imponenza. Il suo stile è unico, incredibile e distinguibile. Questo è per dirvi che non esiste giusto o sbagliato, esiste il punto di vista. Ogni decisione deve essere presa con la coscienza del risultato che si vuole ottenere, e non è facile. Prendere un 24mm e puntarlo sulla fronte di una persona a pochi centimetri di distanza, distorcerà sicuramente i suoi lineamenti e, se non sarete in grado di gestire questa composizione con la giusta combinazione di luce, il risultato sarà pessimo da vedere. Per iniziare vi consiglio quindi di utilizzare un 50mm o un 85mm, lunghezze che oltre ad essere le più utilizzate sono perfette perché più facili da padroneggiare per un novizio.
Le caratteristiche dell’obiettivo sono molto importanti nella fotografia di ritratto: il primo dato da analizzare è l’apertura del diaframma; una lente con un’apertura maggiore costerà di più, ovviamente, ma scattare a f/1.8, f/1.4 o f/1.2 vi permetterà di catturare anche alcuni dettagli del viso o del corpo, oltre a creare il tanto desiderato bokeh, cioè lo sfocato e la profondità di immagine che varia in base al sensore della macchina fotografica. Per capirci, se utilizzate un 85mm a f/2.2 avrete una profondità di campo totalmente diversa rispetto a un 35mm della stessa apertura e dalla stessa distanza. Lo stesso discorso è applicabile tra una fotocamera Full Frame o APS-C, che con la stessa lente e gli stessi identici parametri di apertura del diaframma, restituiranno due fotografie totalmente diverse tra loro.
Altra specifica importante da tenere in considerazione è l’autofocus della lente: un AF veloce, costante e che difficilmente sbaglierà il colpo, è un’arma fondamentale per la buona riuscita dell’immagine. Molte macchine fotografiche al giorno d’oggi permettono il riconoscimento facciale e dell’occhio del soggetto, una caratteristica che agevola il lavoro del fotografo ritrattista, ma che diventa nullo se non viene abbinata ad un obiettivo progettato per offrire le massime prestazioni di messa a fuoco automatica.
Fotografia di ritratto: accessori consigliati
Tra gli accessori maggiormente consigliati per questo genere fotografico, ci sono sicuramente i pannelli riflettenti, che permettono di riflettere la fonte luminosa per schiarire le zone in ombra del soggetto. Se ne possono trovare a centinaia di diverse dimensioni, e risultano fondamentali soprattutto quando si scatta in esterna e non si ha il pieno controllo della luce.

Altro accessorio importante è il flash, sia che si scatti in studio o in ambienti esterni. Il flash, come i faretti led a luce continua, servono per modellare la luce a proprio piacimento. Suppongo che vi starete chiedendo quale sia la differenza sostanziale tra questi due tipi di illuminazione: un flash permette di congelare letteralmente il momento permettendoci di scattare a tempi relativamente bassi, come per esempio 1/125, senza avere micro mosso.

D’altro canto, una luce continua è più facile da gestire se paragonata al flash, ma bisogna utilizzare tempi di scatto più veloci per evitare il mosso. Inoltre, non è il massimo per il soggetto avere per un paio di ore una fonte di illuminazione costantemente puntata sugli occhi. Entrambe le metodologie vanno bene, vi basti pensare che Peter Lindbergh spesso e volentieri scattava a luce continua, però bisogna sempre stare attenti sia al soggetto e al suo stato, sia alle condizioni in cui lavorerete.
Un accessorio importante ma non essenziale, soprattutto se lavorate da soli senza una make up artist, può essere lo specchio. Quando si scatta in esterna è difficile che il soggetto possa vedersi, controllarsi il trucco ed eventuali sbavature. Portarsi uno specchio piccolo, portatile, può aiutarvi a tenere la situazione “make up” sotto controllo.
Fotografia ritrattistica: post produzione
La post produzione è fondamentale nella fotografia di ritratto, soprattutto in quella di moda. Lavorare nel modo corretto sulla pelle, sistemare eventuali imperfezioni e tutti i piccoli dettagli necessari a sviluppare definitivamente il vostro scatto. Esistono diversi programmi per l’editing fotografico, ognuno con caratteristiche e peculiarità proprie.
- Adobe Lightroom: utilissimo per correzioni basilari. Un programma perfetto per tutti i fotografi ritrattisti che non vogliono fare un grande lavoro di post produzione sul volto del soggetto.
- Adobe Photoshop: questo programma è complementare a Lightroom. Quando le operazioni diventano più accurate e specifiche, si passa a Photoshop per tutta la parte di ritocco della pelle. Un software potente che vi permetterà di raggiungere qualsiasi risultato, una volta imparato ad usarlo.
- Capture One: il programma sviluppato da Phase One è diventato in poco tempo uno tra i più amati dai fotografi. E’ un software di editing fotografico completo, in grado di darvi il totale controllo sul lavoro che state svolgendo.
Da sinistra, Lightroom, Photoshop e Capture One
Fotografia ritrattistica: conclusioni
La fotografia ritrattistica è un’emozione unica. Il mio spassionato consiglio è quello di lasciarvi andare, essere voi stessi e vivere il momento. Trovarsi davanti ad un’altra persona che vi sta dando qualcosa è importante e raro di questi tempi. Trattate il soggetto come vorreste essere trattati e cercate di fare sempre del vostro meglio e di catturare istanti che nemmeno la persona fotografata avrebbe mai immaginato. Cercate di “restare sul pezzo” e sperimentate il più possibile; provare a cambiare il punto di vista e la messa in scena, può regalare tante soddisfazioni. Vorrei chiudere con una bellissima frase di David Alan Harvey:
“Non scattare quello che appare. Scatta quello che ti fa sentire“
questo vale anche nella fotografia ritrattistica: scatta l’emozione, cattura l’istante e vivilo, ti resterà dentro per sempre.