Sia che la chiamiate fotografia wildlife, oppure che siate ancora più “international” utilizzando i termini wildlife photography, una cosa è certa, stiamo parlando di uno dei generi fotografici più belli che possano esistere al mondo! Ok, ok, forse sono un pochino di parte. Avrei dovuto dire che è il MIO genere preferito, nonché uno di quelli che mi dà più soddisfazione, ma se mi permetterete di accompagnarvi per mano in questo viaggio nella fotografia wild credo che concluderete la lettura di questa guida con una voglia immensa di uscire a caccia di wildlife. Proviamo?
Fotografia wildlife: cos’è
Partiamo dalla domanda più classica di tutti. Cos’è la wildlife photography? Perché dovrei scegliere proprio questo hobby fra tutti quelli che ci sono? Non potevo collezionare tappi di birra come gli altri? Eh, nel caso abbiate una risposta all’ultima domanda fatemelo sapere nei commenti, a volte me lo chiedo anche io e non so rispondermi, ma sulle altre due posso aiutarvi! La fotografia wildlife è un genere fotografico che si occupa di ritrarre animali selvatici, mostrando agli altri la bellezza e la magia della natura.
Attenzione a non confonderla con la fotografia naturalistica, che invece ha come soggetto la natura nella sua interezza, e quindi comprende anche macrofotografia, astro fotografia, fotografia paesaggistica, subacquea e wildlife photography. In realtà ho sempre pensato che la fotografia wildlife più che un genere fotografico sia uno stile di vita o una forma mentis, le foto migliori richiedono una conoscenza abbastanza buona degli habitat e delle abitudini degli animali ritratti, oltre ad una gran dose di pazienza e di amore per la natura, che a volte sfocia nel masochismo! Può capitare infatti di tornare a casa dopo un’uscita alla ricerca di uno specifico animale senza aver nemmeno acceso la fotocamera. La prima volta ne sarete inevitabilmente frustrati, ma già dalla seconda capirete la bellezza di star seduti in mezzo alla natura vestiti da cespugli. Infatti io adoro anche il semplice restar ferma in un posto a rilassarmi, sentendo il sole sulla pelle, godendomi gli uccellini che cantano intorno a me e cercando di identificarli dal richiamo o da uno sprazzo di piume colorate che appaiono ogni tanto. Anche se ad una prima vista la natura può apparire in lentissimo movimento, in realtà non esiste nulla di più dinamico e frenetico, basta fermarsi un secondo ad osservarla per scoprire il passaggio di formiche, ragni, lucertole, uccellini, per sentire il lento battito della natura stessa intorno a noi, nelle foglie mosse dal vento.
A questo punto l’ansia del quotidiano sarà scivolata via e potrete approcciare la fotografia wildlife nel modo migliore: non fotograferete un animale per il gusto di metterlo nel vostro immaginario album delle figurine, per far vedere che siete bravi o per fare qualche like su Instagram, ma per collezionare momenti, per far vedere agli altri quanto perfetta sia la natura e per condividere con loro la gioia e la curiosità che gli animali suscitano sempre in noi. In fondo anche noi siamo parte della natura, no? Fare wildlife è come riconnetterci con le nostre radici! Ok, forse mi sono dilungata un po’ troppo, ma dovevo, dovevo proprio farvi capire quanto il mio cuore canti quando metto la mimetica ed esco per fotografare gli animali, in modo da far cantare anche il vostro insieme al mio. Ma entriamo un po’ più nei dettagli.
Fotografia wildlife: come e dove
Ottimo, iniziamo un po’ a sporcarci le mani. Dove possiamo fare wildlife photography? La risposta è…circa ovunque. La fauna si trova dappertutto, nei parchi cittadini, in mezzo ai palazzi, nelle oasi faunistiche o nel cuore di un bosco, le possibilità sono infinite. Per nostra fortuna avremo bisogno solo di una buona dose di pazienza e di un pizzico di fortuna per trovarla nelle condizioni migliori, ma con il tempo imparerete a conoscere anche le abitudini degli animali di città.
Mi sono innamorata della fotografia wild…in pieno lockdown. Dovendo stare sempre in casa, ho rivolto il mio sguardo all’esterno, per cercare libertà. Passavo le mie pause davanti alla finestra, dove vedevo uno stormo di cince e codibugnoli svolazzare in mezzo agli alberi. Alcune delle mie foto più belle sono state riprese dalla mia cucina o dalla mia camera! Una volta finito il lockdown avevo ormai capito come funzionasse il mio nuovo hobby preferito, sono uscita ed ho espanso i miei orizzonti. Con il senno di poi, questo è l’approccio migliore che consiglio anche a voi, iniziate dalle cose semplici per padroneggiarle bene, per poi lanciarvi nel mondo e realizzare i vostri scatti migliori. In inverno l’osservazione è ancora più semplice per l’assenza delle foglie, guardate dalla finestra di casa, oltre ai tipici piccioni e merli (che comunque sono soggetti fotografici eccellenti) vedrete sicuramente anche pettirossi, cinciallegre e altri passeriformi, che ormai sono abbondantemente presenti anche in città.
Se poi siete fortunati e vivete in campagna, le vostre possibilità di osservazione si moltiplicheranno esponenzialmente! A questo punto sarete pronti per uscire, guardate su internet cosa vi offrono i dintorni. Qualche parchetto? La campagna? Un laghetto? Un’ oasi? Un parco naturale? Avrete milioni di possibilità, l’importante è aver tempo e pazienza! Una volta pronti poi potrete ampliare le vostre mete, sapete che in quella regione c’è quel parco con quella determinata specie? O che in quello stato si fotografano bene quegli animali? E in un attimo vi ritroverete a pianificare le vostre vacanze in Africa. Basta avere le ferie, i soldi e un compagno/a disposta a seguirvi. Facile, no?
Fotografia wildlife: i momenti migliori
Gli animali selvatici non vanno a lavorare come noi, non hanno orario di ufficio! Sono davvero in pochi ad uscire nella fascia oraria più comoda per i più pigri fra voi, la maggior parte si sveglia poco prima dell’alba e va a dormire al tramonto, evitando le ore centrali della giornata, dove la luce forte li evidenzia agli occhi di un predatore o delle loro prede proiettando in maniera troppo netta le loro ombre.
Altri invece escono di notte, vivono alla luce delle stelle per poi dileguarsi al primo raggio di sole. Purtroppo di notte non abbiamo molte alternative all’utilizzo di flash o luci aggiuntive, ma di giorno è tutt’altra storia. Per fortuna gli animali sono più attivi in quelle che un fotografo definisce ore d’oro, ossia nei pressi di alba e tramonto, quando la luce è tenue e soffusa, è bassa e quindi non crea ombre forti sul soggetto e tinge il mondo di un caldo giallino. Quasi consapevoli del fatto che in questi momenti vengano ritratti meglio, all’alba e al tramonto gli animali si esibiscono nella maggior parte delle loro attività, dagli uccellini che cantano per festeggiare l’arrivo di un nuovo giorno, per trovare un partner o per difendere il proprio territorio, agli animali che escono a fare colazione.
Si possono trovare animali anche durante il resto del giorno, ma a mezzogiorno le vostre foto avranno una luce fastidiosa a rovinarle, creando delle forti ombre sul muso o sul corpo e dei contrasti eccessivi nel fotogramma.
Meglio per noi insomma, se ci siamo svegliati prestissimo per essere sul campo all’alba e abbiamo intenzione di fotografare anche nel tardo pomeriggio e al tramonto, nelle ore centrali della giornata abbiamo un po’ di tempo per andare a pranzo, sgranchirci le gambe e scaldarci un po’!
Il tempo cronologico però non è l’unico tempo da considerare, ricordatevi sempre anche di controllare le previsioni atmosferiche prima di uscire, e non solo per portarvi l’ombrello nel caso di brutto tempo.
Probabilmente sotto al diluvio universale troverete pochissimi uccellini in volo, non sono mica masochisti come noi fotografi, ma una leggera pioggerella non dovrebbe ostacolare troppo gli animali che si alimentano a terra. Nemmeno la neve li ferma, ma se fermasse voi non otterreste foto strepitose con un deciso sapore in più. Nella nebbia gli animali più grandi risaltano alla perfezione, sembrando appena usciti da una favola, mentre con un cielo coperto otterrete una luce più diffusa, realizzando scatti con soggetti illuminati alla perfezione. In effetti bel tempo e buon tempo per fare fotografia non sempre significano la stessa cosa, anzi! L’importante è saperlo e uscire con le giuste precauzioni: un impermeabile e qualcosa per proteggere la fotocamera e l’obiettivo.
Fotografia wildlife: l’attrezzatura
Ci sono generi fotografici più o meno dipendenti dall’attrezzatura. Con una buona conoscenza fotografica è possibile realizzare buone fotografie in quasi tutti i contesti. Purtroppo la wildlife photography non è fra questi. Felici, vero? Anche il mio conto in banca. In realtà è meno peggio di quanto possa sembrare, vediamo che equipaggiamento serve per realizzare foto wild che facciano venir voglia di immergersi nella natura.
Come sempre però, vi ricordo che non è sufficiente avere una fotocamera da 5mila euro e un obiettivo da 16mila per fare delle foto wildlife perfette, serve anche tanta pratica e tanta pazienza. Ho iniziato a fare questo splendido genere fotografico con una macchina progettata per fare filmati e foto agli eventi, quindi non era proprio il suo genere! Inizialmente i risultati erano disastrosi, ma non era colpa della fotocamera, era colpa mia! Ci ho messo un po’ ad imparare, ma ora ottengo risultati soddisfacenti anche con un’attrezzatura non proprio perfetta e che non costa 4 reni e mezzo. Meno male. Anche se continuo a sognare un upgrade, la classica malattia di tutti i fotografi.
La macchina fotografica
Partiamo dalle basi, che macchina fotografica scegliere se non ne avete già una? L’eterna domanda mirrorless o reflex la ritroviamo anche qui. Se in genere però la risposta è “sono circa uguali”, in campo di wild photography non è proprio così. Uno dei parametri più importanti da considerare nella scelta di una fotocamera per fauna è l’autofocus. Gli animali si muovono, e pure velocemente! In questo caso non possiamo generalizzare e l’efficienza della messa a fuoco dipende dal modello preso in esame più che dalla tipologia di fotocamera. Alcune reflex hanno un sistema autofocus che rimane un sogno per alcune delle più recenti mirrorless, mentre i modelli più nuovi di mirrorless hanno un algoritmo più moderno che supporta il tracciamento della messa a fuoco perfetto per i vostri soggetti poco collaborativi.
Anche la velocità della raffica di scatto va considerata: specie gli animali più piccoli si muovono in fretta, fare uno scatto singolo non è la scelta più furba. Una raffica più lunga comporta più foto da selezionare o da post-produrre, ma avrete più possibilità di avere lo scatto perfetto. Un altro vantaggio delle mirrorless è la leggerezza. Se in ambiti normali 50 grammi in più o in meno non fanno differenza, l’attrezzatura wild è formata da tante componenti, e tutte pesanti! Quindi a parità di AF, MP, stabilizzazione e raffica, scegliete l’alternativa più leggera, la vostra schiena ringrazierà!
Per quanto riguarda il sensore fotografico in genere si predilige il full frame, ma la fotografia wildlife è anche il regno delle APS-C e delle Micro Quattro Terzi, a patto che siano dotate di una buona risoluzione, un sensore più piccolo vi permette infatti di sfruttare il fattore di crop per aumentare la lunghezza focale della vostra ottica, moltiplicandola per 1.5 nel caso di una APS-C, o di 2 per le Micro Quattro Terzi. In effetti, in fotografia wildlife i millimetri non bastano mai, qui il detto “più lungo è meglio” è la sacrosanta verità!
La presenza di uno schermo orientabile vi aiuterebbe a scattare in maniera più agevole quando la fotocamera è fissata sul treppiedi.
In aggiunta non dimentichiamo gli ISO: in fotografia wildlife spesso la luce è poca, lo abbiamo visto prima, e fra poco vedremo come i valori del triangolo dell’esposizione spingeranno inevitabilmente gli ISO in alto. Una fotocamera che tenga bene gli ISO, permettendovi di alzarli senza perdere troppa qualità vi permetterà di realizzare scatti suggestivi in ogni atmosfera.
Un’altra caratteristica utile in fotografia wildlife è la resistenza di fotocamere e obiettivi verso le intemperie. La wildlife photography si svolge sempre all’aperto, quindi è meglio se la vostra attrezzatura è resistente all’acqua: pioggia, nebbia e umidità sono sempre in agguato!
Gli obiettivi
Qui non ce n’è per nessuno, per fare wildlife photography dovete usare un teleobiettivo. Gli animali selvatici non si avvicinano volentieri all’uomo, avrete bisogno di una lunghezza focale di almeno 100 mm per ottenere qualcosa di valido.
In commercio esistono numerosissimi zoom che spaziano dai 100 ai 600 mm, perfetti ed estremamente versatili in fotografia wildlife. Come sempre, il sogno di tutti sono gli obiettivi fissi, che si distinguono per la loro qualità superiore, ma in questo genere fotografico sono particolarmente costosi e molto pesanti, tranne i due super tele Canon, il Canon RF 600mm f/11 IS STM (che ho recensito qui) e il Canon RF 800mm f/11 IS STM (trovate la mia recensione qui).
Qualora i millimetri non siano sufficienti, potete ricorrere ad un moltiplicatore. Anche detto TC o teleconverter, un moltiplicatore di focale si installa tra corpo macchina e obiettivo, e funziona in modo molto simile a una lente d’ingrandimento: proprio come dice il nome, moltiplica (per 1.4 o per 2) la lunghezza focale del vostro obiettivo. Ma la magia ha sempre un prezzo, i TC riducono leggermente la nitidezza dello scatto e le aperture disponibili di almeno uno stop. Con 1.4x si perde uno stop di luminosità, quindi un’ipotetica ottica 400mm f/4 diventa un 560 mm (400 x 1.4) f/5.6, mentre con il 2x si perdono 2 diaframmi di luminosità. Ne vale la pena? Rimane una vostra scelta, ma in genere si moltiplicano ottiche nitidissime e luminosissime, come possono essere i fissi di cui abbiamo parlato prima.
Treppiedi e monopiede
Siete appassionati di fotografia e non avete un treppiedi? MALE! In linea generale il treppiede dovrebbe essere uno dei vostri migliori amici, ma questo in fotografia wildlife è ancora più vero. Che siate in un capanno o fermi in mezzo ad un campo, se siete umani non potrete tenere la fotocamera puntata per più di 10 minuti. Ok, esistono alcuni speciali capanni nei quali potete appoggiare la fotocamera sul legno delle finestrelle apposite, ma non si tratta di una gran stabilità. Stanchezza muscolare a parte, una posizione di scatto stabile vi permetterà di evitare il micro-mosso, di allungare leggermente i tempi di scatto e di rimanere più immobili, spaventando meno il vostro soggetto.
Seguendo il ragionamento che ho fatto in precedenza, è importante che sia leggero, ma robusto. Se in fotografia paesaggistica va bene un treppiedi che sorregga il peso di 1 chilo o 2, la mia fotocamera e l’obiettivo per wildlife pesano poco meno di 3,5 kg. In merito alla qualità permettetemi un piccolo ragionamento: avete investito un sacco di soldi in fotocamera e obiettivo, volete veramente metterli su un treppiedi economico e poco resistente? E se poi con una folata di vento cadesse?
Una qualità ottima per il treppiede da wildlife photography è la possibilità di abbassarsi di molto. Come vedremo più avanti, spesso vi ritroverete a fotografare quasi a livello del suolo e un supporto in grado di permettervi scatti simili è sicuramente la scelta vincente.
La testa del treppiedi
Le tipologie di teste sono innumerevoli, ognuna per un utilizzo specifico. Una delle tipologie più famosa è la testa a sfera. Estremamente versatile, questa testa permette di controllare efficacemente la precisione dell’inquadratura, sostenendo in maniera perfetta il peso dei nostri teleobiettivi. In realtà in wildlife photography la più diffusa è la testa gimbal, perché vi permette di seguire in maniera perfetta il movimento senza perdere lo scatto. Anche in questa sezione il ragionamento sulla qualità è mandatorio. Esistono teste gimbal che costano 50 euro, ma in linea generale lo sapete già, se costano poco valgono poco.
La mimetica
Gli animali selvatici sono poco abituati agli esseri umani, appena ci notano scappano via terrorizzati. Per questo motivo nascondersi è la regola, saremo meno evidenti per i nostri soggetti e si avvicineranno maggiormente, mantenendo al contempo un atteggiamento più naturale e rilassato, non percependo nessuna minaccia. In commercio esistono tantissimi abbigliamenti mimetici 2D che nascono per la caccia e che poi nessuno sa perché diventano estremamente popolari fra gli over 50. Forse per cercare di mimetizzare la panzetta.
Che voi abbiate la panza o meno, se uscite in mezzo alla natura pantaloni, magliette, felpe, cuffie e ogni cosa che indossate dovrebbe essere calda, mimetica e possibilmente impermeabile, per permettervi di rimanere immobili a lungo, a contatto con il terreno, senza finire congelati. Anche perché, come ho imparato a mie spese, basta uno starnuto nel momento sbagliato per vanificare un’ora di appostamento.
Al fianco di una mimetica da indossare consiglio sempre di acquistare anche una cover mimetica per il vostro teleobiettivo, in questo modo spaventerete molto meno i vostri soggetti. Molte inoltre sono impermeabili e antiurto, offriranno una maggior protezione alla vostra attrezzatura.
Ancora più evoluti sono gli abbigliamenti che sfruttano un camouflage 3D, cioè sono composti da fili o foglie in rilievo, per offrire una mimetizzazione ottimale, in grado di dissimulare anche la superficie. Per questo motivo in genere sono disponibili dei teli mimetici 3D, in questo modo potrete appostarvi, ricoprirvi e…sparire alla vista, come avrei voluto fare io quella volta che un tizio mi disse “Ah, fai wildlife? Sai, potresti fotografare me, io sono molto selvaggio.”… Ecco, andiamo avanti che è meglio e lasciamo perder sto…soggetto che fa rima con muflone!
Attrezzatura varia
L’elenco che ho fatto finora comprende l’attrezzatura necessaria o quasi, ma c’è tutta una serie di accessori che vi semplificheranno la vita, come uno sgabello portatile e leggero, un capanno mimetico da montare dove preferite, un binocolo, una borraccia termica e i guanti.
La migliore fotografia wildlife non si ottiene solo con la pazienza e la capacità fotografica, serve anche una buona conoscenza di ciò che state “cacciando”. Ad esempio, l’animale qui sopra, di che specie è? Si tratta di un maschio o di una femmina? Cosa sta facendo? Giusto per la cronaca, è uno storno maschio che sta richiamando una compagna nel loro caratteristico modo, ossia emettendo versi a gran voce, arruffando le piume e sbattendo le ali come un indemoniato. Per realizzare uno scatto così dovrò sapere quando e come avvengono i corteggiamenti degli storni, a che latitudini e in che posizioni. Per la cronaca le risposte sono: le prime coppie si formano in primissima primavera, gli storni ormai sono diffusi in tutta Italia centrale e il maschio cerca un posatoio sopra elevato, come se fosse il suo palcoscenico. Una volta trovato il suo ramo chiamerà la femmina, più volte al giorno per i giorni successivi. Se siete fortunati potrete assistere all’arrivo della femmina. Con la sua bella presente, il maschio si zittirà e si abbasserà, cercando di mostrarsi più massiccio. Potete vedere uno scatto di questa fase più sopra, nel paragrafo “come e dove”.
Ecco allora quanto sono utili alcuni libri specifici sugli animali, per studiare abitudini, diffusione e per riconoscerli facilmente, oppure app che vi permettono di riconoscere richiami e di localizzare più velocemente alcuni animali forniti di un localizzatore GPS.
Ovviamente tutto ciò va riposto in un buono zaino: capiente, resistente ed impermeabile.
Fotografia wildlife: le impostazioni della fotocamera
Ma una volta trovato il soggetto, come fotografarlo? Ricordo ancora i primi scatti che ho fatto. A riguardarli oggi mi sento ancora in imbarazzo e ovviamente non appariranno mai su internet, se non come esempi di cosa non fare e rigorosamente non associabili al mio nome!! Tra il mosso e l’angolo di ripresa, mi metto proprio le mani nei capelli!
Vediamo un attimo come impostare al meglio i parametri del triangolo dell’esposizione.
Il tempo di scatto
Uno degli errori più comuni che si fanno in wildlife photography è di usare un tempo di scatto troppo lento. Gli animali si muovono velocemente, e la vostra lunghezza focale è spinta. Non pensate di ottenere grandi cose con un tempo di scatto di 1/100! Se l’obiettivo è di congelare l’azione dell’animale dovrete utilizzare almeno 1/250 (su treppiedi!), 1/500 o anche di meno. Ricordatevi che, se siete a mano libera, in teoria la velocità dell’otturatore più bassa che produrrà un’immagine nitida si ottiene guardando la lunghezza focale dell’obiettivo e impostando come tempo di scatto il reciproco di quel numero. Ad esempio a 200 mm potete usare 1/200, ma a 500 mm meglio spostarsi su un tempo più veloce.
Ovviamente non posso darvi numeri precisi sui tempi di scatto perfetti, dipendono anche dalla velocità dell’animale e dalla sua dimensione. Se voglio scattare la foto di un cervo che riposa, come nella foto qui sopra, o mangia tranquillo, posso permettermi di scendere anche su 1/200, ma se il mio soggetto sono piccoli uccellini dovrò ricordarmi che questi piccoletti hanno l’argento vivo addosso, un tempo più lento di 1/640 è impensabile. Se invece puntate a congelare l’azione di un animale in corsa dovrete velocizzare ancor di più l’otturatore, 1/1000 dovrebbe essere un valore corretto dal quale partire, per poi spostarvi ancora nel caso di un piccolo uccello in volo.
L’apertura del diaframma
La migliore fotografia wildlife è quella dove il soggetto è nitido (o ancor meglio, il suo occhio), mentre tutto il suo sfondo è sfocato. In questo modo l’animale sarà risaltato e aggiungerete atmosfera e drammaticità alle vostre immagini. Per ottenere un simile obiettivo dovrete aprire il più possibile il diaframma. Tenete presente però che non tutti gli obiettivi sono nitidissimi a tutta apertura, spesso le foto migliori si ottengono chiudendo di uno o due stop. Cercate quindi lo sweet spot della vostra ottica, ossia l’apertura del diaframma alla quale si ottiene la resa migliore.
La sensibilità ISO
Lo ammetto senza vergogna, in wildlife photography spesso lascio l’ultimo parametro in automatico, limitandomi a fornire un valore massimo sopra al quale non salire. Infatti è sempre meglio esporre correttamente piuttosto che sottoesporre tenendo gli ISO bassi per preservare la qualità della foto. In fase di post produzione vi ritroverete ad aumentare l’esposizione dello scatto, generando rumore. Spesso danneggiando la foto ancor di più di quanto non avreste fatto esponendo correttamente. Non fissatevi a scattare solo a ISO 100, non ne vale proprio la pena, non esponete a destra, a sinistra oppure sopra o sotto, esponete giusto!
Fotografia wildlife: la composizione e il punto di ripresa
Cosa rende meravigliosa uno scatto di wildlife photography? Sicuramente una buona definizione, un animale particolare o in un atteggiamento particolare e un soggetto in risalto. Ma come possiamo enfatizzarlo al meglio? Componendo bene la foto, eliminando le distrazioni e mantenendo un punto di ripresa corretto. Vediamo come utilizzarli in fotografia wildlife.
La composizione
La regola dei terzi è una delle regole di composizione più seguite in fotografia. Consiste nel suddividere l’immagine in 9 sezioni uguali, tracciando immaginariamente due linee verticali e due orizzontali. Posizionare il soggetto o l’occhio del soggetto in una di queste linee o, ancor meglio, nelle intersezioni (dette punti di forza) genera un’immagine equilibrata e visivamente più accattivante.
Quasi tutte le fotocamere oggi permettono di visualizzare la griglia dei terzi nel mirino o sullo schermo, per aiutarvi in fase di scatto. In alternativa potete sistemare lo scatto utilizzando un ritaglio accorto in fase di post produzione.
La pulizia dello scatto
Che siano rami, foglie, sassi o altro, ogni cosa che si frappone fra voi e il vostro soggetto riducono la qualità dello scatto o distraggono lo sguardo dall’animale. Dovrete quindi aspettare pazientemente che il soggetto si sposti, oppure eliminare gli elementi di disturbo in fase di post produzione. Santo pennello correttivo! Grazie Adobe per questa invenzione!
Il punto di ripresa
Il punto di ripresa è importante in fotografia wildlife, sia per cercare di ottenere uno scatto privo di elementi di disturbo, sia per rendere più magnetici i vostri soggetti. Ci sono poche cose che catturano lo sguardo più della foto di un soggetto che sembra guardavi negli occhi. Cercate quindi sempre di fotografare all’altezza dei loro occhi, anche se questo comporta inginocchiarsi o stendersi al suolo. E se l’animale sembrerà guardare dritto in camera…ecco lo scatto che cercavate!
Fotografia wildlife: l’etica e l’atteggiamento giusto
Se finora abbiamo parlato di teoria e pratica, mi prendo qualche minuto per parlarvi di atteggiamenti corretti. Ricordatevi che in quel momento siete ospiti di un territorio che non appartiene a voi, ma ai vostri soggetti, rispettatelo e non alteratelo con suoni, cibi, profumi o tanto meno rifiuti. Cercate di far meno rumore possibile, quindi evitate di parlare a voce altissima, togliete la suoneria del cellulare e eliminate i suoni strani che può fare la vostra fotocamera. Musichette di accensione? Suoni di conferma di messa a fuoco? Meglio toglierle, anche per non rischiare il linciaggio da parte delle persone che sono con voi. Gli animali, uccelli inclusi, sono molto sensibili agli odori, quindi evitate di indossare una nuvola di profumo o di mangiare. Fate in modo che le uniche tracce del vostro passaggio siano le fotografie scattate!
Osservare la natura può essere frustrante, quei simpatici animaletti sono sempre così lontani, lo capisco, ma cercate però di resistere alla tentazione di avvicinarvi o di seguirli, è pericoloso per voi e per gli animali. Qualora il vostro soggetto dimostri agitazione, allontanatevi. Se arriva a fuggire, ha dovuto usare energia preziosa per scappare; ogni volta che accade è una fonte di grande stress per quell’esemplare, in aggiunta la sua fuga mette in allarme tutta la fauna intorno a lui, quindi se possibile cerchiamo di evitarlo.
Ricordatevi anche che in alcuni periodi dell’anno gli animali sono più sensibili e non andrebbero disturbati: accoppiamento, nidificazione, allevamento di giovani e letargo.
Attenzione ad alimentare gli animali selvatici, specie se non avete idea di cosa state facendo. Come sono carine le volpi che si avvicinano all’uomo, perché non darle un pezzo del vostro panino? Beh, come prima cosa, avete mai visto in natura una volpe dare la caccia ad un panino? Nemmeno io. Nutrire la fauna selvatica ne danneggia la salute, altera i comportamenti naturali e la espone ai predatori e ad altri pericoli. Per rimanere nell’esempio che ho fatto, questo è il motivo per il quale moltissime volpi ogni anno muoiono sul ciglio della strada, perché in molti parchi, amanti della natura in erba e fotografi senza scrupoli, pur di ottenere lo scatto che gli ha permesso di ricevere 1000 like su Instagram hanno abituato gli animali selvatici alla presenza dell’uomo. In questo modo l’animale non ha più paura di noi e si avvicina ai luoghi più frequentati per chiedere altro cibo. Se vede che quel buon prosciutto di Parma in genere arriva da una mano di un bipede strano che scende da una macchina (ferma o in movimento), il collegamento mentale che fa è “macchina=pappa buona”, smette di aver paura delle automobili e si avvicina troppo ad una macchina in movimento, facendo inevitabilmente una brutta fine.
La vostra massima priorità come fotografi wild è non danneggiare le creature e l’ambiente che fotografate e trasmettere l’amore per la natura, non fare like sui social. Anche perché avere tanti like sui social è come essere ricchi a Monopoly, fa bene solo al vostro ego. Le vostre azioni hanno conseguenze, sempre. Cerchiamo di essere adulti responsabili nei confronti della natura e degli esempi positivi per gli altri fotografi che vogliono seguire le nostre tracce. Aspetta, quali tracce? Abbiamo detto che non dobbiamo lasciarle!!
Fotografia wildlife: non fate gli eroi
La fotografia wildlife è il genere fotografico più bello del mondo, ma può essere pericolosa, non fate gli eroi. Andare in giro in un bosco senza che nessuno sappia dove siate può essere pericoloso se fatto con leggerezza e con un abbigliamento inadeguato, anche perché spesso ci si muove da soli.
Le scarpe da ginnastica sono belle e comode se siete in città, ma se andate in un bosco scegliete gli scarponi per avere una maggior protezione alle caviglie per storte, zecche o qualche animale strano che vi potrebbe mordere. Buona norma sarebbe arrivare sul posto e cambiare le scarpe. In questo modo al ritorno potrete togliere gli scarponi infangati e montare in macchina senza combinare un macello. Cosa che a me succede puntualmente perché sono la prima a predicar bene e a razzolar male, visto che dimentico sempre un paio di scarpe di ricambio.
Prestate sempre attenzione a corsi d’acqua, serpenti e altri animali pericolosi, portatevi sempre dietro dell’acqua e un cellulare carico, in modo da poter chiamare soccorsi e mandare le coordinate GPS qualora succeda qualcosa a voi o a qualcuno nei paraggi. Se vi siete aggirati per boschi o prati con erba alta, al ritorno a casa controllate sempre di non aver portato a casa qualche zecca.
State attenti anche alla stagione di caccia (è variabile, ma indicativamente stiamo parlando del periodo settembre-gennaio), aggirarsi nei boschi quando qualcuno è in cerca di qualcosa di grosso al quale sparare può non essere la cosa più furba del mondo da fare, ecco perché i cacciatori in genere utilizzano un giubbottino verde mimetico e arancione fluorescente, per farsi vedere dagli altri. Se ve lo state chiedendo, la maggior parte degli animali vede l’arancione come se fosse verde, ecco perché questo mimetismo funziona lo stesso, proprio come la tigre, che risulta verde e nera per le sue prede. Ve l’ho detto, facendo wildlife photography si imparano un sacco di cose carine!
Ci sono alcuni luoghi ad accesso vietato nei parchi e nelle riserve. Se lo sono ci sarà un motivo, non lo fanno per fare un dispetto a voi. Sia che si tratti di un divieto d’accesso ad un’area pericolosa oppure protegga una zona dove gli animali bevono o si riproducono, non andateci! Rischiate di disturbare gli animali, di farvi male e di prendere una bella multa salata.
Ok, nel migliore dei mondi possibili la wildlife è un genere fotografico che si pratica meglio in coppia o in piccoli gruppi. Trovatevi un piccolo gruppo di amici che condividano la vostra stessa malattia mentale passione, sarà ancora più bello uscire alle 4 del mattino se non siete soli, oltre all’inevitabile sicurezza che vi offre il non girare in solitaria specie se, come me, siete donne. Magari non troverete nulla, ma al ritorno potrete bervi una bella birra in compagnia parlando male di qualche esaltato che avete visto quella volta in oasi! E credetemi, gli aneddoti in wildlife photography non mancano mai!
Fotografia wildlife: conclusioni
Eccoci arrivati in fondo a questa guida sulla wildlife photography. Mi rendo conto che più che di una guida si tratta di un’enciclopedia, ma spero proprio di essere riuscita a trasmettervi anche una piccolissima porzione della mia passione per questo hobby. In realtà se avete letto fino qui avete già due dei pregi che servono per praticare la wildlife photography: la pazienza e la perseveranza. Vi troverete magari a studiare un animale, vedere le sue abitudini e aspettare di realizzare lo scatto giusto, ma quando riuscirete ne varrà sicuramente la pena. Nel tempo del lockdown mi trovavo un teleobiettivo in casa perché nei pressi della mia abitazione c’era un laghetto dove veniva spesso un martin pescatore e volevo fotografarlo. Finito il lockdown sono corsa fuori, ma di lui non ce n’era traccia. Ho inseguito questo splendido uccellino per quasi 2 anni fra oasi, fiumi e laghi, sembrava una maledizione. Lo sentivo cantare, lo vedevo passare in volo o lo osservavo pescare a distanza siderale. Poi una mattina stavo cercando tutt’altro e lui si è posato ad un metro da me, è rimasto lì a lungo e sono finalmente riuscita a ritrarlo nel modo che volevo. E che sognavo da 2 anni.
Nonostante l’apparente semplicità della cosa, ho pianto di gioia. Ecco cosa auguro a voi, di raggiungere i vostri obiettivi con fatica, in modo da gustare ancora di più il momento in cui riuscirete. Credetemi, non c’è genere fotografico migliore per questo della fotografia wildlife!
E poi volete mettere la soddisfazione di riempire i vostri amici di curiosità sul mondo degli animali? Io lo faccio sempre sulla mia pagina Instagram. Tipo, lo sapevate che spostando una noce o un seme fra le zampe anteriori, uno scoiattolo è in grado di capire se si tratta di un frutto vuoto, pieno o a metà, se vale la pena iniziare a rodere il guscio o se è troppo spesso, se la noce è marcia o se c’è un verme? Beh, grazie alla wildlife photography io si, e ora anche voi! Correte a scoprire il mondo!
Fotografia wildlife: potrebbe interessarti anche…
Ti è piaciuta la nostra guida sulla Wildlife Photography? Fantastico! Ora, mentre sei appostato in attesa che arrivi qualche animaletto carino da fotografare, potresti continuare il percorso per imparare a fotografare oppure farti un ripasso sul resto, dando un’occhiata a queste altre guide elencate qui sotto:
- Sensore fotografico: alla scoperta di come le nostre macchine fotografiche vedono l’immagine
- Lunghezza focale: come si differenziano gli obiettivi?
- Triangolo dell’esposizione: impariamo ad usarlo per avere foto perfette
- Sfondo sfocato: come rendere perfetti i nostri scatti
- Composizione fotografica: la guida per imparare a fotografare
- Macrofotografia: come fotografare il microscopico
- Fotografia notturna: la guida per fotografare stelle e città di notte
- Fotografia paesaggistica: come ritrarre un panorama?