Ormai siamo quasi giunti alla fine di questa quarantena (si spera) e tra un decreto e un altro, una diretta di Conte e una pizza consegnata a casa, è giunto il momento di fare un bilancio, a livello fotografico, di questa situazione. Per questo motivo abbiamo deciso di creare “FotoNerd at Home”, che non è un concorso, non è una dimostrazione di forza ma è un racconto che arriva direttamente da voi. Scoprite come funziona in questo articolo.
FotoNerd at Home: il tuo racconto della quarantena
Ne abbiamo sentite tante, di ogni tipo: abbiamo riso, ci siamo emozionati, ci siamo spaventati, abbiamo riflettuto sulla nostra vita, cambiato le nostre abitudini. Ci siamo reinventati, ci siamo fatti forza, ci siamo convinti di un futuro che ci permetterà di tornare a risplendere. Per i fotografi però, c’è stato un tassello fondamentale in più in questa quarantena: non abbiamo smesso di esercitare la nostra passione.
Fotografare può essere vista “solo” come una passione da molti, ma di fatto, potrebbe essere la più importante. Il nostro sfogo, il nostro modo di mostrare l’arte, le nostre idee, la nostra creatività, le nostre storie. Sappiamo bene quanto i nostri utenti ci tengano a raccontare storie e, per questo motivo, abbiamo deciso di dedicarvi uno spazio speciale, uno spazio importante.
Vi abbiamo abituati, da più di due settimane ormai, a svegliarvi ogni giorno con notizie nuove, approfondimenti, recensioni, editoriali, anteprime e molto altro. Questa volta però, non saremo noi a raccontarvi storie, lo farete direttamente voi.
FotoNerd at Home non è un concorso, non ci sono premi in palio, nessuno vince, nessuno perde. Siamo tutti uguali, tutti abbiamo passato momenti terribili in questa quarantena, tutti abbiamo avuto paura, tutti abbiamo dovuto fare qualcosa per cercare di passare il nostro tempo.
Per questo motivo, se avete una storia da raccontare, fatelo con noi: a partire da oggi e fino al 3 maggio alle ore 23:59 inizieremo a leggere i vostri racconti e guardare le vostre foto, per poi rielaborare i racconti, selezionarli e pubblicarli in questo articolo. Vi abbiamo dato tante idee per questa quarantena, ora è il momento di metterle in pratica.
Vi abbiamo scritto poco sopra che “non si vince nulla“, anche se non è propriamente così: è vero, non è un concorso, ma coloro i quali ci manderanno foto e storie che meritano di essere condivise avranno la possibilità di comparire in questo articolo e restarci per sempre, oltre ad avere una condivisione sui nostri social dei vari scatti.
FotoNerd at Home: come funziona?
Crediamo fortemente nel valore della community e nelle storie che ognuno di voi vuole raccontare. Sappiamo che tra i nostri utenti ci sono fotografi eccezionali, scrittori incredibili, persone in grado di emozionare. Sappiamo anche però che non vale per tutti, ma cercheremo di dare spazio ad ognuno di voi. I redattori di FotoNerd saranno la “giuria virtuale” che si occuperà di leggere tutti i racconti, capire le varie storie, analizzare le foto ricevute e pubblicarle in questo articolo.
A partire dal 4 maggio ci prenderemo un po’ di tempo (quanto basta, non troppo, tranquilli) per rielaborare quanto ricevuto durante questa settimana e aggiornare questo articolo, pertanto aspettatevi un aggiornamento corposo tra il 4 e il 5 maggio. Per non perdervi l’aggiornamento, anche se non parteciperete, ricordatevi di cliccare sulla campanellina qui sotto (a fine articolo – se siete da desktop ovviamente) per ricevere una notifica nel momento in cui pubblicheremo tutte le storie.
FotoNerd at Home: cosa fare per partecipare
L’importanza principale di una storia è che sia sufficientemente valida per essere raccontata, unica, emozionante. Seleziona una foto (una sola foto) tra quelle che hai scattato nel periodo di quarantena, la più significativa per te, quella che ti evoca maggiori emozioni, quella che, volendo, potrebbe sintetizzare la tua esperienza di “lockdown”. Una volta scelta la foto, sicuramente avrai delle emozioni, dei ricordi, qualcosa che vorresti raccontare: scrivi la tua storia, un racconto di almeno 200 parole che sia in grado di definire, descrivere e raccontare tutto ciò che quell’immagine deve comunicare (puoi arrivare anche a 300 parole, ma non esagerare, altrimenti dovremo dedicare un articolo solo a te).
Ricapitolando:
- scegli una foto tra quelle che hai scattato durante la quarantena;
- scrivi un racconto annesso a quella foto: emozioni, ricordi, pensieri, ogni cosa (almeno 300 parole);
- Comprimi la tua foto tenendo un lato lungo di massimo 2000 pixel (indipendentemente dal formato dell’immagine, che consigliamo con un rapporto di aspetto di 3:2) e un peso massimo di 1MB in formato jpeg;
- Inviaci la foto e il racconto (magari in un file .zip che includa la foto e un file doc o pdf con il testo del tuo racconto);
A questo punto è d’uopo indicarvi come e dove inviarci le vostre foto e racconti. Potete scegliere vari “mezzi” tra cui email, Telegram, Facebook oppure anche tramite civetta, ma solo se siete ad Hogwarts (in quarantena anche lì, ovviamente).
FotoNerd at Home: come inviare i tuoi file
Prima di modificare l’articolo, in questo spazio erano incluse le informazioni per l’invio dei file. Come da indicazioni, in data 4 maggio 2020 abbiamo proceduto alla cancellazione dei moduli d’invio in quanto FotoNerd at Home aveva come data di termine il 3 maggio alle ore 23:59. Ringraziamo quindi tutti coloro i quali ci hanno inviato una foto e un racconto della loro quarantena. Storie che potete vedere qui sotto e potrete vedere per sempre, ogni volta in cui vorrete ricordare questi momenti o pensare a come alcuni hanno passato il tempo riflettendo su tanti singoli aspetti della vita e non solo.
FotoNerd at Home: le vostre foto, le vostre storie.
Abbiamo ricevuto moltissime foto e moltissime storie nel corso dei pochi giorni dall’inizio di FotoNerd at Home fino alla scadenza. Abbiamo selezionato i contenuti in maniera molto semplice: impegno nel trasmettere qualcosa. Che fosse un messaggio nascosto nella foto o nel testo, ci interessava davvero raccogliere il materiale che potesse in qualche modo descrivere la vostra quarantena personale, dal vostro esclusivo punto di vista. Abbiamo quindi ritenuto opportuno non selezionare contenuti e storie che non rispettavano le richieste, come foto sfocate, testi mancanti, racconti troppo brevi (come ad esempio una sola frase) e così via. Se però pensi che il tuo file si sia perso nei meandri della rete internet, faccelo sapere.
Andrea Marchionni : la pupilla nell’universo
La primavera del 2020 passerà alla storia per il blocco di intere nazioni, con la popolazione chiusa in casa per evitare un’ulteriore diffusione della pandemia di Covid-19: decine di migliaia di morti in poche settimane e molti dubbi sul futuro. Durante i momenti difficili della sua storia, l’uomo ha sempre volto il suo sguardo al cielo alla ricerca di speranza, conforto e ispirazioni. È così ho fatto anche io: mi sono affacciato al balcone di camera e ho guardato il cielo di una notte di luna nuova.
La casa di fianco ha un bellissimo albero di Magnolia, illuminato dalla forte luce dei lampioni stradali. L’inquinamento luminoso delle nostre città non permette di ammirare ad occhio nudo la bellezza di un cielo pieno di stelle. Il momento, però, era propizio per uno startrails e così ho piazzato sul balconcino il vecchio treppiedi con la mia nuova Fujifilm (che mi sono regalato per il fatidico passaggio negli “anta”): poco più di 2 ore per 500 scatti da 15”. Terminata la necessaria elaborazione, sono rimasto stupito: quante tracce sono comparse! Tracce che sembrano provenire dalla mano di un disegnatore intento a rappresentare un occhio completo di iride e pupilla…Ecco che improvvisamente è l’universo ad osservare noi.
Marco Filippini: il fiore nel giardino
La mia storia non è avvincente, dopotutto sono quasi due mesi che non faccio nulla se non il necessario per vivere. Un giorno però, ormai arreso alla noia, ho preso la mia macchina fotografica e sono uscito a fare qualche scatto nel giardino di casa. Non mi sarei mai immaginato che avrei imparato così tanto da una fotografia. Una volta, ero convinto che per fare grandi scatti dovessi andare in qualche bella città, davanti a un bel panorama o alla ricerca dei posti più esotici e lontani, ma avevo torto.
Un semplice fiore mezzo appassito nel giardino di casa, mi ha insegnato che spesso le cose più belle sono anche le più semplici e vicine a noi, basta solo saperle vedere. Sono proprio quelle cose che abbiamo sotto ai nostri occhi ogni giorno, ma che non riusciamo a vedere perché troppo presi dalla nostra vita veloce e frenetica e dai nostri mille impegni quotidiani. Grazie, o per colpa, di questo arresto forzato delle nostre vite, ho re-imparato a vederle. Proprio come questo fiore che, se non fosse stato per la quarantena, non avrei mai notato anche se era lì davanti a me ogni giorno, così vicino e allo stesso tempo così lontano dai miei occhi. Sono sicuro che da adesso guarderò il mondo diversamente da come facevo prima conscio del fatto che darò maggiore importanza alle piccole cose della vita che prima davo per scontate, ma che in realtà erano e torneranno ad essere le più significative.
Elena Perota: vorrei…ma non posso
Social distancing. Distanziamento sociale. Distanza. La quarantena per me ha significato sicuramente questo: corpi lontani, contatti azzerati. Ho avuto a che fare per più di cinquanta giorni solo con me stessa. La solitudine non mi ha mai fatto paura, in qualche modo posso dire che sia il mio stato di esistenza ideale. Ma quando è forzata? Cosa succede quando un fenomeno più grande di te e al di fuori del tuo controllo decide improvvisamente che devi restare in casa, isolarti, convivere solo con te stesso ogni giorno per tutti i giorni?
Cosa succede quando sei costretto a guardarti dentro, fare amicizia anche con gli aspetti più scomodi di te stesso? Quanto può mancarti il tatto, quanto può mancarti abbracciare, accarezzare, sfiorare… Quanto può mancarti una pelle non tua. Se c’è una cosa che ho capito in questi giorni apparentemente infiniti è il valore che ha il contatto fisico per me. Le parole sono una fonte straordinaria di magia, ha detto qualcuno. Hanno il potere di portarti lontano, accendere l’immaginazione, ma non sono sufficienti. Non è sufficiente un libro, non è sufficiente una lettera, non è sufficiente una fotografia. Se li sai usare gli occhi possono tutto, ha detto qualcun altro. Mi è capitato di andare a comprare il pane e dover sorridere con gli occhi, perché la bocca era nascosta da una mascherina troppo spessa per far trasparire qualsiasi emozione. E’ stato limitativo. Mi è capitato di vedere da lontano un familiare e volergli correre incontro, ma dovermi fermare a più di un metro da lui, salutandolo con la mano. E’ stato faticoso. Mi è capitato di fare una passeggiata intorno a casa e incrociare una donna che pur di mantenere le distanze si è fermata sul ciglio della strada dandomi le spalle, finché non l’ho superata. E’ stato fastidioso. Mi è capitato di abbracciare virtualmente le mie allieve, in videochiamata, stringendo le braccia attorno al mio stesso corpo. E’ stato vuoto. Diverse volte mi sono chiesta: come saremo quando tutto sarà finito? Avremo voglia di riabbracciarci, oppure ci fermerà la paura? Abbiamo bisogno di tutti e cinque i sensi per essere umani? Possiamo amare con gli occhi, ma non con le labbra? Possiamo amare con le mani, ma non con gli occhi? Possiamo amare sempre e comunque, incondizionatamente. Forse. Ma senza il corpo io mi sento mutilata. Descriverei la mia quarantena con una frase: vorrei, ma non posso.
Felice Perrupato : il palazzo
L’immagine propone un palazzo avvolto nel buio ed un solo, piccolo balconcino adornato con delle luci. In questo periodo ho spesso cercato un modo di esprimere le sensazioni di questa quarantena, provando diverse strade. Affacciandomi poi dalla finestra della mia camera, ho scorto questa luce particolare che ha attirato la mia attenzione e che credo che possa rappresentare sia questo periodo che qualsiasi altro periodo di difficoltà che ognuno di noi prima o poi si trova ad affrontare.
Infatti, il buio rappresenta proprio la quarantena in sé: un periodo senza luce per molti, un periodo di difficoltà e di sacrificio; ma proprio guardando in fondo a questo buio, si ha la possibilità di scorgere una piccola luce che rappresenta la speranza. Tale speranza si identifica con la voglia che tutti noi abbiamo di poter incontrare nuovamente i nostri cari, poter tornare alle nostre vite di tutti i giorni, ricordando sempre che c’è stato un buio ma che in fondo ad esso si possa sempre trovare una luce.
Marco Vitali: la mia solitudine, la mia compagnia
In questo periodo buio che nessuno si aspettava, ho voluto rappresentare me stesso in molte forme e in molte varianti: il me che mangia in preda alla noia, il me che medita riflettendo a questo mondo, quello che suona cercando di evadere il tempo, quello che cerca di fare sport per rimettersi in forma, quello che legge per acculturarsi e non ultimo quello che trova la bottiglia vuota….
Un significato che va ben aldilà del fatto stesso ma che potrebbe rappresentare un po’ quello che sta succedendo, il rubinetto è ormai chiuso e noi dobbiamo imparare a vivere diversamente.
Federica Bonfiglio: i pomeriggi nella mia stanza
L’idea per questa foto mi è venuta durante uno dei miei soliti pomeriggi passati nella mia stanza. Era una giornata cupa, umida. Ed io, essendo un po’ meteoropatica, non sprizzavo di certo allegria da tutti i pori. Ogni tanto, nei momenti di noia, guardavo la mia finestra. Quella finestra che vedevo come una gabbia, una prigione con delle sbarre. I vetri erano appannati. Mentre mi soffermavo a guardarli, ho notato il contrasto di colore tra quel legno aranciato e la luce fredda dell’esterno del primo pomeriggio.
Come un flash mi apparve davanti l’immagine che volevo scattare. Mi sono tolta gli occhiali. Avevo i capelli legati e sporchi. Praticamente mi sono spogliata di tutte le mie sicurezze, quelle piccole cose che mi aiutano a nascondere le mie imperfezioni. Ho preso la fotocamera. Mi sono messa di fronte alla finestra, cercando di far coincidere la metà del mio viso con la parte umida del vetro.La metà coperta e sbiadita rappresenta la parte che tengo nascosta e che non ho il coraggio di far uscire. Questa quarantena mi ha “costretto” a mettermi faccia a faccia con le mie paure, debolezze ed insicurezze. E le ho affrontate. E’ stato un modo per conoscermi meglio e lavorare su me stessa, migliorandomi.
La foto ha un po’ di rumore perché per me rappresenta quel caos che ognuno di noi sta vivendo dentro. Sembrava un eco lontano quando ne parlavano al telegiornale. Eppure, chi l’avrebbe mai detto che quell’eco si sarebbe trasformato in un urlo sempre più forte, arrivando a scuoterci dentro. Facendoci precipitare nelle caverne più oscure di noi stessi. Ma penso che dietro ogni cosa negativa, se ne nasconda una positiva. E’ un momento importante per farci capire chi siamo e per dare valore a tutto ciò che diamo per scontato.
Nicola Sassaro: le cose semplici
Il periodo che stiamo passando è qualcosa di nuovo per tutti, l’ultima volta che è successa una cosa del genere erano gli anni venti, con la famosa febbre spagnola, qualcosa di nuovo per tutti che ha sconvolto e rivoluzionato ogni cosa. Io, questa quarantena, l’ho passata con un ideale in testa: keep it simple (mantienilo semplice) questo mi ha permesso di non farmi pesare il fatto di non poter uscire; mi organizzavo le giornate in modo d’aver sempre qualcosa che mi impegnava, leggevo, studiavo fotografia, guardavo qualche serie, avevo i miei amici del gruppo Telegram di Fotografiamo che mi tenevano compagnia e mi sono cimentato in un nuovo genere fotografico: la macro.
Principalmente ho scattato foto a fiori, all’ inizio comprendevo porzioni molto grandi del mio giardino negli scatti che facevo ma non mi convincevano, c’era troppa confusione, finché non mi sono detto: “perché non faccio qualcosa di più semplice?” Dopo un po’ di prove sono riuscito a realizzare questo scatto, così semplice ma di grande impatto; si riesce ad ammirare la bellezza di questo piccolo fiore senza aver alcun disturbo esterno ma con un bellissimo e morbido bokeh. Vorrei concludere con una domanda: abbiamo veramente bisogno di tante cose per star bene davvero? Secondo me no, le piccole cose semplici sono quelle che contano veramente.
Stefano Zamparini: la candela
In questa quarantena ho scattato varie foto, soprattutto per allenamento o per sfida personale, ma quella che ho deciso di mandare per FotoNerd at Home mi ha suscitato un’emozione. Questa foto è stata scattata una sera di marzo dalla mia finestra e rappresenta semplicemente una piccola candela nel buio; scrivo “semplicemente” perché non ci sono molti elementi o effetti ipergalattici ma anzi, rappresenta per me questo periodo storico e comunque qualunque difficoltà. La candela, nonostante il buio intenso, non si spegne, non si scoraggia, ma si illumina nonostante le sue dimensioni ridotte e un avversario quasi impossibile da battere; lei non si arrende, fino alla fine.
Questa foto mi ha fatto venire in mente anche una canzone di Ligabue intitolata “Il muro del suono” che recita:
“Il cerino sfregato nel buio
Fa più luce di quanto vediamo”
A volte noi pensiamo di essere troppo piccoli o inutili per cambiare qualcosa o combattere ma non ci rendiamo conto di quanto siamo importanti sia singolarmente che in gruppo perché alla fine “Il buio, in realtà, è assenza di luce” A. Einstein
Antonio Desiderio: la casa
Non sono molto bravo con le parole, tanto meno a parlare delle mie emozioni. Sicuramente per via del mio carattere molto timido e riservato. Questo é uno dei motivi per cui amo la fotografia: ti permette di esprimere tanto, non avendo bisogno di dire nulla. In questi giorni difficili di quarantena, specie in quelle città come la mia in cui é stata dichiarata la zona rossa, ci siamo dovuti fermare e isolare da tutto e da tutti, e le nostre case, da luoghi di sicurezza e rifugio, sono diventare delle prigioni, dalle quali vorremmo evadere, anche se per poco. Questa foto racconta uno di quei momenti.
Un momento di evasione, sull’ampia terrazza di casa, come i carcerati che escono nel cortile per fare la loro ora d’aria. Un momento di piacere, fuori da quelle mura, e di bellezza, con il sole che tramontando si nasconde dietro le nuvole che spargono i suoi raggi nel cielo, ma nella malinconia della solitudine, e nella consapevolezza che prima o poi dovrai rientrare e non sai dopo quanto potrai tornare alla libertà.
Edoardo Castriotti : il tempo
Sono ormai diverse settimane che sono chiuso in casa, come tutti, a causa del Coronavirus. Appena è stata annunciata la chiusura delle università ho subito pensato che avrei voluto sfruttare questa occasione per mettere alla prova la mia autodisciplina (per ora con risultati abbastanza discutibili) e spendere più tempo possibile in modo produttivo, facendo delle attività che ritengo aggiungano valore a me e alla mia quotidianità: all’improvviso mi sono infatti trovato, ad avere a disposizione una grandissima quantità di una delle risorse che ritengo più preziose in assoluto: il tempo. Non sono una persona che esce molto frequentemente, quindi non avverto il peso di questa forzata reclusione, sono in contatto con i miei amici e non mi manca nulla, internet e le moderne tecnologie in queste situazioni si rivelano veramente indispensabili. Se quindi, dovessi fare una stima di ciò che il covid-19 mi ha tolto, la risposta sarebbe: poco.
Dall’altro canto, sto sfruttando questa impressionante quantità di tempo libero per essere il più produttivo possibile. Nei miei piani c’era e c’è tuttora: tanto studio in diversi settori e materie, un buon ritmo circadiano e tante altre attività secondarie. Mi ritengo veramente fortunato perchè ho la possibilità di sperimentare e cercare di capire come mi piacerebbe occupare le mie giornate se avessi tanto tempo a disposizione. Purtroppo devo dire che il mio approccio puntato alla produttività non sta avendo i risultati voluti, mi ritrovo spesso a fare cose che di produttivo hanno veramente poco, se non nulla; considero però ogni giorno un nuovo inizio e una nuova sfida, dove l’obiettivo è fare meglio di ieri, anche solo dello 0.5%. Trovo che sia oltretutto buffo, come lo stesso computer, lo stesso telefono e la stessa
connessione internet possano portare a risultati diametralmente opposti; Puoi buttare le tue giornate guardando video stupidi o utilizzare la tecnologia e le sue risorse incredibili per imparare qualcosa di nuovo, espandere i tuoi orizzonti e le tue capacità; la scelta sta a te. Posso giudicare la mia quarantena piuttosto monotona, ma la definirei monotona in senso positivo: ogni giorno faccio ciò che mi piace e mi affascina, anche se non sempre raggiungo i risultati prefissati; ovviamente, è più piacevole e facile giocare alla PlayStation rispetto a studiare un libro sui mercati finanziari, ma è sempre presente la voglia di fare meglio del giorno precedente. Mi piace vedere con ottimismo e spirito di riscatto questo periodo difficile per gli italiani e tutto il mondo, sostengo che molte persone possano uscirne arricchite e con qualcosa di particolare da raccontare.
Alessio Armandi: il fornaio
Ho 28 anni e da un anno a questa parte ho deciso di mettermi in proprio lavorando come fornaio, cercando di svolgere nella maniera più autentica possibile ciò che facevano i miei bis-nonni e nonni un tempo, proprio presso lo stesso forno centenario. Però, da quando questa epidemia ci ha colpito ho voluto, seppur forzatamente, restare a casa, per tutelare me stesso, ma sopratutto la mia famiglia e la mia nonna 87enne che ancora ho la fortuna di avere al mio fianco, ogni volta che raggiungo il posto di lavoro. Ho approfittato e approfitto di questo tempo, per dedicarmi a ciò che spero sia il mio futuro lavorativo, leggendo, provando e iniziando a studiare libri sulla panificazione.
Ammetto che non è per niente un periodo facile per nessuno di noi, lo ricorderemo e verrà scritto sui libri di storia ma, in parte, ha permesso di riflettere e di dedicare un po’ di tempo alle proprie passioni, ai propri affetti e a tutto ciò a cui, abitualmente e diversamente, diamo poco peso. Per me è stato così e cercherò di imparare da tutto questo, tentando di ripercuotere la sensibilità e l’emotività toccata in quest’ultimo periodo anche su ciò che le mie mani creano quotidianamente.
FotoNerd at Home: conclusioni
Abbiamo letto e riportato molte storie oggi, storie che possono fare la differenza, storie che possono raccontare qualcosa. È stato meraviglioso poter vedere come molti di voi abbiano deciso di partecipare a questa nostra iniziativa. FotoNerd at Home era qualcosa di necessario, qualcosa che tutta la redazione si sentiva in obbligo di fare per tutti voi: dare un punto di vista diverso a questa quarantena. Siamo certi che tutta questa situazione non sia propriamente finita ma, anche quando lo sarà, ricorderemo in modo esclusivamente personale e soggettivo ciò che abbiamo tutti vissuto indistintamente. Con l’augurio che tutti voi stiate bene e che sia tutto a posto, speriamo di aver fatto una cosa a voi gradita e speriamo anche che oggi abbiate potuto provare qualche emozione nell’immedesimarvi nella vita di qualcun altro, una vita vissuta con tante similitudini e altrettante differenze di questo particolare periodo. Se volete leggere altri articoli dedicati al coronavirus, potreste trovare interessanti questi da noi precedentemente scritti e pubblicati:
- Coronavirus reportage: l’inizio della fine di ciò che conoscevamo
- Coronavirus 5 foto in quarantena: piccoli consigli su come occupare il vostro tempo con la fotografia
- Coronavirus disinfettare fotocamera: come farlo correttamente
- Coronavirus animali in città: la natura si riappropria dei propri spazi
- Coronavirus 100 fotografi per Bergamo: la raccolta fondi per combattere il Covid19
- Coronavirus stock: boom di acquisti per alcune foto vendute in stock
- British museum collezione gratuita: oltre 1,9 milioni di immagini rese disponibili per tutti
- Erwitt family 2020 online gratis: la mostra del fotografo è disponibile per tutti
- Canon connected: il servizio per ispirare fotografi e videomaker durante la quarantena
- Tribute to Italy: il toccante omaggio di Steve McCurry alla nostra terra
Un grazie alla redazione di FotoNerd per questa opportunità. E complimenti a coloro che hanno partecipato.
Grazie a te per averci inviato la tua storia e per aver trovato il coraggio di sfidare il tuo carattere riservato! Alla prossima!!