Documentare certe realtà non è facile: oltre a palesi difficoltà emotive, si corre anche il rischio di entrare in conflitto con le forze dell’ordine o i ribelli che stazionano in una zona. Abul Kalam, pluripremiato fotoreporter documentarista, è stato incarcerato il 29 dicembre per delle foto ad un campo profughi. Ecco tutti i dettagli sull’accaduto.
Fotoreporter incarcerato per foto campo profughi: cosa è successo?
Quanto stiamo per raccontarvi non è facile da scrivere, tantomeno da digerire: Abul Kalam, pluripremiato fotoreporter attivo nel campo documentaristico, è stato incarcerato e (presumibilmente) picchiato per avere realizzato delle foto durante un trasferimento di rifugiati verso un campo profughi stanziato su un’isola remota del Golfo del Bengala emersa dal mare non più di vent’anni fa e fortemente soggetta alle condizioni climatiche. Abul si trovava in zona quando, secondo The Guardian, il governo del Bangladesh ha iniziato a spostare i rifugiati Rohingya da Cox’s Bazar al nuovo campo, mossa ampiamente criticata da molti attivisti che hanno denunciato il sopruso fatto contro la volontà degli stessi rifugiati.
Abul Kalam, da buon fotoreporter, ha deciso di documentare lo spostamento ma è stato subito arrestato dalla polizia del Bangladesh. Il fatto è avvenuto il 29 dicembre e, presumibilmente, il fotografo è stato anche picchiato. La reazione istantanea e feroce delle forze dell’ordine fa riflettere sulle parole rilasciate dal governo, il quale ha affermato con veemenza il benessere dei profughi nel nuovo campo ma senza dare il permesso di ispezione dell’isola. Amnesty International ha dichiarato che, sull’isola in questione, mancano le tutele dei diritti umani e non si conoscono nemmeno le tipologie di accesso alle strutture, ne che tipologia di assistenza sanitaria ci sia.
Diversi attivisti hanno inviato una lettera di proteste al governo del Bangladesh richiedendo l’immediato rilascio di Abul Kalam, sostenendo che il fotoreporter stava semplicemente facendo il suo lavoro e documentando la situazione. Le motivazioni dell’arresto, però, secondo il governo sono altre: alcuni reati commessi mesi fa dallo stesso fotografo. Non molto credibile la cosa, date le tempistiche di incarcerazione. In seguito alle richieste, comunque, il fotoreporter ha ottenuto la libertà su cauzione e il suo rilascio dovrebbe avvenire tra oggi e domani. Tutto questo mette in forte discussione le dichiarazioni fatte dal governo sul benessere del campo profughi sull’isola. Perché reagire con questa cattiveria, se fosse tutto normale?
Fotoreporter incarcerato per foto campo profughi: cosa ne pensiamo
Il punto focale di tutto questo è uno solo: la figura del fotoreporter, rispetto un tempo, è molto meno considerata e protetta. Documentare certi avvenimenti è rischioso e il rischio di perdere la vita è elevato. Decenni fa si aveva molto più rispetto per la professione, i fotografi erano aiutati e tenuti sotto le ali delle agenzie per le quali lavoravano, mentre oggi la maggior parte di loro gira allo sbaraglio, solitari e vittime di soprusi.
Speriamo fortemente che questa situazione si risolva il prima possibile e Abul Kalam venga rilasciato. Magari, e ci tengo a sottoscrivere il magari, questa è la volta buona che qualcuno faccia qualcosa per migliorare il lavoro dei fotoreporter e garantire loro l’incolumità necessaria per svolgere la mansione nel migliore dei modi affinché possano documentare gli avvenimenti del mondo.