Ghostbusters: Legacy recensione è la nostra anteprima completa con tutti i dettagli del film, il cast, il trailer, gli approfondimenti e, ovviamente, le nostre valutazioni sul nuovo possibile successo firmato Jason Reitman. Un’eredità importante, soprattutto dopo il film del 2016 che non aveva convinto la critica. Questo nuovo film ci avrà convinti?
Sono andato per voi a vedere in anteprima il nuovo Ghostbusters: Legacy (lo so lo so, era un grosso impegno che richiedeva sacrifici, ma qualcuno doveva pur farlo, diciamocelo). Invitato da Sony Pictures Italia, ho passato un piacevole pomeriggio al The Space Odeon di Milano per godermi in tutta tranquillità quello che considero, personalmente, uno dei film più attesi di quest’anno. Devo specificare “quest’anno” perché in realtà questa pellicola era prevista per l’anno scorso, ma poi causa COVID-19 è stato rimandato.
In questo articolo, per offrirvi il nostro valore aggiunto di FotoNerd, ho deciso di raccogliere non solo una valutazione del film ma anche tutti i dettagli legati alla produzione della pellicola, al cast e anche a quanto (più o meno) è successo fino ad oggi. Un articolo semi-mastodontico che mi sembrava il minino per omaggiare un nome importante nella storia del cinema, almeno per me (e per molti altri, fidatevi). E poi Sony mi ha promesso una Ecto-1 vera in cambio di…ah no, scusate, questo purtroppo non è vero, devo svegliarmi dal sogno.
Ghostbusters Legacy recensione: partiamo dalle origini
Biblioteca pubblica di New York, Alice Sherman sta lavorando come bibliotecaria e passeggia per il seminterrato con l’intenzione di riordinare alcuni libri; improvvisamente, nota alcuni avvenimenti “particolari”, come libri che si muovono da soli e schedari che si aprono e iniziano a far volare fogli ovunque. È così che inizia la leggenda, sono le prime scene di ciò che, nel corso degli anni, avrebbe dato origine ad uno dei film più di successo della storia, tra i più apprezzati in assoluto di quella comunità che al tempo non era ancora “in vista” come oggi: i nerd. Potremmo stare ore e ore a disquisire sull’origine del nome “nerd” e su quanto sia sbagliato definirci “minoranza” “comunità” o “nicchia”, ma siete su FotoNerd, penso di non dovervi spiegare altro. Era il 1984, anno di uscita di Ghostbusters al cinema in America, film che uscì un anno dopo in Italia grazie alla distribuzione di CEIAD. Il primo film è una meravigliosa immersione negli anni ’80 puri, con vestiti e stili dell’epoca, attrezzatura dell’epoca, importanti omaggi e una piacevole “grana” visiva che a distanza di 37 anni ancora non stona.
Già, sono passati ben 37 anni dall’uscita al cinema del primo film di quella che oggi potrebbe, volendo, definirsi “saga” ma forse è meglio non etichettarla come tale. Il primo Ghostbuster che vediamo, qualche scena dopo, è Venkman, interpretato da Bill Murray, anzi, direi un “giovanissimo” Bill Murray, che all’epoca aveva 34 anni (oggi ne ha 71) e faceva il ruolo del cervellone affascinante alla quasi disperata ricerca di una ragazza. Proprio mentre parlava con una ragazza, viene interrotto da Ray Stanz, interpretato dal grande Dan Aykroyd, che all’epoca aveva 32 anni (e oggi ne ha 69). Stanz era un personaggio sicuramente più “Nerd” rispetto a Venkman, ma mai quanto Egon, ovvero il compianto Harold Ramis, che all’epoca aveva 39 anni e purtroppo è scomparso nel 2014 all’età di 70 anni.
Per un FotoNerd come me, riguardare oggi le prime scene del film significa anche capire il lustro che alcuni brand foto/video avevano già in quegli anni: come non citare la Nikon FE2 utilizzata da Stanz nella biblioteca per provare a fotografare la prima vera apparizione di uno spettro, noto come “Eleanor Twitty” o più semplicemente “il fantasma della biblioteca pubblica di New York” unitamente ad una Panasonic PK-750, usata invece per provare a filmare quello spettro. Nascono così i Ghostbusters, con un’ipoteca sulla casa di Stanz, fondi per acquistare una “base” operativa bocciata in partenza da Egon e uno spot pubblicitario che ha contribuito a fare la storia del mito – citandolo – “Siete disturbati da strani rumori nel pieno della notte? Provate un senso di terrore in cantina o in soffitta? Voi o i vostri familiari avete mai visto spiriti, spiritelli o fantasmi? Se la risposta è si non esitate, prendete il telefono e chiamate i professionisti, gli Acchiappafantasmi! 24 ore su 24 per soddisfare le vostre esigenze di eliminazione del soprannaturale. Siamo pronti a credere in voi!“.
Sicuramente a chi ha vissuto quegli anni, quell’iniziale incredulità sul film e soprattutto una totale disconoscenza del futuro circa il successo della pellicola, starà scendendo una lacrimuccia, perché i ricordi sono tanti e, purtroppo, la fiducia nel futuro poca. Sì, perché a quel primo capolavoro ci fu un seguito, sempre diretto da Ivan Reitman, che fu interessante ma certamente non vincente come il primo capitolo. Ghostbusters II uscì nel 1989, dopo le prime serie animate dedicate agli acchiappafantasmi che videro la luce nel 1986 e fino al 1997 (citandone alcuni, troviamo “The Real Ghostbusters“, “Slimer” e “Extreme Ghostbusters“).
Il secondo capitolo del film fu comunque interpretato dallo stesso cast del primo e vide il ritorno alla colonna sonora principale di Ray Parker Jr. con la canzone “Ghostbusters” e delle composizioni di Elmer Bernstein. Sebbene il secondo film ottenne comunque un buon successo, fu difficile emulare il primo, motivo per cui la produzione cinematografica si interruppe per diverso tempo.
Nel corso degli anni, anche grazie all’avvento di internet, nacquero migliaia di community di appassionati di acchiappafantasmi. Ci furono cosplay, eventi, veicoli a tema e molto altro. In Italia, ad esempio, esiste ancora una delle community più attive in merito chiamata “Ghostbusters Italia” che spesso viene chiamata per eventi nazionali direttamente dalla produzione americana dei film (e che, tra l’altro, a Lucca Comics and Games 2021 ha presentato il fanfilm “Pronti a Credere“).
Ghostbusters Legacy recensione: un’eredità difficile
Questo nuovo capitolo della saga degli acchiappafantasmi è tanto atteso non solo dalla critica ma anche dai fan per un motivo molto semplice: la stessa attesa importante, unitamente a grandi aspettative, verteva già verso “Ghostbusters 2016”, che però è stato, a conti fatti, un capitolo disastroso. A memoria, credo sia stato l’unico film della mia vita (o comunque uno dei pochi) che non ho nemmeno finito di vedere. Ghostbusters 2016 voleva segnare il “riavvio della serie”, una rinascita affidata al genere femminile. Per carità, nessuno si permetterebbe di fare discorsi maschilisti nel 2021 (e nemmeno nel 2016), tuttavia il mattone era decisamente pesante, e, di fatto, ha travolto tutto l’intero film. In Ghostbusters 2016 vale il paradosso del fatto che in realtà il cast non andava nemmeno così male, è stato tutto il resto a non funzionare, a partire dalla scrittura, la sceneggiatura, la fotografia, la storia in sè. Un film da 3 netto su scala 10 e non 5 come spesso succede. Un Chris Hemsworth che permetteva l’effetto Wow solo perché “ehi, è Chris Hemsworth”, ma che di fatto appariva più che diventare importante, e i rimandi a Thor erano troppo inevitabili.
Discutibili tra l’altro, sempre in Ghostbusters 2016, i camei di Bill Murray come demistificatore che non crede nel paranormale (proprio lui? siete seri?) e Dan Aykroyd come tassista, senza dimenticare Ernie Hudson (quarto acchiappafantasmi nel primo e nel secondo capitolo del film originale) come zio di una delle acchiappafantasmi e Sigourney Weaver, che nel film originale ha saputo farsi ricordare e in questo capitolo faceva semplicemente Rebecca Gorin, professoressa e mentore di Jilliian Holtzmann. Insomma, un film che non ha funzionato, che ha deluso la critica e i fan, ma che forse ha contribuito in qualche modo a fomentare l’attesa per questo nuovo capitolo.

Bisogna dirlo però, nel film pensato da Paul Feig, era contenuto un doveroso e prezioso omaggio ad Harold Ramis, scomparso proprio in occasione del trentesimo anniversario dei Ghostbusters, nel 2014. Questa piacevole iniziativa, tuttavia, non è stata purtroppo sufficiente per giustificare un film che, in fin dei conti, con la vera essenza e storia dei Ghostbusters c’entra davvero poco. Certo, quel film ha comunque trovato consensi da parte di alcuni fan, ma questa è la mia personalissima opinione, ovviamente.
Ghostbusters Legacy recensione: il cast
Ancor prima di sapere bene la trama, è stato reso noto (a tempo debito, qualche anno fa) il cast completo che avrebbe partecipato a questo nuovo capitolo dedicato ai Ghostbusters. Sull’onda del successo di Stranger Things, ha fatto fin da subito discutere la presenza di Finn Wolfhard (che in Stranger Things interpreta Mike Wheeler) così come Mckenna Grace (presente in Ready Player One, Captain Marvel, Malignant, Annabelle 3 e molto altro) e Paul Rudd, noto non solo come “Ant-Man” nel multiverso Marvel ma anche come attore e produttore di tutto rispetto da tempo. Vediamo quindi insieme il cast e l’analisi dei singoli personaggi.
- McKenna Grace (Phoebe Spengler nel film): Come dice il cognome, Phoebe fa parte della famiglia Spengler, la stessa di Egon, uno dei 4 Ghostbusters originali. Phoebe è la nipotina di soli 12 anni che dal nonno eredita una grande conoscenza e un grande amore per la scienza, la chimica e tutto ciò che, fondamentalmente, è “nerd”. Nel film, l’attrice McKenna Grace (che in realtà di anni oggi ne ha 15) riesce ad entrare fedelmente nella parte e a catturare la scena. È sicuramente il mio personaggio preferito tra tutti perché ha ben due cose in comune con me: l’essere nerd e le freddure (avrete modo di capire cosa intendo guardando il film).
- Finn Wolfhard (Trevor Spengler): l’attore che il mondo ha conosciuto davvero grazie a Stranger Things sembra quasi una presenza obbligata in questo film. Se la vostra paura è quella che in qualche modo potrebbe stonare o essere inadatto state pure tranquilli, Finn è un grande attore e sembra “fatto apposta” per questo genere. Trevor Spengler è il fratello di Phoebe, che nel film è più grande di lei, solo che non vi scriverò l’età reale per evitare spoiler. Al contrario di quanto si potrebbe pensare, Trevor non è esattamente un nerd, ma ha comunque la stoffa del nonno in qualche modo che poi vedrete.
- Carrie Coon (Callie Spengler): l’attrice Carrie Coon è conosciuta per film come Avengers: Infinity War (dove interpreta Proxima Media Nox), Widows – Caccia Criminale, Avengers: Endgame e molti altri. Io personalmente l’ho conosciuta nella serie tv “The Leftovers – svaniti nel nulla”, una visione non proprio facile con una storia particolarmente toccante. Nel film interpreta la figlia di Egon Spengler, una donna che cerca di fare di tutto per crescere e mantenere i suoi due figli, lasciata “da sola” dall’ex marito e alla continua ricerca di un modo per pagare le bollette. Mi vien da dire che, purtroppo, è uno scenario alquanto attuale.
- Paul Rudd (Chad Grooberson): conosciuto per aver interpretato “Ant-Man” nel multiverso Marvel e per essere stato attore in tanti film di successo come 40 anni vergine, Molto Incinta,Anchorman 2, Nudi e felici e molti altri. Nel film interpreta il professor Chad Grooberson, un insegnante decisamente moderno che però, in verità, si trova in quel preciso luogo per un motivo molto diverso dal mero insegnamento, tuttavia, per altri dettagli vi lascio guardare il film.
- Logan Kim (Podcast): “Podcast” è una delle scoperte più piacevoli del film. Si tratta di un bambino molto intelligente e intraprendente che diventerà determinante per il gruppo in alcune scene. Non poteva certamente mancare un altro super nerd che segue scienza e tecnologia e ha un proprio podcast (da cui prende poi il nome con cui si fa chiamare).
Questo è il cast principale, altri nomi ho preferito non scriverli qui per evitare troppi spoiler (nonostante il fatto che siano nomi pubblicati già praticamente ovunque).
Ghostbusters Legacy recensione: trama
Come dichiarato alla stampa, “Ghostbusters: Legacy” (che inizialmente si sarebbe dovuto chiamare “Afterlife”) è il vero “Ghostbusters 3”, quasi come se il team originale dietro agli acchiappafantasmi avesse totalmente ignorato il Ghostbusters del 2016 (come dargli torto d’altronde). Il film è quindi la diretta prosecuzione degli eventi iniziati nel 1984 con la prima storica pellicola e vede protagonista una famiglia composta da Callie e dai figli Phoebe e Trevor. Tutti e tre condividono un cognome importante: Spengler.

Dopo essere stati sfrattati dalla loro casa, i tre si trasferiscono nella cittadina di Summerville, in una fattoria isolata e macabra che risulta essere l’unica vera eredità del nonno insieme a molti debiti. Conseguentemente al loro arrivo, nella cittadina iniziano a verificarsi alcuni fatti insoliti, come terremoti e strane presenze, tuttavia, nulla di realmente o scientificamente collegabile a movimenti sismici.
Phoebe, girovagando per la nuova casa, trova per caso uno strano accessorio che decide di portare a scuola per mostrarlo al professor Grooberson (Paul Rudd). L’uomo le rivela così la storia degli acchiappafantasmi e le mostra i video di YouTube che ritraggono i Ghostbusters all’opera. Proprio in quel momento, la ragazzina si illumina e, conseguentemente, molte cose iniziano a peggiorare nel piccolo paesino di campagna.

Ghostbusters Legacy recensione: regia e produzione
Il tocco di Reitman o comunque “il sangue” del regista originale sono ben presenti in questa nuova pellicola, e lasciatemelo scrivere, era ora. Mi rendo assolutamente conto che quando qualcuno con così tanta abilità firma dei capolavori, la stessa cosa non può ripetersi con altri che si basano su qualcosa di già fatto. Nonostante le difficoltà e le varie polemiche attorno a Ghostbusters 2016 (che ormai avrete anche capito, dato che vi ho fatto una testa enorme con questa storia), il film scorre via liscio ed è un continuo “respiro di piacere”. Avete presente quando prendete una piacevole boccata d’aria e vi sentite bene? Ecco, quella precisa sensazione è stato il mio modo di affrontare il film, quasi come se venissi coccolato dal regista in ogni momento.
È bene specificarlo, per chi non lo sapesse: questo film alla regia ha visto la presenza di Jason Reitman, figlio di Ivan, ovvero il regista originale dei primi due “episodi”. Lo stesso Jason ha curato anche la sceneggiatura, sempre seguito dalla mano del padre che sicuramente, conoscendolo, avrà coordinato in qualche modo le cose “a distanza” (esattamente come fa qualcuno in maniera evidente nel corso del film, ma questa cosa la scoprirete da soli).
Jason aveva esattamente 7 anni quando uscì il primo Ghostbusters al cinema, quindi è logico che sia la persona più adatta per portare avanti la saga, motivo per cui una scelta del genere non poteva essere più azzeccata di così.
Che poi, chiariamolo, Jason non è propriamente il primo scappato di casa che capita, anzi, si è laureato alla Scuola di Cinema e Televisione della University of Southern California e fu il più giovane regista a presentare un cortometraggio al Sundance Film Festival nel 1998, cioè a 21 anni (si chiamava “Operation”). Non dimentichiamoci poi il suo primo lungometraggio, chiamato “Thank you for smoking“, una commedia molto pungente dedicata all’industria del tabacco che venne apprezzata sia da critica che pubblico. Seguono poi “Juno” (che vinse il miglior film alla festa del Cinema di Roma) e altre produzioni interessanti.
Ovviamente il padre voleva far fare “la gavetta” giusta al figlio e mi sento di dire che entrambi sono riusciti, finalmente, a portare sul grande schermo un vero Ghostbusters 3. Mi sento estremamente sollevato per questa cosa.
Ghostbusters Legacy recensione: fotografia
Lungi da me dal pensare di poter criticare un direttore della fotografia, anche perché, in fin dei conti, a Eric Steelberg si può dire ben poco. Forse non è uno dei più conosciuti, forse non è tra i più apprezzati, ma ciò che è giusto dire è che “squadra che vince non si cambia”, perché fu proprio Eric a lavorare con Jason Reitman nel film Juno del 2007, motivo per cui il regista ha deciso di affidarsi nuovamente a lui.
Non si attribuiscono a lui gli effetti speciali, i colori o le location, ma certamente è a lui che va la responsabilità delle inquadrature. Sebbene non si sia mai spinto verso strane “distruzioni di regole” (qualcuno ha pensato a “Better Call Saul” che citavo nella mia guida dedicata alla composizione fotografica? ecco, quello, bravi), pertanto mi vien da dire che la sua scelta di inquadrature si può considerare abbastanza “standard”, ma è quel tipo di “standard” che non stufa e che non sbaglia. Una sicurezza.
Ghostbusters Legacy recensione: valutazioni sul film
Credo di aver già descritto molto di questo film, ma ci tenevo a fare una recensione giusta, sentita, dettagliata, pensata, forbita. Avrete capito sicuramente, leggendo i vari capitoli, che sono andato al cinema a vedere Ghostbusters: Legacy con una forte paura. Certo, sotto certi punti di vista la presenza di alcuni attori come Finn Wolfhard (che avevo già apprezzato in Stranger Things e IT: Capitolo due) mi avevano tranquillizzato, solo che poi quando sono arrivato in sala, all’inizio, ho comunque avuto paura che questo binomio potesse non essere una sicurezza sul buon funzionamento della storia.
Devo smentirmi e finalmente posso “ritirare” le mie paure: Ghostbusters: Legacy è un film che va visto, piacerà ai fan, forse non alla critica che critica sempre, forse non inventa nulla, forse non rivoluzionerà il cinema, forse non farà gridare al miracolo, ma è sicuramente ciò che i fan meritavano, ciò di cui c’era bisogno per proseguire una “saga” importante con un occhio verso il futuro da considerare.

La scelta di Finn Wolfhard è stata davvero saggia, perché in fondo lui ci sa fare in questo genere di film che si basano sulla fantascienza, e ha anche esperienza su quegli specifici richiami agli anni ’80, nonostante sia nato nel 2002.
Sebbene ci possano essere alcuni prevedibili plot twist che gli utenti avranno modo di capire autonomamente guardando lo svolgimento della storia, il film scorre piacevolmente, cattura, colpisce, diverte. È proprio questo che facevano i Ghostbusters originali: trattavano un tema “nerd”, un po’ scientifico e un po’ paranormale permettendo allo spettatore di rimanere catturato sempre, senza annoiarsi e a tratti divertendosi anche molto. Ed è qui che Ghostbusters: Legacy riesce nell’intento, cosa che, sicuramente, non è così facile.
Ghostbusters Legacy recensione: il passaggio di testimone (spoiler)
Ah che bello, finalmente posso dirvi tutto ciò che penso senza peli sulla lingua, senza aver paura di spoilerare nulla, ho fatto davvero fatica fin qui.
Sia durante la visione del film sia poco dopo essere uscito dal The Space Cinema Odeon di Milano, la mia testa frullava di continuo. Mi sentivo appagato e felice.
Appagato per il bel film, la bella costruzione e la presenza di Egon Spengler sotto forma di fantasma che aiuta la nipotina e torna ad abbracciare quella figlia che non aveva potuto conoscere fino a quel momento. Un reale paradosso, o forse una scena che, vista così, potrebbe essere stata male interpretata, perché in fondo sembra a prima vista “banale” che un nonno deceduto d’infarto qualche tempo prima torni poi sotto forma di fantasma in un film sui fantasmi, ma non è così, e ve lo spiego subito.
Il punto è che ci fu un grande dolore (ovviamente) e un gran rammarico per la scomparsa, a 70 anni, dell’attore Harold Remis nel 2014, proprio nel corso del trentesimo anniversario dei Ghostbusters. Lui che in quel film aveva creduto così tanto, che aveva contribuito a rendere magico. Un’eredità importante, come scrivo più volte nel corso di questa recensione.
Ad un certo punto della nostra vita dobbiamo renderci conto che il tempo passa inesorabilmente, gli attori invecchiano, proprio come noi. Sappiamo bene tutti, purtroppo, che tra 30-40 anni non ci potrà essere un altro Ghostbusters con gli attori originali in carne ed ossa. Sappiamo bene, purtroppo, che tra 30-40 anni anche noi saremo più “vecchi” e che vedremo le cose in modo diverso.
Il compito di questo film non era affatto facile e soprattutto era molteplice: era necessario creare un degno erede, riparare al disastro del 2016, salutare affettuosamente Harold Ramis in modo più che degno e, soprattutto, passare il testimone. I “vecchi” Ghostbusters non possono ormai più essere tali, ma sono contento che stavolta siano ricomparsi Bill Murray, Dan Aykroyd e Ernie Hudson in carne ed ossa nei loro ruoli reali, sebbene ovviamente invecchiati. Nel frattempo invece, grazie alla CGI, è ricomparso anche Harold Ramis, con una rappresentazione molto fedele al suo aspetto del 2013-2014, proprio poco prima di morire. Un gesto che vuole essere un enorme omaggio alla sua vita e che non è solo dedicato ai fan ma anche agli amici e ai parenti veri. In fondo siamo tutti umani, abbiamo tutti un cuore, e sono sicuro che non sia stato facile per i “vecchi” attori girare quelle scene con un Harold Ramis in CGI, così come non è stato facile per la famiglia rivederlo nel film. Il dolore della perdita è reale, ma la consolazione, grande e importante, è che finalmente la memoria del grande attore è stata onorata più che degnamente, perché di fatto, secondo me, le scene in cui compare lui sono inattaccabili.
Forse ciò che si potrebbe “attaccare” è lo svolgimento della trama che per certi versi risulta forse un po’ troppo veloce e che lascia troppe cose non davvero spiegate, come ad esempio il fatto che i ragazzi in men che non si dica imparino ad usare trappole e accessori vari senza troppa fatica. Ma fa parte del gioco.
I più attenti avranno anche notato quasi subito, all’inizio del film, la comparsa di Annie Potts, che nel film originale era Janine Melnitz, la segretaria con la vocina stridula che risponde alle prime telefonate nella prima sede degli acchiappafantasmi, con quel tono e quel savoir-faire inconfondibili. Lei non sembra invecchiata così tanto, a differenza di Murray & Aykroyd.
La stessa Potts compare nella prima scena “post credits” di Ghostbusters: Legacy in cui viene intavolato un dialogo insieme a Ernie Hudson circa la vita dopo i Ghostbusters. In questa scena si vede una moneta che Janine dona a Egon nel primo film, la stessa che in questo tiene in mano. Si vede poi il ritorno della Ecto-1 a New York, nella “base” originale e vengono dati altri omaggi a Egon. In questo caso però si nota un altro dettaglio che lascia presagire ad una continuazione della saga dei Ghostbusters: nella “vecchia” stanza dei sotterranei dove venivano imprigionati tutti gli spettri dopo aver svuotato le trappole qualcosa non va, c’è una luce rossa che non lascia presagire nulla di buono. Quindi si, la storia continuerà, sempre nella speranza che sia diretta ancora egregiamente come questo film.
E….si, c’è una seconda scena post-credits proprio dopo i titoli di coda in versione estesa: in questo caso però si rivede Bill Murray (Venkman) seduto su una sedia e…sorpresa, compare finalmente Sigourney Weaver che fa lo stesso “gioco delle carte” che Venkman faceva nel primo Ghostbusters. Una terapia volta ad indovinare la forma nascosta, una scena piena di piacevoli e amorevoli richiami al passato, che però, in questo caso, non stancano affatto.
C’è da aggiungere anche un dettaglio a cui magari non sarete interessati molto, ma visto il mio legame con la “saga” dei Ghostbusters, verso le scene finali, alla comparsa di Egon in CGI che abbraccia la sua famiglia, la lacrimuccia è scesa, perché sono entrato tantissimo in empatia con quel momento. Molti forse non capiranno, molti ignoreranno quella parte, ma tanti altri capiranno bene cosa si prova.
Fine Spoiler
Ghostbusters Legacy recensione: le nostre conclusioni
Grandi aspettative, grandi responsabilità, grande attesa, ma Ghostbusters: Legacy funziona, richiama al passato nel modo giusto, è costruito bene, trova i suoi spazi, si guarda piacevolmente e sono certo che piacerà ai fan dei film originali. Appare evidente come la produzione stessa abbia velocemente dimenticato quel disastroso Ghostbusters 2016, ma è giusto così.
Mi serviva un film del genere per “tranquillizzarmi”, per sapere che si possono ancora fare grandi cose, che si può scrivere una sceneggiatura fatta bene, la storia può continuare e che soprattutto ci sono degli attori validi per farlo. È difficile trovare grossi difetti a questo film, perché in fin dei conti, quei “famosi” richiami al passato che vi citavo non mi hanno stancato (magari a qualcuno si). Forse sotto certi punti di vista ci sono parti della storia che scorrono velocemente, troppo, senza spiegare bene tutti i fatti, lasciando troppo “taglio cinematografico”, ma è giusto così, fa parte del gioco.
Piacevole il ritorno di alcune parti fondamentali della colonna sonora e di alcuni personaggi del passato anche dalla parte dei cattivi.

Dal mio punto di vista, posso assolutamente promuovere questo film. C’è emozione, successo, sicurezza e amore verso i capitoli originali. Andatelo a vedere al cinema, sono certo che non ve ne pentirete. Io ovviamente farò il mio secondo rewatch quando uscirà nelle sale e non mi farò mancare la versione “home edition” in Blu Ray.

Purtroppo non ero ancora nato nel 1984, pertanto non sono potuto andare alla prima di Ghostbusters, ma sono estremamente felice di aver potuto fare questa cosa con un degno erede.
Recensione in breve
Ghostbusters: Legacy
Ghostbusters: Legacy è un degno erede. Un film che sa emozionare, commuovere e far ridere. Era il tassello che mancava, il reale omaggio a Egon che serviva. Il giusto passaggio di testimone. Un film che i fan della saga non devono perdersi per nessun motivo. E mi raccomando, andate a vederlo al cinema, non aspettate di guardarlo a casa.
PRO
- Omaggi che non stancano
- Un film che coinvolge fin da subito
- Freddure che amerò per sempre
- Cast coeso
- Regia splendida
- Il giusto "passaggio di testimone"
CONTRO
- Una trama a volte troppo veloce, come se ci fosse "fretta di arrivare al punto"
- In alcune scene si tende a cercare troppo l'omaggio forzato, a qualcuno potrebbe non piacere