La recensione di High Score, la docu-serie originale Netflix, è dovuta. Devo ammetterlo, per me le cose migliori di Netflix sono i documentari e le docu-serie. Ok le serie Tv originali, ok i gli Stand-Up Comedy Specials, ok i film distribuiti in esclusiva, ma i documentari sono imbattibili. Certo, su Disney + ci sono quelli del National Geographic, ma La Vita Segreta Delle Cinciallegre non ha lo stesso fascino di quelli di Netflix che, con grande coraggio, propone docu-serie su Serial Killer, storie criminali, finanza (che poi sono tutte e tre la stessa cosa con etichette diverse), arte, design, fotografia, personaggi influenti, storia moderna del mondo e soprattutto su tutte quelle cose che per noi Nerd sono tipo il paradiso. L’ultimo in ordine di uscita è High Score, che racconta la nascita e l’evoluzione dei videogiochi dagli anni ’70 fino a poco prima della Playstation 1 (e questo ci fa presupporre qualcosa). Ecco la nostra recensione
High Score recensione: in principio era il nulla
Su Netflix c’è un lungo elenco di docu-serie a tema Nerd, per esempio consiglio le tre stagioni de I Giocattoli Della Nostra Infanzia, un viaggio a tratti esilarante e a tratti commovente su famosissime serie di giocattoli, da Star Wars ai Masters Of The Universe, passando per Barbie e le Tartarughe Ninja, come sono nati, come hanno avuto successo e come sono caduti. Oppure I Film Della Nostra Infanzia, il dietro le quinte di classici come Dirty Dancing o Ghostbusters. Mi fermo qui perché comincerei a parlarne all’infinito.
L’ultima in ordine di apparizione è la prima stagione di High Score che, in modo non lineare, racconta la nascita, l’espansione e l’evoluzione dei videogiochi.
Con “non linerare” intendo che non è una semplice cronistoria dei videogiochi, ma le puntate sono divise per temi. Si comincia dagli albori, quando ancora non c’era nulla, la Terra era ancora un posto brullo, deserto e la Nintendo produceva carte da gioco e giochi da tavolo.
Poi qualcuno si inventò Space Invaders, il primo cabinato da Sala Giochi e il mondo cambiò. La febbre dei videogiochi salì in tutto il Mondo e qualcun altro capì che con quei cabinati si poteva guadagnare qualcosa, cominciò a smanettarci e ci fu il Boom! I videogiochi si trasformarono in un’industria che cominciò a fatturare montagne di dollari, il mercato venne intasato e implose in se stesso.
Sembrava tutto morto, tutto perduto, invece era solo il verme che si era chiuso nel suo bozzolo per trasformarsi in farfalla. E la farfalla volò nelle case dei videogiocatori con le console casalinghe. Nintendo divenne sinonimo di “videogioco”, Super Mario diventò più famoso di Topolino iniziò una nuova era, la battaglia si spostò dalle Sale Giochi ai salotti di casa, entrarono nuovi sfidanti quando i computer vennero “miniaturizzati” e diventarono personal, alla portata di tutti, sia come utilizzo che come campo di sviluppo. Allora altri pionieri si inventarono altre meccaniche di gioco, aggirarono gli ostacoli dell’hardware per trasformare i pixel in movimento in endorfine che pervadevano i videogiocatori e ci fu un altro Boom! che tutt’oggi continua.
High Score recensione: una storia di pionieri
La qualità principale di High Score, che voglio sottolineare in questa recensione, non è la storia in sé, che come avete visto si può riassumere in poche righe, ma le persone che hanno fatto quella storia. Da questa docu-serie, quello che traspare veramente è la passione, la curiosità dei primi che si sono messi a giocare con la tecnologia, in un periodo in cui ancora non esisteva nulla, tutto doveva essere scoperto, anzi proprio inventato dal nulla.
Le puntate si dipanano tra i macro argomenti a cui sono dedicate, con interviste interessanti ai protagonisti di quella rivoluzione, a come sono nate le idee per Pac-Man e Space Invaders, a come hanno dovuto inventare modi per aggirare gli ostacoli della tecnologia di allora per realizzare ciò che avevano in testa e trasformare la fantasia in realtà. Perché quando non c’è nulla, non ci sono regole, non ci sono linee guida da seguire, non ci sono benchmark su cui appoggiarsi e misurare i risultati, ci sono solo tentativi, salti nel buio per capire se ciò che piace a noi, può piacere anche agli altri. La storia dei videogiochi raccontata in High Score è più simile a una viaggio verso l’ignoto che ha portato a creare un’industria solida dal nulla.
Oggi i giochi sportivi, gli sparatutto in prima persona, i picchiaduro li diamo per scontati. Per noi ci sono, perché ci sono sempre stati, ma non è così. Quando bestemmiate forte perché Ciccioformaggio07 vi ha annichilito a Call Of Duty in una partita online, è perché John Carnack e John Romero all’inizio degli anni ’90 hanno creato Wolfestein 3D e DOOM su computer meno potenti di una moderna bilancia pesapersone e si sono inventati il modo di giocare in multiplayer collegando due PC in rete, quando Internet era ancora fantascienza.
Tutti abbiamo in casa una Playstation, una Xbox, una consolle Nintendo, ormai fanno parte dell’arredamento di casa, sembra strano non vederle sotto il televisore, ma una volta non era così. Una volta la Nintendo si è inventata il modo di portare i giochi dei cabinati nelle case dei giocatori costruendo da 0 il Famicom, che poi l’ufficio marketing americano della società giapponese ha dovuto adattare ai gusti occidentali sfornando il NES. Oggi è storia, ma all’inizio degli anni ’80 erano salti nel buio che non si sapeva se avrebbero funzionato o sarebbero stati dei fallimenti di cui nessuno avrebbe conservato la memoria.
High Score, come dicevo prima, mette l’accento sui personaggi più influenti della storia dei videogiochi, facendoci vedere un dietro le quinte avventuroso e pionieristico in tutte le sue sfaccettature, anche quelle più tristi, come la storia dell’ingiustamente dimenticato Jerry Lawson che ha inventato le cartucce che hanno decretato il successo delle console casalinghe degli anni ’80. O le sfaccettature più divertenti su come sia stata inventata a tavolino la console-war, quando la SEGA ha deciso di entrare sul mercato scontrandosi a muso duro con la Nintendo per conquistare i cuori dei videogiocatori.
High Score recensione: il futuro e le conclusioni
High Score termina poco prima dell’uscita delle console moderne, ossia la prima mitica Playstation che, ancora una volta, ha rivoluzionato il mondo dei videogiochi e sostituito Nintendo come sinonimo di videogioco. Probabilmente è voluto, delegando questa storia alla seconda stagione che spero arrivi presto.
Ma in High Score c’è molto di più di quello di cui ho parlato fino a ora. C’è che i videogiochi e il loro linguaggio sono molto più inclusivi di quanto si possa immaginare. Dai partecipanti ai mega tornei organizzati da Nintendo e SEGA, fino alla storia di come Gordon Bellamy ha di fatto inventato i videogiochi sportivi moderni, notando che in John Madden Football non ci fosse nemmeno un giocatore di colore, quando in realtà la lega era quasi totalmente composta da giocatori afro-americani.
Ma non solo questo. Oltre alla nostalgia di quel periodo pionieristico passato, High Score fa notare senza parlarne esplicitamente, ma delegando il ragionamento allo spettatore, come l’industria dei videogiochi si sia sedimentata su se stessa. Una volta i videogiochi nascevano dalla passione e dalla voglia di creare qualcosa, di sperimentare, di aggirare i limiti e di dare una forma concreta alla fantasia dello sviluppatore. Oggi sono diventati un mero calcolo di investimenti sui guadagni. Una volta c’erano dei limiti tecnici da superare per sviluppare un gioco, oggi quei limiti non ci sono più, computer e console possono far girare qualsiasi cosa, ma non viene sviluppato niente che sia davvero innovativo. Le meccaniche di gioco sono riproposte sempre allo stesso modo, ma confezionate in grafiche migliori. L’hardware continua a evolversi, la potenza tende all’infinito, ma i videogiochi rimangono gli stessi. Certo, ogni tanto c’è qualche perla rara che fa eccezione, ma la regola viene sempre confermata. Lo sviluppo tecnologico non è accompagnato da uno sviluppo di idee perché al pari di tot soldi investiti, deve corrispondere un tot di guadagni e per raggiungere questo risultato si punta sempre e solo su ciò che si conosce e a cui il videogiocatore medio risponde positivamente.
Negli anni, la tecnologia si è evoluta in modo esponenziale, ma le idee e la voglia di sperimentare si è arenata e ristagna. Ogni anno esce sempre lo stesso videogioco con un numero progressivo in fondo al titolo. Cambiano i particolari, la grafica, la confezione, ma il succo, il core, la meccanica di gioco è sempre la stessa.
La nostalgia che scatena High Score, non è dovuta al fatto che una volta i videogiochi erano una novità ed erano più belli di adesso, ma dal fatto che una volta era tutto nuovo, da scoprire, da imparare. Ogni volta il gioco era diverso e bisognava ripartire da zero per imparare a giocare. Era la sfida costante che ha fatto la fortuna dei videogiochi, ora invece è la sicurezza di saperci già giocare e di non fallire mai. Una volta avevi avevi 3 vite e se sbagliavi dovevi ricominciare, ora hai possibilità infinite di riprovarci. Una volta c’era l’Help Desk telefonico di Nintendo che aiutava i giocatori a superare un punto prima che cominciassero a massacrare i vicini per la frustrazione, ora c’è Youtube con i walkthrough dettagliati prima ancora che esca gioco.
Una volta c’erano i videogiochi, ora ci sono esercizi di stile particolarmente remunerativi. Per fortuna c’è High Score a ricordarcelo e a farci rendere conto delle cose.
La prima stagione di High Score è disponibile su Netflix, vi lascio il trailer ufficiale.
Recensione in breve
High Score
L'ultima, per uscita, docu-serie Netflix parla della storia dei videogiochi in modo non lineare, suddividendo 40 anni di videogiochi in macro argomenti e andando a intervistare i fautori di una rivoluzione di straordinaria portata. È una docu-serie sia per appassionati, sia per chi i videogiochi li detesta, ma se sapesse da dove vengono, come sono stati inventati, potrebbe fare uno sforzo per rivalutarli.
PRO
- Fantastico stile 8Bit / 16 Bit per transizioni e animazioni
- Netflix ha creato un piccolo capolavoro che farà appassionare
- Dettagli "nascosti" a molti, ora noti a tutti
CONTRO
- Non ci sono reali contro in realtà, a parte il fatto che vogliamo la seconda parte il prima possibile