I Mitchell contro le Macchine: ecco la recensione del nuovo film d’animazione realizzato da Phil Lord e Christopher Miller, gli autori premi oscar di Spider-Man: Un Nuovo Universo e The Lego Movie. Vediamo se il loro ultimo lavoro, disponibile su Netflix a partire dal 30 Aprile 2021, si è dimostrato all’altezza delle aspettative
I Mitchell contro le Macchine Recensione: tutto parte dagli autori
Se per caso fosse necessaria un’ulteriore conferma del fatto che Phil Lord e Chris Miller siano ormai gli autori più innovativi nel panorama dell’animazione contemporanea, I Mitchell contro le Macchine non può non convincere anche gli spettatori più scettici. Lo stile frenetico, gioioso e irriverente che iniettano in ogni progetto può ormai essere considerato come un marchio di fabbrica al pari della magia fiabesca Disney o del realismo grottesco della Dreamworks. Il duo arriva da una serie di successi di pubblico e critica, iniziato nel lontano 2009 con la regia di Piovono Polpette per arrivare poi a conquistare nel 2020 l’oscar per il miglior film con Spider-Man: Un Nuovo Universo, di cui hanno curato sceneggiatura e produzione.
È quindi un piacere appurare che I Mitchell contro le Macchine (di cui Lord e Miller sono produttori esecutivi, mentre la regia è affidata a Mike Rianda) sia un film che riesce a soddisfare pienamente tutte le (altissime) aspettative, portando ancora una volta talento, creatività, innovazione ad un progetto che, in mani diverse, sarebbe quasi sicuramente risultato banale. Ecco quindi la recensione del nuovo film, disponibile per tutti gli abbonati Netflix a partire da oggi, 30 Aprile.
I Mitchell contro le Macchine Recensione: Meet the Mitchells
La caratteristica comune a tutti i personaggi di Lord e Miller è il loro status di outsider: l’incapacità di farsi accettare da un gruppo e la sensazione di non appartenenza sono tematiche comuni in ogni loro lavoro. Flint Lockwood era un genio incompreso dalla gente della sua isola in Piovono Polpette; Emmett Brickonsky si ritrovava a dover ricoprire il ruolo di “prescelto” senza avere nessuna qualità che lo rendesse tale in The Lego Movie; Miles Morales invece era in difficoltà nel dimostrarsi all’altezza degli Spider-Men provenienti da altri universi. La stessa formula si ripete in questo film: i Mitchell sono una sgangherata famiglia americana, dove ogni componente ha le sue stranezze di cui va particolarmente fiero.
Il padre, Rick, è un amante della natura, sempre pronto a imbarcarsi in imprese spericolata e appassionato di lavoretti manuali che il più delle volte si risolvono in veri e propri disastri; la madre, Linda, sempre occupata a documentare ogni avvenimento con il suo smartphone, con il quale guarda la vita “idilliaca e perfetta” dei suoi vicini di casa; c’è anche Aaron, il figlio più piccolo, appassionato di dinosauri, dei quali sa qualunque cosa, che passa le giornata chiamando ogni numero dell’elenco telefonico per trovare qualcuno con cui condividere la sua passione. E poi c’è Katie, emarginata tra gli emarginati. Katie è la figlia maggiore, e se l’intesa con il fratellino non potrebbe essere migliore, lo stesso non si può dire per quello con i propri genitori. Il suo passatempo preferito è realizzare piccoli film amatoriali che vedono il suo cane come protagonista nei ruoli più disparati: vediamo il carlino Monchi protagonista delle storie di Katie, nelle quali ella investe tutta la sua creatività, con effetti speciali caserecci e animazioni fatte a mano. Questo è il modo in cui Katie vede il mondo ed esprime sé stessa, e i suoi film hanno anche un discreto successo su YouTube.
Purtroppo però i genitori non sembrano cogliere la sua passione: in particolare Rick, che come ogni classico padre di mezza età è un totale imbranato in fatto di tecnologia, fatica a prendere sul serio la figlia, e vede questi video come un semplice hobby passeggero. Al contempo Katie non riesce proprio a cogliere lo spirito avventuriero di Rick, e ritiene antiquata la mentalità del genitore. Questa incomunicabilità tra i due è il motivo principale dell’infelicità di Katie, che non vede l’ora di iniziare il suo primo anno al college, dove studierà appunto l’arte del filmmaking e dove spera finalmente di incontrare “la sua gente”.La storia comincia proprio da qui, all’inizio di un viaggio on the road attraverso il paese che vedrà la famiglia Mitchell accompagnare Katie alla sua nuova vita. Tutto sembra andare per il meglio, salvo per un piccolo imprevisto: le macchine, guidate dall’intelligenza artificiale di uno smartphone, hanno iniziato a prendere il controllo e imprigionare l’umanità. I Mitchell si ritroveranno quindi gli ultimi superstiti di questa rivolta, cosa che mette in difficoltà soprattutto Katie, che non vedeva l’ora di separarsi una volta per tutta dalla sua invadente famiglia. Perché se c’è una cosa peggiore dell’apocalisse, è essere costretti a passarla con la propria famiglia.
I Mitchell contro le Macchine recensione: un’apocalisse di colori
Ma fortunatamente quella de I Mitchell contro le Macchine è un’apocalisse mozzafiato. Ogni fotogramma di questa pellicola potrebbe tranquillamente essere appeso ad un muro e passare per un dipinto. I colori vibrano in unisono ai sentimenti dei personaggi aggiungendo alle scene ora pathos, ora allegria, ora semplice leggerezza. Detto banalmente: in questo film tutto funziona, non c’è niente di fuori posto e anche dove sembra regnare il caos più totale si nasconde in realtà un’attenzione per i dettagli che denota non solo talento, ma vera passione per il lavoro. L’ambito dell’animazione (che ci teniamo ricordare essere una tecnica e non un genere) è spesso oggetto di paternalismo e sminuito come “una cosa da bambini”. A parte la poca fantasia (e lo scarso rispetto nei confronti dei più piccoli), quello che sto cercando di dire è che un film non è “bello” quando la storia che racconta è valida: un film, qualunque film, funziona quando la storia che cerca di raccontare sfrutta al meglio le possibilità che il medium fornisce. E in questo, I Mitchell contro le Macchine non è secondo a nessuno: non poteva essere raccontato in altro modo che questo. La cura nell’animazione di ogni personaggio è attentamente studiata. I loro tic, le movenze, le espressioni, ci narrano qualcosa su di loro tanto quanto la narrazione: vedere Katie che mordicchia ossessivamente i cordini della propria felpa, senza che questo gesto venga caricaturizzato rende il suo personaggio più reale di quanto una grafica computerizzata perfetta possa mai sperare di fare.
Per non parlare della fusione tra la tecnica di animazione digitale con quella tradizionale, utilizzata nel film in modi sempre differenti. Si va dal banale scarabocchio sul quaderno (o sulle mani, come ogni teenager ansioso ben sa), unendo quindi le due tecniche appena citate in perfetta armonia, per arrivare al vero e proprio pastiche, dove gli schizzi di Katie (a cui è affidata la narrazione del film) si sovrappongono alla realtà del racconto, quasi come se stesse disegnando ai margini della sua storia, ma anche come fossero dei veri e propri filtri di Instagram. Un modo davvero astuto di portare portare lo spettatore nella mente di un’adolescente contemporanea. Altra menzione speciale va fatta al comparto sonoro, che si porta sulle spalle una parte importantissima del film, ovvero quella relativa alle macchine. Ogni scelta fatta in questo senso è semplicemente perfetta, dal casting di Olivia Colman nel ruolo dell’intelligenza artificiale malvagia, alle varie voci computerizzate che danno personalità distinte e e riconoscibili a robot che altrimenti apparirebbero tutti uguali. Un mix perfetto di tecnica, arte e innovazione: non sembrano esserci altre parole per riaffermare quanto piacevole agli occhi (e alle orecchie) sia I Mitchell contro le Macchine.
I Mitchell contro le Macchine recensione: Katie e Rick
Ciò che risulta più interessante però è la delicatezza con cui questo film affronta determinate tematiche. Sarebbe anche troppo riduttivo liquidare il tutto con semplice “questo film è un’allegra denuncia ai pericoli del progresso tecnologico”, perché vorrebbe dire affermare una mezza verità. Certo, il film è molto chiaro nel mettere in cattiva luce un certo tipo di uso che si fa della tecnologia: il cattivo del film è un intelligenza artificiale creata da un giovane genio dell’informatica che ha utilizzato le informazioni personali dei propri utenti a scopo di profitto. E no, non sto parafrasando, sono le parole usate dal film stesso. Questa critica non è sottile perché, allo stato attuale delle cose, questo pericolo è fin troppo evidente nel nostro mondo (ogni collegamento a fatti o persone reali è puramente voluto).
Ma la tematica principale, ne I Mitchell contro le Macchine, ha più a che fare con il modo in cui le differenti generazioni faticano a comprendersi. Ed è nel rapporto padre/figlia (altro filone onnipresente nelle opere di Lord e Miller) che questa tematica viene alla luce. Perché alla fine, sotto tutto il divertimento, i colori, l’azione, i robot e la frenesia rimane il cuore pulsante della storia: Katie e Rick. Persone che per tutta la durata del film non fanno che ripetersi che non si riescono a comprendere, che sono troppo diversi, che non fanno altro che discutere. Ma dal nostro punto di vista privilegiato di spettatori noi vediamo benissimo che, in realtà, i due non potrebbero essere più simili. Certo, Rick non sarà mai in grado di maneggiare uno smartphone e Katie non saprà mai mettere le mani sul motore di un auto. Ma l’entusiasmo che lei mette nei suoi film e la grinta con cui lui affronta gli ostacoli del lavoro manuale vengono dallo stesso posto: la passione per quello che fanno.
E no, probabilmente i due non si capiranno mai fino in fondo, ma l’importante non è capirsi. L’importante è comunicare. Perché quando si inizia a comunicare si comincia a mettersi nei panni dell’altro, e allora puoi capire. Puoi capire che fracassando il computer di tua figlia non hai rotto un semplice oggetto, ma il suo unico mezzo per esprimersi. Puoi capire la paura che un genitore prova nel rendersi conto che sua figlia un giorno dovrà cavarsela con le proprie sole forze. Puoi capire che le persone, a differenza dei cellulari, non diventano obsolete. Soprattutto puoi capire che le persone che ti vogliono bene te ne vorranno sempre. Anche se non ti capiscono. E allora scopri che la tecnologia può davvero aiutarci a rafforzare i nostri legami, può aiutarci a esprimerci, a comprendere, a comunicare. Si ecco, quando non sta cercando di ucciderci tutti. I Mitchell contro le Macchine è un film per famiglie, in tutto e per tutto, magari non troppo originale, ma centra nel segno in pieno, tocca tutte le corde che si pone di toccare attraverso tematiche raramente così attuali in pellicole di questo tipo.
I Mitchell contro le Macchine recensione: conclusioni
I Mitchell contro le Macchine si dimostra all’altezza di tutte le aspettative: l’animazione è eccellente, i personaggi meravigliosi, le tematiche ben affrontate. Un ennesima conferma delle capacità del suo Lord/Miller di saper assemblare ogni volta una squadra in grado di portare a casa risultati ottimi, mettendo continuamente in campo freschezza e creatività. Ad ulteriore vantaggio della pellicola è il fatto che si tratta di una storia completamente originale: non è un sequel, non basata su proprietà intellettuali note, o su storie classiche. Cosa non affatto scontata di questi tempi. Insomma, non si riesce proprio a trovare un lato negativo: è un film che chiunque può apprezzare, attuale e assolutamente irresistibile. Non vi resta che godervi questo nuovo gioiellino, in attesa di scoprire che cosa Lord e Miller ci regaleranno in futuro.
I Mitchell contro le Macchine è disponibile da oggi, venerdì 30 aprile 2021, su Netflix.
Recensione in breve
I Mitchell contro le Macchine
I Mitchell contro le Macchine si dimostra all'altezza di tutte le aspettative: l'animazione è eccellente, i personaggi meravigliosi, le tematiche ben affrontate. Un ennesima conferma delle capacità del suo Lord/Miller di saper assemblare ogni volta una squadra in grado di portare a casa risultati ottimi, mettendo continuamente in campo freschezza e creatività. Ad ulteriore vantaggio della pellicola è il fatto che si tratta di una storia completamente originale: non è un sequel, non basata su proprietà intellettuali note, o su storie classiche. Cosa non affatto scontata di questi tempi. Insomma, non si riesce proprio a trovare un lato negativo: è un film che chiunque può apprezzare, attuale e assolutamente irresistibile
PRO
- Divertimento assicurato
- Animazione eccellente
- Tecnica sempre innovativa
- Personaggi e tematiche trattate con cura
CONTRO
- Dover aspettare per il prossimo film di Lord e Miller