Gira o rigira, tutte le persone all’interno dell’industria creativa hanno bisogno di sperimentazione, di spingersi al di fuori della propria Comfort Zone, di tentare nuovi approcci a ciò che si conosce già ma soprattutto, hanno bisogno di sbagliare. Di ripetere. Di sbagliare di nuovo e poi forse, ad un certo punto di questo loop, scoprire qualcosa di nuovo.
Non è un processo pulito, neanche sicuro, e decisamente non sempre piacevole, soprattutto perché per sua natura, deve spaventarti almeno un po’. Ma è un processo necessario.
Per fare arte, bisogna sperimentare.
Perché sperimentare significa necessariamente essere in movimento, e l’alternativa non è altro che il rimanere fermi. Ed io, sinceramente, non ho mai scoperto nulla stando fermo.
Quindi non penso stupisca nessuno apprendere che, quando Fujifilm Italia mi ha recapitato un pacco contenente la nuova GFX 50sII, due lenti e un mese di tempo per provarla, la mia prima reazione non è stata quella di invitare qualcuno in studio, giocarmi un paio di schemi di luci che conosco a menadito, e produrre una serie di foto uguali a quelle che ho fatto infinite volte.
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Leggi di piùEssendo io un fotografo ritrattista dotato di una ghiandola dell’entusiasmo decisamente ipertrofica, mi sono immediatamente lanciato a capofitto in tutte quelle idee che da troppo tempo mi giravano per la testa ma a cui, per un motivo o un altro, non avevo ancora avuto modo di dedicare tempo: proiezioni, teoria dei colori, luci led colorate continue miste a luce flash e l’utilizzo di materiali alternativi come fondi fotografici (soprattutto sfondi traslucidi da usare con delle retro-proiezioni).
E volendo produrre per questo progetto un corpo coeso di ritratti, sperimentale di natura e riguardante direttamente il tema stesso, ho deciso di chiedere a quattro artisti che io stimo fortemente e che sperimentano costantemente nei loro campi, di farsi raccontare: Kenobit, Luca Font, Adrian Fartade e Retrobigini.
Il Potere della Sperimentazione Parte Prima: Imparare le basi
Quando penso a cosa sia la fotografia nella mia vita e perché io l’abbia scelta, mi viene sempre in mente una frase che mio padre mi disse durante un viaggio in macchina, dopo essermi venuto a prendere in stazione quando studiavo Lingue Orientali all’università di Venezia.
“Conoscere tante lingue è una cosa bellissima, ma se non hai nulla da dire, nessuno avrà mai bisogno di ascoltarti.”
La fotografia è la mia quarta lingua, e funziona esattamente come le altre che conosco: c’è una parte tecnica, nelle lingue il vocabolario, la grammatica, la pronuncia, e nella fotografia l’esposizione, l’illuminazione, la composizione, e una parte emotiva, che, utilizzando quella tecnica, ci permette di comunicare con gli altri. Ciò che scegliamo di comunicare è tanto importante quanto come scegliamo di farlo.
Quindi all’inizio di ogni percorso di sperimentazione, bisogna prima studiare ed arrivare a padroneggiare gli strumenti nuovi.



Nei primi shooting, utilizzando GFX50SII e le nuove tecniche di illuminazione, mi sono concentrato sul familiarizzare con la macchina (e a rimanerne stupito: non avevo mai lavorato con una macchina fotografica che avesse un simile range dinamico e un sensore così grosso) e sul comprendere meglio come funzionassero le retroproiezioni su fondi traslucidi e come utilizzarle al meglio. Mi sono regalato la possibilità di giocare, di sbagliare (a volte clamorosamente) ma di comprendere al meglio le nuove tecniche.

Un altro strumento che ho da poco iniziato a usare sono i PavoTube della Nanlite, lampade a led a forma di tubo, full RGB e capaci di produrre una luce meravigliosa.
Durante una piccola sessione di ritratto con Andrea Di Lorenzo (al termine di 4 giorni pesantissimi di lavoro in location insieme, e si vede) ho preso confidenza con i PavoTube e mi sono concentrato su come lavorassero su fondi pittorici, quindi ricchi di texture (frutto delle manine sante di Martina Dirce Carcano) e su come rendessero quando mischiate con luce flash.
Il Potere della Sperimentazione Parte Seconda : Comunicare
Esattamente come nell’analogia fotografia = linguaggio, una volta appresi i rudimenti e padroneggiata la parte tecnica, si può iniziare a parlare, ad esprimere il proprio punto di vista, la propria voce. Ed è qui che nasce una seconda parte, quella forse più importante, della sperimentazione, quella singola e mirata ad ogni shooting del progetto. Quella ispirata dai quattro soggetti che ho ritratto, in cui volevo parlare della loro personale sperimentazione.
KENOBIT
Kenobit è una di quelle persone che è veramente difficile riassumere: musicista di chiptune, traduttore, parte attiva e viva della storia di Twitch Italia con il suo canale Kenobisboch e la community che gravita attorno ad esso, attivista, potrei andare avanti per ore.
È una di quelle persone che ha fatto della sperimentazione in ogni campo la sua routine quotidiana: dal cucinarsi il pranzo al mettere insieme un progetto come lo Scanlendario (insieme a Retrobigini e Francesco Bicci) che ha letteralmente generato decine di migliaia di Euro dati interamente in beneficienza alle Brigate Volontarie in questi ultimi due anni. Recentemente, ha fatto nascere il “Bookclub del Futuro” e ha avvicinato tantissime persone (me compreso) al Solarpunk, un genere letterario di fantascienza che immagina un futuro in cui il mondo e la società umana ce l’hanno fatta, senza guerre, disparità sociali, crisi energetiche e post capitalistico. Proprio sotto quest’ottica ho immaginato il suo dittico di ritratti, studiando l’estetica Solarpunk.

LUCA FONT
Luca Font è un illustratore e tatuatore di base a Milano, immerso a piene mani nella ricerca estetica del proprio tratto. La costanza e perizia con cui allena ed evolve la sua mano, ma soprattutto i suoi occhi, è mostruosa. Non c’è giorno in cui non sperimenti, analogicamente, digitalmente, con murali alti svariati piani o letteralmente sulla pelle delle persone.
Una silenziosa forza in grado di ispirare chiunque abbia il piacere di seguirlo o conoscerlo a prendere sul serio la propria arte e dedicarcisi senza ritegno. Talmente dedito alla sua costante ricerca che ho deciso di ritrarlo quasi nascosto, all’interno della sua arte, sia mentalmente che fisicamente.

ADRIAN FARTADE
Adrian è un attore, autore, attivista e divulgatore scientifico dotato dell’energia più coinvolgente a cui abbia mai avuto la fortuna di assistere. A prescindere da qualunque argomento decida di trattare (molto spesso l’esplorazione spaziale e la nascita dell’universo), la speranza di chi lo ascolta è sempre la stessa: che non finisca mai di parlare.
Il suo sincero entusiasmo ed il suo inguaribile ottimismo sono contagiosi e gli permettono di accendere la scintilla della curiosità in tantissime persone.
Che si tratti di divulgazione scientifica o attivismo, Adrian non smette mai di reinventarsi, di sperimentare nuovi modi per coinvolgere le persone e letteralmente di dar loro gli strumenti per approfondire i temi di cui tratta. Che sia in un libro, su YouTube o su un palco, è in costante evoluzione.

RETROBIGINI
Potremmo definire Retrobigini un Pixel Photographer, ma sarebbe sicuramente riduttivo.
La sua vera attività artistica è viaggiare nel tempo, e portarti con lui. O meglio, ha la straordinaria capacità di portarci in un punto specifico del nostro passato: dentro al nostro videogame preferito.
Appassionato di retrogaming, crea meravigliose immagini fotografando i pixel e le scanline dei videogiochi (specialmente dell’era 8 e 16 bit), con una straordinaria attenzione al mezzo su cui vengono giocati: i monitor CRT a tubo catodico, originali dell’epoca (e quindi quelli per i quali quei giochi erano stati pensati) che lui stesso trova, restaura e a cui da una seconda vita.
Lui vive letteralmente all’interno dei pixel accesi di quei monitor, e per il suo dittico ho proprio voluto rappresentare questa cosa: proiettando su di lui delle maschere di pixel che ha fotografato, in modo da indossarle come fossero del make up, e allo stesso tempo dentro i pixel stessi, come una cosa sola, fotografando il fondo su cui la proiezione e la sua ombra vivevano insieme.

Il Potere della Sperimentazione Parte Terza: Conclusione
Sperimentare fa bene.
Dopo un mese di corse folli e di starmene rinchiuso nel mio studio a sperimentare, oggi guardare questo piccolo progetto mi regala una serie di bellissime sensazioni: mi sono spinto decisamente oltre la mia comfort zone, ho scoperto nuovi strumenti da aggiungere al mio bagaglio come fotografo, ho avuto la possibilità di raccontare delle persone che hanno un forte impatto sul mio lavoro e sulla mia vita ma, soprattutto, ho fatto un altro piccolo passo avanti.
Nonostante i problemi iniziali, i fallimenti, gli errori, le lunghe ore passate a lavorare sull’ideazione e creazione di queste immagini, oggi sono un fotografo e un artista UN POCHINO migliore di quanto non fossi il 14 Gennaio, quando mi è stata ricapitata la GFX 50sII. Sono cresciuto, e crescere è proprio bello.
Un’ultima cosa: chiedo aiuto, dopo un mese con GFX 50sII e il suo medio formato, non penso di essere capace di tornare indietro.
(Si ringrazia Stefano Carioli per l’immagine in evidenza a inizio articolo, backstage scattato durante uno shooting del progetto)