Imprevisti Digitali, la nostra recensione di oggi, è l’ultimo rappresentante delle commedie francesi in ordine di uscita. Potete dire quello che volete, ma i francesi in termini di commedia, intesa come rappresentazione satirica della realtà che ci circonda, sono avanti anni luce rispetto a noi: in generale hanno un’ironia più fine, sono più graffianti, feroci e hanno molta meno paura di ferire i sentimenti del pubblico. In Italia succede l’esatto contrario: mostriamo i difetti dell’italiano medio, ma lo rassicuriamo che è normale, che comunque tutto è perdonabile, che c’è sempre una condiscendenza verso il basso che appiana tutto e tutto va bene qualsiasi cosa tu sia o pensi di essere. Imprevisti Digitali, vincitore dell’Orso d’Argento alla 70ma Berlinale, sarà riuscito a tenere alto lo stendardo delle commedie francesi?
Imprevisti Digitali recensione: noi e internet
Una cosa di cui dobbiamo prendere atto, nel 2020, è che “internet” è diventato parte integrante della nostra vita. Abbiamo (o hanno, dipende dai punti di vista) costruito un universo in cui il nostro mondo è stato immerso. Volenti o nolenti la nostra vita deve passare per il flusso di dati e ne viene condizionata. Preso atto di questo dato di fatto, le uniche domande che possiamo farci sono: siamo pronti? Siamo al passo con i tempi o stiamo ponendo un’inutile resistenza che non fa altro che spingerci alla deriva della società, lasciandoci inevitabilmente indietro?
Imprevisti Digitali parte da queste domande e viaggia attraverso le storie di tre attempati amici, ex Gilet Gialli, che si trovano a navigare nel mare di internet senza bussole o carte nautiche. Vittime, più o meno consapevoli, di una serie di problemi legati all’online, si barcamenano in una vita ai margini, in complesso residenziale lontano dal mondo. Mondo che cambia così velocemente intorno a loro, che quasi non se ne rendono conto, se non quando è troppo tardi. Il loro modo di pensare e agire è troppo idealista e ancora ancorato a un passato che non esiste più. Ossia un passato fatto di dialogo tra le persone, raccomandate e buoni propositi. Il presente invece è fatto di click, iscrizioni scriteriate, dati personali ceduti con troppa leggerezza, confidenze a estranei, recensioni del lavoro date con ferocia perché protetti da un nick e nascosti dietro uno schermo.
Così Marie Dehoux (Blanche Gardin) si trova a dover fronteggiare un ricattatore che la minaccia di mettere un suo video porno online. Bertrand Pitorin (Denis Podalydès) è invischiato in una storia d’amore telefonica con la fantomatica Miranda. Christine (Corinne Masiero) deve capire come mai le recensioni del suo servizio di taxi stile Uber siano così basse. I tre, armati di una fede incrollabile e di una profonda ignoranza del sistema, si imbarcano in una disperata e sgangherata avventura per scardinare “internet” e venire a capo dei loro problemi.
Imprevisti Digitali recensione: graffia, ma non troppo
Imprevisti Digitali, scritto e diretto da Benoit Delépine e Gustave Kevern, è una commedia tutto sommato godibile, A tratti diverte, a tratti spinge a pensare, a tratti ci si identifica con i tre protagonisti, a tratti annoia e a tratti ha uno schema già visto mille e mille volte che sfocia nella commedia degli equivoci e in situazioni surreali distanti da quello che dovrebbe essere, perdendo un po’ il punto del discorso.
È ovvio che stiamo parlando di cinema e il cinema non è la realtà, ma una rappresentazione allegorica di essa, però la forza di un film è quella di mantenere una parvenza di credibilità e di coerenza interna, visto che, per quanto allegorica, si tratta comunque della nostra realtà, del mondo in cui viviamo. Quindi ben vengano le iperboli e le esagerazioni, ma ci sono cose che sono imprescindibili di cui tenere conto, come per esempio la polizia, altrimenti il giochino mostra immediatamente gli ingranaggi e perde l’attenzione.
Purtroppo Imprevisti Digitali soffre di questo problema, vuole rappresentare la realtà, ma ignora delle cose che sono alla base della nostra realtà. È comprensibile voler mostrare internet come un mostro enorme, informe, inaffrontabile che pervade tutto e noi ne siamo le vittime designate. Ma, in questi casi, c’è una sottile linea di demarcazione tra la “vittima” e il “se l’è andato a cercare”. E i tre protagonisti se le vanno a cercare, si mettono da soli nelle situazioni, salvo poi cercare di uscirne nel modo più paradossale possibile per scatenare l’effetto comico. A volte funziona, molte volte no.
Nello stesso modo alcuni degli sketch funzionano, ma il loro fine è la ricerca della risata e, una volta ottenuta, rimangono lì, sospesi, come delle pignatte da prendere a bastonate con la domanda: perché? Perché hanno messo quella scena comica che è totalmente avulsa dal resto? Per farmi ridere, ok, ma cosa c’entra con la storia?Perché c’è quello sketch? Per criticare un grosso, grossissimo e-commerce di fama planetaria, ma a cosa portano quei 5 minuti di gag? Perché decidono di fare quella cosa totalmente senza senso? Per arrivare al finale facendomi ridere con alcune sequenze slapstick, ma davvero uno sano di mente, per quanto sprovveduto, penserebbe che andare in California a spegnere i server di Google sia una cosa fattibile?
Imprevisti Digitali recensione: conclusioni
Imprevisti Digitali si arena in queste piccole cose fini a se stesse che non fanno altro che estraniare lo spettatore da quello che sta vedendo.
Certo, alcune cosa spingono al ragionamento sul tema, ma altre al ragionamento sulla sceneggiatura, sul film e su quello che davvero vuole dire. Il risultato è che non ci si identifica con i tre protagonisti. Non perché non siano cose che potrebbero capitare a tutti noi, ma perché i tre protagonisti non sono delle vere vittime del sistema, ma vittime di loro stessi, della loro superficialità, della loro stupidità, del loro essere volontariamente fuori dal mondo.
Di fatti di cronaca di questo tipo se ne sentono a bizzeffe e andare ad analizzare i motivi del perché e per come succedono è pressoché impossibile, ma al cinema ci dovrebbe una struttura che dovrebbe andare un po’ al di là del: “siamo tutti stupidi e internet è cattivo”, altrimenti la critica perde di efficacia, diventa tutto un po’ banale e il film passa nel dimenticatoio. Per quanto le intenzioni siano buone e l’idea di base ottima, Imprevisti Digitali non la sviluppa come avrebbe meritato, sacrificando il tutto alla ricerca della risata facile.
Non conosco e non ho visto gli altri film in concorso, ma questo Orso d’Argento mi sembra un po’ sprecato.
Imprevisti Digitali uscirà il 15 ottobre al cinema, vi lascio con il trailer ufficiale.
Recensione in breve
Imprevisti Digitali
La nuova commedia francese, vincitrice dell'Orso d'Argento alla 70ma Berlinale, parte da una buona idea iniziale, cercando di analizzare il nostro malessere di vivere nel mondo digitale, ma si perde per strada alla ricerca di una risata facile, senza andare ad approfondire in modo coerente le insidie di internet. Avrebbe potuto graffiare come una tigre, ma finisce per miagolare come un gattino, mostrando il fianco di una direzione da seguire non proprio chiara nemmeno per gli autori.
PRO
- Alcune scene sono sinceramente divertenti
- Riesce a intrattenere
CONTRO
- Buona idea di partenza sviluppata male
- Manca coerenza e adesione al nostro mondo
- Troppo paradossale per essere credibile e quindi efficace