All’età di 88 anni è morto Jean-Paul Belmondo, icona del cinema d’oltralpe. Dopo gli inizi nella Novelle Vague, l’attore ha sperimentato diversi generi dal melò a quelli più commerciali, riscuotendo consensi di pubblico e di critica tra gli anni Sessanta e Settanta.
Jean-Paul Belmondo morto: un attore iconico
Uno stile scanzonato e brillante, grande carisma e versatilità di ruoli, dal “duro con il cuore tenero” fino al “giovane aitante e spericolato”. Questo è stato Jean-Paul Belmondo, il divo francese morto oggi all’età di 88 anni nella sua casa di Parigi. A dare la notizia alla France Presse è stato il suo avvocato: «Era molto affaticato da qualche tempo. Si è spento serenamente». L’attore ha recitato in numerose produzioni italiane e francesi, riscuotendo ampio successo tra gli anni Sessanta e Settanta. Nel 2001 è stato colpito da un ictus e per otto anni rimase lontano da ogni apparizione pubblica. Il 18 maggio 2011 è stato insignito della Palma d’oro alla Carriera durante la 64ª edizione del Festival di Cannes. Così come, nel 2016, assieme al regista Jerzy Skolimowski, gli è stato assegnato il Leone d’oro alla carriera alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Jean-Paul Belmondo morto: una lunga carriera
Nato a Neuilly sur Seine dal padre Paolo Raimondo, scultore di buona fama, da subito Jean-Paul Belmondo si avvicinò al mondo del teatro. Esordì nel cinema in due film importanti come A doppia mandata di Claude Chabrol nel 1959 e La ciociara di Vittorio De Sica nel 1960 con Sophia Loren. Le sue capacità attorniati furono notate da Jean-Luc Godard, che lo rese protagonista di Fino all’ultimo respiro (1960) e poi di Pierrot le fou (1965). I lavori con il maestro indiscusso della Nouvelle Vague ottennero un grandioso successo il tutto il mondo. Belmondo, sulla scia della notorietà, collaborò insieme a Mauro Bolognini in La viaccia, fino a Lo spione di Jean Pierre Melville. Nel frattempo, recitò anche in La mia droga si chiama Julie (1969) di François Truffaut e in Il cadavere del mio nemico (1976) di Henri Verneuil.
L’attore poi diede una nuova svolta alla sua carriera, passando da un cinema d’autore ad uno più commerciale. In questo periodo recitò in commedie e polizieschi, come L’uomo di Rio (1964) e Borsalino (1970). Negli anni successivi vinse poi il Premio Cesar come miglior attore nel 1989 per Una vita non basta. di Claude Lelouch. Dopo l’ictus agli inizi del Duemila, tornò sulle scene come protagonista del remake francese di Umberto D. di De Sica, fino alla sua ultima apparizione sul set di Un uomo e il suo cane (2008).