Come sappiamo, in questi giorni Netflix si sta divertendo a proporci improvvisamente, stile fuochi di artificio, prodotti interessanti di una certa levatura, tra cui il nuovo lungometraggio italiano “La legge di Lidia Poët“. Quella che sembra, di primo acchito dal teaser trailer, una perla della storia italiana, uscirà nelle sale virtuali della piattaforma streaming il prossimo 15 febbraio. Andiamo dunque ad analizzarlo meglio.
La legge di Lidia Poët Netflix: serie e produzione
La nuova serie italiana sarà strutturata da uno schema di 6 episodi, dando allo spettatore una maggiore fruibilità della storia del personaggio veramente esistito di Lidia Poët. Questa miniserie è stata firmata dalla direzione intrigante del regista de “Il Primo Re” e della serie “Romulus” Matteo Rovere. Anche in tale contesto, insieme alla collaborazione di Letizia Lamartire, Rovere ricopre il ruolo sia di regista che di produttore. Al suo fianco Netflix inserisce, ne La legge di Lidia Poët, una troupe di sceneggiatura multi sfaccettata, formata dal quintetto Guido Iuculano, Davide Orsini, Elisa Dondi, Daniela Gambaro e Paolo Piccirillo.
La legge di Lidia Poët Netflix: storia vera
La legge di Lidia Poët, ripresa da Netflix in una versione molto più leggera rispetto all’originale, è dunque basata su una storia vera. Lidia Poët (1855 – 1949), nella serie interpretata da Matilda De Angelis, era una ragazza della periferia torinese, precisamente della Valle Germanasca, nata e cresciuta in una famiglia cristiana di stampo valdese, ovvero con tradizioni e funzioni presbiteriane legate al neo testamento e alla corrente calvinista.
Dopo essersi traferita nel Pinerolo, altro comune torinese dove viveva il fratello maggiore Enrico, e dopo aver frequentato il collegio svizzero delle Signorine di Bonneville, la giovane Lidia concentrò tutte le sue energie nello studio e nella sua formazione personale. Ottenne, difatti, all’età di 16 anni la qualifica di maestra Superiore Normale e dopo nemmeno tre anni la licenza di Maestra di Lingue, quali inglese, tedesco e francese.
Ottenuta inoltre la qualifica di docente liceale, la ormai 23enne Lidia Poët fece il passo successivo, il più importante, di iscriversi, nel 1878, alla Facoltà di Legge di Torino. Conclusosi il suo percorso con la sua laurea, il 17 giugno del 1881, discutendo la tesi sulla condizione femminile nella società e sul diritto di voto per le donne ( che potete consultare qui Gli scritti di Lidia Poët (lidiapoet.it), la geniale sig.ra Poët fece il suo praticantato nelle sale di tribunale presso lo studio del senatore e avvocato Cesare Bertea.
Lidia, consecutivamente alla sua abilitazione alla pratica forense, richiese il suo inserimento nell’Albo degli Avvocati e Procuratori di Torino, incontrando davanti a sè tante voci discordanti del vecchio Ordine. Come su due piatti della bilancia, da un lato ottenne l’appoggio di uomini come il presidente dell’organizzazione Saverio Francesco Vegezzi e di altri quattro consiglieri, uniti tutti dall’idea che secondo la legge civile le donne sono ritenute cittadini pari agli uomini.
Subì, dall’altra parte, il pugno di ferro contraddittorio dei colleghi Desiderato Chiaves e Federico Spantigati. Nonostante ciò riuscì a conquistare, il 9 Agosto 1883, la sua ammissione all’Albo, diventando in primo luogo la prima donna autorizzata ad esercitare l’avvocatura pubblicamente.
Purtroppo il suo sogno durò ben poco, poiché all’incirca due mesi dopo dalla sua assegnazione ufficiale, confermata poi dalla sentenza del 18 Aprile del 1884, le venne revocata in Corte d’Appello l’abilitazione forense. A causa di cavilli legali stereotipati e maschilisti, volti a denigrare la donna come mera figura genitoriale e non altro, la battaglia di Lidia Poët si concluse amaramente.
Continuò la sua pratica al fianco del fratello Enrico e si dedicò, per tutta la vita, alla difesa dei diritti minorili, degli emarginati e delle donne, sostenendo in particolar modo la causa del suffragio femminile.
La legge di Lidia Poët Netflix: trama e cast
Dunque il lungometraggio di Netflix La legge di Lidia Poët inizia la sua storia proprio dal momento più difficile della protagonista: la revoca dell’iscrizione all’Albo degli avvocati. In una Torino della seconda metà dell’800 Lidia Poët, costretta a rimboccarsi le maniche in un mondo di soli uomini, comincia a collaborare con il fratello Enrico, interpretato da Pier Luigi Pasino, nel suo studio legale.
Preparando contemporaneamente, in sordina, il suo ricorso d’Appello, la protagonista entra in contatto con una realtà diversa da quella a lei familiare, ovvero la delinquenza torinese. Ebbene, grazie anche all’aiuto del giornalista, nonché suo cognato, Jacopo Barberis (Eduardo Scarpetta), Lidia Poët assiste e indaga sulla verità celata dietro una cortina di apparenze e pregiudizi.
Oltre ai personaggi che ho citato, all’interno della miniserie Netflix La legge di Lidia Poët compariranno anche Sara Lazzaro nel ruolo della cognata di Lidia e moglie di Enrico Teresa Barberis e Sinéad Thornhill come Marianna Poët, nipote della protagonista.
La legge di Lidia Poët Netflix: conclusioni
Dalle premesse di questo nuovo teaser lanciato da Netflix, ci possiamo aspettare risvolti molto interessanti per La legge di Lidia Poët. Questi saranno si intriganti, per la storia vuole raccontare il prodotto, ma anche estremamente delicati vista la loro base storica di origine. Sarà dunque in grado di mantenere in piedi questa leggerissima linea sottile di demarcazione senza ricadere nella superficialità? Lo scopriremo il 15 febbraio 2023.
Vi ha incuriosito il teaser? Cosa ne pensate della storia di Lidia Poët? Vedrete il film appena uscirà su Netflix? Fatecelo sapere in un commento.