Un desiderio di molti, divenuto voce di corridoio prima, immagini in anteprima poi e, infine, concretizzato con la messa in onda. La serie tv de “La Ruota del Tempo”, adattamento sul piccolo schermo dell’epica saga scritta da Robert Jordan, è ora realtà grazie ad Amazon Prime Video. La ruota del tempo recensione è stata realizzata per farvi capire se può essere o meno una serie adatta a voi. L’articolo è limitato alla visione dei cinque episodi e non contiene spoiler. Saranno stati all’altezza delle aspettative?
Quando si aspetta qualcosa per tanto tempo, è normale farsi qualche piccola aspettativa. I fan di Robert Jordan e della sua saga dedicata a “La Ruota del Tempo” chiamavano a gran voce un adattamento a schermo che potesse in qualche modo rendere giustizia al vastissimo mondo realizzato su carta dallo scrittore. Un’impresa ambiziosa e senz’altro non facile, considerando non solo la minuziosa ambientazione, ma come questa sia stata progettata e sviluppata. Pensando a una serie fantasy ormai si è abituati a storie principalmente racchiuse in trilogie o poco più, come ad esempio quella dell’americano George R. R. Martin con il suo ciclo delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco che conta cinque volumi più altri due, almeno, in fase di scrittura. Ebbene, Robert Jordan ha fatto molto più di così: la sua saga conta infatti quattordici volumi più un prequel, tutti scritti nel corso di circa venti anni (dal 1990 con “L’occhio del mondo” al 2013 con “Memoria di luce”). Purtroppo, lo scrittore ci ha lasciato il 16 settembre 2007, due anni dopo l’undicesimo volume, “La lama dei sogni” ed è stato solo grazie a sua moglie Harriet McDougal e all’altrettanto acclamato scrittore Brandon Sanderson (creatore del Cosmoverso) che la conclusione ha potuto vedere la luce attraverso i numerosi appunti lasciati da lui stesso. Grazie a questa sinergia, i lettori di Robert Jordan sono stati premiati e “La Ruota del Tempo” è diventata meritatamente una delle saghe fantasy più conosciute e amate. Se la serie tv è disponibile sulla piattaforma Amazon Prime Video, quella cartacea è stata portata in Italia dalla casa editrice Fanucci Editore.
La Ruota del Tempo recensione: la trama
I giovani Rand, Mat e Perrin crescono con la forte convinzione che non vedranno mai nulla al di là del piccolo e isolato villaggio di Emond’s Field. Quando però i Trolloc e i Myrddraal, parte della Progenie dell’Ombra, giungono presso la zona dei Fiumi Gemelli con l’intento inaspettato di stanarli per conto del Tenebroso, i tre sono costretti a fuggire accompagnati da Egwene e capitanati da Moiraine, un’Aes Sedai in grado d’incanalare la magia e usufruire dell’Unico Potere. Affiancata dal Custode Lan, uno solo è il suo obiettivo: trovare tra i ragazzi il Drago Rinato a lungo sopito.
Un sunto della trama più semplice non penso possa essere fatto (se riuscite, fatecelo sapere!) ma dà con chiarezza gli elementi basilari per capire di che tipo di storia si sta parlando. Scoprirete presto, comunque, che la sintesi non è esattamente il punto focale della narrativa di Robert Jordan e che per scoprire gli antefatti, le dinamiche e i significati racchiusi dietro ai termini specifici ci vuole… tempo! Per seguire gli eventi della saga è necessaria assoluta concentrazione e volontà nell’affrontare un mondo che pur essendo lontano dalla realtà segue degli schemi solidi e ben precisi. Fare un lavoro del genere non è semplice, non è da tutti e soprattutto non è così automatico, ma è a questo in toto che la serie deve il suo successo.
Oltre all’ambientazione, ci si ritrova di fronte a uno stuolo di personaggi numericamente indefinito e che contribuiscono, anche solo per un istante, alla buona riuscita della storia stessa. La caratterizzazione dei ricorrenti è accurata fin dalla partenza e con un’evoluzione graduale ma assolutamente coerente. Tutti si muovono attraverso spazi che evidenziano prosperità e povertà dei popoli rimarcando così la loro varietà. Il contesto socio-politico è particolarmente teso: i popoli sono divisi da ideali e stili di vita differenti e determinati pregiudizi che intaccano ancora di più i rapporti tra loro. Luoghi abbandonati o infestati, deserti, villaggi e fortezze: tipici elementi che richiamano il fantastico.
La Ruota del Tempo recensione: tutto fuorché classico
A prima vista potrebbe sembrare che “La Ruota del Tempo” non abbia nulla di speciale e che possa, addirittura, essere un’opera che ha preso degli elementi già visti nei fantasy per farli suoi. Beh, su questo punto, quale opera non è derivata da altro? Nella saga ricorrono sì dei meccanismi che danno l’impressione di già visto (sempre considerando che stiamo parlando di una storia che ha iniziato la sua pubblicazione nel 1990), ma su una cosa si può stare tranquilli: l’identità specifica della serie stessa. Robert Jordan ha avuto modo d’ingegnarsi e riuscire nell’intento di creare un mondo originale e completamente diverso da qualsiasi altro mondo realizzato fino a quel momento, sia da un punto di vista strutturale che da un punto di vista della trama. Ogni elemento è unico e inimitabile, con colpi di scena, intrecci e sviluppi che lasciano sorpresi ogni volta, così come i particolari, solo in apparenza buttati lì per poi diventare chiave nel momento più opportuno. La politica, l’economia, la cultura, la struttura sociale sono elementi che possono risultare marginali e di poco conto per l’andamento della trama orizzontale ma fondamentali per riuscire a far sentire i lettori parte di qualcosa che è “solo” nell’immaginazione e che calamita l’attenzione rendendo tutto il resto attorno nullo. Robert Jordan non è stato soltanto uno scrittore ma un vero e proprio studioso del suo stesso mondo su carta; questo traspare capitolo dopo capitolo e libro dopo libro.
La Ruota del Tempo recensione: il sistema magico
Si parla di fantasy e un elemento è praticamente obbligatorio che venga inserito: la magia. Ma ancora una volta, il sistema creato dall’autore è particolarmente affascinante. Noterete che la magia sembra una materia che appartiene esclusivamente alle donne, le famigerate e temute Aes Sedai, lasciando gli uomini al di fuori di questa faccenda. Porre una premessa del genere per la serie tv potrebbe risultare fuorviante, ma a tutto c’è tempo e le motivazioni verranno successivamente a galla.
Anche nella serie sentirete fin da subito parlare dell’Unico Potere, ossia l’energia che muove la Ruota del Tempo e a cui possono accedere solo coloro che hanno in sé la capacità. La magia, per essere utilizzata, viene incanalata in flussi che s’intrecciano creando la tessitura fino a entrare in contatto con la realtà. L’Unico Potere possiede una metà femminile, Saidar, e una metà maschile, Saidin. Con il tramonto della cosiddetta Epoca Leggendaria, un oscuro evento sconvolse questo equilibrio contaminando Saidin: i praticanti scivolarono gradualmente nella pazzia e i corpi degli stessi si decomposero mentre erano ancora in vita.
Il titolo di Aes Sedai appartenne, da allora, alle sole donne incanalatrici e gli uomini, dopo essere stati domati, non ebbero più accesso all’Unico Potere.
La Ruota del Tempo recensione: pregi e criticità del prodotto Amazon
Progettare una serie tv dedicata a “La Ruota del Tempo” è sicuramente qualcosa di audace. Come si diceva all’inizio, portare il fantastico a schermo non è mai semplice, però nel corso degli anni siamo stati sempre più abituati a prodotti di qualità (esempi: Game of Thrones e Il Signore degli Anelli), passando comunque da opere di cui rimangono solo i resti nei ricordi di chi le ha seguite (esempi: La Spada della Verità e The Shannara Chronicles su tutti).
Quindi, questa serie tv giunge in un momento particolare in cui si hanno i mezzi per creare qualcosa di buono lottando però con il confronto rispetto a ciò che già è stato fatto. Cosa ne deriva?
Parlo di questo prodotto essendo già fan della saga: l’esperienza mi ha sempre più portato a farmi meno aspettative possibili su ciò che andrò a vedere, per proteggermi fondamentalmente dalla delusione. Mi sono risollevata con l’uscita dei trailer, che danno l’immediata impressione che tutto sia rimasto fedele e senza modifiche, come purtroppo spesso accade quando si passa da un mezzo di comunicazione all’altro.
La breve sigla in cui appare il simbolo della serie e il titolo, obiettivamente, emoziona: ecco, finalmente è realtà.
Quando poi si arriva alla conclusione delle prime tre ore (ogni episodio dura infatti, circa, 55/57 minuti) è difficile fare chiarezza su cosa si prova. Quello che posso subito dire è che avrei voluto emozionarmi molto di più. Non ho percepito la nostalgia nel rientrare in questo universo, nonostante per il momento possa dire che non ci sono particolari stravolgimenti (qualcosa di fuorviante sì, ma spero che con le giuste rivelazioni venga aggiustato il tiro). Mi sono sentita immersa nella storia ma è come se fosse mancato qualcosa, quel mordente narrativo che solitamente invoglia a proseguire nella visione.
Usare mezzi di comunicazione differenti significa anche imbastire ritmi di esposizione differenti. Con i libri si accettano gli approfondimenti che l’autore vuole donare in favore di una storia che avanza gradualmente emozionando e soddisfacendo, cosa che per uno sceneggiato televisivo non è possibile fare. Sulla lettura si ha un controllo a livello temporale, mentre per quanto riguarda un episodio si è vincolati al minutaggio, che soprattutto sull’arco di un’ora deve assolutamente dare gli elementi che portano chi sta guardando a decidere di proseguire con la visione. Tra tutti e tre, il primo episodio è per me quello meglio riuscito, perché da le giuste premesse senza schiacciare troppo l’acceleratore. I due episodi successivi su questo rallentano risultando altre due ore di premessa piuttosto che uno sviluppo della stessa. Considerando che in totale gli episodi saranno 8… è molto difficile intuire come saranno strutturati i successivi. C’è indubbiamente della curiosità da parte mia, ma non quella foga che mi porta ad attendere con trepidazione il 26 novembre.
Per quanto i paesaggi e i luoghi specifici siano resi molto bene, da un punto di vista del vestiario e di effetti speciali ci sarebbe stato da lavorare molto di più. Quando non c’è l’immaginazione a fare da filtro l’occhio esige la sua importanza e qui si ha purtroppo l’impressione di assistere a qualcosa di finto e raffazzonato. L’attacco dei Trolloc e le altre creature, che si vede nel primo episodio, ne è un palese esempio: per quanto siano degli esseri raccapriccianti e che infondono il disgusto nello spettatore, a livello visivo non credo siano stati all’altezza. Tutto questo ha come effetto il privare il pubblico della meraviglia e del volere soffermarsi sui particolari, lasciando il posto alla fretta di arrivare alla fine. Tornando al vestiario, è un elemento chiave della saga, che non può risultare così tanto marginale nel momento in cui deve avere un’impronta identificativa sia per quanto riguarda i personaggi sia per il farsi riconoscere all’occhio dello spettatore. Non si parla di vesti tipicamente medievali ma di commistioni tra antico e moderno che le rendono intriganti e particolari. Qui non si percepisce alcuno studio e cura dell’aspetto, che viene semplicemente lasciato un po’ a sé stesso.
A livello d’interpretazione, inoltre, nessuno degli attori risalta in modo particolare. Su Rosamunde Pike, l’unica professionista più nota del cast, si può dire ben poco: calza i panni di Moiraine senza particolare fatica dandole un taglio personale che non si discosta dalla caratterizzazione originale. Tra gli altri attori protagonisti però non spicca nessuno e non posso nemmeno giustificarli col fatto che siano dei giovani e degli emergenti a livello lavorativo. Basandomi solo sulla loro recitazione ho fatto fatica a empatizzare con Rand, Perrin e tutti gli altri, che ho trovato in sostanza piuttosto piatti e non convincenti, nonostante i personaggi abbiano una caratterizzazione psicologica da vendere e, a questo punto, da difendere.
Questo mi porta a un quesito: la serie è fruibile anche per chi non conosceva già i libri? Perfino nel rispondere a questa domanda sono combattuta. Da un lato penso che possa essere d’ispirazione per far sì che la saga acquisisca nuovo pubblico, ma dall’altro ho il forte timore che il materiale proposto non sia sufficiente e che anzi, metta addirittura in discussione la qualità della storia creata da Robert Jordan stesso.
In conclusione, non voglio condannare fin da subito la serie tv, voglio crederci ancora e sperare nei successivi episodi. Ricordo, infatti, che questa si tratta pur sempre di una recensione parziale e che sono assolutamente aperta ai cambiamenti di opinione. Spero in positivo, in questo caso.
La Ruota del Tempo recensione: dettagli e cast
Come è stato già detto in questo articolo, “La ruota del tempo” è disponibile sulla piattaforma di Amazon Prime Video dal 19 novembre. Rafe Judkins ne è il creatore grazie al soggetto di Robert Jordan e alla sceneggiatura di Carlton Cuse, Graham Roland, Nazrin Choudhury e Daria Polatin, con le musiche del compositore scozzese Lorne Balfe. La direzione dei primi due episodi è stata affidata a Uta Briesewitz. Le case di produzione sono rispettivamente Sony Pictures Television e Amazon Studios, in associazione con la Red Eagle Entertainment e la Radar Pictures.
Nel cast troviamo Rosamund Pike nel ruolo di Moiraine Damodred, Josha Stradowski nel ruolo di Rand al’Thor, Marcus Rutherford nel ruolo di Perrin Aybara, Zoë Robins nel ruolo di Nynaeve al’Meara, Barney Harris nel ruolo di Mat Cauthon e Madeleine Madden nel ruolo di Egwene al’Vere.
La serie è composta al momento da una stagione di 8 episodi: i primi tre usciti in contemporanea e i successivi settimanalmente ogni venerdì, con la trasmissione dell’ultimo alla Vigilia di Natale.
La lavorazione della prima stagione è iniziata il 16 settembre 2019, per poi interrompersi nel marzo 2020 a causa della pandemia di COVID-19, riprendendo nell’aprile 2021 e concludendosi il mese successivo. Il 20 maggio 2021, ben prima del debutto, Amazon ha rinnovato la serie per una seconda stagione, le cui riprese sono iniziate il 19 luglio 2021.
La Ruota del Tempo recensione: un’ultima chicca da non perdersi
Sul canale YouTube di Amazon Prime Video è uscito il 18 novembre un progetto simpatico e interessante in occasione dell’uscita della serie tv. Con il commento degli InnTale, gli YouTubers Dario Moccia, Fraffrog, KuroLily e Kafkanya si sono avventurati in un’esperienza larp nel mondo della Ruota del Tempo, con un evento che potete recuperare tranquillamente in streaming.
Quando ho detto che i primi tre episodi della serie tv “La Ruota del Tempo” mi avevano lasciato indifferente, non avevo grosse aspettative su cosa avrei trovato nell’episodio successivo. Ero decisa a vederlo, ovviamente, ma non scalpitavo dalla curiosità perché quanto visto non mi aveva impressionato come invece avrei voluto. Ben inteso: il materiale originale della saga letteraria di Robert Jordan è valido e meritevole di essere conosciuto. Mi sono resa conto, ormai da tanto tempo, di quanto trasporre visivamente una storia fantastica sia complesso. Ci sono scesa a patti e, non essendo propriamente del mestiere, mi permetto di criticare fino a un certo punto. Soprattutto in questo caso, dove il minimo dettaglio sembrerebbe annodare ancora di più la matassa anziché scioglierla, non biasimo alcune scelte, pur non condividendone altre. Insomma, al momento “La Ruota del Tempo”, come serie tv per me è solo un tiepidissimo prodotto in mezzo a tanti altri. Ho ancora la speranza di essere, via via, contraddetta in positivo. Perciò, eccomi qua, al giro di boa di questa prima stagione.
La Ruota del Tempo recensione episodio quattro: dove eravamo rimasti
Con i primi tre episodi della serie “La Ruota del Tempo” abbiamo fatto la conoscenza dei protagonisti principali. Rand, Perrin, Mat ed Egwene hanno lasciato il loro villaggio, Emond’s Field, in compagnia dell’Aes Sedai Moiraine, che ritiene di aver individuato tra loro il Drago Rinato a lungo cercato.
Gli eventi, però, portano i personaggi a separarsi. Se Perrin ed Egwene incappano nei pacifisti Tuatha’an (popolo nomade dei Calderai), Rand e Mat devono sfuggire al primo agguato del viaggio per conto di un’emissaria del Tenebroso. Moiraine deve lottare contro la morte e può farcela solo grazie alle cure di Nynaeve sotto la supervisione del Custode Lan.
Avevamo lasciato proprio l’Aes Sedai di fronte a una grande scoperta: il ritrovamento di un misterioso uomo che si proclama sorprendentemente il Drago Rinato.
La Ruota del Tempo recensione episodio quattro: il Drago Rinato
La figura del Drago Rinato è l’elemento chiave che muove l’intera storia, nel passato, presente e futuro. Nell’eterna lotta tra luce e ombra, il Drago Rinato è colui che la ruota del tempo chiama in causa per equilibrare il potere distruttivo del Tenebroso, dandogli modo di incanalare l’Unico Potere che la muove. Periodicamente questo si reincarna nel prescelto successivo senza che lui stesso possa saperlo, addirittura in certi casi giungendo alla morte ignaro della sua reale identità. Il compito di Moiraine, quindi, non è affatto semplice; ma ora sembrerebbe che il Drago Rinato si sia palesato, anche se non tra le persone che lei aveva individuato.
Facciamo, quindi, la conoscenza di uno dei personaggi che maggiormente ero curiosa di vedere su schermo: Logain Ablar. Con somma sorpresa, ho scoperto così che nel cast della serie tv era stato coinvolto Alvaro Morte, meglio conosciuto per il ruolo de Il Professore nella serie spagnola prodotta da Netflix La Casa di Carta. Sono rimasta subito affascinata da questa scelta e molto curiosa di scoprire come l’attore avrebbe gestito il personaggio e l’ambientazione fantasy. L’episodio in questione, per lui, rappresenta un’introduzione, ma per quel che si può vedere veste i panni del personaggio dandogli quel taglio oscuro che lo fa spiccare già al primo sguardo. Per il momento, quindi, altra interpretazione su cui non avevo dubbi, fin dalla fine del terzo episodio, a proposito della sua buona riuscita.
La Ruota del Tempo recensione episodio quattro: pregi e difetti
“L’ultimo Drago distrusse il mondo. Ma il mio piano è unificarlo.”
Si presenta così, Logain, colui che ritiene di essere il Drago Rinato. Un uomo apparentemente potente e con tutte le carte in regola per raggiungere con semplicità i suoi obiettivi, nonostante questo voglia dire spargere sangue e distruggere tutto attorno a sé, sul cammino verso la presa della Torre Bianca. Fermato da un gruppo di Aes Sedai, sarà ora compito di Moiraine comprenderne i segreti, ma entrare nella sua mente e porre fine al potere corrotto che l’incanalatore si porta dietro è l’ennesimo ostacolo insormontabile che si trova a dover affrontare.
Via via che s’insegue una soluzione, abbiamo modo di addentrarci meglio nell’ambientazione facendoci conoscere meglio l’organizzazione delle Aes Sedai da una parte e il Popolo Viaggiatore dall’altro.
Nynaeve è i nostri occhi e le nostre orecchie in questo. Si aggira per l’accampamento sulla via di Tar Valon osservando i Custodi facendoci comprendere quanto sia importante il legame con le proprie Aes Sedai. Se ne ha prova in particolar modo in una scena tra Moiraine e Lan, che va oltre le apparenze e fa maggiore chiarezza sulla questione. Oltre a questo si viene a conoscenza di due sottodivisioni specifiche delle Aes Sedai: se da un lato le Ajah Rosse sono le più numerose e brutali nei metodi, le Ajah Verdi cercano sempre la via più giusta anche se questa si rivela essere più difficile, agendo sempre con determinazione nonostante sia l’orgoglio a muoverle. È proprio un gruppo di Rosse che trova Logain e lo cattura.
Altro elemento affascinante è di certo rappresentato dal Popolo dei Calderai, che vantano una trasposizione visiva d’impatto. Come lo spettatore, anche Perrin non rimane indifferente al loro stile di vita, che segue la cosiddetta “Via della Foglia” secondo cui alla violenza bisogna sempre rispondere con intenzioni pacifiche, senza generare ulteriori azioni crudeli. I Tuatha’an migrano seguendo il vento, alla ricerca di un Canto perduto nella Frattura del Mondo e che si dice riporterà i popoli al loro ancestrale splendore. In questo campo spiccano senza dubbio Ila, che diventa un punto di riferimento per l’evoluzione di Perrin e il carismatico Aram, che sono certa regalerà grosse soddisfazioni.
Una nuova battaglia sembra giungere per bruciare la terra, una battaglia che cavalcherà frenetica verso il primo finale di puntata davvero interessante. Un buon punto di partenza che fa attendere con un po’ più di aspettativa il prossimo episodio.
Mi sono sentita risollevata, da questo episodio, che da ufficialmente il primo passo in avanti alla storia. Gli effetti speciali, qui, non danno fastidio come in precedenza, mentre sulla qualità dei costumi penso che non cambi molto. L’episodio ha un ritmo un po’ più incalzante, dato anche dall’alternanza dei punti di vista, non facendo pesare l’ora da cui è composto. Precedentemente ho criticato la recitazione, che qui acquisisce un po’ più di qualità grazie all’inserimento dei nuovi personaggi. I protagonisti rimangono sullo sfondo, mentre sono le nuove entrate a dare corpo alla scena.
La Ruota del Tempo recensione episodio cinque: dove eravamo rimasti
Ormai separati, i personaggi principali proseguono il loro cammino su fronti differenti, sperando che comunque la strada possa condurli, alla fine, a riunirsi sotto la Torre Bianca.
Egwene e Perrin proseguono il loro viaggio in compagnia dei Calderai, approfondendo la conoscenza dei principi del Popolo attraverso la testimonianza di Ila e Aram. Una vita senza violenza può davvero essere possibile? Questo è un quesito che assilla sempre di più Perrin, che inizia a pensare di potersi lasciare alle spalle i tormenti che lo attanagliano dall’inizio del viaggio.
Con la comparsa di Logain Ablar, vediamo Moiraine alle prese con un dicente Drago Rinato, ma sarà davvero lui? L’attenzione, focalizzata sullo scoprire la verità, distrae le Aes Sedai dall’ennesimo scontro sanguinario, una battaglia che lascia al suolo nuove vittime, prima di scoprire le reali intenzioni del nemico. Così, in preda allo sconforto e con la speranza sempre più flebile in corpo, Nynaeve scopre qualcosa di eccezionale e che sembra appartenerle da sempre.
Rand e Mat proseguono il cammino in compagnia di Thom, chiedendosi sempre di più chi possa essere il Drago Rinato. Mat inizia a manifestare dei disagi fisici sempre più inspiegabili, un qualcosa che avrà sicuramente delle conseguenze sul suo futuro. Da qui riprende il viaggio di tutti, che ora sembra essere ancora più incerto.
La Ruota del Tempo recensione episodio cinque: sangue che chiama sangue
Il lutto grava sull’atmosfera come un macigno. Dopo aver pianto i caduti è giunto il momento per le Aes Sedai e i Custodi di proseguire il viaggio alla volta della Torre Bianca. Ecco finalmente la prima scena che mi lascia senza fiato: la vista di Tar Valon. Il primo gruppo è preceduto da Rand e Mat, questo fa sperare che finalmente almeno in parte ci possa essere una riunione, soprattutto dopo ciò che tutti sostenevano di Nynaeve.
Chi se la vedrà peggio saranno Perrin ed Egwene, che dovranno avere a che fare con la brutalità di coloro che seguono la Via della Luce. Un fatto che metterà entrambi a dura prova e che non farà altro che creare ancora più domande e dubbi nello spettatore.
Infine, entra in scena un altro personaggio davvero interessante e amato: Loial. Davvero ben rappresentato, considerando ciò che in generale sostengo negli effetti speciali. Al momento, per quello che si è visto, Hammed Animashaun, ne calza i panni piuttosto fedelmente, spero che man mano si possa vedere sempre di più e quindi mi possa fare un’idea ancora più positiva.
C’è poco da rallegrarsi, soprattutto sul finale commovente e doloroso della puntata, una scena che mi ha messo i brividi nonostante ancora una volta si perda il cliffhanger da fine episodio.
La Ruota del Tempo recensione episodio cinque: conclusioni
Ci si addentra sempre di più nel mondo de “La Ruota del Tempo” e questa volta con un pizzico in più di qualità. Non ci sono dubbi sulla valenza dell’ambientazione, che in questa quinta puntata fa scorgere parte del grande potenziale. La trama prende un po’ più di vita, nonostante per certi versi sia stato meno frenetico e dinamico del precedente. Nuovi arrivi e vecchi incontri danno l’opportunità di approfondire la conoscenza dei personaggi, avendo però come conseguenza l’ennesimo rallentamento. In questo specifico caso non è un elemento che da eccessivamente fastidio perché finalmente si ha la curiosità di soffermarsi sul nuovo luogo e su chi ha fatto ritorno a casa. Emotivamente parlando, probabilmente è al momento l’episodio migliore della serie. Non ci resta che attendere ancora una volta il rilascio della sesta puntata per scoprire i prossimi sviluppi.
Avete visto i primi episodi della serie “La ruota del tempo”? Cosa ne pensate? Continuerete a vederla? Aspettiamo i vostri commenti!
Recensione in breve
La Ruota del Tempo
Serie tv fantasy ispirata alla mastodontica opera letteraria creata da Robert Jordan. Nonostante al momento segua con fedeltà le vicende, un ritmo troppo lento e una qualità tecnica non ottimale potrebbero disincentivare fin da subito la visione.
PRO
- Una storia meritevole e da recuperare
- Musiche adatte all'atmosfera
- Paesaggi e luoghi ben ricostruiti
- La cura e la fedeltà al dettaglio
CONTRO
- Effetti visivi scarsi
- Vestiario non all'altezza
- Recitazione piatta