La nostra recensione de Le Strade Del Male non può non cominciare sottolineando il fatto che il titolo originale è molto più aderente al vero senso del film: The Devil All The Time. È un gioco di parole che può essere tradotto sia come “Il Diavolo Tutto Il Tempo” (o Tutto Il Giorno o Sempre), sia come “Il Diavolo Tutte Le Volte”, nel senso che il Diavolo, o il male, è presente per tutto il tempo della nostra vita, sia quando facciamo qualcosa, sia quando ci capita qualcosa. La seconda cosa da sottolineare è che Le Strade Del Male è un film difficile da etichettare: un horror? Un thriller? Un film di formazione? Un film genealogico? La risposta è sempre sì. Tutte le volte. Tutto il giorno.
Le Strade Del Male recensione: la provincia rurale americana
Le Strade Del Male è tratto dall’omonimo (sia in italiano che in inglese) romanzo di Donald Ray Pollock, nato in quella provincia rurale che usa come scenario dei suoi racconti e dei suoi libri. Nel nostro immaginario, gli Stati Uniti D’America sono le grandi città come New York, Los Angeles, San Francisco, Washington che vediamo nei film. In realtà quella è una piccolissima porzione dell’America, perché gran parte degli Stati Uniti è composta da piccole città rurali e di provincia disperse in un territorio vastissimo di nulla, diviso tra campi coltivati e deserti. Questo oggi, figuratevi negli anni ’40, ’50 e ’60, periodo in cui si dipana Le Strade Del Male, che analizza con una lente di ingrandimento puntata 3 province divise tra i boschi del West Virginia e dell’Ohio. Le storie di tre famiglie si intrecciano nel nome Dio e nella sua completa assenza.
Il Male, con la M maiuscola, è onnipresente. A volte è quello spudorato e deliberato, perpetrato con cognizione di causa. A volte capita per una serie di circostanze casuali, ma strettamente dipendenti dalle azioni che si compiono, come se fosse una diretta conseguenza. Altre volte è mascherato da un abito talare, usato come passaporto per avere l’accesso e la scusa per portarlo avanti. A volte è frutto della corruzione e dell’interpretazione malata di un ruolo che dovrebbe essere dalla parte del bene. Ma il bene è una strada troppo difficile da seguire, tortuosa, fatta di sacrifici e di moralità.
Ne Le Strade Del Male la redenzione non esiste, esiste solo la forza di volontà di affondare ancora di più nel Male per trovare una via di fuga, ma con la costante paura di essere braccati, una profonda sfiducia nel prossimo e la certezza che pregare Dio sia sostanzialmente inutile perché completamente assente o disinteressato al triste destino degli uomini.
Le Strade Del Male recensione: un cast stellare
Le Strade Del Male è sostanzialmente un film corale, fatto di piccole parti che vanno a comporre un mosaico più grande. Certo, il protagonista finale è Arvin Russell, interpretato nella versione adulta da Tom Holland, ma funge da filo conduttore, da crocevia per i personaggi principali e secondari che intrecciano le loro esistenze nel film.
Le interpretazioni sono davvero di livello, al di là del tempo passato sullo schermo, merito del regista Antonio Campos, anche sceneggiatore insieme al fratello Paulo Campos, che riesce a delineare i personaggi con pochissime inquadrature, sfruttando al meglio i dialoghi e le capacità degli attori. Robert Pattinson, Sebastian Stan, Bill Skarsgård e Jason Clarke riescono a dare l’anima giusta ai loro personaggi con poche, efficaci accortezze. Tra sguardi vitrei e compiaciuti, modi melliflui e viscidi e corporature imbolsite, i personaggi prendono vita da subito, senza troppe spiegazioni sul loro passato, lasciando allo spettatore l’onere di collegare i pezzi di puzzle del film. Mia Wasikowska interpreta poco più di un cameo ne Le Strade Del Male, ma la sciatteria e l’ingenua ignoranza del personaggio è delineata perfettamente in un paio di inquadrature sullo sguardo spento, la pettinatura grigia e le reazioni passive a ciò che la circonda.
Il tutto è coadiuvato da un’efficace e ironica voce fuori campo che riempie i pochi buchi lasciati dalle immagini. In originale è lo stesso autore libro, Donald Ray Pollock, a parlare e lo fa con un’ironia feroce, scavando in quello che le immagini non possono mostrare, ossia le emozioni, i sentimenti e le contestualizzazioni del film.
Ci sono pochissimi errori nel film, niente di eclatante, ma ogni tanto si cede alla noia, soprattutto quando si comincia a cercare di capire dove si voglia andare a parare o cosa voglia dire veramente il film. Ma sono momenti davvero sporadici, perché fin dalle prime inquadrature Le Strade Del Male rapisce l’attenzione e non la lascia più per tutta la sua durata. Complice anche un montaggio non lineare della storia che, seguendo la story-line di un personaggio, butta dentro indizi di un altro, andando poi in un momento successivo a tirare i fili ricomponendo il quadro completo. Apprezzabili anche i salti avanti e indietro nel tempo che demandano allo spettatore i calcoli per collegare tutte le storie raccontate. Lo so che detta in questo modo potrebbe sembrare un problema, ma vi assicuro che non c’è nulla di difficile da seguire e anzi, questa tecnica non fa altro che mantenere alta l’attenzione, spingendoci a seguire con ancora più interesse la storia.
L’unica nota davvero stonata, che devo segnalare nella recensione de Le Strade Del Male, è che Arvin Russell da piccolo è interpretato dal bravo Michael Banks Repeta, occhi azzurri, mentre Tom Holland ha gli occhi scuri. Sembra una stupidata, ma in un film composto anche da lunghi primi piani dei personaggi, sui cui volti scorrono e mutano le emozioni, crea un certo distacco che allontana per un momento dal film. Anche qui il Male si annida nei particolari.
Le Strade Del Male recensione: conclusioni
Le Strade Del Male è un film che consiglio assolutamente di vedere su Netflix. Fosse uscito in sala avrei avuto remore perché mi rendo conto che potrebbe non piacere a tutti, ma essendo compreso nell’abbonamento vale la pena dargli una possibilità perché potrebbe catturarvi come ha fatto con me.
Certo, i nomi sono di richiamo, Tom Holland e Robert Pattinson in primis, ma il film non è così semplice da sopportare a livello morale e i due attori dimostrano coraggio e voglia di slegarsi dai ruoli mainstream che li hanno resi famosi, scelta che comporta anche il rischio di partecipare a insuccessi o film indigesti.
Le Strade Del Male non è un film indigesto, ma lascia un lungo strascico: arrivati ai titoli di coda non si smette di pensare al significato, non si smette di pensare che l’oppressione di tutto quel Male sia difficile da sopportare. Ci fa valutare le scelte che abbiamo fatto nella nostra vita sotto un’altra luce, quella delle persone che le hanno subite. Certo, spero che nessuno di noi sia mai arrivato ai livelli di alcuni personaggi del film, ma le nostre azioni hanno comunque sempre avuto delle conseguenze di cui noi non siamo a conoscenza. Abbiamo sempre visto quelle che ci sono piovute addosso, ma quelle piovute addosso agli altri?
È giusto preoccuparsi solo di noi stessi, senza pensare che il sasso che lanciamo nello stagno forma onde che si espandono per tutta la superficie? Forse la risposta non ci piace perché è inevitabilmente legata al nostro egoismo. Possiamo chiamarlo “sano egoismo”, ma quella parola ha una connotazione negativa e amara anche se la cospargiamo di zucchero. Però c’è l’altra faccia della medaglia, si tratta di scegliere tra noi stessi e gli altri ed è una scelta difficile perché non si può sempre salvare tutto, non sempre si può uscire puliti. Ma sono scelte che dobbiamo fare ogni volta: credere o non credere, avere fede o meno, non fidarsi del prossimo o fidarsi e dormire sereni sapendo che il Male è sempre dietro l’angolo, magari imbellettato, ma non meno feroce?
Concludo la recensione de Le Strade Del Male con il trailer ufficiale
Recensione in breve
Le Strade Del Male
Le Strade Del Male, disponibile su Netflix, è un viaggio nelle mille sfaccettature del Male presente nelle nostre vite sotto varie forme, dimensioni e gravità. Pesa sulla nostra morale, ci fa porre delle domande e non lascia indifferenti, rimane addosso nei giorni successivi, come i migliori film devono fare. Non è esente da difetti e ha qualche momento di noia e non è un per tutti, ma consiglio comunque a tutti di vederlo.
PRO
- Le interpretazioni degli attori
- Regia e sceneggiatura solidi
- La voce fuori campo dell'autore del libro da cui è tratto
- Fa porre delle domande e il significato non è piacevole
CONTRO
- Fa porre delle domande e il significato non è piacevole
- Qualche momento di noia qua e là