Parlare di Leica non è mai facile: la storia di questo brand è davanti agli occhi di tutti e, nel corso delle decadi, si è creato un vero e proprio status attorno alle sue macchine fotografiche. Usare una Leica, che sia analogica o digitale, significa avere in mano un pezzo di storia della fotografia, un attrezzo che (di generazione in generazione) è passato tra le mani dei più grandi fotografi, quelli che studiamo nei libri di storia. Noi di FotoNerd abbiamo avuto il piacere di provare Leica Q2 Monochrom, l’ultima nata dell’azienda, e questa è la recensione con il nostro verdetto: è un prodotto che ci ha convinto oppure no? Si tratta di una macchina fotografica per tutti o è destinata solo ad una specifica tipologia di fotografi? Mettetevi comodi, perché abbiamo davvero molto di cui discutere!
Leica Q2 Monochrom recensione: specifiche e scheda tecnica
Sarò onestissimo con voi: non appena è arrivato l’annuncio ufficiale dell’uscita di Leica Q2 Monochrom ho iniziato a tartassare il povero Ricky per farcela inviare per farci una recensione. Non appena ricevuta la conferma che mi sarebbe arrivata ho fatto i salti di gioia per due motivi: desideravo tantissimo provare una Q2 di Leica, ancor più una con un sensore appositamente sviluppato per la fotografia in bianco e nero che, come molti di voi sapranno, è il mio punto debole. Amo il monocromatico e quello che mi trasmette, tutti i “colori” che emana. Non potevo esimermi quindi dal provare questo modello che, ve lo dico fin da subito, mi ha fatto letteralmente innamorare. Cercherò come sempre di essere il più soggettivo possibile anche se, in questa recensione, dedicherò un paragrafo molto importante al feeling, alle emozioni che questa macchina fotografica è riuscita a darmi. Perché sì, mi ha emozionato nonostante non sia perfetta.
Partiamo dall’inizio però, come in ogni recensione. Il pacco è giunto pochi giorni dopo l’avviso che mi sarebbe arrivata e, non appena aperto, ho potuto ammirare Leica Q2 Monochrom in tutto il suo splendore: completamente nera, dal corpo liscio e sinuoso con la dicitura “monochrom” appena percettibile posta un pelino sopra la slitta del flash. Appena l’ho presa in mano ho percepito la qualità costruttiva, l’importanza data dal produttore ai materiali, una sensazione di robustezza difficile da superare. Ho avuto il piacere di recensire una medio formato per FotoNerd, e quello era il corpo macchina fotografica che più mi aveva dato il senso di qualità tenendolo in mano. Era, perché dal momento in cui ho toccato Leica Q2 Monochrom il trono è stato suo. Nonostante non offra un grip pronunciato (possiamo tranquillamente dire che è del tutto assente, se siamo abituati con quello canonico delle reflex e mirrorless), la fotocamera si tiene abbastanza bene in mano, complice anche una piccola zona concava nel retro in cui il pollice entra perfettamente garantendo una presa maggiormente salda. Esteticamente, poi, dal mio punto di vista è fenomenale: l’estetica è del tutto soggettiva, e personalmente amo i corpi con mirino decentrato e questa determinata fisionomia. Quindi mi sono ritrovato li, fermo nel salotto di casa mia, con Leica Q2 Monochrom in mano e una voglia matta di uscire subito a scattare per realizzare questa recensione. Mi sentivo potente, un “fotografo vero”. Per molti queste sensazioni potrebbero essere stupide o del tutto insensate, ma per me non lo sono: tutte confluiscono in un solo aggettivo chiamato feeling, e questo è importantissimo perché, quando lo si prova, la voglia di fotografare aumenta a dismisura e di conseguenza aumentano anche le nostre performance. Sembra di parlare di una femme fatales, e un pochino Leica Q2 Monochrom sotto sotto lo è.
Scrivere di Leica Q2 Monochrom mi viene facile tanto quanto difficile, soprattutto perché non è assolutamente una macchina fotografica per tutti: escluso il fattore prezzo (comunque da tenere in considerazione), il fatto che scatti solo in bianco e nero può essere limitante sotto molti punti di vista in un’ottica lavorativa. Non è una fotocamera per tutti ma per due specifiche nicchie fotografiche: quella di coloro che se la possono permettere e vogliono togliersi uno sfizio, e quella dei fotografi che scattano da sempre in bianco e nero per lavoro e sanno che con questo corpo potranno davvero superare sé stessi. Per molti di noi, compreso me, Leica Q2 Monochrom risulterebbe un lusso: non sono ancora a quel livello dove posso decidere io tutti i lavori, quel punto in cui posso permettermi di andare da un cliente e dirgli: “No, lo facciamo solo in bianco e nero”. Capite quindi che, per quanto ne sia innamorato, un corpo del genere sarebbe poco indicato per me, quantomeno come unico corpo lavorativo. Come seconda fotocamera, invece, sarebbe perfetta anche per un fotografo del mio livello. Inoltre, Leica Q2 Monochrom nasce e muore con l’obiettivo Summilux 28mm f/1.7 ASPH, dato che non è possibile cambiare l’ottica. Per molti queste due caratteristiche potrebbero essere limitanti, ad essere obiettivi. Per quanto avere un solo obiettivo a disposizione possa far crescere la propria creatività e possa far venire voglia di camminare, muoversi e trovare nuovi punti di vista per fotografare, molti in determinate situazioni lavorative potrebbero trovarsi in difficoltà. Quindi, per concludere questa piccola disamina iniziale, è una macchina fotografica molto targhettizzata, e coloro che vanno ad acquistarla sono perfettamente consci di queste “limitazioni” che diventano “pregi”, in mano loro.
Entriamo nei dettagli tecnici della recensione di Leica Q2 Monochrom, andando ad analizzare in generale le sue caratteristiche tecniche. Ultima nata della linea Q del produttore, sotto la sua scocca integra un sensore CMOS full frame in bianco e nero da 47,3 milioni di pixel effettivi, una risoluzione d’immagine che si sposa perfettamente con tantissimi generi fotografici, dal reportage alla fotografia ritrattistica. L’obiettivo che monta è un Summilux 28mm f/1.7 ASPH incredibilmente nitido grazie ad una costruzione ottica composta da 11 elementi in 9 gruppi, con 3 vetri asferici che vanno ad eliminare la distorsione dell’immagine. Presenta una stabilizzazione d’immagine con sistema di compensazione ottica sia nel campo fotografico che in quello video, ha una gamma dinamica da 13 stop e una profondità colore a 14 bit. La sensibilità ISO parte da 100 e arriva fino a 100.000, mentre la messa a fuoco (manuale o automatica a contrasto) avviene da una distanza minima di 30cm e si basa su 225 punti. Dal punto di vista “sportivo”, Leica Q2 Monochrom non delude le aspettative grazie ad una raffica di scatto massima di 10fps, anche se per via della lunghezza focale del suo obiettivo fotografico non è un macchina fotografica indicata per tale genere. Non delude nemmeno il comparto video, dato che vi sarà possibile registrare clip in qualità 4K a 30 fps, in C4K a 24fps e in Full HD a 60 o 120fps, per realizzare slow motion. Una cosa, però, è da dire: le caratteristiche video sono una features aggiunta per stare in linea coi tempi, che può fare comoda in caso di necessità, ma questa non è una macchina fotografica dedicata al video. Se si cerca un prodotto del genere è meglio andare sul altri modelli del produttore, come Leica SL2. Diciamo che qui il 4K è stato integrato giusto per stare al passo con le richieste odierne, ma ci sono troppi elementi che mi fanno affermare che non è assolutamente un modello dedicato al mondo video.
Il mirino OLED ha una risoluzione 1280 x 960 pixel x 3 colori, con una copertura di circa il 100% dell’immagine e regolabile tra le -4 e +3 diottrie. Lo schermo invece è un LCD TFT da 3″ con 1.040.000 punti di immagine, touchscreen ma non estraibile. La batteria è una Leica BP-SCL4 che garantisce intorno i 350 scatti (da standard CIPA), mentre il supporto alle schede di memoria è singolo (il doppio slot ci sarebbe stato benissimo, a parer mio) per SD, SDHC, SDXC. Per concludere, l’estetica è molto essenziale e non ci sono pulsanti non “necessari” sul corpo.
Facciamo un riassunto di tutte le caratteristiche tecniche di Leica Q2 Monochrom, eccovi una bella carrellata:
- Sensore CMOS full frame bianco e nero da 47,3 milioni di pixel;
- Obiettivo Summilux 28mm f/1.7 ASPH;
- Sensibilità ISO da 100 a 100.000;
- Otturatore da 60 s a 1/2000 con otturatore meccanico, da 1 s a 1/40000 con otturatore elettronico;
- Autofocus a contrasto con 225 punti di messa a fuoco;
- Mirino OLED da 1280 x 960 pixel;
- Display LCD TFT da 3″ con 1.040.000 punti;
- Supporto memoria SD, SDHC, SDXC. Consigliate le UHS II;
- Raffica di scatto a 10fps;
- Registrazione video in C4K a 24fps, 4K a 30fps e Full HD a 120fps;
- Batteria Leica BP-SCL4 da circa 350 scatti (standard CIPA);
- Connettività Bluetooth;
- La fotocamera pesa 734 grammi con batteria inclusa;
- Misura 130 x 80 x 91,9 mm
Leica Q2 Monochrom: design e materiali
Entriamo nei dettagli della recensione di Leica Q2 Monochrom con una disamina approfondita sul suo design e i materiali di costruzione. Come vi ho detto nel paragrafo iniziale, questa macchina fotografica mi ha restituito subito un feeling spaventoso. Appena presa in mano si ha la sensazione di avere un carrarmato, ma nel senso positivo: per pesare pesa, ma è quel peso che ti fa dire: “Ok, qui le cose sono fatte bene”. Il merito va sicuramente alla costruzione artigianale fatta con materiali in lega di magnesio, che ti inalano quella sensazione di sicurezza, affidabilità e robustezza. Il grip è praticamente assente e se uno è abituato con quello canonico delle reflex potrebbe avere bisogno di tempo per abituarcisi, ma grazie alla zona concava sul retro il pollice ottiene una posizione comoda che agevola la presa. Questo, comunque, non cancella il fatto che, ergonomicamente, non è la camera più comoda da tenere in mano (senza tracolla, io, non sarei mai uscito). La prima cosa che salta all’occhio di Leica Q2 Monochrom è l’essenzialità, sotto tutti i punti di vista: il corpo presenta pochi pulsante funzioni, quelli strettamente necessari a fotografare. Potremmo definirla minimal, e anche questo potrebbe non piacere a molti, ma io l’ho trovata una scelta dannatamente azzeccata perché tutto quello di cui si necessità veramente è ha portata di mano. Di indice e pollice, per essere più precisi.
Nella parte frontale non è presente nessun pulsante, mentre in quella superiore troviamo la slitta per il flash, la ghiera dei tempi, il pulsante di scatto in cui è incorporato quello di accensione, e una rotella a pulsante. Quest’ultima vi permette di cambiare la sensibilità ISO schiacciandola, mentre quando viene girata e basta va ad agire sui mezzi stop presenti tra i vari stop del tempo di esposizione (per esempio, agisce tra 1/60 e 125 con i vari valori intermedi). Questa scelta l’ho trovata azzeccatissima e ci ho messo davvero poco tempo a prenderci la mano. Risulta pratica, veloce, ottima per i fotografi d’azione che sono abituati a cambiare velocemente le impostazioni. Il retro riprende la medesima filosofia minimale, presentando solo i pulsanti Play, Fn, Menu, più un D-Pad a quattro direzioni e due pulsanti funzione. Nulla è stato lasciato al caso e per quanto possano sembrare pochi tutto è li, a portata di indice. E questo è, a parar mio, molto comodo perché va in contrapposizione ai corpi pieni di bottoni che possono mandare in tilt anche i più navigati. Ovviamente questa è una considerazione molto personale, sulla falsariga del design che mi fa impazzire, però fidatevi che quando vi sarete abituati (e ci vuole pochissimo tempo) non sentirete la mancanza di tutti quei pulsanti che normalmente adornano una macchina fotografica. Sotto troviamo l’attacco per il treppiede, lo slot per la memoria SD che, per quanto io non lo apprezzi in questa posizione, in questo caso non mi ha fatto ne caldo ne freddo, e il vano batteria. Ora voglio raccontarvi una cosa divertente: appena arrivata ho provato a togliere la batteria perché era scarica, senza riuscirci. Non capivo come estrarla e ho fatto un video a Ricky e agli altri ragazzi di FotoNerd. Poi mi sono deciso a guardare un tutorial e li mi si sono aperti gli occhi: una volta aperto il vano e cliccato sulla batteria per estrarla, è necessario un secondo click per farla uscire del tutto. Potrebbe sembrare una cosa che “rallenta”, ma ci vuole una frazione di secondo in più e garantisce maggior sicurezza. Io l’ho apprezzata tantissimo, anche se all’inizio quando non capivo stavo impazzendo manco fosse il cubo di Rubik.
Il feeling è molto buono sia per quanto concerne il pulsante di scatto, che offre una mezza corsa e corsa totale perfette, sia utilizzando il D-Pad. Una cosa molto positiva che vorrei riportarvi è la sezione Play, ossia quella dove si rivedono le fotografie realizzate e si possono cancellare: la velocità nel passare da uno scatto all’altra è spaventosa (nonostante i tanti megapixel e il conseguente peso dei file) e in pochi secondi potrete passare dall’ultimo al primo scatto. La cosa più bella di tutte, però, è il modo in cui si cancellano le foto: in play è abbastanza pigiare FN e poi il tasto centrale del D-Pad. Vi sembrerà strano, ma l’ho davvero apprezzato e l’ho trovato geniale perché rapidissimo e molto intuitivo. Il mirino OLED TFT da 3″ è uno dei migliori che abbia mai provato e restituisce una visione perfetta, fluida e molto nitida. Il fatto che sia laterale, poi, per me è un grande punto di forza perché ti permette di tenere la situazione sotto controllo con l’altro occhio, cosa impossibile quando si trova in posizione centrale. Quello che mi è piaciuto meno è il display, ma non per un fatto di qualità: parlando di risoluzione non gli si può dire nulla, anche in questo caso è uno dei monitor migliori che io abbia mai provato. Però, dopo anni ad essere abituato con quelli articolabili, un pochino ho faticato. Questa ovviamente è una considerazione mia personale, a qualcun altro potrà piacere sicuramente il fatto che sia fisso. In parte, devo ammettervi, che questa scelta posso capirla osservandola in una determinata ottica: oggi spesso si tende a scattare dal display e piano piano si sta dimenticando l’atto di fotografare, ossia quello di portarsi il mirino all’occhio. Avere un display fisso ti fa portare molto più spesso l’occhio al mirino, e questo richiama maggiormente la fotografia. Una mia ipotesi che, guardando la filosofia che da sempre contraddistingue questo produttore, potrebbe essere anche azzeccata.
Parlando di connettività è presente il Bluetooth LE e grazie all’applicazione Leica FOTOS potrete fare tutti i passaggi del caso (ora è diventata anche gratuita). La batteria forse è uno dei punti dolenti di questa macchina fotografica, se paragonata a quella di altri modelli usciti in questi anni: rimane ovviamente quella di Q2 (alla fine sono la stessa fotocamera, solo che questa ha un sensore dedicato al bianco e nero), e garantisce intorno i 350 scatti dichiarati standard CIPA. Io l’ho provata intensamente e posso assicurarvi che la stima è esatta, con picchi di 380 e cali intorno i 330. Insomma, la durata è quella. Il tempo di ricarica invece è normale, grazie ad un caricatore da 8,4 V che ricarica completamente la camera in massimo 180 minuti. Infine, le dimensioni sono contenute e il peso, nonostante si faccia positivamente sentire, non mi è sembrato eccessivo. La macchina fotografica risulta comoda al collo, resistente e ben bilanciata in tutti i contesti.
Leica Q2 Monochrom recensione: prestazioni
La performance di una macchina fotografica inserita in più contesti è essenziale per comprenderne effettivamente la fattura, quindi ho deciso di stressare per bene Leica Q2 Monochrom per realizzare questa recensione. Purtroppo non ho avuto la possibilità di muovermi più di tanto per via della situazione legata al Covid-19, utilizzandola praticamente solo nel mio comune tra le zone più interne e quelle più esterne, ricche di vegetazione e paesaggi che non sono affatto male (per essere in questa parte della Lombardia, sia ben chiaro).
Sensore in bianco e nero
Per quanto io voglia soffermarmi il meno possibile sulle specifiche tecniche e concentrarmi maggiormente sulla mia esperienza di utilizzo e sul feeling ricevuto, facciamo un piccolo ripassino necessario: sotto la sua scocca in lega di magnesio batte un sensore CMOS full frame in bianco e nero da 47,3 megapixel, in grado di realizzare immagini RAW/DNG di altissima qualità e JPG con un tono monocromatico che, di suo, li rende perfetti per essere stampati. A creare questa qualità di immagine sono due fattori, principalmente: il sensore, che tra poco andremo ad analizzare dettagliatamente, e l’obiettivo Summilux 28mm f/1.7 ASPH. Ovviamente i DNG che Leica Q2 Monochrom restituisce sono più grezzi e spenti dei JPEG, ma è normale dato che andrebbero post prodotti.
Leica Q2 Monochrom non è la prima fotocamera con sensore in bianco e nero del produttore: Leica M Monochrom ha aperto la strada a questa visione fotografica, anche se si tratta di un modello molto diverso sotto tutti i punti di vista. Un sensore di questa tipologia è progettato appositamente per il monocromatico e viene realizzato omettendo i filtri colore davanti ad esso per consentire ad una maggiore quantità di luce di raggiungere la sua superficie. Questo comporta diversi vantaggi, come una maggiore resistenza agli ISO e la registrazione dei soli valori di luminanza che permettono di avere fotografie molto più nitide. E infatti, guardando le immagini di Leica Q2 Monochrom, si possono notare tantissimi dettagli, una resa dei contrasti incredibile e, per i tanti paranoici della grana, una resistenza decisamente elevata alle alte sensibilità ISO. Tutto questo è appunto possibile grazie al bypass dei filtri colore sul sensore, per un risultato eccezionale. Scattare con questa macchina fotografica, per gli amanti del monocromatico, è una gioia per gli occhi e per tutti gli altri sensi che vengono letteralmente inebriati dalla resa delle fotografie. Fidatevi: se amate il bianco e nero, amerete alla follia Leica Q2 Monochrom.
Prestazioni generali
Andando a sviscerare le altre specifiche tecniche, prima di parlarvi della mia esperienza di utilizzo, non posso non citare l’ottima raffica di scatto da 10 fps che, calcolando il numero di megapixel presenti, è davvero notevole. Anche il buffering è risultato veloce, ma vi consiglio di utilizzare delle schede di memoria UHS-II. L’aspetto che meno mi ha convinto di Leica Q2 Monochrom è stato l’autofocus, che non mi ha impressionato più di tanto. Facciamo chiarezza, prima che capiate male: il sistema di messa a fuoco automatica della fotocamera non è male, funziona bene ed è funzionale a tutte le situazioni grazie ai 225 punti sui quali agisce, ma non è perfetto. Il problema (magari sono io che l’ho utilizzato male) è la precisione in alcuni frangenti, che non reputo impeccabile al 100%. Probabilmente io sono abituato troppo bene con Sony che, obiettivamente, ha uno dei migliori AF del mondo, e quindi la mia considerazione potrebbe essere influenzata da questo fattore. Fatto sta che ho provato Leica Q2 Monochrom in tutte le sue modalità di messa a fuoco automatica: Multi-Area, Spot, Campo, AF singolo, AF continuo e Riconoscimento viso. Nessuna di queste, in qualsiasi combinazione le si mettesse, mi ha entusiasmato più di tanto, tranne Riconoscimento viso che ho sfruttato per fare dei ritratti a mio padre rivelandosi molto buona. Però ecco, se devo essere del tutto onesto con voi, non lo reputo un AF infallibile.
Quello che invece mi ha fatto impazzire, e qui lo dico con un sorriso a 32 denti, è la messa a fuoco manuale. Erano anni (non sto scherzando) che non provavo a scattare in questa modalità eppure, con Leica Q2 Monochrom, mi sono ritrovato la maggior parte del tempo a farlo. La ghiera di messa a fuoco, oltre ad avere una fluidità che mi ha lasciato senza parole, ha una comodissima protuberanza su cui poggiare le dita per focalizzare il punto desiderato. Questi due fattori mi hanno fatto amare a dismisura l’utilizzo della macchina fotografica in manuale e, dopo aver fatto tutti i test del caso in AF per la recensione, ho passato il resto del tempo a scattare in manuale per puro godimento personale. La precisione è assoluta e quando si sbaglia si sbaglia di una virgola, impossibile da notare se non si zooma da 2.0000000000x. Questo è possibile grazie anche ad un Focus Peaking tra i migliori che abbia mai provato, capace di aiutarti in ogni frangente di messa a fuoco ed evidenziare con precisione assoluta il punto in cui sta cadendo. Piccola nota divertente: di primo acchito non avevo capito come mettere la messa a fuoco automatica, e stavo impazzendo (non avevo il manuale a disposizione). Fortunatamente in quel momento stavo sentendo un amico con la Leica Q2 normale e mi ha fatto notare un pulsantino sulla protuberanza della ghiera di messa a fuoco. Premendolo si “sblocca” il giro completo della ghiera e si può posizionare il cursore su AF, quindi sull’automatica. Si, so cosa state pensando: il primo giorno mi sono perso via in sciocchezze che avrei potuto evitare in due secondi.
Oltre alla ghiera di messa a fuoco ho apprezzato tantissimo anche quella del diaframma, nonostante mi siano serviti un paio di giorni per non confonderla con la prima, questo perché posta davanti a quella del fuoco e non dietro (essendo abituato con Fuji, mi veniva da spostare erroneamente quella per mettere a fuoco). Una volta presa la mano e inculcato nella mia zucca vuota la sua posizione, l’ho amata perché anch’essa gira con una precisione millimetrica e ogni movimento restituisce degli scatti che evidenziano gli stop e i mezzi stop. La sensibilità ISO è sicuramente un altro punto di forza di Leica Q2 Monochrom e vi permetterà di spingervi con i valori anche in situazioni dove la luce è praticamente assente, come durante le ore serali o in chiesa. Certo, il rumore dopo una certa soglia inizia a vedersi, ma non è nulla di trascendentale e ha una “pasta” molto piacevole, che richiama un po’ la fotografia analogica.
Lato video non ho molto da dire: ho registrato giusto un paio di clip con Leica Q2 Monochrom perché ho preferito concentrami completamente sull’aspetto fotografico, quello a cui in tutta onesta questa fotocamera è orientata. Comunque, la qualità non è male, l’AF risponde discretamente bene e la resa in bianco e nero è di altissima qualità. Si possono registrare clip in qualità 4K a 30fps, in C4K a 24fps e in Full HD a 120fps per ottenere l’effetto slow motion. Quest’ultimo è di buona fattura, ma non il migliore sul mercato. Il fatto che questa non sia una fotocamera orientata la mondo video lo si intuisce sia dalle caratteristiche tecniche che dal monitor LCD TFT da 3″ touchscreen da 1.040.000 punti che, essendo fisso, limita molto le riprese in certi contesti. Passando su questo versante, il display ha una qualità incredibile che restituisce perfettamente le varie tonalità di bianco e nero presenti, oltre che i giusti contrasti e valori di luce e ombre. Poco da dire in questo caso, così come non posso che fare i complimenti riguardo al mirino elettronico OLED da 1280 x 960 pixel, probabilmente uno dei migliori che abbia mai provato. Sembrerà di ripetermi spesso, però non posso farci niente: una volta appoggiato l’occhio si entra in un mondo in bianco e nero fluido e nitido. Può sembrare una cavolata, ma ormai, nel 2020, un gran mirino elettronico è la base per avere una bella esperienza di utilizzo sulle mirrorless. Chi ha creduto fin da subito nelle fotocamere senza specchio, se ripensa al passato, sa di cosa sto parlando.
Qualità di immagine
Parlando della mera qualità di scatto di Leica Q2 Monochrom, non possiamo che alzare le mani e applaudire: la qualità è quella tipica a cui ci ha abituati da sempre il produttore tedesco, forte di una resa inarrivabile e di file che possono essere pesantemente lavorati senza problemi. La differenza tra JPEG e RAW/DNG è presente ma già i primi possono essere tranquillamente utilizzati per una stampa, ve lo posso garantire. Con il DNG, nonostante ancora Lightroom non lo leggesse (in attesa dell’aggiornamento che lo permetta), le possibilità di editing si ampliano a dismisura e ho notato una particolarità molto interessante: se con Sony (la macchina che utilizzo per lavoro) faccio 20 passaggi per ottenere un buon bianco e nero, con Leica Q2 Monochrom me ne bastano 5. Voi mi direte: “Eh, grazie a sta ceppa è già in bianco e nero!”. Vero, non avete del tutto torto, ma quello che voglio dirvi è che in pochissimi passaggi arrivo ad ottenere IL BN che aggrada me, lo stesso medesimo che faccio abitualmente. Lavorare su un DNG di questa fotocamera è un piacere per gli occhi e, alcuni di voi, hanno potuto assistere in diretta durante una nostra live di Lunedìting sul nostro canale Twitch. La prova lampante della bontà di questo sensore è lo scatto che ho realizzato alla cascina subito fuori il mio paese, in cui ho ritratto delle mucche. La foto era appositamente sovraesposta per testare il recupero sulle alte luci e, come potrete notare voi stessi qui di seguito, il risultato è stato fenomenale.
Il sensore CMOS full frame in bianco e nero da 47,3 megapixel di Leica Q2 Monochrom ci mette ovviamente del suo, dato che tutta questa nitidezza ti permette di ritagliare l’immagine quasi in qualsiasi modo. Grazie a tutta questa qualità, infatti, si può utilizzare un piccolo trick per ovviare al “problema” della lente fissa Summilux 28mm f/1.7 ASPH: tramite il menu è possibile selezionare le modalità di scatto a crop 35mm, 50mm e 75mm, così da avere un range di focali elettroniche superiore. Il tutto avviene in modo molto semplice: un quadratino che ritaglia l’immagine apparirà su schermo e nel display, dandovi la possibilità di orientarvi nella composizione del fotogramma. Queste modalità, purtroppo, sono disponibili solo in JPEG ma la qualità rimane elevatissima, come potete notare dalla prova che vi mostro ora.
Come avete visto la qualità rimane altissima anche con la modalità crop elettronico in JPEG a 75mm, e questo è decisamente un punto di forza di Leica Q2 Monochrom perché permetterà anche a tutti quelli che necessitano di “zoomare” per realizzare un determinato scatto di farlo, ovviando in parte all’unica lunghezza focale reale di cui è dotata la camera. Il punto più importante di tutti, però, è che questa fotocamera è in grado di restituire immagini che hanno carattere, che hanno una forza loro impossibile da non notare. Avete presente quella “pasta” che, non appena la vedete, dite: “Eccola!”? Quella. Utilizzare Leica Q2 Monochrom non è solo un piacere per il corpo, ma anche per gli occhi. La modalità Macro, selezionabile sempre tramite la ghiera sull’obiettivo, è di ottima fattura anche se non è come avere un vero e proprio obiettivo adatto al genere. I soggetti si evidenziano bene rispetto al contesto e allo sfondo, anche se non è una fotocamera con cui fare dei lavori di fotografia macro a livello professionale, secondo me.
Menu e altre caratteristiche
Una macchina fotografica non può essere definita completamente buona se non ha un’interfaccia utente adeguata e un menu che ti permette di trovare tutte le impostazioni in pochissimo tempo. Leica Q2 Monochrom ha un menu molto simile al suo corpo: minimale e semplice, ma in cui c’è tutto quello che serve. La prima caratteristica che salta all’occhio, e che per me è un punto di forza, è la suddivisione del menu in due sezioni distinte, una per la fotografia e una per il video. Le due si possono riconoscere non solo dalle rispettive diciture, ma anche dal colore: la zona fotografica è grigia mentre quella video è bianca. Questo permette di capire subito, a primo colpo d’occhio, in quale parte del menu ci si trova. La composizione dello stesso è molto semplice: nel quadrato colorato sono riportate le impostazioni attuali, mentre sotto si trovano tutte le altre più l’icona per entrare nel menù completo. Questo permette di svolgere subito alcune operazioni come la scelta della messa a fuoco, del formato di registrazione, o la raffica. Entrando poi nel menu completo ci si ritrova davanti a cinque sottogruppi a tendina che includono tutti i parametri. Mi sono trovato molto bene ad utilizzare il menu di Leica Q2 Monochrom, davvero. Sembrerò ripetitivo, ma non posso farci nulla: questa macchina fotografica mi ha convinto sotto quasi tutti gli aspetti, e quando c’è da bastonare qualche caratteristica l’ho sempre fatto (si è visto nella recensione di Panasonic S1).
Per concludere l’analisi completa e dettagliata delle caratteristiche, la batteria si assesta attorno ai 350 scatti dichiarati standard CIPA e il tempo di ricarica è di massimo 180 minuti. Ultima pecca che davvero non riesco a digerire è la presenza del singolo slot SD: non posso farlo, non nel 2020. Basterebbe una piccola sezione in più e il gioco sarebbe fatto, senza vivere nel terrore che la card si possa rovinare e il lavoro fatto vada perduto. Leica Q2 Monochrom, pur essendo una fotocamera digitale, non soffre di scatto precoce. Cosa voglio dire con questa mezza battuta? Da quando è arrivato il digitale si tende a scattare a raffica, senza dare peso a quello che si sta fotografando e consumando di conseguenza molto più velocemente la batteria. Questo modello, ma potrei tranquillamente dire Leica in generale, ti fa entrare in un mood totalmente diverso, più riflessivo e concentrato. Si scatta meno freneticamente e, quindi, la batteria dura di più. Per quanto concerne le connettività interne, il Bluetooth funziona bene e l’app Leica FOTOS, ora completamente gratuita su App Store e Play Store, permetterà a tutti i possessori di elaborare, trasferire e catalogare le fotografie scattate.
Esperienza di scatto
Eccoci qua, finalmente! Abbiamo parlando fin troppo di caratteristiche tecniche, è giunto il momento di parlare seriamente di questa macchina fotografica… no, sto scherzando ovviamente, sono nozioni importantissime ma sono convinto che anche la propria personale esperienza di scatto sia essenziale da riportare in una recensione. Soprattutto con Leica Q2 Monochrom. Ho amato a dismisura utilizzarla in vari contesti, anche se come vi dicevo poco sopra mi sono ritrovato molto limitato per via delle restrizioni imposte dal Dpcm (e anche dal briciolo di buon senso nel non andarci contro appositamente per sfizio personale). Il primo giorno, quello in cui mi è arrivata, sono uscito e ho fatto una passeggiata tranquilla, anche perché dovevo comprare le sigarette. Ho subito apprezzato il feeling di scatto, la modalità “super fotoreporter vecchio stampo” in cui sono finito. Sono fermamente convinto che avere una macchina fotografica che subito ti restituisca belle sensazioni sia fondamentale per fotografare bene, e avere una Leica tra le mani mi ha fatto sentire “importante”, quasi un “fotografo vero”. Non perché io non lo sia, o non lo è chi non usa una Leica, ma perché la sua storia, quello che ha significato per questo linguaggio documentaristico e il suo evidente richiamo al passato hanno coinvolto ogni particella del mio essere. Utilizzare quel brand che hanno utilizzato i vari Henri-Cartier Bresson, Gianni Berengo Gardin ed Elliot Erwitt (per citarne tre su 1000), mi ha potenziato immediatamente, un power-up degno di Dragon Ball, per intenderci. Questo penso sia molto importante, perché quando ti gasi sei molto più performante e hai molta più voglia di uscire a immortalare momenti. Fare street photography, poi, è sensazionale dato che il suono dell’otturatore è letteralmente impercettibile, il che mi ha reso praticamente un ninja tra la folla. Pensateci: sono arrivato persino a fotografare delle mucche, quindi è tutto dire.
Questo è l’effetto che Leica Q2 Monochrom ha avuto su di me, e non potevo non parlarvene in questa recensione. L’ho utilizzata per le strade del mio comune, Fara Gera d’Adda, nei boschi che lo incorniciano e al mercato che ogni venerdì si presenta nelle vie antecedenti la piazza. Quando uscivo a prendere le sigarette me la portavo sempre dietro, al collo, anche se non avevo la minima intenzione di fare fotografie. Questo è il mood in cui sono entrato provando Leica Q2 Monochrom, ed è stato bellissimo. Non è un discorso prettamente inerente al bianco e nero, perché entro in una modalità simile anche quando utilizzo Fujifilm (hanno due filosofie molto simili). Riguarda proprio la camera in sé, dalle prestazioni che offre al feeling che mi restituisce e alla sua bellezza estetica, altro punto secondo me fondamentale. Come abbiamo visto nel paragrafo dedicato al design e ai materiali, è molto soggettivo questo fattore ma sono convinto che avere una macchina fotografica bella da guardare, che ti piaccia in tutti i suoi angoli, sia anch’esso essenziale per farti venire voglia di fotografare.
Tutte queste cose le reputo infinitamente più importanti delle mere caratteristiche tecniche che sì, averle di un certo tipo fa sempre piacere, perché sono quelle che danno Vita alla fotografia, con la V maiuscola. Fotografare deve essere un piacere, un bisogno di raccontare, e per farlo è necessario avere quello strumento che tra le mani diventa un perfetto prolungamento del vostro arto. Non smetterò mai di dirlo, di ripeterlo. Avere feeling con un corpo macchina è tutto, di qualsiasi brand si tratta. Quando trovate il vostro feeling non lasciatelo mai, se non per uno maggiore. Provate piacere a fotografare, come io ho provato piacere nel farlo con Leica Q2 Monochrom.
Leica Q2 Monochrom recensione: galleria fotografica
Leica Q2 Monochrom recensione: scarica i file RAW
Come in ogni nostra recensione, anche per quella di Leica Q2 Monochrom mettiamo a disposizione i file RAW/DNG per permettervi di guardarli, analizzarli, post produrli e farvi un’idea vostra. Le recensioni riportano dati obiettivi e soggettivi ma è essenziale provare un prodotto per vedere se rispetta le vostre aspettative. Io posso dirvi che è fenomenale, che andrebbe comprata a mani basse, ma voi dovete valutare. Mettervi a disposizione i file grezzi, per noi di FotoNerd, è importante e ci teniamo che abbiate la possibilità di provarli in prima persona, a maggior ragione in un periodo complicato come questo dove andare in un Leica Store per provarla è molto complicato. L’esperienza personale da vivo è sempre raccomandata e vi invito fortemente a passare da un centro del produttore per testarla con mano, ma nel frattempo potete vivisezionare per bene i file che vi mettiamo a disposizione. Potete scaricare i file cliccando qui oppure dal bottone sotto.
Leica Q2 Monochrom recensione: considerazioni finali
Cosa dire? Siamo arrivati alla fine della recensione di Leica Q2 Monochrom, una macchina fotografica che come avrete intuito mi ha fatto letteralmente innamorare. Le caratteristiche tecniche sono di ottimo livello, la macchina è resistente e performante in tutte le situazioni. Non è un prodotto per tutti come abbiamo visto, molto targhettizzato ad una fascia di utenti particolare che amano il bianco e nero e possono permettersela, o a coloro che lavorano sicuramente in monocromatico. Anche il fattore dell’ottica fissa può essere limitante per molti fotografi, nonostante la possibilità di scattare con un crop elettronico a 35, 50 e 75mm. Però, è davvero così limitante? All’interno della recensione ho sempre messo questa parola tra virgolette, perché se per alcuni potrebbe esserlo per altri invece è uno stimolo a muoversi, cambiare punto di vista e guardare il mondo da un’altra prospettiva.
Leica Q2 Monochrom è una fotocamera attuale con un forte richiamo ai tempi passati, a quella fotografia nostalgica che metteva al primo posto la fotografia stessa, l’essenzialità di scatto. Alcune caratteristiche non mi hanno fatto gridare al miracolo, come l’autofocus senza infamia ne lode e la presenza del singolo slot SD, ma non è questo il punto: Leica Q2 Monochrom è un’esperienza incredibile che bisognerebbe provare. Per tirare le somme, anche in un modo un po’ poetico, potrei dirvi che questa fotocamera ha richiamato in me l’essenzialità della fotografia più pura e semplice, al contempo ricca di particolari e bellezza. Leica Q2 Monochrom ha fatto tornare in me la poesia della fotografia, in bianco e nero.
Recensione in breve
Leica Q2 Monochrom
Leica Q2 Monochrom è una fotocamera mirrorless del giorno d'oggi che però richiama il passato, grazie al suo sensore in bianco e nero e ad una filosofia di scatto unica ed emozionante. Non è un modello per tutti per alcune caratteristiche che molti fotografi potrebbero definire "limitanti", ma per tutti coloro che le vedono come dei pregi è la macchina fotografica perfetta, un vero e proprio inno alla fotografia.
PRO
- Qualità d'immagine
- Scatta solo in bianco e nero, ottica non intercambiabile
- Messa a fuoco manuale fantastica
- Silenziosità di scatto
- Costruzione del corpo in lega di magnesio da Oscar
- Mirino e Display di qualità assoluta
- Ti fa innamorare della fotografia
CONTRO
- Autofocus non impeccabile
- Scatta solo in bianco e nero, ottica non intercambiabile
- Ergonomia che potrebbe non piacere
- Prezzo non alla portata di tutti
- Durata della batteria migliorabile
- Singolo slot SD