Poliedrico, quasi sempre in viaggio ed estremamente solare. Parliamo di Leonardo Cestari, il direttore della fotografia romano, dotato di un collaudata sapienza tecnica ed una dose di brillante creatività che hanno permesso ad una tantissime produzioni di diventare realtà.
Il suo lavoro spazia dai video musicali per artisti come Gigi D’Alessio, agli spot che hanno accompagnato le Olimpiadi, fino alle campagne di marchi del calibro di Mercedes. Abbiamo incontrato Leonardo Cestari per parlare della sua vocazione per l’arte fotografica e per scoprire cosa porta nella sua borsa quando va sul set.
“Ho attraversato l’intera transizione dall’analogico al digitale e, in un settore altamente dinamico, sono sempre stato pronto ad affrontare la sfida successiva e ad esplorare nuovi orizzonti, con uno sguardo fresco ed un forte impegno nella sperimentazione”. Leonardo Cestari si presenta così e prosegue: “non mi piace fossilizzarmi in un settore, ma credo sia anche fondamentale non dimenticare i valori della vecchia scuola che hanno forgiato la mia carriera e continuano a farlo tuttora”.
Leonardo Cestari, gli inizi
Non tutti hanno la fortuna di avere le idee chiare sul proprio futuro sin da piccoli, eppure Leonardo la passione per la fotografia l’ha sempre avuta. Anzi, sembra proprio che l’amore per le arti visive sia nel DNA della famiglia: suo padre, la sua prima ispirazione, era un fotografo come pure suo fratello Fabrizio Cestari.
“Ho fatto la gavetta con mio padre ai tempi della pellicola. Ricordo ancora quanto pesavano quelle valigette di alluminio di mio padre che portavo sul set. All’inizio, il mio ruolo era quello di tenere i flash durante i servizi fotografici”, Leonardo ci racconta. “Ho sempre voluto essere un direttore di fotografia, non c’è mai stato dubbio su quello ed ora, dopo tanti anni di carriera, lo reputo ancora un bel gioco, una vera fortuna, un lavoro che continua ad appassionarmi come se l’avessi iniziato ieri”.
Ma cosa c’è nella borsa di Leonardo Cestari?
Leonardo sorride e risponde: “È una domanda difficile, dato che ogni produzione ha delle esigenze specifiche, ed il mio ruolo è quello di utilizzare la tecnologia che trasformare un’idea in realtà”. Ma Leonardo ci spiega che fin dalle prime discussioni con il regista, ha la consapevolezza del tipo di attrezzatura che dovrà portare sul set.
“A spalla, a mano, in piano sequenza, con stabilizzatore, con lenti grandangolari, la miriade di scelte dipendono dal tipo di narrazione”. Ma aggiunge: “Quello che non manca mai è la mia Pocket Cinema Camera 6K Pro. La reputo la mia fedele alleata perché è una macchina da presa modulare, versatile e performante che non mi abbandona mai sul set, aiuta ad adattarmi rapidamente a qualsiasi esigenza della produzione, rispettando sempre i vincoli di tempo”. Prosegue: “Definire l’illuminazione sul set con la Pocket Cinema 6K Pro è facile e divertente, perché è dotata di una grande latitudine di esposizione, nonché di un sensore nativo a doppio ISO. Fortunatamente, le Pocket sono compatte e con un design ergonomico, quindi sono soluzioni pratiche e più facilmente trasportabili”.
Continua Leonardo: “Possiedo anche una Pocket 4K per le riprese aeree con il drone “è più piccola, leggera e compatta e si adatta meglio in aria”.
Ma non finisce qui, c’è infatti qualcosa a cui Leonardo Cestari è particolarmente affezionato. Si tratta del suo set di obiettivi Leica vintage anni ’80, un Summilux 35mm f/1.4 e un Summilux 85mm f/1.4, che Leonardo aveva trovato in una valigetta del padre. “Li accoppio alle mie fotocamere Pocket con un adattatore per ottenere un look cinematografico più caldo e meno digitale, e i risultati sono sempre molto soddisfacenti”.
Anche il profumo non manca mai nella borsa di Leonardo. “È uno dei miei segni distintivi; chi ha lavorato con me lo sa. Quando all’inizio della mia carriera feci uno stage di fotografia matrimonialista in Sicilia, il mio professore indiano mi ha fatto capire l’importanza di avere sempre un aspetto curato e profumato, specialmente le mani”, ricorda.
La prossima sfida
“Qualche tempo fa sono stato a Barcellona e vicino l’Arco di Trionfo, alla fine del grande viale, sono andato a trovare la mia amica Barbara (@itinerant_pics) che con una macchina fotografica degli anni ’20, scatta utilizzando rigorosamente le tecniche dell’epoca che portano ad ottenere una stampa in 10 minuti. Da lì è partita l’idea di approfondire ed esplorare anche la tecnica del collodio umido… ritratti da urlo!!!”
In attesa di vedere i frutti di questa nuova ricerca a cui si appresta Leonardo, lo ringraziamo per la disponibilità e vi invitiamo ad andare ad ascoltare la puntata di FotoNerd podcast in cui sono stati sviscerati molti altri temi.