Dal 15 giugno nelle sale italiane torna l’amico per antonomasia dei film di animazione Disney Pixar, Buzz Lightyear. Abbiamo avuto modo di assistere nei giorni scorsi all’anteprima del film Lightyear – La vera storia di Buzz dove abbiamo incontrato anche il cast dei doppiatori italiani che ci hanno raccontato alcuni dettagli del loro percorso.
Lightyear i doppiatori italiani: chi sono i doppiatori
In occasione dell’anteprima del film su Buzz Lightyear, di cui arriverà a brevissimo la recensione senza spoiler, abbiamo avuto modo di incontrare in conferenza stampa i doppiatori italiani Alberto Malanchino (Buzz), Esther Elisha (Aisha), Ludovico Tersigni (Sox) e Linda Raimondo, conosciuta come AstroLinda, che farà un cameo all’interno del film, doppiando un personaggio secondario. Nello spazio avuto a disposizione, i 4 hanno avuto modo di rispondere ad alcune domande che ci hanno dato la possibilità di scoprire meglio le persone dietro alle voci di un film che si appresta a diventare iconico quanto i precedenti della saga.

Lightyear i doppiatori italiani: il primo film di animazione che vi ha colpito
Alberto Malanchino: Il primo film al quale sono legato da bambino è Toy Story. Quando mi è stato detto che avrei dovuto fare il provino per Buzz sono impazzito! Un altro film che ha segnato la mia vita è stato il Re Leone, il mio primo VHS che ho consumato.
Ludovico Tersigni: Io avevo i Librottini, sono state le mie prime letture. Il mio cartone preferito sono, rimanendo in tema, gli Aristogatti. È stata un’incredibile esperienza quella di Sox. Anche il Gatto con gli stivali ha un certo appeal su di me, sempre un ambiente felino il mio!
Linda Raimondo: Penso, da piccola, di aver consumato la cassetta degli Aristogatti, l’avrò vista centinaia di volte. Penso che dentro di noi risieda un bambino dormiente, che si risveglia ogni volta che ci troviamo all’interno di una sala nel cinema a vedere un nuovo film targato Disney. Sono super onorata di aver preso parte a questo progetto.
Lightyear i doppiatori italiani: qual è il vostro giocattolo preferito? Lo avete ancora?
Esther Elisha: Il mio giocattolo preferito è stata una cassetta di Michael Jackson, Bad. Io giocavo con la cassetta, per me era un personaggio e lo mettevo a dormire nella casa di Barbie. Da piccola la chiamavo “Maicol” e all’occasione diventava una macchina, mettevo la casa delle bambole per terra e partivo per mille avventure.
Alberto Malanchino: Ovviamente il pupazzo di Buzz. Purtroppo, è sparito, anche se voglio credere che abbia preso vita e sia andato da bambini bisognosi di lui. Sono consapevole, in realtà, che la causa della sparizione è mia madre. L’altro giocattolo è quello di Spider-Man, che ho perso, anche lui, all’asilo. Ho avuto dei traumi con quei giochi, li ho presi tutti.
Ludovico Tersigni: Io sono tranquillo dal punto di vista dei giocattoli. Avevo un Tigro di Winnie the Pooh che cercavo di far andare con la moto di Valentino Rossi.
Linda Raimondo: Il mio giocattolo di sempre è un pupazzo, un capriolo. Che si chiama, appunto, Capriolo. Era il mio compagno di giochi, di avventure e mangiava anche con me. C’è ancora tutt’ora, veglia su di me in qualche modo.

Lightyear i doppiatori italiani: l’esperienza di doppiaggio e le difficoltà incontrate
Ludovico Tersigni: Per me è stata la prima esperienza al doppiaggio. Devo dire che è stata un’esperienza formativa. Fare a meno del volto è una privazione importante e dover dare l’emozione con la sola voce vuol dire saper usare tutti gli strumenti necessari. A Sox ho cercato di dare un tono molto bambino. Ho cercato di farlo rientrare nella dimensione di gioco, un gioco spensierato come quello che facciamo da bambini.
Alberto Malanchino: Per me non è stata la prima esperienza. C’è stata una bella sfida e personalmente mi sono preparato per un paio di mesi con un vocal coach, nonostante non abbia grandi problemi da un punto di vista tecnico per quel che riguarda il doppiaggio. Si trattava in qualche modo di scurire la voce, di trovare delle corde basse da poter donare al personaggio, visto che anche lui (Buzz) in originale ha un vocione, a cui già Chris Evans da una caratterizzazione importante. Sono contento di aver regalato a Buzz questa voce bassa, questo nuovo timbro, che lo rende quel personaggio che avete conosciuto. La cosa meravigliosa è stata poter raccontare dei momenti molto comici e nel contempo altri estremamente seri e drammatici.
Esther Elisha: Il lavoro che abbiamo fatto è stato quello di dare ad Aisha un percorso di invecchiamento. Ho cercato di far diventare la voce più profonda e, nella vecchiaia, di non caratterizzarlo in maniera troppo artificiosa, ma darle quel senso di stanchezza. Forse, visto che sono una neomamma, anche un po’ di tenerezza verso i piccoli, verso il futuro.
Linda Raimondo: Anche per me è stata la primissima volta ed è stata un’esperienza nuova. Sono una studentessa di fisica all’Università di Torino e sogno un giorno di poter fare l’astronauta. Sono arrivata in studio e non avevo nessun tipo di aspettativa. Sicuramente ero un po’ timorosa. Avevo quella sana adrenalina ed ansia, però mi sento nuovamente di ringraziare tutto il team. Ho conosciuto anche un nuovo mondo bellissimo e sono grata di avere avuto la possibilità di prenderne parte.

Lightyear i doppiatori italiani: quali sono, secondo voi, i valori che questo film trasmette e che vi hanno colpito di più?!
Alberto Malanchino: Per me uno su tutti è la cooperazione e l’amicizia. Ne abbiamo parlato tanto. In questo si può vedere il percorso di Buzz come personaggio che parte come una persona Buzz-centrica, che si deve accollare questa responsabilità. In un mondo dove siamo tutti sempre più divisi fa capire che l’unicità e lo spirito di squadra è quello che ti salva. Questo è un racconto che parla della fallibilità dell’uomo, dell’essere umano e ti fa capire che il solo non basta per andare avanti.
Ludovico Tersigni: Ci sono delle tematiche che sono pennellate, non sbandierate. Ad esempio, Aisha Hawthorne ha una moglie. Questo è un messaggio sottile, ma intenso. Noi stiamo facendo un cartone per bambini ed adulti e questo, secondo me, è un messaggio forte. Dire al grande pubblico che ci sono delle tematiche sessuali che fanno parte della nostra vita quotidiana è parte della naturale inclinazione umana. É il primo cartone Disney che affronta questa tematica, ed è incredibile.
Esther Elisha: A me ha colpito molto la tematica dell’errore, del perdonare se stessi di aver commesso un errore. La chiave della libertà, del perdonarsi, dell’andare oltre e del cogliere quello che c’è oltre l’errore. Se non cogli quel momento, sei spacciato.
Linda Raimondo: I messaggi lanciati da questo film sono tantissimi. A volte sembrano scontanti, ma bisogna inserirli nel mondo in cui viviamo. Parlavamo di cooperazione. Questa è una cosa che vediamo molte volte nel film, ma è una cosa che nel mondo, nella vita di tutti i giorni, ci permette di andare avanti. Lo vediamo anche nel mondo dell’astronautica, dell’esplorazione spaziale. Se noi in quanto esseri umani, in quanto umanità, puntiamo su Marte, non possiamo pensare di farlo noi singola nazione. È un gioco di squadra e tutti devono prenderne parte, altrimenti saremo bloccati qui. Abbiamo bisogno di cooperazione e credo che questo sia un messaggio importantissimo, anche in base a quello che sta succedendo nel mondo. Ed è bello che certi messaggi passino con tanta delicatezza e alla fine restano in un film che, quando finisce, ti fa pensare.

Lightyear i doppiatori italiani: la spiegazione scientifica del viaggio
Linda Raimondo: Sicuramente una tematica molto complessa e alla base della relatività di Einstein. A livello scientifico noi sappiamo che la velocità della luce non può essere raggiunta. Qualunque corpo dotato di massa non può raggiungere la velocità della luce, semplicemente perché altrimenti avrebbe bisogno di energia infinita. Noi sappiamo che la prima legge fondamentale della fisica è la conservazione dell’energia. Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.
Possiamo raggiungere velocità molto molto elevate. Quello che avviene e la dilatazione dei tempi e la contrazione degli spazi. Il tempo inizia a scorrere molto più lentamente e la contrazione degli spazi sono molto più brevi. Quindi riusciremo a percorrere distanze molto più lunghe di quelle che in realtà sarebbero a velocità normali. È per questo che Buzz, quando va nello spazio e raggiunge l’ipervelocità, si ritrova a vivere pochissimi minuti e quando torna sul suo pianeta, il tempo è trascorso normalmente ma l’arco di tempo trascorso, per lui, è decisamente maggiore. Il concetto alla base è quello di Einstein, la relatività generale che tra l’altro continua ad avere successo. Pochissimo tempo fa è stata confermata dalla scoperta, al centro della nostra galassia, di un buco nero. Il tema è molto attuale.

Lightyear i doppiatori italiani: conclusioni
Vi ricordiamo che Lightyear – La vera storia di Buzz sarà disponibile al cinema a partire dal 15 giugno e che a brevissimo uscirà la nostra recensione, priva di spoiler, dove potrete leggere tutte le nostre impressioni. Rimanete collegati su questi schermi!