Alzi la mano chi, in questo periodo, non sente la mancanza di sedersi sulle polverose poltrone di un bel cinema, con un secchio di pop-corn e un bicchiere di Coca-Cola di dimensioni eroiche. A me manca tantissimo, soprattutto quando mi capita di vedere film come L’Immensità Della Notte (The Vast Of Night) su Prime Video, allora sento la nostalgia dei cinema fumosi di un tempo, quelli con le sedie di legno scricchiolanti, i posti non assegnati e gli amichetti seduti intorno, muti quando sale la tensione e casinisti quando quella tensione diventa insostenibile. Perché L’Immensità Della Notte è un piccolo film dalla doppia valenza: è moderno, ma allo stesso tempo vintage; riporta la memoria ai vecchi matinèe, ma è stato distribuito su una piattaforma digitale come Prime Video; ha una regia attuale, ma fedele alle fonti di ispirazione. In poche parole è fresco nel raccontare una storia classica, senza tempo.
Cominciamo subito col dire che L’Immensità Della Notte (The Vast Of Night) è un film piccolo, dal budget striminzito, voluto fortemente dal suo creatore: Andrew Patterson, alla sua opera prima. Con “fortemente” intendo dire che Patterson ha investito tutto quello che aveva e l’ha realizzato con 700 mila dollari. Per farvi capire quanto valgono al giorno d’oggi 700 mila dollari, soprattutto nel mondo del cinema, pensate che, con quella cifra, Cristopher Nolan non ci compra nemmeno la pellicola che utilizza per girare i 10 minuti scarsi in IMAX dei suoi film. Probabilmente con quella cifra Nolan non si alza nemmeno dal divano.
Eppure Andrew Patterson è riuscito a girarci un film intero, di un’ora e mezza, pagando attori, attrezzatura, scenografia e qualche effettino speciale al computer, mascherato con tanto buio, una fotografia eccellente, tanta fantasia e una buona dose di inventiva, che poi è la risorsa fondamentale quando si vuole fare un film e i soldi non bastano nemmeno per il catering. L’inventiva di Patterson l’ha spinto a darsi degli pseudonimi per rendere credibile L’Immensità Della Notte e per non far vedere che l’ha fatto tutto lui, probabilmente in garage con il suo Macbook del 2013. Quindi ecco che lo sceneggiatore e produttore James Montague è Patterson con il cappello e gli occhiali da sole, mentre il montatore Junius Tully è sempre Andrew Patterson con il naso finto.

L’Immensità Della Notte: Trama
Dicevo che L’Immensità Della Notte è un film piccolo, ma non in senso spregiativo. Oltre al budget, è piccolo in tanti altri sensi. A cominciare dalla storia.

Siamo nella seconda metà degli anni ’50, a Cayuga, un’amena cittadina del New Mexico, dove l’evento mondano dell’anno, quello che fa uscire di casa tutti, ma proprio tutti tutti, è la prima partita di basket della squadra del liceo locale. Questo ci fa capire quanto sia emozionante vivere a Cayuga, New Mexico, una cittadina fatta a forma di piccola città che l’esercito prima o poi fa saltare in aria testando la Bomba Atomica.
Durante la partita di basket, gli unici due che non sono stipati dentro la palestra del liceo, sono Everett Sloan (Jake Horowitz) e Fay Croker (Sierra McCormick). Il primo è il DeeJay della radio locale, la WOTW; la seconda è una giovane centralinista notturna con il pallino della radio e una passione spropositata per il futuro e gli avanzamenti tecnologici che arriveranno negli anni ’70, ’90 e 2000. Fiuuuu, il futuro sembra ieri.
La serata sembra tranquilla, ma Fay, mettendo in comunicazione le scarse telefonate, capita su una linea che trasmette un suono strano. Everett e Fay cominciano a indagare su cosa possa essere quel suono e un misterioso ascoltatore della radio, telefona per raccontare una strana storia e…

Basta, non vi dico altro per evitare spoiler, perché L’Immensità Della Notte è da vedere, più che da raccontare. Per quanto piccolo, il suo dovere lo fa alla grande. Patterson è evidentemente innamorato di quella fantascienza anni ’50, quella fantascienza tanto naif, quanto fatta col cuore e ne L’Immensità Della Notte, di cuore ce n’è tanto, per andare a colmare il gap lasciato dal budget risicato. Attinge a piene mani da Ai Confini Della Realtà, tanto da trasformare il film in un vero e proprio episodio di quella serie, ribattezzata per l’occasione Paradox Theater (Il Teatro del Paradosso): la prima inquadratura si apre su una vecchia Tv che trasmette l’episodio L’Immensità Della Notte e un continuo zoom ci fa entrare dentro quell’episodio, continuando a ricordarci, per tutta la durata del film, che stiamo vedendo solo una puntata di quella serie.

L’Immensità Della Notte: Tecnica
Andrew Patterson poi si spinge oltre, trasforma una citazione in meta-cinema, una di quelle cose che smuovono gli ormoni di tutti gli appassionati. La citazione è a War Of The Worlds, la trasmissione radiofonica di Orson Welles, che nel 1938 scatenò il panico negli Stati Uniti, perché gli ascoltatori non avevano capito che si trattava di un semplice sceneggiato radiofonico ed erano convinti che ci fosse una vera un’invasione aliena in atto. Ah, quel simpatico guascone di Orson, quanto ci manca. In L’Immensità Della Notte, l’azione è rimpallata tra il centralino e la stazione radio WOTW, acronimo proprio di War Of The Worlds.
Patterson ce la mette tutta per ricreare quel feeling da fantascienza anni ’50, all’inizio contestualizzando il film, come dicevo prima, come fosse una puntata di uno show televisivo di altri tempi. Poi creando l’ambientazione di Cayuga e dipingendo l’ingenuità del posto e dei suoi abitanti affascinanti dalle mirabolanti gesta di uno scoiattolo che ha rosicchiato i cavi della luce.
Arrivando ai due protagonisti, Fay ed Everett, immergendoli nel vero fulcro del film piano piano, insieme a noi spettatori, all’inizio con lunghe inquadrature da monologo teatrale, con una gestione della fotografia e un sound design eccellenti, il tutto orchestrato in maniera impeccabile, con le dissolvenze al nero calcolate ad arte per farci concentrare sulle parole e sul racconto che, in quel momento, è più importante delle immagini. Passando per un lungo piano sequenza, coreografato ad hoc, che fa da sparti acque per il film, dove l’azione diventa più concitata mano a mano che il mistero si infittisce e i due protagonisti sono sempre più determinati a scoprire l’origine di quel misterioso suono.
L’Immensità Della Notte: Conclusioni
Quindi L’Immensità Della Notte è un film perfetto? Purtroppo no. Essendo il primissimo film di Andrew Patterson è molto buono, ma potrebbe non piacere a tutti. Innanzitutto, anche se ben mascherato, risente del basso budget, spesso le cose, invece di farcele vedere, ci vengono raccontate, a volte in modo concitato, a volte più pacato. Certo il tutto crea tensione e coinvolgimento, ma non mi stupirei se qualche spettatore potesse diventare insofferente al fatto che, di base, non si veda molto di quello che succede, se non, appunto, sulle facce e nei dialoghi dei protagonisti.
Però, ripeto, rimane un’opera prima degna di nota, tanto da aver vinto un po’ di premi ed essersi meritato un po’ di candidature in vari importanti festival indipendenti, come Slamdance Film Festival, Toronto International Film Festival, giusto per citarne un paio. L’immensità Della Notte è consigliato a tutti gli appassionati di fantascienza che magari hanno un po’ di nostalgia per “i vecchi film di una volta, che non se ne fanno più“; a chi ha voglia di vedere qualcosa di nuovo che non sia il solito blockbuster tutto effetti speciali, perché ne L’Immensità Della Notte ce ne sono pochissimi, ma sinceramente non ne ho sentito la mancanza.
L’Immensità Della Notte: Trailer
Recensione in breve
L'Immensità Della Notte
L'Immensità Della Notte è l'opera prima di Andrew Patterson. Un film di fantascienza a basso budget, che attinge alla mitologia di Ai Confini Della Realtà, ricreando quelle atmosfere anni '50 ormai perdute che, per una volta, fa molto piacere riscoprire. Può piacere a molti, ma non è per tutti, visto la verbosità del film che per alcuni potrebbe essere indigesta. Tutti gli altri lo apprezzeranno.
PRO
- Le atmosfere
- I dialoghi
- Le interpretazioni degli attori
- Molte scelte registiche
CONTRO
- Per alcuni potrebbe risultare troppo verboso
- Il basso budget castra un po' il film