Lupin III – The First è il nuovo film di animazione in computer grafica sul mitico personaggio che tutti amiamo. Nonostante l’abilità di Lupin nello sfuggire alle trappole, è rimasto vittima della distribuzione e successivamente del lockdown. Lupin III – The First sarebbe dovuto uscire a fine gennaio, poi rinviato a febbraio e alla fine non ha mai visto la sala cinematografica, a parte l’anteprima stampa a cui ho partecipato a dicembre 2019. Finalmente il mitico ladro gentiluomo, nato dalla penna del compianto Monkey Punch, ha trovato la sua strada grazie ad Amazon Prime Video che lo rende disponibile a tutti, proprio in questi giorni, insieme alle prime serie dei mitici cartoni animati televisivi. E se volete fare l’en plein, trovate sulla piattaforma anche il film dal vivo Lupin III: Il Film. Siccome vi vogliamo bene, questa è la nostra recensione di Lupin III – The First, il nuovo cartone in CGI.
Lupin III – The First la recensione: un nuovo inizio
Chi è che non conosce Lupin III? Davvero c’è qualcuno che ha avuto un’infanzia così brutta da non essere mai entrato in contatto con il ladro gentiluomo di Monkey Punch? C’è qualcuno che non ha mai sognato di guidare la mitica 500 gialla; o non ha mai sognato di eseguire un’evasione roccambolesca da un carcere di massima sicurezza; o non ha sognato di avere in tasca, o nella manica, o nell’orologio la soluzione perfetta per svicolare da un pericolo imminente?
Noi figli degli anni ’80, oltre ai problemi alla prostata, abbiamo desiderato ardentemente queste cose, attizzati proprio dai cartoni di Lupin III dati su Italia 1 a ciclo continuo. Poi crescendo ci siamo trovati tra le mani i manga di Monkey Punch così politicamente scorretti, violenti e sessualmente espliciti da farci capire che i cartoni, a confronto, erano un ballo per educande e Lupin III non era poi così gentiluomo, seppure l’intelligenza e i trucchetti erano di sicuro il suo lato forte.
Certo se scaviamo bene, scopriamo che Lupin III è molto, ma molto più vecchio degli anni che dimostra. Nasce nel 1967 ed è ispirato a James Bond, ma è proprio dall’altro lato della legge. La primissima serie a cartoni animati, dove Lupin indossa la giacca verde, è del 1971 e in Italia è arrivata solo nel 1979 ed è molto aderente ai fumetti: mantiene la violenza, la scorrettezza e la sessualità esplicita dei manga, con in più una delle sigle più belle mai scritte per un cartone animato, conosciuta come Lupin III – Fisarmonica. Da piccolo mi immaginavo che la cantasse Fujiko e mi dicevo: “Da grande voglio avere anche io una sigla così!” Pensate la mia delusione quando ho saputo che la vita vera non ha la sigla.
Se vi steste chiedendo come mai tanta libertà per un cartone animato, alla fine degli anni ’70 l’opinione pubblica era molto più permissiva, in Italia erano gli Anni di Piombo, non c’erano comitati di genitori pronti a tacciare di politicamente scorretto e pericoloso qualsiasi cosa non fossero i Teletubbies e in pochi facevano caso al contenuto dei cartoni animati, proprio perché erano “cose per bambini” per antonomasia. La mannaia della censura televisiva arrivò qualche anno dopo.
Quindi, capite bene il mio amore incondizionato per Lupin III, compagno di pomeriggi e giochi fin dalla tenera età. E capite bene come mai oggi sono diventato così. Se poi ci aggiungiamo che Lupin III: Il Castello Di Cagliostro è un film bellissimo, nato dal mitico Hayao Miyazki (sì proprio quello dello Studio Ghibli) e già co-autore della prima serie di Lupin III, quella con la giacca verde, il quadro è fatto. A proposito, se volete riscoprirla in edizione integrale e senza censure, si spera, verrà pubblicata insieme a Lupin III – The First su Amazon Prime Video.
Purtroppo Lupin III manca dalle sale cinematografiche da troppo tempo per i miei gusti ed è per questo motivo che Lupin III – The First di Takashi Yamazaki lo aspettavo con un bel po’ di trepidazione. Quando sono entrato in sala per l’anteprima, ero sinceramente emozionato, non vedevo l’ora di sapere come avrebbe reso Lupin III in computer grafica, perché il passaggio dalla bidimensione, alla tridimensione (che non so se scriva così, ma rende l’idea) è molto accattivante, per un personaggio come Lupin.
Aggiungiamoci poi che per Lupin III – The First, i giapponesi si sono messi di buzzo buono, investendo nella produzione la mirabolante cifra di 175 milioni di dollari. Un film a caso di Christopher Nolan costa molto meno e per farvi capire meglio quanto sono 175 milioni di dollari, in italiano sono circa 180 film di Aldo, Giovanni e Giacomo, euro più, euro meno. Lo stesso Monkey Punch ci teneva tantissimo a questo Lupin III – The First e lo considerava un rilancio del suo personaggio più amato, un nuovo inizio su cui ricostruire tutto l’immaginario e infatti Lupin III – The First ha tanto il sapore del primo capitolo di un franchise.
Lupin III – The First, recensione: un nuovo capolavoro?
Tutto questo è per spiegare che la pressione su Takashi Yamazaki, alla sceneggiatura e regia di Lupin III – The First, era enorme. Tra le aspettative dei fan, la cifra allucinante spesa per il film e i piani della casa di produzione, il fallimento avrebbe significato fare Seppuku in pubblica piazza, in accordo con le leggi non scritte sul fallimento, da sempre in vigore in Giappone. La domanda a questo punto sorge spontanea: come è questo Lupin III – The First?!
La risposta è: per niente male, ma nemmeno il capolavoro che tutti stavamo aspettando. Ha tante cose belle, a tratti emozionanti e in pieno stile Lupin III, ma gli manca sempre quel qualcosa che lo proietta nell’olimpo dei film sul personaggio, occupato in pratica solo da Il Castello Di Cagliostro. Ed è un peccato perché c’è mancato davvero poco. Partendo dalla storia, o dalla trama che dir si voglia, Takashi Yamazaki è andato sul sicuro: ha preso quella de Il Castello Di Cagliostro, appunto, l’ha modificata in modo piuttosto funzionale per non copiarla pedissequamente e l’ha shakerata con Indiana Jones E L’ultima Crociata, per dargli quel tocco di mistero, indagine e azione. Alla fine ha confezionato un film godibile a cui effettivamente non si può davvero dire nulla di male, se non che poteva fare di più.
Fin dai titoli di testa si viene buttati nell’azione e nell’atmosfera tipica del personaggio e c’è un gusto e un trasporto che funzionano veramente bene, con tutti i topoi di Lupin III che, se fai un film con lui come protagonista, non puoi esimerti dall’inserire. Storia, comicità e azione funzionano discretamente bene insieme, e sono dosate in modo da alzare l’attenzione quando comincia a cadere.
Forse il vero difetto del film è proprio questo: spesso si capisce dove vuole andare a parare quella determinata scena con troppo anticipo. O per dirla meglio: il vero punto debole di Lupin III – The First è la prevedibilità. Dopo decenni di storie di Lupin III in tutte le salse, forme e dimensioni, non c’è mai molta sorpresa in quello che succede, nello svolgimento della storia, nella sorte dei personaggi e nella sequenza degli eventi. Tutto sembra viaggiare su binari noti, senza particolari sorprese, guizzi e colpi di scena.
Lupin III – The First, recensione: riuniamo la mitica banda di Lupin III
Un pizzico di rammarico rimane nel vedere che i personaggi di Fujiko, Jigen, Goemon e Zenigata, che da sempre hanno composto gran parte del fascino delle storie del protagonista, qui hanno un ruolo troppo marginale. Non sono del tutto inutili, ognuno ha il suo quarto d’ora minuto e mezzo di gloria con la propria scena madre, ma il loro screen timing è ridotto all’osso e sarebbe stato davvero bello vederli di più, con un peso maggiore anche riguardo alla storia. Il carisma dei comprimari, come dicevo, è parte integrante del successo di Lupin III e va bene che tutti amano il protagonista, ma sono sicuro che ognuno ha nel cuore uno tra Jigen, Goemon, Zenigata… per non parlare delle calde notti solitarie in cui si pensa tanto a Fujiko. Sarebbe stato di sicuro un valore aggiunto non indifferente, dedicare loro più spazio per avere un film più corale e se vogliamo, meno banale.
Ma arriviamo alla parte tecnica, ossia la realizzazione in CGI. Visto che siamo nel 2020 e la concorrenza è a livelli quasi irraggiungibili, è quantomeno importantissima per film di questo genere. La regia è strepitosa e un paio di scene d’azione emozionano in modo sincero. Il passaggio di Lupin & Co. alla terza dimensione, invece, non è completamente indolore. C’è un momento iniziale in cui bisogna abituarsi alla profondità dei personaggi e al loro aspetto “pupazzoso” dopo che abbiamo passato anni a vederli disegnati e basta, ma superato quel piccolo ostacolo iniziale, poi ci si perde negli scenari fotorealistici e nei piccoli particolari che sarebbe impossibile rendere con il disegno classico.
Le uniche cose che non mi hanno convinto della CGI, sono i vestiti di Lupin III. Non che influenzino la resa finale, ma c’è qualcosa di strano: forse sono i riflessi di luce bianchi troppo accentuati che danno loro un aspetto strano, come fossero di latex o di pelle lucida, che però non si concretizza nelle texture dei primissimi piani. Questa cosa ha un effetto leggermente estraniante e attira l’attenzione più di quanto dovrebbe, perché fa a pugni con l’immagine dei vestiti tessuto che, in teoria, dovrebbe indossare Lupin. Non che un Lupin III in cuoio o in latex mi faccia storcere il naso, ma sono materiali riservati ai super eroi e vederli addosso a uno come Lupin stonano un pochino. Almeno, questa è stata la mia personalissima sensazione, ognuno poi giudicherà al momento di vedere il film.
Per finire, passiamo alla colonna sonora. Quest’ultima, tralasciando il main theme con quel falsetto “Lupin The Third!” che parte sempre al momento giusto e ancora emoziona, è particolarmente carente. Ci sono addirittura scene di dialogo senza alcuna base che un po’ stonano o che comunque avrebbero giovato di un tappeto musicale per riempire quel silenzio tra una battuta e l’altra. Non è sempre detto che in un dialogo serva un accompagnamento musicale, ma quel silenzio assoluto è quasi assordante. E a proposito di battute, il doppiaggio italiano è ottimo ed è bello sentire alcune voci ben note della serie. Per fortuna non hanno deciso di affidare il doppiaggio a qualche calciatore, o a qualche nome famoso che di doppiaggio non sa nemmeno scrivere la parola. Sarebbe stato davvero un peccato, per fortuna sono andati sul sicuro con i doppiatori classici della serie che tutti conosciamo.
Lupin III – The First, recensione: conclusioni
Lupin III – The First di Takashi Yamazaki è quel film di Lupin che aspettavano da anni?
Ni!
Nel senso che lo è a tratti. A momenti è molto bello, coinvolgente ed emozionante e a momenti è noiosetto, piatto e manca di quel brio che avrebbe tenuto lo spettatore incollato alla poltrona per tutta la lunghezza del film, senza quei sbadigli che purtroppo ci sono.
Certo, come suggerisce quel “The First” nel titolo, forse è solo il primo film di una lunga serie che, spero, sia in ascesa. Purtroppo, per come sono andate le cose, non credo abbia recuperato i 175 milioni di dollari spesi per realizzarlo, bisogna vedere quanto davvero credono e vogliono investire in una serie cinematografica di Lupin III, perché vista la sfortuna, c’è sempre il rischio che il titolo finisca per essere “Lupin III – The First And The Only“.
Peccato, sarebbe bastato un piccolo sforzo in più e quel briciolo di fortuna che non guasta mai per renderlo un film indimenticabile.
Vi lascio con l’ultimo trailer ufficiale del film:
Recensione in breve
Lupin III - The First
Lupin III mancava dalle sale cinematografiche da moltissimo tempo, troppo tempo. finalmente è tornato con un film tutto nuovo in computer grafica che convince, ma non vince a mani basse. Un po' di noia qua e là e una colonna sonora altalenante, non ne fanno il capolavoro che tutti aspettavamo con ansia, ma rimane un film godibile, da vedere per tutti fans, vecchi e nuovi.
PRO
- Realizzazione Tecnica
- Lupin III è sempre Lupin III anche in CGI
- Emoziona e diverte
CONTRO
- Un po' di noia qua e là
- Colonna sonora che si basa su un motivetto, ma quasi assente