La bomba è stata sganciata: la nota agenzia fotografica Magnum Photos è accusata di vendere fotografie che ritraggono abusi sessuali minorili da oltre 30 anni. Da dove arrivano queste accuse? Come risponderà la storica agenzia fondata da Robert Capa? Ecco cosa sta succedendo.
Magnum Photos fotografie abusi minorili: cosa è successo
Le accuse rivolte alla storica agenzia fotografica Magnum Photos sono pesantissime: è rea di vendere, da oltre trent’anni, fotografie di abusi sessuali minorili. Solo questo, fa accapponare la pelle. Il collettivo di fotografi, fondato tra gli altri da Robert Capa, si ritrova ora esattamente nell’occhio del ciclone e deve, obbligatoriamente, rispondere il prima possibile per non vedere la sua reputazione minata per sempre. L’accusa si basa sulla scoperta di alcune immagini del fotografo David Alan Harvey trovate direttamente nell’immenso archivio di Magnum, le quali ritraggono nudità di bambini documentati durante il reportage effettuato a Bangkok nel 1989, luogo in cui il fotografo ha passato molto tempo con delle prostitute per raccontarne la vita. Le fotografie, contrassegnate con la dicitura “Ragazzi adolescenti dai 13 ai 18 anni”, sarebbero state vendute nel corso degli anni e, non appena la questione è saltata fuori, l’agenzia ha provveduto a rimuoverle dal sito dichiarandole “inappropriate”. Nonostante questo, alla domanda se costituissero un esplicito abuso sessuale su minori l’agenzia ha si è rifiutata di rilasciare dichiarazioni.
L’UNICEF, l’agenzia delle Nazioni Unite incaricata di effettuare aiuti umanitari per i bambini di tutto il mondo, è stata molto concisa: ha chiesto ai giornalisti di avere tatto, di evitare categorizzazioni o descrizioni che espongano un bambino a rappresaglie negative, anche se l’intento è quello di sensibilizzare le persone. “Proteggere ogni bambino viene prima qualsiasi altra considerazione, inclusa la battaglia a certe drammatiche situazioni”.
Questa, comunque, non è la prima volta che Magnum Photos finisce sotto accusa per delle fotografie che rappresentano abusi minorili: nel 2017, in collaborazione con LensCulture, ha sfruttato l’immagine di un bambino violentato per promuovere un concorso, mentre nel 2014 il fotografo Martin Parr (che fa parte di Magnum) ha scritto la prefazione del libro di Txema Salvans, dedicato al mondo delle prostitute, fotografate però senza il loro consenso e viste come semplici “modelle”.
Magnum Photos fotografie abusi minorili: cosa ne pensiamo?
La questione è davvero difficile: scrivere in modo da non essere fraintesi, in questi contesti, è difficilissimo. Ma voglio provarci: condanno, categoricamente e senza nessuna titubanza, qualsiasi forma di abuso minorile. È uno schifo, qualcosa che dovrebbe essere estirpato dal mondo il prima possibile, ma sappiamo essere una battaglia difficilissima proprio perché il male delle persone spesso non conosce limiti. Detto questo, il fatto che la fotografia possa aiutare a sensibilizzare certe questioni è da sempre per me un punto di forza, e riuscire a realizzare reportage di questo tipo per far capire alcune situazioni potrebbe aiutare a risolverle. Arrivare a venderle, però, è troppo. La fotografia è un’arma potentissima, documentazione nuda e cruda della realtà, ma sono convinto che tutto debba avere un limite. Svolgere reportage simili in collaborazione con agenzie che si occupano di aiuti umanitari potrebbe essere un’ottimo modo per combattere il male, però vendere e guadagnare su certe situazioni lo reputo eccessivo. Alla fine dei giochi, è sempre lo stesso discorso: i fotografi devono attenersi al non superare una determinata linea di confine, o possono fregarsene e documentare la realtà per quello che è? Domande simili sorsero dopo la storica foto di Kevin Carter e, periodicamente, tornano in auge.
Magnum Photos dovrà comunque rilasciare delle dichiarazioni importanti e decise sulla questione della vendita di fotografie di abusi sessuali minorili, altrimenti potrebbe vedere la sua reputazione minata e segnata per sempre. Non è facile la questione, forse è tra le più delicate mai saltate fuori, ma ora più che mai urgono delle spiegazioni concise e dirette. Un’agenzia di questo spessore non può tenersi addosso una macchia simile, veritiera o meno che sia, e rimuovere semplicemente le immagini dal sito dichiarandole inappropriate non può bastare.