Guardando una foto potreste pensare: “Sto diventando cieco?” “Perché non vedo i soggetti nitidi?”, non preoccupatevi, perché se non avete problemi di vista non è colpa vostra, significa solo che lo scatto è sfocato. Tolta la battuta iniziale, scritta per strapparvi una risata, la base fondamentale per fare fotografia è mettere a fuoco nel modo corretto l’immagine. Questa è la cosa più importante, dalla quale nasce la buona – o brutta – riuscita di uno scatto. In questa guida scopriremo come funziona la messa a fuoco e come cambia l’approccio da genere a genere al fine di non sbagliare più nessuno scatto e portare a casa risultati perfetti.
Messa a fuoco: che cos’è e perché è importante
Togliamoci subito la definizione tecnica, che è importante ma sicuramente la più difficile da digerire: la messa a fuoco, in fotografia, è la regolazione della distanza tra le lenti dell’obiettivo e il sensore della macchina fotografica in modo che il soggetto che dobbiamo fotografare risulti nitido e ben definito. In poche parole, quello che si va a fare, è regolare la distanza tra noi e ciò che stiamo fotografando e questo processo avviene grazie ai agli elementi in vetro interni dell’obiettivo fotografico, che si spostano avanti e indietro per cambiare il percorso ottico della luce.
Perché è importante in fotografia? Detto in maniera molto semplicistica, senza una corretta messa a fuoco una fotografia non ha senso di esistere. Mettere a fuoco correttamente il soggetto o la scena che state inquadrando è essenziale perché altrimenti si perderebbe il contenuto dello scatto, che risulterebbe anche fastidioso da guardare. Pensate ad una fotografia di ritratto dove il nostro soggetto principale è sfocato mentre tutto ciò che si trova dietro a lui è perfettamente nitido, non proprio il massimo da vedere giusto? Immaginate ora invece di voler risaltare, durante una sessione di Street Photography, una persona che cammina per strada col giornale ma, sbagliando il punto di messa a fuoco, esaltatela persona girata di spalle dietro di lui che è priva di interesse da parte di chi guarda lo scatto… pertanto, la fotografia che tanto desideravamo fare perde completamente il senso, e quindi è da buttare. Ecco, questo lo voglio sottolineare: un’immagine dove la messa a fuoco è sbagliata è da buttare.
È molto importante non sbagliare la messa a fuoco in fase di scatto perché, ancora oggi dopo millenni fotografici e agli inizi dell’era Blade Runner, non è stato creato un software che permetta di correggere l’errore (NotaperNerd: a meno che non utilizziate la funzione “post focus” di Panasonic, che esegue più scatti quando premete il tasto e vi permette di cambiare la messa a fuoco in post produzione, ma non è un motivo sufficiente per permettervi di sbagliare messa a fuoco).
Se sbagliate quando fate click, niente e nessuno potrà più fare qualcosa per voi.
Messa a fuoco manuale
Se facessimo un Back to the Future Past avremmo solo la messa a fuoco manuale, ma la tecnologia si è evoluta dall’avvento della fotografia e siamo arrivati ad avere autofocus che hanno una precisione incredibile. La messa a fuoco manuale è più “complicata” di quella automatica, poiché richiede occhio e padronanza, ma permette un maggior controllo sul punto esatto in cui volete che ricada l’attenzione. Al giorno d’oggi molti obiettivi di medio/alta fascia, come i Sigma Art per intenderci, dispongono di una scala delle distanze che vi aiuta a regolarvi in modo più accurato e molto preciso. Per utilizzare la messa a fuoco manuale è necessario selezionare nel menu della vostra fotocamera l’apposita voce, o spostare l’interruttore presente sull’obiettivo da AF a M o MF, a seconda della marca. Fatto questo, bisogna girare l’apposita ghiera sulla lente affinché il fuoco ricada sul punto esatto che desiderate.
Per aiutarvi durante la messa a fuoco manuale ci sono diversi strumenti che potete utilizzare: un treppiede risulta molto comodo, facendovi sforzare meno nel tenere la fotocamera in mano (dato che l’altra è occupata a regolare il punto di fuoco). Le macchine fotografiche più recenti hanno una funzione interna molto interessante, chiamata Focus Peaking, che, una volta attivata, metterà in evidenza la zona di fuoco nel mirino elettronico e sul display con un colore (che potrete scegliere a piacimento) utile per capire la zona nitida dell’immagine.
Una tecnica molto utilizzata, soprattutto per la fotografia di strada e di paesaggio, è la l’iperfocale, chiamata anche messa a fuoco all’infinito. In questa modalità si imposta la messa a fuoco in modo da avere, oltre una certa distanza dal sensore, qualsiasi cosa bene a fuoco. La lunghezza iperfocale cambia da obiettivo ad obiettivo e va calcolata per capire da quale punto quella lente avrà tutto nitido, e ci sono diverse applicazioni sia su internet che per smartphone per determinarla. Qualora la vostra lente avesse la scala delle distanze, la messa a fuoco all’infinito è contraddistinta dall’omonimo simbolo ∞.
Messa a fuoco automatica
Partiamo da una piccola curiosità storica che farà sicuramente piacere a chi è amante delle date: l’autofocus è stato inventato nel 1977. Quando si lavora in questo modo, la messa a fuoco avviene grazie al motore interno dell’obiettivo che sposta gli elementi in vetro mentre il processore della macchina fotografica si occupa di stabilire l’esatta distanza dei piani. L’autofocus lavora in due diversi modi, non sempre presenti entrambi su alcune fotocamere: a rilevamento di contrasto e rilevamento di fase. Abbiamo approfondito questi particolari anche nella nostra guida dedicata all’autofocus.
Autofocus a rilevamento di contrasto
L’autofocus a rilevamento di contrasto parte dal concetto che la messa a fuoco più corretta si basa sul contrasto massimo dell’immagine, quindi ne misurerà il livello presente a diverse distanze per fermarsi infine sulla posizione che ha mostrato quello più elevato.
Questo procedimento, che è sicuramente più accurato, si rivela come potete immaginare più lungo dato che al processore è richiesto di analizzare un gran numero di informazioni. Inoltre, quando si parte da una posizione con una determinata esposizione e si passa ad un altra che ne ha una differente, si corre il rischio che la macchina non sia in grado di stabilire la corretta distanza dei piani. Il rilevamento di contrasto risulta di conseguenza poco indicato quando si fotografano oggetti in rapido movimento, ma molto utile in tutte le altre circostanze. Al giorno d’oggi, oltre essere utilizzato su alcune reflex e mirrorless, è presente sulle fotocamere compatte e sugli smartphone.
Autofocus a rilevamento di fase
Con l’autofocus a rilevamento di fase si guadagna in velocità dato che richiede meno sforzo di analisi, ma è più soggetto ad errori e problemi di disallineamento. Questo meccanismo è nato con le reflex e avviene tramite la luce che passa dall’obiettivo e viene riflessa da due specchi, quello del pentaprisma e uno secondario, per poi essere incanalata in un modulo della fotocamera con diversi sensori che ricevono e valutano la luminosità e, misurando la differenza di fase, calcolano il punto esatto di messa a fuoco.
Con l’arrivo delle mirrorless è stato possibile inserire l’autofocus a rilevamento di fase direttamente sul sensore fotografico, inoltre oggi non è raro trovare fotocamere che hanno un autofocus ibrido che combina entrambi i metodi, passando autonomamente da uno all’altro in base alla situazione.
Modalità di messa a fuoco automatica
La messa a fuoco automatica delle macchine fotografiche digitali ha due modalità principali tra cui scegliere, per esservi d’aiuto in diverse tipologie di lavori:
- AF singolo: La messa a fuoco viene eseguita una sola volta in un punto preciso dell’area ed è utile quando si vuole andare a fotografare soggetti statici o a ricomporre l’immagine, siccome continuando a tenere premuto per metà il pulsante di scatto, anche se andrete a cambiare la composizione, il fuoco rimarrà dove è stato agganciato inizialmente;
- AF continuo: l’autofocus segue costantemente il soggetto senza mai lasciarlo se non quando esce dall’area di punti AF. Questa risulta essere la modalità ideale per inseguire elementi in movimento tracciando la loro posizione.
Area AF
Il sistema di messa a fuoco automatico è composto dai punti di messa a fuoco, che corrispondo alle zone in può lavorare; oltre quelle, non può andare. Se un una macchina fotografica ha dei punti che coprono il 60% del sensore, per esempio, l’AF potrà valutare l’immagine solo sull’area coperta. È possibile selezionare diverse modalità dell’area di messa a fuoco in modo da regolarsi in base al tipo di lavoro da svolgere:
- AF a punto singolo: viene selezionato un unico punto, che potrete spostare a vostro piacimento tramite il Joystick o il D-Pad della macchina fotografica, ed è utile quando si incontrano soggetti fermi che non necessitano tracciamento;
- AF dinamico: anche qui viene selezionato un solo punto di messa a fuoco, che però è in grado di spostarsi nelle zone adiacenti per tracciare il soggetto inquadrato;
- AF 3D Tracking: l’autofocus segue il soggetto mentre si sposta all’interno della zona in cui sono presenti i punti di messa a fuoco senza nessuna restrizione;
- AF di gruppo: la fotocamera utilizza contemporaneamente più punti, ognuno dei quali si baserà sull’oggetto più vicino. Molto utile in avifauna o in tutte quelle situazioni dove il soggetto non è circondato da innumerevoli elementi di disturbo;
- AF dinamico: l’autofocus valuta autonomamente l’intera area di messa a fuoco e decide il punto dove esso ricadrà, che solitamente è quello più vicino alla lente.
Messa a fuoco: quale utilizzare?
Partiamo dalla premessa che, la scelta della messa a fuoco da utilizzare, è del tutto soggettiva. Ci sono comunque situazioni dove è utile scattare in manuale e altre in automatico per una questione di facilità e agevolazioni.
È consigliabile utilizzare la messa a fuoco manuale quando si ha tutto il tempo del mondo o si vuole raccontare un dettaglio preciso. Andiamo sempre per esempi, che alla fine sono il modo migliore per capirsi subito: state fotografando una ragazza e volete mettere a fuoco esclusivamente l’occhio? Bene, se lei è immobile e non avete il tempo alle calcagna con la frusta, questa è un’ottima situazione per utilizzare la modalità manuale poiché avete tutta la calma del pianeta per posizionare il fuoco nel punto esatto. Questo discorso si può applicare anche nella fotografia Still Life, dove si fotografano esclusivamente elementi statici, e nella Food Photography quando si vuole mettere in evidenza un particolare del piatto. Anche nella fotografia di paesaggio si tende principalmente ad utilizzare la messa a fuoco manuale, dato che si scatta a diaframmi molto chiusi per immortalare l’intero panorama e non avere niente fuori fuoco. Tuttavia, resta una scelta precisa del fotografo, quindi non c’è nulla di male nel fare fotografia di strada o qualsiasi altro genere in questa maniera, ma anzi permette una libertà creativa infinitamente superiore all’automatico.
Esistono casi in cui sarete costretti a scattare solo in questo modo, anche se la vostra macchina fotografica e il vostro obiettivo sono dotati di un sistema automatico. Un esempio è quando inserite un tubo di prolunga che inibirà l’autofocus della vostra fotocamera per fare fotografia macro, o quando si adattano lenti di un brand sul corpo macchina di un altro tramite adattatori non elettronici che impediscono l’utilizzo del motore interno dell’obiettivo.
La messa a fuoco automatica è un’agevolazione, un aiuto che la tecnologia ci regala, ma fate attenzione: un computer è pur sempre un computer e può capitare che si sbagli o che non capisca benissimo qual è il soggetto principale che volete immortalare; D’altronde, non ragiona come voi, o sarebbe umano. Per farvi un esempio personale, quando esco a fare Street Photography e utilizzo l’autofocus, mi capita che lui decida di mettere a fuoco la persona a fianco a quella che mi interessa, che magari è distanziata di pochi centimetri, facendomi buttare lo scatto. Quello che dovete imparare – e lo imparerete sul campo – è scegliere la modalità esatta per le varie situazioni: utilizzare l’area dinamica dove la scena urbana è immensa e colma di elementi può risultare controproducente, dato che lasciate alla macchina fotografica l’analisi completa di cosa mettere a fuoco, mentre optare per il punto centrale, che potete spostare di volta in volta, è molto più comodo e funzionale. Lo stesso discorso vale per la scelta tra il fuoco singolo o continuo, che è molto relativo in base alle circostanze e al vostro modo di lavorare. Piccoli accorgimenti, che pian piano che fotograferete apprenderete senza problemi e sarete in grado di applicare in base alle situazioni di scatto.
Al giorno d’oggi per i fotografi di ritratto c’è un’interessante feature nelle macchine fotografiche, l’Eye Af, un piccolo aiuto che permette di mettere a fuoco ed inchiodare (letteralmente) l’occhio della persona ritratta. E’ una funzionalità molto importante e, se devo essere onesto, veramente comoda dato che non ci si deve più preoccupare di sbagliare la messa a fuoco sull’occhio (che è il punto che non dovrete mai sbagliare quando fate fotografia ritrattistica), nemmeno se si sta scattando ad aperture ampie come f/1.2 o f/1.4.
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Speriamo che la guida sulla messa a fuoco è stata di vostro gradimento! Noi di FotoNerd abbiamo stilato un’intera sezione di guide che potrebbero interessarvi, nel caso vi steste approcciando alla fotografia o voleste approfondire meglio alcuni aspetti: