In questa guida parleremo di un sex symbol che da anni conquista donne e uomini che amano la fotografia: il mirino elettronico. Questo strumento, dopo un inizio abbastanza problematico, è riuscito a convincere anche i fotografi della vecchia scuola più scettici verso una sua reale utilità. Scopriamo il perché in questa nostra guida dedicata al mirino che ha commosso il web.
Mirino elettronico: cos’è e come funziona
Il mirino è praticamente nato insieme alle macchine fotografiche e la sua utilità è quella di aiutare il fotografo a comporre la foto. Per questo motivo può essere considerato il miglior amico di un fotografo: è sicuramente lo strumento più utilizzato in una macchina fotografica. Le tipologie di mirino sono molteplici ma possono essere divise principalmente in due tipi: mirino ottico e mirino elettronico. I vari produttori sono partiti da queste due tipologie per creare dei mirini “personalizzati”, alcuni dei quali hanno fatto storia e ancora oggi vengono utilizzati per alcuni modelli di fotocamere. Il mirino di tipo elettronico è molto comodo perché consente al fotografo di avere un’anteprima dello scatto in tempo reale, riuscendo a valutare se la foto è sottoesposta o sovraesposta, se la profondità di campo è ampia o meno, se il bilanciamento del bianco è corretto e anche se la foto è troppo contrastata. Se si scatta in JPEG è ancora più utile, perché si sa già come uscirà la foto. Se invece si scatta in RAW è utile per avere un’anteprima dell’immagine in modo da sapere già sul momento cosa andare a modificare in post-produzione.
Mirino elettronico: cenni storici
Come detto sopra, il mirino è praticamente nato insieme alle macchine fotografiche, in quanto durante l’era analogica non esistevano i display. I primi mirini erano ovviamente di tipo ottico, quindi dei dispositivi che mostravano l’inquadratura com’era realmente: lo scopo era semplicemente quello di consentire al fotografo di comporre la scena nel migliore dei modi. Le prime fotocamere non erano semplici da utilizzare, in quanto i mirini rispecchiavano la vera scena a testa in giù e con i lati invertiti, quindi serviva molta pratica prima di riuscire a coordinare i movimenti della fotocamera con quelli dell’inquadratura. Il problema venne leggermente risolto con i mirini a pozzetto, ovvero dei mirini ottici che obbligavano il fotografo a controllare l’inquadratura dall’alto. L’immagine in questo caso non era più capovolta, però continua ad esserci il problema dell’inversione dei lati. Con la nascita delle reflex le cose migliorarono però: grazie alla presenza del pentaprisma all’interno del corpo il fotografo poteva vedere esattamente quello che stava inquadrando l’obiettivo. Questo sistema viene utilizzato anche sulle reflex moderne, con l’aggiunta di molte informazioni di tipo elettronico all’interno del mirino che consentono al fotografo di avere tutti i parametri (tempo di esposizione, diaframma fotografia, iso fotografia ecc.) sempre sotto controllo. L’unico problema è che non si può avere alcun tipo di anteprima all’interno del mirino, ma le immagini vengono visualizzate come ad occhio nudo. In contemporanea alle reflex vennero inventate anche le fotocamere con mirino a telemetro, cioè un mirino molto complesso che era posizionato all’angolo sinistro della fotocamera. Questa invenzione migliorò alcune caratteristiche, però aveva un problema di parallasse in quanto non venivano “trasmesse” le immagini direttamente dalla lente, e quest’ultima e il mirino non erano paralleli.
Tutte queste problematiche vennero risolte dall’arrivo dei mirini elettronici, detti anche EVF (Electronic ViewFinder), cioè dei piccoli schermi che rispecchiano il display principale della fotocamera. Sono utilizzati su modelli che non sono dotati di specchi interni (vedi le fotocamere mirrorless), in quanto trasmettono l’immagine direttamente dal sensore fotografico. I primi mirini di questa tipologia non ebbero molto successo, sia per una questione di cambiamento dal classico all’innovativo, sia perché effettivamente non funzionavano molto bene. Su alcuni modelli erano presenti lag (rallentamenti delle immagini) molto fastidiosi, oppure le immagini risultavano poco definite e contrastate. Queste problematiche portarono gli utenti a continuare a preferire i mirini ottici oppure i display posteriori delle macchine fotografiche. Ovviamente con il tempo si è riusciti a risolvere questi problemi, arrivando ad avere mirini di tipo elettronico in grado di offrire prestazioni eccezionali.
Mirino elettronico: perché preferirlo ad un mirino ottico
Il mirino elettronico non è ovviamente presente sulle fotocamere reflex, le quali integrano al loro interno uno specchio che permette di visualizzare le immagini riprese direttamente dalla lente all’interno del mirino ottico. Il discorso è diverso per quanto riguarda le mirrorless, le fotocamere compatte e le fotocamere bridge. Su questi modelli, salvo alcuni casi, o è presente solo il display principale, quindi non è presente alcun tipo di mirino, oppure è presente un EVF. Questo mirino 2.0 è praticamente un piccolo display integrato all’interno del corpo macchina e rispecchia in tutto e per tutto il display principale della fotocamera. Essendo molto più piccolo ha una risoluzione maggiore, quindi un dettaglio delle immagini migliore. Lo si utilizza sia in fase di scatto, quando bisogna comporre la scena e cambiare le varie impostazioni di scatto, sia per visualizzare la galleria con le foto precedentemente scattate. Al contrario del mirino ottico che permette di visualizzare solo i dati di scatto, il mirino elettronico permette di avere sotto controllo tutti i parametri di scatto, i quali consentono di avere un’anteprima delle immagini in tempo reale. Quindi se si vuole scattare una foto più o meno sottoesposta, con una profondità di campo maggiore o minore ecc., lo si può fare con la massima accuratezza.
Tanti utenti, quanto devono acquistare una nuova fotocamera, mettono tra le prime caratteristiche la presenza di un mirino elettronico. Ovviamente bisogna valutare anche la qualità di quest’ultimo, la quale può variare per grandezza del mirino, risoluzione, contrasto e frequenza di aggiornamento (fotogrammi al secondo). Ormai conviene orientarsi sempre di più sulle fotocamere che integrano un mirino di questa tipologia, perché portare la fotocamera all’occhio permette di concentrarsi sullo scatto senza distrazioni, per le persone più timide aiuta a rapportarsi con il soggetto fotografato in quanto la fotocamera copre il volto e fa sentire il fotografo “più al sicuro”, e infine si evitano i riflessi dovuti alla forte luce che si hanno quando si utilizza il display principale della macchina fotografica.
Mirino elettronico: quale fotocamera che lo integra scegliere?
Il mirino di tipo elettronico è presente su tantissime tipologie di fotocamere, quindi può risultare complicato scegliere il modello che più si addice alle proprie esigenze. Attraverso le nostre guide all’acquisto sarà però più semplice, perché utilizziamo la nostra professionalità e la nostra esperienza per realizzare delle guide che aiutino l’utente a trovare la macchina fotografica migliore per l’uso che ne dovrà fare. Ogni prodotto selezionato presenta una piccola descrizione delle specifiche tecniche, di consigli e di considerazioni in base al mercato. Grazie alla nostra esperienza, alle nostre prove e al nostro studio del mercato, possiamo selezionare solo i prodotti più validi.