Mirrorless è sicuramente un termine che negli ultimi anni è entrato di diritto nel vocabolario di fotografi e aspiranti fotografi grazie alla diffusione di questa tipologia di fotocamere, ormai diventata praticamente “virale”. Non si tratta però di un’influenza, bensì di un genere di fotocamere ben preciso. Cosa sono le fotocamere mirrorless? Come funzionano? Scopriamolo insieme in questa nuova guida.
Sono finiti i tempi in cui le fotocamere professionali o da valutare in fase d’acquisto erano “solo” le fotocamere reflex, ora c’è molto di più. Grazie alle nuove tecnologie, a sensori più piccoli e a maggiori possibilità in ambito fotografico, gli aspiranti fotografi o i fotografi professionisti possono ora guardare “oltre” la classica fotocamera con pentaprisma.

Fotocamere mirrorless news
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Mirrorless: cosa sono e come funzionano
Come avrete sicuramente appreso nella nostra guida dedicata alle reflex, tali fotocamere derivano da tecnologie e modalità di scatto che fanno parte del passato, anche se, grazie al digitale, i vari modelli di fotocamere reflex non si sono mai fatti mancare qualche guizzo tecnologico o novità interessanti. Ad ogni modo, a livello storico, le reflex hanno tanti anni sulle spalle, mentre le mirrorless sono fotocamere di “nuova” concezione o che comunque sono nate negli ultimi anni.
Mirrorless significato
La parola “mirrorless” deriva dall’inglese e, suddividendola in due parti troviamo “mirror” e “less” ovvero, rispettivamente, “specchio” e “senza”. Possiamo quindi affermare, molto semplicemente, che “fotocamere mirrorless” significa “fotocamere senza specchio”, ma perché?

Se vi ricordate, ci tenevo a rimarcare all’inizio della guida la definizione di reflex e a rimandarvi alla nostra guida proprio perché è da qui che derivano le mirrorless: “senza specchio” perché si tratta di fotocamere prive del pentaprisma, elemento caratterizzante di una fotocamera reflex. La tecnologia di una fotocamera con pentaprisma si basa praticamente su di esso per tutta l’operazione di cattura della luce, riflesso sul mirino ottico e impressione sull’elemento fotosensibile. Nelle mirrorless è tutto diverso perché, non essendoci il pentaprisma, avviene tutto in forma più “diretta”, pertanto, dietro all’obiettivo troverete subito il sensore, notizia che può essere sia buona che negativa, ma tranquilli, ve lo spiegherò meglio nel corso della guida.
Mirrorless come funzionano
Il termine da cui deriva poi la definizione di queste particolari fotocamere non può mai essere associato in nessun modo ad altri modelli, pertanto, non esistono fotocamere compatte con tecnologia mirrorless o fotocamere bridge con la medesima tecnologia, e nemmeno le reflex se è per questo (altrimenti che senso avrebbe?). Questo perché il genere delle fotocamere mirrorless identifica sempre un prodotto sensibilmente più compatto e leggero di una fotocamera reflex e che è caratterizzato da un corpo con ottica intercambiabile e mirino elettronico. Pertanto, di base, è facile distinguere una mirrorless da una reflex proprio perché è l’unica categoria (oltre appunto alle fotocamere a pentaprisma – escludiamo per un attimo da questo ragionamento le fotocamere medio formato) ad avere ottiche intercambiabili e, in questo caso, ad avere anche un corpo compatto. Se poi volete un’ulteriore conferma del fatto che si tratti di una mirrorless, basta guardare il mirino: il mirino elettronico è infatti una caratteristica chiave e “madre” di ogni mirrorless, ma vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Mirino elettronico: cos’è e come funziona
Non sarebbe mirrorless senza mirino elettronico, proprio perché, in termini tecnologici, questo genere di fotocamera è proprio l’evoluzione di una reflex in tutto e per tutto. Non solo si tratta di prodotti privi di pentaprisma, ma sono anche caratterizzati da mirini che non sono più ottici bensì integrano un display che va a mostrarvi direttamente ciò che “vede” il sensore. In questo caso pertanto, non ci sarà nessun tipo di differenza tra la visione in Live View dal monitor posteriore e il mirino elettronico, perché entrambi mostreranno praticamente le stesse cose. Potrete quindi vedere in tempo reale ogni singola variazione alla scena sulla base delle impostazioni scelte, questo vi permette, ad esempio, di guardare la vostra foto ancora prima di premere il bottone di scatto.
Certo, questo non vale propriamente per le lunghe esposizioni, perché è un concetto un po’ diverso, però, mantenendoci in un certo range di tempo di esposizione, valori di diaframma fotografia e sensibilità iso fotografia, vi sarà possibile vedere realmente la giusta luce nella scena inquadrata (sempre che i settaggi scelti siano giusti ovviamente).
Mirrorless: cenni storici
Molti forse non sanno che la prima fotocamera mirrorless commercializzata è stata la Epson R-D1, e qui potreste porvi due domande diverse tra cui:
- ma da quando Epson fa fotocamere?
- Perché sembra il nome di un droide di Star Wars?
In entrambi i casi, non sarebbero domande pertinenti con il tema, quindi non fatevele.
Epson R-D1 è una fotocamera commercializzata a partire dal 2004, pertanto pensate a quanto siano già vecchie le mirrorless. Ad oggi hanno ben ____ anni! (gli underscore servono perché almeno mettete voi gli anni effettivi passati dal 2004 ad oggi sulla base di quando state leggendo questo articolo – FotoNerd, il magazine che ti fa fare i conti anche quando non dovresti).
A guardarla bene, Epson R-D1 non era neanche tanto brutta e, non vorrei sbilanciarmi troppo ma potrei dire che assomiglia ad un’odierna Fujifilm (però anche qui, attenzione, se state leggendo questo articolo nel 2077, mentre giocate a CyberPunk su Playstation 16, sappiate che le fotocamere Fujifilm potrebbero aver cambiato design…forse).
Epson R-D1 è stata una fotocamera realizzata in collaborazione con Voigtlander-Cosina, produttore di ottiche assolutamente odierno e che continua a produrre ottime lenti. Aveva un sensore CCD da 6 megapixel e obiettivo da 28mm f/3.5 equivalente ad un 42mm di focale su pieno formato. Non aveva un mirino elettronico perché ancora non erano stati propriamente concepiti, però era priva di pentaprisma e, per definzione, questo l’ha resa la prima mirrorless commercializzata. Fu seguita un paio d’anni dopo, nel settembre del 2006, da Leica M8.
Entrambe le fotocamere sarebbero da chiamare “telemetro” per via del tipo di mirino, però, come già scritto poco sopra, erano prive di specchio quindi possono anche essere definite diversamente.
Nel corso degli anni fu poi diffuso sul mercato un particolare tipo di sensore, più piccolo degli altri, chiamato “micro quattro terzi”. Tale sensore si sposava particolarmente bene col concetto di “mirrorless” e “riduzione di peso e spessore”, ecco perché vari produttori come Panasonic, Ricoh e Olympus iniziarono ad usare questo tipo di tecnologia, anche se comunque eravamo ancora ben lontani, nel 2008, dalle mirrorless che conosciamo oggi.
Fotocamere mirrorless: come distinguere i vari modelli
Come avrete capito, uno dei motivi principali per cui un fotografo sceglie di acquistare una fotocamera mirrorless oppure di passsare ad una mirrorless dopo un lungo periodo con un sistema reflex riguarda principalmente la dimensione ristretta e il peso contenuto. Dato che non è necessario avere lo spazio per montare uno specchio e un pentaprisma, i corpi macchina mirrorless sono di conseguenza più compatti e leggeri rispetto alle tradizionali reflex.
Mirrorless: tiraggio e adattatori
Nelle fotocamere mirrorless è importante capire il tiraggio, cioè la distanza tra il sensore e l’obiettivo; trattandosi di uno spazio molto ridotto, grazie a questa nuova tecnologia, un altro vantaggio delle mirrorless è proprio il fatto che è possibile montare praticamente qualsiasi obiettivo di qualsiasi produttore tramite uno specifico adattatore. Ecco perché molti utenti Canon hanno acquistato una mirrorless Sony e continuato ad usare le proprie ottiche, chi usava Nikon e ora usa magari fotocamere di altri produttori ha avuto modo di adattare le lenti e così via. Allo stesso modo, sono i produttori stessi ad offrire la disponibilità di adattatori specifici per montare sui corpi mirrorless le lenti di un sistema reflex. In prima linea, in questo caso, ci sono proprio Canon e Nikon che, nel corso degli ultimi 20 anni hanno prodotto e venduto una grande quantità di obiettivi per attacco full frame e APS-C. Attualmente, con i corpi Nikon Z e Canon EOS R l’attacco fisico dell’obiettivo è cambiato, motivo per cui, ad esempio, non è possibile montare in maniera “naturale” un’ottica Nikkor AF-S su una fotocamera Nikon Z, cosa che però è possibile con l’adattatore opzionale o spesso venduto in kit.
Canon applica la stessa strategia, ed è una cosa molto vantaggiosa per “accompagnare” o “incoraggiare” gli utenti storici a passare a mirrorless mantenendo comunque tutto il parco ottiche acquistato nel corso degli anni. La stessa situazione è capitata a me: sono utente Nikon da anni e anni e ho anche un buon parco ottiche; dopo aver acquistato una Sony ho adattato le lenti ma perdendo l’autofocus (dato che ho acquistato un adattatore che non mantiene tale paramentro). Quando ho successivamente acquistato una Nikon Z6, tramite l’adattatore incluso nel kit sono riuscito a montare tutte le mie ottiche Nikkor AF-S su baionetta Z senza perdere velocità, settaggi, autofocus e quant’altro.
I tipi di adattatori disponibili in commercio, in realtà, sono di vario tipo: si parte dai “dumb adapters“, cioè quello che ho comprato io all’inizio, ovvero un semplice anello di ferro la cui unica utilità è quella di allungare il tiraggio senza trasmettere nessun dato alla fotocamera. Si passa poi agli “speed boster“, cioè costosi adattatori di terze parti che riescono a mantenere automatismi e autofocus e hanno la capacità di far guadagnare uno stop di luce. Infine, ci sono gli adattatori delle case madri che sono in realtà molto simili agli speed booster ma hanno costi inferiori e funzionano soltanto per determinati tipi di attacchi, non sono infatti disponibili per ogni corpo macchina ma solo da quello del produttore stesso (vedi gli adattatori di Canon e Nikon per adattare ottiche per reflex a corpi mirrorless).
Fotocamere mirrorless: differenze tra i sensori
Come avrete già appreso nella nostra guida dedicata al sensore fotografico, ci sono alcune differenze tra i vari tipi di sensori montati nelle fotocamere e, queste tipologie, valgono in gran parte anche per le fotocamere mirrorless, seppur con qualche minuscola differenza e un campo più ristretto. Gli standard presenti sul mercato ad oggi sono quattro: sensori micro quattro terzi, i più piccoli e tendenzialmente usati da Panasonic Lumix e Olympus, i sensori APS-C, utilizzati da Nikon, Canon, Fujifilm e Sony, i sensori Full Frame, che vengono implementati in fotocamere professionali di Canon, Nikon, Sony e Panasonic Lumix e i sensori medio formato che compaiono su mirrorless Leica e Hasselblad.
Tanti anni fa Nikon produceva anche un minuscolo sensore chiamato “CX” che misurava 13,2×8,8mm ed era installato sulla sfortunata serie “1” (uno) che ad oggi non è più in produzione e risulta ritirata dal mercato. La serie Nikon 1 è stata una sorta di “esperimento” del produttore giapponese che, però, nel corso del tempo non ha portato grandi frutti, costringendo Nikon a fermare la produzione e concentrare le risorse sullo sviluppo della serie Z, ad oggi molto apprezzata dai fotografi.

Fotocamere mirrorless: i Sony son desideri (e anche fatti concreti)
Oltre a tutto ciò che avete appreso finora, ci sono alcune peculiarità oserei dire “esclusive” delle mirrorless che permettono agli utenti di avere funzioni interessanti e facilitazioni nell’utilizzo globale. Non è un segreto ormai che questo segmento di fotocamere è molto indicato per i video e, infatti, ha avuto un “boom” proprio tra i videomakers in erba (che non sono né quelli di Erba e nemmeno quelli che fanno uso di sostanze stupefacenti). Ad esempio, una (quasi) costante di tutte le fotocamere mirrorless è quella di avere funzioni come il focus peaking, cioè un’impostazione che, durante la messa a fuoco manuale, crea una sagoma colorata proprio sopra alla porzione di frame che in quel momento è a fuoco. Certo, questa funzione era presente anche su alcune reflex, ma tendenzialmente erano tutti prodotti di fascia alta (vedi Nikon D850).
Oltre a questo, la tecnologia mirrorless ha permesso la creazione, la sperimentazione e l’implementazione di sistemi come “Eye AF”, “Animal AF” e “Face Detection”, ovvero automatismi dell’autofocus che, grazie ad importanti algoritmi e processori prestanti, permettono alla fotocamera di riconosce gli occhi di una persona o di un animale, riconoscere i volti nel frame ed effettuare lo scatto (volendo) solo nel verificarsi di alcuni gesti, come ad esempio un sorriso. Vi ho anche descritto qualche paragrafo sopra le potenzialità del mirino elettronico a cui si va ad aggiungere la possibilità di creare un sistema con sistemi di autofocus eccezionali e la presenza di una grande quantità di punti di messa a fuoco. Lato AF e funzionalità innovative, è stata Sony la prima azienda a rendere disponibili sistemi come Eye AF e Animal AF, per poi presentare sulla ammiraglia A9 una modalità di scatto chiamata “Blackout free“, ovvero una funzione che vi permette di scattare raffiche di foto da 20fps guardando nel mirino e senza avere interruzioni di “nero” durante la visione.
Tale “interruzione nera” succede normalmente nelle reflex in quanto è necessario qualche microsecondo per permettere allo specchio di muoversi facendo passare la luce dal sensore alla memoria e così via, motivo per cui, durante le raffiche e nei momenti più dinamici, un utente veniva comunque costantemente interrotto rischiando così di perdere quel microsecondo fatale (cosa che può succedere). La fotocamera mirrorles a9 è stata l’ennesimo esempio targato Sony di come la tecnologia odierna ci viene incontro fornendoci facilitazioni che possono rendere il nostro lavoro migliore sotto ogni punto di vista. Oltre a questo, molte mirrorless professionali integrano anche funzioni come profili FLAT, funzioni di Log di gamma (vedi S-Log di Sony e affini) e possibilità di gestire la registrazione con recorder esterni, tutte funzioni dedicate ai videomaker e che fino a qualche anno fa potevano essere usate soltanto su una camcorder professionale per produzioni televisive o cinematografiche.

Mirrorless significa anche grande qualità di registrazione, in quanto la maggior parte dei prodotti di questo tipo (ormai anche moltissimi di fascia bassa) integrano la possibilità di registrare video in 4K con bitrate molto elevati, garantendo così una qualità decisamente importante. Negli ultimi tempi si parla addirittura di risoluzione 8K sulla nuova Canon EOS R5, formato che sapremo che sarà di grande qualità ma che non sapremo come o dove usare (almeno per ora – cancellate tutto il paragrafo se state leggendo questa guida nel 2077, in quegli anni saremo già arrivati al 20K, ma la TV sul digitale terrestre sarà ancora a 720p come adesso, ne sono certo).
Attenzione all’autonomia
Certamente non sono sempre tutte “rose e fiori” perché con la diminuzione della dimensione del corpo, l’aumento della compattezza e tutte queste fantastiche funzioni elettroniche, le batterie non possono di certo fare miracoli. Scordatevi quindi i 1200 scatti con una sola carica (o più) di una reflex e iniziate a riflettere su quante batterie ulteriori acquistare insieme alla vostra prima (o seconda, o terza…chissà) fotocamera mirrorless. Questo perché la media di autonomia di una fotocamera mirrorless “standard” si attesta tra i 300 e i 400 scatti, ma sempre a seconda di ciò che effettivamente usate per scattare: a seconda che scegliate il display posteriore o il mirino, l’autonomia potrebbe aumentare o diminuire, così come, allo stesso modo, se tenete Bluetooth, Wi-Fi, GPS o altre funzioni secondarie attive, questo si tradurrà inevitabilmente in un’autonomia quasi nulla. Non a caso infatti, ancora oggi (siamo sempre nel 2020, non ancora nel 2077, mi raccomando) molti fotografi professionisti abituati a reflex sono restii al passaggio proprio per questo dettaglio per loro non trascurabile (giustamente, a seconda delle esigenze).
Molti di voi ora staranno pensando che sia sufficiente aggiungere un battery pack (chiamato anche “impugnatura verticale) al fine di avere una doppia batteria e duplicare l’autonomia, certo, buona idea, con la differenza che se si acquista una mirrorless per una questione di compattezza e peso ridotto, in questo modo il tutto aumenta, togliendo un paio di vantaggi fondamentali di questo sistema.
La rivoluzione del connettore USB Type-C
Grazie alle fotocamere mirrorless sono nate anche nuove possibilità di scatto, come ad esempio la reale possibilità di alleggerire tutta la propria workstation in mobilità, preferendo un tablet piccolo e leggero ad un notebook pesante e ormai poco gestibile e sfruttando adattatori o cavi USB Type-C e/o in alternativa, connessioni senza fili per il trasferimento immediato delle immagini. Tutto questo perché la vita di oggi è molto più frenetica e dinamica di un tempo, e l’interesse è quello di avere sempre meno peso sulle spalle, lavorare in modo rapido e silenzioso, consegnare tutto il prima possibile e così via. Tutte queste possibilità oggi sono attuabili e fattibili grazie ad una mirrorless e, ad esempio, un iPad Pro con Apple Pencil e tastiera integrata. In sostanza, si passa da uno zaino con reflex, due obiettivi, un notebook, hard disk vari, cavi, memorie e accessori generici del peso complessivo di circa 10-15kg ad uno zainetto più piccolo con una mirrorless e ottica tutto fare con di fianco un tablet, cosa che permette una drastica riduzione del peso che può arrivare anche ad un 80% in meno.
Non dimentichiamoci poi un altro grandissimo vantaggio delle fotocamere mirrorless: a differenza delle reflex, che nella maggior parte dei casi integravano un cavo micro usb (o mini usb a seconda dei modelli) praticamente inutile e poco utilizzato (era concepito come mezzo di connessione con il PC), le mirrorless integrano quasi tutte un connettore USB Type_C, cavo reversibile ed universale, presente ormai su tutti i notebook e tablet odierni (anche se non ancora su tutti gli iTelefoni, – faccina triste) e che offre davvero molti vantaggi. Il primo vantaggio che mi viene in mente è il fatto che può fungere da ricarica per la batteria della fotocamera, motivo per cui, paradossalmente, potete collegare un powerbank esterno alla fotocamera e caricare la batteria durante lo scatto. Oltre a questo poi, il connettore USB Type-C offre innumerevoli funzionalità supplementari, come la capacità di trasportare un segnale video o di trasferire i file. Questo significa che molte fotocamere, con un singolo connettore, possono essere ricaricate, trasferire immagini velocemente oppure offrire una fonte video per, ad esempio, la proiezione delle foto su un monitor, TV o proiettore.
Fotocamere mirrorless: quale scegliere e perché
Una volta potevate lamentarvi per la quantità di fotocamere reflex in commercio, oggi potete convertire questa lamentela verso le mirrorless, perché i modelli sono davvero tantissimi e necessitano di un’attenta riflessione su budget ed esigenze prima di procedere all’acquisto. È importante capire cosa vi serve, quanto volete spendere e cosa potreste aver bisogno in futuro in fatto di accessori e obiettivi. A seconda della vostra esperienza, del vostro percorso, delle vostre necessità e del vostro portafogli, il numero di modelli disponibile potrebbe restringersi oppure espandersi, motivo per cui abbiamo realizzato (e continuiamo a realizzare costantemente) una serie di guide all’acquisto per aiutarvi nella scelta senza errori ed evitare di creare scontenti. Tranquilli, le aggiorniamo costantemente, pertanto, anche se state leggendo questo articolo nel 2077 troverete i modelli giusti aggiornati con il vostro tempo.
Articolo dettagliato ma pomposo, volevo sapere cosa è esattamante una mirrorless e per saperlo sono andato fino a metà pagina dopo aver perso 2 minuti a leggere tutto il prequel “Mirrorless è sicuramente un termine che negli ultimi anni è entrato…” compreso di pubblicità senza mai arrivare al sodo dell’argomento, cioè cos’è una mirrorless!
Ciao!
Ci teniamo a dare tutte le informazioni in modo completo per tutti, sia per chi vuole arrivare “subito al sodo”, sia per chi cerca davvero ogni dettaglio.
Per le pubblicità, ci dispiace, ma è purtroppo l’unico modo sostenibile per permetterci di “vivere”. Tutto questo finché non troviamo uno sceicco che decide di sostenere economicamente il nostro progetto 😂
Grazie, per me’, l’articolo mi e’ risultato completo ed esauriente.
Ottimo, completo ed esaustivo