Se c’è un prodotto che ho sempre sognato di avere è sicuramente quel tipo di accessorio che mi permette di semplificare la vita lavorativa di ogni giorno (magari anche non solo quella lavorativa). Avete presente, vero? La possibilità di fare più cose in meno tempo, oppure ottimizzare alcune azioni, essere più comodi in tutto ciò che si deve fare per lavoro o si vuole fare per passione. Tutto questo (e non solo) è possibile farlo con Monogram Creative Console, un dispositivo che ha già una lunghissima storia nonostante sia uscito da poco, così come un ventaglio infinito di possibilità creative. Vorrei parlarvi di questo prodotto in maniera tecnica ma non solo, anche un po’ filosofica. Buon viaggio…ehm…buona lettura.
Prima di parlare della scheda tecnica e delle prestazioni, vorrei passare da un punto spesso tralasciato nelle altre recensioni, affrontando quindi un attimo la storia dell’azienda: perché è stato fatto tutto questo? Quale voleva essere la finalità di chi ha pensato questo progetto? Ma soprattutto, come si chiamava prima di “Monogram”? Sono certo che vi interesserà e che molti di voi esclameranno “ah si, ma li conoscevo!”
Monogram Creative Console: una timeline che riconoscerete
Era il 2014, io ero ancora “in fissa” con i Time Lapse e facevo un sacco di gite, viaggi e workshop per approfondire al meglio questa “arte” nella speranza che in futuro potessi fare praticamente solo questo per vivere (spoiler: i miei sogni s’infransero giusto qualche mese dopo quando introdussero la modalità “Time Lapse” in praticamente ogni dispositivo – microonde compreso – e tutti da quel momento si convinsero che questa tecnica potesse essere uguale con qualsiasi dispositivo, stessa qualità – ma no, grazie). Questo, in sostanza, significava per me fare tantissima produzione prima fotografica e poi video per assemblare frame per frame, assicurarmi che tutto fosse perfetto, fare correzioni accurate e così via. Proprio in quell’anno, in zona Canada più o meno, venne presentato Palette Gear su Kickstarter: si trattava di un dispositivo rivoluzionario per il suo genere che tramite l’assemblaggio magnetico di alcuni componenti vari permetteva il “mapping” (che poi scoprirete bene cos’è) facile nei vari programmi di fotografia, video e simili. In sostanza, Palette Gear aveva vari tasti, fader, knob e simili che potevano essere personalizzati a piacere sulla base dell’attività da svolgere, cosa che permetteva di risparmiare tantissimo tempo in fase di post-produzione e/o montaggio video, avendo quindi una sorta di “consolle” (ispirata a quelle ben più grandi che si usano in regia) personalizzabile a piacere.

Nel 2016 Palette Gear lancio la prima vera integrazione con Adobe: da quel momento Lightroom Classic, Photoshop e Premiere erano perfettamente funzionanti (fin da subito) con tutto il sistema , mentre nel 2017 vennero assegnati tre brevetti per il tipo di design a configurazione modulare della console. A seguito di molte evoluzioni e di voglia di proporre sempre progetti più importanti, il team dietro a Palette Gear prese la grande decisione di diventare “Monogram” nel 2019, un autentico rebrand generale annunciato direttamente su Kickstarter e con tantissime novità, a partire da “Monogram Creator”, l’app di gestione della console (precedentemente “Palette App”) che ora ospitava addirittura un SDK, permettendo agli sviluppatori di creare plug-in e integrazioni personalizzate per utilizzare tale console nel modo migliore praticamente con ogni software possibile e non dare limiti all’immaginazione.
In tutto questo, sfortunatamente, il picco di “successo” di Monogram è arrivato proprio durante il 2020, unitamente a qualcos’altro che ci sta ancora rovinando molte giornate e che ben conoscerete. Per questo motivo, oggi l’azienda fa ancora un po’ fatica ad ingranare e farsi conoscere in quanto la produzione e la spedizione sembrano facili da gestire ma non è affatto vero. Ovviamente poi Monogram, come azienda, non è stata l’unica ad avere problemi di produzione nel 2020, motivo per cui il progetto è sempre vivo e “voglioso” più che mai di farsi conoscere nel mondo.
Proprio perché il team non si ferma mai, nel dicembre del 2019 la “quasi” Monogram è riuscita ad ottenere il permesso da Epic Games di creare un integrazione in Unreal Engine (UE) per il software di gestione e per la produzione virtuale. C’è poi stato l’annuncio, tramite due comunicati stampa distinti, che Monogram è stato un dispositivo utilizzato sul set di Lion King (il Re Leone – 2019) e per entrambe le stagioni di The Mandalorian per quanto concerne post-produzione e montaggio “on-the-go”.
Per quanto riguarda ciò che penso io finora, sarò sincero: io avevo già conosciuto Palette Gear nel 2014 e ho sempre seguito gli sviluppi di questo progetto, sognando un giorno di avere uno di questi dispositivi. La trasformazione in “Monogram” mi ha fatto percepire che ci potesse essere qualcosa di incredibilmente nuovo ed interessante nell’aria e oggi, grazie all’azienda e a tutto il magnifico team, oggi posso parlarvi di questo progetto nel dettaglio anche da orgoglioso possessore di una Monogram Creative Console Studio Edition nonché persona che ha avuto la possibilità di avere quello che chiamano “sneak-peek” (una sbirciata) delle funzionalità future. Ora mi sento pronto per la parte tecnica della recensione.
Monogram Creative Console: a chi è adatta e perché dovrebbe interessarvi
Parliamoci chiaro: ho provato in mille modi diversi, nel corso degli anni, a cercare di ottenere con estrema difficoltà quello che oggi ottengo con tanta facilità grazie a Monogram Creative Console. In sostanza, quando si lavora nel mondo della creatività, sfera che comprende la fotografia, il videomaking, la composizione musicale, la pittura e così via si ha certamente bisogno di strumenti in grado di supportare ciò che abbiamo bisogno di creare. Ad esempio, chi fa tanta post-produzione fotografica è in grado di lavorare sempre e solo con tastiera e mouse, o addirittura con il trackpad, ma sicuramente potrebbe essere più veloce a farlo con un dispositivo esterno che racchiuda più macro (combinazioni di tastiera racchiuse in un solo tasto), azioni rapide e collegamenti veloci. Prima che mi arrivasse questa Monogram Creative Console utilizzavo una dannatissima Razer Orbweaver, cioè un semplice “gaming keypad” che poteva essere mappato in maniera personale al fine di eseguire più azioni contemporaneamente e velocemente – pertanto si, la usavo per post-produrre e montare. Scrivo “dannatissima” per il semplice motivo che qualche tempo fa Razer ha deciso che gli utenti Mac non contavano più nulla e ha smesso di aggiornare il software di gestione necessario per mappare i dispositivi e poterli utilizzare correttamente; in quel momento avevo tre dispositivi Razer in utilizzo (mouse, tastiera e gaming keypad). Inutile dirvi che, da un giorno all’altro, ho dovuto cambiare tutto perché non potevo più lavorare, e questo purtroppo succede quando si ha a che fare con aziende poco serie che decidono di tagliarti fuori improvvisamente. Ho quindi deciso di optare per la più seria Logitech, con una tastiera che mi permettesse di creare macro. Tutto molto bello, ma alla fine ci si rende conto che è tutto inutile: se vuoi lavorare nel modo migliore, non puoi usare una tastiera o un gaming keyboard per usare le macro (anche se comunque Logitech aggiorna i suoi software con regolarità, a differenza di altre aziende).
Mi sono svegliato da una sorta di incubo con l’arrivo di Monogram Creative Console, e penso che la mia storia sia più che sufficiente per farvi capire a chi possa essere adatto questo prodotto: cercavo qualcosa che mi permettesse di essere rapido e veloce in tutti i programmi che uso per lavoro (e non solo), partendo da Final Cut e arrivando fino a GarageBand passando per Lightroom Classic CC e Photoshop e infilandoci dentro altri software in caso di bisogno.
Il fatto che Monogram Creative Console sia modulare e magnetica permette una serie infinita di utilizzi, perché potete decidere di acquistare il kit “base” e poi ampliarlo in futuro con un altro kit, pezzi singoli e così via. Paradossalmente, un Monogram completo può essere infinito, grande quanto una scrivania, lungo dal Canada a Cardano al Campo, senza limiti. Ogni componente si attacca seguendo una logica ma può essere orientato in più modi, incastonato a seconda delle esigenze, trasportato comodamente in viaggio a pezzi e così via.
La cosa interessante è anche che ogni singolo componente di Monogram ha “memoria”, quindi ricorda bene i tasti assegnati, mappati e configurati così come il colore della retroilluminazione LED. Come dicevano a scuola? “Cambiando l’ordine degli addendi, la somma non cambia” e con Monogram è la stessa cosa: spostando i vari componenti in più modi non verranno perse le singole configurazione fatte, ma anche a questo ci arriveremo presto nel corso della recensione.
Monogram Creative Console: design e materiali
La cosa bella di Monogram Creative Console è che, innanzitutto, non ha una forma, o meglio, può averne a migliaia. Il concetto di “modularità” non è poi così nuovo nella tecnologia, ma nel corso del tempo molte aziende hanno purtroppo fallito cercando di portare un progresso dove effettivamente (forse) non interessava, o forse interessava pochissimi. Ricordo dispositivi come il Moto Z, uno smartphone di qualche tempo fa, che aveva vai moduli che potevano essere attaccati nella parte posteriore dando accesso ad un audio migliore, una fotocamera più risoluta e così via. Per anni poi si parlo di Project Ara, quello che sarebbe dovuto essere lo smartphone modulare di Google con ogni tipo di pezzo “montabile” e smontabile a piacere, purtroppo anch’esso finito nel dimenticatoio. Monogram però è un concetto diverso: si basa su un fattore di utilità che non può essere “distrutto” o ignorato. Se per quanto concerne lo smartphone fatichiamo ad abituarci ad un concetto di modularità, per uno strumento come questo che può servirci in più ambiti e per esigenze diverse risulta essere solo ed esclusivamente un vantaggio.
Per questo ed altri motivi, il concetto di Monogram è molto semplice: tu scegli un kit o un modulo, il resto lo decidi giorno per giorno, esigenza per esigenza. Potete decidere di acquistare un kit “pre-costruito”, cioè una serie di moduli che poi assemblati vi permettono di lavorare su una serie diversa di programmi, oppure comporre il vostro kit personalizzato, oppure ancora comprare un kit e poi dopo qualche mese comprarne un altro e unire tutto. Insomma, il concetto di modularità tecnologica non è mai stato espresso così bene in un prodotto, perché non solo è qualcosa di estremamente personalizzabile, ma ti lascia anche libero di scegliere ad ogni accensione, ad ogni utilizzo, ogni giorno, per sempre.
il concetto di modularità tecnologica non è mai stato espresso così bene in un prodotto, perché non solo è qualcosa di estremamente personalizzabile, ma ti lascia anche libero di scegliere ad ogni accensione, ad ogni utilizzo, ogni giorno, per sempre.
Scendendo in profondità, nei materiali, ogni singolo modulo è spaventosamente curato nonostante apparentemente sembri semplicissimo. Partiamo da qualcosa che mi ha stupito: il tatto. Toccare ogni singolo modulo fa subito capire quanto siano resistenti e ben costruiti, perché sono realizzati tramite una lavorazione CNC su un tipo di alluminio aerospaziale molto solido, di base un Ergal, detto anche alluminio 7075 ma ricordato da tutti anche come “questo non si trova dappertutto, gente”. La superficie di ogni singolo modulo è realizzata in alluminio sabbiato che permette di ottenere una finitura testurizzata premium, il tutto in un rivestimento in alluminio anodizzato per garantire un’ottima durata e una perfetta resistenza ai graffi. Indipendentemente da ciò che poi ci sarà sopra (un fader, un knob, un JOG o un semplice tasto), ai lati ci saranno sempre dei contatti, tutti uguali a parte una singola zona che anziché semplici contatti presenta dei pin necessari per trasmettere la comunicazione e i vari dati tra un modulo e un altro. Questo significa che collegare magneticamente i vari moduli non è sufficiente, bisogna anche ricordarsi che “tutto” passa dal connettore con i pin, cosa che chiaramente influenza il montaggio, ma neanche così tanto.
Tali connettori magnetici sono realizzati al neodimio e consentono un fissaggio rapido ma anche sicuro, motivo per cui la presa è praticamente immediata e la resistenza ottima. La parte inferiore è l’unica realizzata in ABS per essere morbida al tatto, così come alcuni elementi ulteriori in ABS e anti scivolo li troviamo nella parte inferiore dei moduli, motivo per cui la console assemblata (ma nemmeno i singoli moduli) non scivolerà sulla scrivania o sulle varie superfici di utilizzo.
Ma vediamo i vari moduli disponibili e acquistabili separatamente: troviamo il Monogram Core, che è il modulo che presenta la porta USB Type-C per il collegamento al computer e il piccolo monitorino da 1.54″ IPS oltre ad un processore ARM Cortex-M che risulta essere il fulcro del sistema che poi gestisce tutto. Questo modulo è fondamentale in quanto contiene anche il sistema operativo di Monogram, motivo per cui nulla può funzionare senza il “core” (“sii o core mio”…ah no). Ogni modulo aggiuntivo dev’essere collegato qui, diversamente non funzionerebbe nulla.

Troviamo poi l’Orbiter Module, che io chiamo volgarmente “JOG” (perché di fatto lo è) che credetemi, sembra un quadrato con una grossa “rotella” e niente più, ma, a parte i materiali già descritti poco sopra, offre un doppio livello di sensibilità, sia in superficie che nelle parti laterali. Si tratta in effetti di un dispositivo di input unico nel suo genere per un semplice motivo: è stato pensato per interazioni 2D e 3D. Questo significa che si può lavorare sugli assi X e Y in più modi, con controllo sensibilità, rotazione, supporto al MIDI, configurazioni basate su posizioni, inizio e fine e così via. All’interno dell’Orbiter c’è una tecnologia che si chiama “Monogram M3D” che permette di rilevare la deflessione del disco inferiore al millimetro ed è resistente a polvere e detriti, al contrario delle Trackball che richiedono pulizia costante.

L’anello ha un diametro di 68mm ed è progettato per regolazioni fini e scorrimento fluido. C’è un encoder ottico ad alta risoluzione, la sensibilità regolabile e un cuscinetto a sfere di livello industriale da 47mm montato nella parte interna che serve a dare una sensazione incredibile durante l’utilizzo, quasi come se stessimo scivolando “con controllo” sull’olio. Tutto questo significa solo una cosa: avrete la possibilità di ottenere un controllo incredibile nell’editing video, nel fotoritocco e nella post-produzione musicale. Ho usato questo Orbiter per il montaggio video, per la post-produzione fotografica di precisione e si, anche con GarageBand per montare gli episodi del nostro FotoNerd Podcast, non ho mai avuto nessun problema ma soprattutto la mia sensazione è stata come se stessi toccando fisicamente ciò che stavo facendo, come se potessi toccare le tracce, le clip, i cursori di Lightroom e così via, ed è incredibile. È un tipo di sensazione difficile da spiegare.
Dopo l’Orbiter Module è il turno del Dial Module, un altro componente che troviamo nei kit vari ma che possiamo comprare anche separatamente (come tutti del resto) per creare la nostra personale Creative Console. Il Dial Module non serve a telefonare bensì sono tre piccoli knob che i produttori musicali conoscono bene dai mixer e dalle interfacce midi dedicate alla produzione / regia audio. Lato video / foto possono comunque essere molto utili da usare nei vari programmi di riferimento per spostare vari cursori e controllare settaggi con precisione.

Ogni pomello dei tre ha molteplici funzioni: rotazione, pressione + rotazione, pressione (e pressione + reset). Questo significa che con una pressione posso “accendere” una determinata funzione e con la rotazione regolarla. Ovviamente la sensibilità è regolabile, così come anche il colore dei led intorno al KNOB stesso: a seconda dell’impostazione possono cambiare colore dinamicamente. Secondo il produttore, questo modulo supporta l’assegnazione di ben 135 funzioni diverse, calcolate sulla base delle combinazioni possibili.
Insieme al bundle “Studio Console” è presente anche l’Essential Keys Module, che, visivamente parlando, è un semplice modulo con tre tasti che non aspettano altro che essere premuti da qualcuno. Scendendo più in profondità però di tratta di tre tasti meccanici che possono sopportare ben 70 milioni di cicli (mica bruscolini). Ogni singolo tasto supporta due diverse azioni: pressione singola oppure prolungata, cosa che ovviamente può essere impostata senza problemi. Le dimensioni sono pari a 90 x 45 x 19mm e vengono supportate fino a ben 45 funzioni diverse per una mappatura completa.

L’ultimo modulo disponibile, presente nel kit “traveler console” è lo Slider Module, che sarà più noto e facilmente riconoscibile da chi produce musica o fa tanto editing audio, in quanto si tratta fondamentalmente di tre fader. Anche in questo caso troviamo i led RGB personalizzabili, regolazione del range e della sensibilità, possibilità di assegnare fino a 45 funzioni diverse e il pieno supporto alle mappature “standard” e MIDI. Questo modulo però non era incluso nel mio kit della Monogram Creative Console (mi hanno dato la “Studio Console”), pertanto non ho potuto provarlo.
Monogram Creative Console: il vero fulcro del sistema è “Creator”
Fin qui avrete quindi capito che non stiamo parlando di un prodotto creato in fretta oppure in cui i dettagli non sono curati, anzi, è qualcosa di incredibilmente ben fatto e modulabile a piacere, caratteristica senz’altro unica che distacca questo prodotto da tanti altri “concorrenti” possibili – in quanto, dal mio punto di vista, un prodotto modulare come questo non può avere concorrenti e non può essere paragonato ad altri accessori “analoghi”. Tuttavia, un prodotto così ben riuscito e con così tante belle pretese, necessita anche di un “ecosistema di controllo” adeguato e che possa permettere all’utente di giostrarsi tra configurazioni di ogni tipo senza alcun problema. Ed ecco che quindi è arrivato il momento di parlare di Monogram Creator App, il software gratuito per configurare, mappare e gestire la vostra Monogram Creative Console (qualunque essa sia e in qualsiasi configurazione la costruiate).
Monogram Creator App è un’applicazione molto semplice che però permette di creare o gestire profili molto complicati. L’ho messa duramente alla prova in queste settimane, confrontandomi anche con il gentilissimo team di sviluppo di Monogram, e ne sono rimasto molto affascinato. Partiamo da un facile e semplice presupposto: per padroneggiare al meglio la app e le migliaia di possibilità di Monogram Creative Console vi servirà un po’ di tempo, pratica e studio, è assolutamente normale.
Monogram Creator App permette di creare / gestire profili di mappatura per la Monogram Creative Console, condividere con la community di Monogram vostri profili personali (quindi creazioni) oppure importare configurazioni e profili da amici e/o dalla community stessa di Monogram. Il produttore ha infatti messo a disposizione degli utenti una community online di supporto reciproco sia per chiedere aiuto, sia per condividere le proprie creazioni o scaricarne di altre. La particolarità interessante di questa community, che mi ha colpito molto, riguarda sicuramente la rapida interazione tra utenti vari per il supporto e la grande presenza di profili disponibili anche per applicazioni “non mappate”.
Cosa significa questo?
Significa che il team di Monogram, in collaborazione con vari produttori come Adobe e Phase One ha creato alcuni Plug-In che vengono installati automaticamente insieme alla app per permettervi di mappare rapidamente alcune app come Adobe Lightroom Classic, Adobe Photoshop, Adobe Premiere Pro, Adobe After Effects, Adobe Audition, Adobe Illustrator, Adobe InDesign, Phase One Capture One 11+ e così via. Premendo il tasto “+” all’interno della Monogram Creator App potrete vedere rapidamente quali profili avete disponibili in base alle singole app, quindi procedere alla configurazione “standard” oppure con modifiche da parte vostra.
Monogram Creative Console: come mappare un’applicazione
Facciamo un piccolo esempio standard: dovete mappare Adobe Lightroom Classic perché è l’applicazione che utilizzate maggiormente per la post-produzione fotografica. Vi basterà premere “+”, selezionare Lightroom Classic e guardare le varie configurazioni a disposizione. Se avete acquistato uno dei tre kit proposti sul sito web del produttore, l’applicazione vi mostrerà in automatico le configurazioni consigliate. Con un click si carica subito la configurazione e, in tempo zero, il logo di Lightroom Classic comparirà sulla vostra Monogram Creative Console: da questo momento, ogni volta che aprirete Lightroom Classic partirà in automatico quel profilo (oppure più di uno, a seconda di cosa avete scelto).
A questo punto vedrete subito il vostro profilo configurato e pronto per essere utilizzato e, notate bene, se nel frattempo scambiate i vari moduli e cambiate l’ordine estetico della vostra Monogram Creative Console, l’app se ne ricorderà e adeguerà il profilo al vostro “nuovo design”. Pertanto, ad esempio, se su tre knob avete configurato il modulo HSL di Lightroom e vi portate via in viaggio solo quello (sempre insieme al modulo CORE), l’app se ne ricorderà e farà in modo che possiate continuare ad utilizzare il modulo HSL con quei tre regolatori. Se non vi va bene questa configurazione oppure una delle funzioni, potete cliccare sulla singola funzione per rimapparla a piacere a scelta tra migliaia di possibili configurazioni.
Ad esempio, ho cliccato in questo caso su “set rating”, che prevede con una rotazione a destra o a sinistra di aumentare o diminuire il numero di stelline sulla foto selezionata. Supponendo di voler cambiare tutto (magari non mi serve questa funzione), basta aprire la funzione cliccando nel software sul tasto corrispondende, scegliere l’alternativa e andare avanti, in pochi secondi verrà tutto mappato.
Ovviamente nelle impostazioni del singolo tasto / knob / fader / JOG / quello che premete e volete modificare, potrete gestire tantissime impostazioni: se l’app ha un plug-in supportato dal produttore (come quelle che vi ho elencato e che trovate qui) avrete direttamente vari settaggi alternativi tra cui scegliere, presi direttamente dall’app stessa (vedi il rating di Lightroom appunto). Diversamente, potrete decidere di passare alla modalità “Customize” per scegliere nel dettaglio varie alternative. In questo caso, dentro a “Customize” c ‘è anche “Keyboard mode”, dove potrete scegliere una qualsiasi combinazione di tasti a vostra scelta per mappare un programma o un’app non presente tra quelle supportate attualmente dal produttore. Io ho fatto esattamente così con Final Cut Pro X, in quanto attualmente non risulta supportata ma è comunque mappabile.
Ho fatto la stessa cosa anche con Traktor Pro, giusto per divertimento e curiosità. Sono rimasto assolutamente allibito della facilità con cui è possibile scegliere un canale midi da Monogram Creator App e farlo ricevere, in questo caso, a Traktor Pro. In sostanza, grazie a questa. funzione di mapping così semplice e anche grazie alla possibilità di avere più preset sull’app, potrei usare questa Monogram Creative Console (in versione studio) anche “banalmente” come console per mixare.
Monogram Creative Console: il profile switching che conquisterà il mondo
Tenetevi pronti perché sto per svelarvi la vera “killer function” di Monogram Creative Console: il profile switching.
Che significa? Diciamo che, letteralmente, dall’inglese, vuol dire “cambio di profilo”, ma mi rendo conto che in questo modo potrebbe dirvi poco, invece è il meccanismo geniale che sta alla base della logica di funzionamento di tutto il sistema.
Premessa: il CORE module ha due tasti che possono essere mappati liberamente oppure, in maniera molto furba, possono essere assegnati alle funzioni “Prev Profile” e “Next Profile”. Perché questa cosa è geniale? Supponiamo che voi vogliate controllare ogni singola Wheel di FInal Cut o di Lightroom, quanti Orbiter dovreste avere? Quanti soldi dovreste spendere?
Se davvero voleste mappare ogni singola funzione anche “solo” di Lightroom CC dovreste spendere 10.000€ in moduli da aggiungere alla vostra Monogram Creative Console, con la conseguenza di avere una scrivania intera fatta di pulsanti e il premio “best customer of the century” direttamente dalla direzione manageriale dell’azienda canadese. Se però volete evitare tutto questo è possibile, banalmente e furbamente, creare più profili. Di base questo è già qualcosa che vi propone l’app per i programmi che hanno il pieno supporto. Ad esempio, per Lightroom CC potete creare più profili dedicate a “cose” diverse, come la gestione della libreria, la classificazione delle foto, la post-produzione, l’esportazione e così via. Lightroom Classic divide già di suo il lavoro in moduli, così come tanti altri programmi (vedi anche Da Vinci per quanto concerne i vari pannelli dedicati al montaggio o alla color). Se voi create uno o più profili per gestire il vostro workflow, potrete facilmente gestirli e cambiarli proprio tramite i due tasti del CORE Module della Monogram Creative Console.
Oltre a questo, tenendo premuto il tasto “PREV PROFILE” (che va mappato all’interno dell’app), potrete vedere a schermo ogni singola mappatura dei vari tasti, utile se vi siete dimenticati quale tasto fa che cosa (e credetemi, vi succederà molto spesso). Ovviamente non siete abituati ad avere necessariamente un “PREV PROFILE”, perché, come vi spiegavo nel capitolo del design e dei materiali, i vari tasti possono avere molteplici mappature a seconda del grado di pressione, ergo potete assegnare questa funzione a qualsiasi tasto che, con una pressione prolungata, vi permetterà di vedere a schermo le varie configurazioni.
Tutta questa logica è assolutamente geniale in quanto nello schermo OLED della Monogram Creative Console vedrete l’icona dell’app (che è anche personalizzabile con un’immagine a vostra scelta presa dal computer o da dove volete) con il nome del profilo. Pertanto, se avete il profilo Lightroom “Library” e il profilo Lightroom “Color Correction”, cambiando profilo avanti o indietro capirete immediatamente cosa state utilizzando.
Ovviamente rimane valido il fatto che aprendo, sempre ad esempio Lightroom Classic, il profilo andrà automaticamente a configurarsi sull’ultimo usato o sul primo in ordine. Pertanto, se mappate uno o più profili per Lightroom CC, Adobe Premiere e Adobe Photoshop, a seconda della app che aprite il software riconoscerà tutto in automatico e cambierà in tempo reale la mappatura dei vari tasti.
Monogram Creative Console: le nostre conclusioni
Ho avuto modo di usare Monogram Creative Console per circa un mese, cercando di abituarmi ad un flusso di lavoro totalmente nuovo per me. Passavo da un semplice tastierino da gaming della Razer con attaccate delle etichette adesive a qualcosa di molto professionale e con un potenziale infinito. La mia conclusione è la seguente: sono certamente convinto che gli stessi ingegneri di Photoshop non conoscano tutte le funzioni e le possibilità di quel programma geniale, allo stesso modo, e con lo stesso paragone, penso che non basterà un anno a me per sfruttare ogni singola possibilità offerta da Monogram Creative Console e da tutto l’ecosistema, perché si tratta di qualcosa che è in continua evoluzione e che può essere sempre personalizzato a piacere.
Le possibilità sono infinite, le combinazioni sono a centinaia di migliaia, gli aggiornamenti costanti e la comodità incredibile. Avere un JOG così bello e finalmente reale, dei materiali così curati, una personalizzazione perfetta…insomma, sono caratteristiche difficilissime da trovare in un prodotto di questa tipologia. Esistono tante superfici di controllo simili nel concetto a Monogram, ma totalmente diverse nell’essenza. Forse vi ricorderete che quando Steve Jobs presentò il primo iPhone nel 2007 parlò proprio del fatto che i telefoni dell’epoca con una tastiera fisica avevano il limite…della tastiera fisica. Essi non potevano cambiare in base all’app aperta in quel momento, motivo per cui bisognava sempre creare dei software che si adattassero in qualche modo a quella tastiera. Con i display touch, sempre secondo Jobs, l’utente poteva avere funzioni diverse con ogni app, personalizzazioni dedicate, interfacce adattate al meglio e un ventaglio infinito di possibilità, teoria che poi si è rivelata reale e che oggi rappresenta il nostro modo di vedere uno smartphone.
Vedo Monogram Creative Console allo stesso modo: a differenza della concorrenza che ha un dispositivo con tasti fissi e con lo stesso layout uguale per tutti, questa “console” è veramente personalizzabile ed adattabile alle singole esigenze di ogni utente. È possibile acquistare, banalmente, uno studio kit e poi aggiungere un traveler kit, per poi acquistare un Master Kit e aggiungere pure quello alla vostra Monogram Creative Console originale. Potete acquistare moduli infiniti e arrivare anche a creare un capannone intero di moduli attaccati, nessuno vi dirà “stop”. Il fatto di poter permettere agli utenti il reale controllo su tutto e la reale personalizzazione di ogni modulo è qualcosa che mi ricorda tantissimo le parole di Steve Jobs che vi ho citato poco sopra. Questo fa realmente la differenza e conferisce a Monogram punti e qualità che non possono essere paragonate con gli altri prodotti “dello stesso target”, perché semplicemente non possono essere comparati.
Le uniche due cose che un po’ “peccano” in questo sistema riguardano la mancanza di moduli touch screen (che aggiungerebbero un sacco di possibilità ulteriori) e il fatto che i moduli possono comunicare tra loro soltanto tramite un PIN maschio posto in un unico lato, limitando, in alcuni casi, la composizione del kit stesso sulla scrivania.
Sarò sincero, inizialmente ero scettico su Monogram: il mio primo pensiero, vedendolo solo in foto, è stato “vabbè bello, ma costa troppo” – dopo averlo provato ho mangiato la lingua almeno 4 volte, perché mi vien da pensare che costi poco per quello che offre.
Come scritto sopra, Monogram Creative Console è disponibile in tre kit “pre-assemblati”: il Traveler Console Kit a 399,00$, lo Studio Console Kit a 499,00$ e il Master Console Kit a 799,00$, diversamente, potrete acquistare i singoli moduli a prezzi variabili a questa pagina.
Recensione in breve
Creative Console
Monogram è un progetto incredibile, infinito, pieno di risorse e in continuo miglioramento. È difficile valutare questo prodotto per il semplice motivo che continua a migliorare costantemente per adattarsi alle esigenze dei creativi (e non solo). Sembra quasi la risposta definitiva all'utilizzo di ogni programma possibile, perché si adatta a tutto. È qualcosa che ci sentiamo di consigliare a qualsiasi persona che in qualche modo vorrebbe velocizzare le proprie attività lavorative.
PRO
- Modularità infinita
- Espandibile e adattabile in ogni modo
- Configurazioni infinite
- Materiali di lusso ed incredibilmente curati
- Comodità fantastica
CONTRO
- Si sente la mancanza di un modulo Touch Screen
- È necessario montare il kit sulla base di un unico pin di contatto nella parte laterale di ogni modulo
Ciao! Domanda: quanto ti è costato in spese doganali? Hai per caso scovato un distributore europeo?
Ciao! Se non ricordo male ho pagato 60€ di dogana. Per quanto riguarda il distributore no, spediscono direttamente loro (almeno attualmente). Sullo shop online del sito ufficiale puoi procedere all’acquisto.