Abbiamo avuto il piacere di assistere alla conferenza di presentazione de “Henri Cartier-Bresson Cina 1948-49 / 1958”, mostra 2022 che racconta lo storico reportage del maestro francese sugli “ultimi giorni di Pechino”. L’esposizione è incredibile, suggestiva e immerge il visitatore sotto ogni punto di vista. Eccovi raccontata la nostra esperienza.
Mostra Henri Cartier-Bresson 2022: una raccolta unica
Abbiamo avuto il piacere di essere ospiti alla conferenza di presentazione di una mostra importante e inedita per l’Italia, in cui viene raccontato un progetto fotografico immenso, capace di narrare il cambiamento di una nazione. Situata a Milano presso Spazio Mudec Photo e curata da Michel Frizot e Yingh-Lung Su, “Henri Cartier-Bresson Cina 1948-49 / 1958” è aperta al pubblico da oggi 18 febbraio al 3 luglio 2022. Ed è, fidatevi, imperdibile.
Sono molti a considerare il grande maestro della fotografia nato in Francia il 22 agosto 1908 uno dei più grandi (se non il più grande) di sempre, tanto da meritarsi l’appellativo di “Occhio del secolo” per la sua innata e incredibile capacità di cogliere l’attimo, di raccontare storie di vita quotidiana con un talento e un dinamismo più unici che rari. Non tutti, però, conoscono i reportage che Bresson realizzò in Cina, excursus unici in cui racconta due momenti chiave: la caduta del Koumintang (1948-49) e il “Grande balzo in avanti” di Mao Zedong (1958). La mostra a Milano, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di Milano-Cultura e forte della collaborazione con la Fondazione Henri Cartier-Bresson, si innalza grazie a oltre cento stampe originali e una raccolta di documenti e materiali d’archivio che raccontano il grande cambiamento, gli “Ultimi giorni di Pechino” alle porte dell’arrivo delle truppe di Mao.
Mostra Henri Cartier-Bresson 2022: la storia dietro il racconto
Tutto ebbe inizio il 25 novembre 1948, quando la rivista “Life” commissionò a Henri Cartier-Bresson un reportage sugli “Ultimi giorni di Pechino”. Il soggiorno inizialmente sarebbe dovuto durare due settimane, ma durò ben dieci mesi e si svolse principalmente nella zona di Shanghai. Il fotografo si ritrovò a dover rimanere per quattro mesi in città, all’epoca controllata dal Partito Comunista, e riuscì ad andarsene pochi giorni prima della proclamazione della Repubblica Popolare Cinese.
Col passare dei mesi, il suo racconto, frutto del suo grande talento fotografico e di una libertà d’azione pressoché totale, fece un gran successo sulle pagine di Life e degli altri giornali internazionali, contribuendo fortemente alla consolidazione dell’agenzia Magnum Photos, creata da lui e altri fotografi solo diciotto mesi prima. Un nuovo modo di fotografare, inedito e fresco, attento ai soggetti ma anche alla composizione. Poetico, per così dire, e dai forti tratti d’autore.
In prossimità del decimo anniversario del reportage, nel 1958, Henri Cartier-Bresson si mise nuovamente in viaggio e per quattro mesi, accompagnato da una guida, percorse migliaia di chilometri in Cina per documentare luoghi selezionati, complessi siderurgici, grandi dighe in costruzione, pozzi di petrolio e paesi rurali, in cerca di quel “balzo in avanti” che la Rivoluzione aveva portato. Il maestro francese, però, documentò non solo il progresso di una nazione e di un popolo, ma anche le sue contraddizioni. Non si tirò indietro dall’immortalare lo sfruttamento del lavoro umano, il controllo militare, la presenza opprimente della propaganda. Il tutto, con quel suo “Occhio del secolo” che gli permetteva di raccontare storie in modo genuino, sincero, pur mantenendo una qualità compositiva immensa.
La conferenza
Siamo arrivati al Mudec di Milano di buon’ora, verso le 10.30. La conferenza di presentazione si è svolta alle 11.00, con la presenza, tra gli altri, del presidente della Fondazione Henri Cartier-Bresson François Hébel. Tra i vari discorsi di rito, non sono mancati (giustamente) i riferimenti alla volontà di proseguire un percorso legato alla cultura, al dare alle persone qualcosa di tangibile e concreto. Nonostante tutto, nonostante il Covid. Bellissimo, in questo senso, il discorso dell’Assessore della Cultura di Milano Tommaso Sacchi. Permea di valori, anche, una frase che voglio riportarvi di Simone Silvestri, Amministratore Delegato di 24 ORE Cultura: “Si parla sempre dei soldi spesi per la cultura, ma sarebbe giusto dire dei soldi investiti per la cultura“. Son seguiti due minuti di applausi.
Finita la conferenza, abbiamo potuto ammirare la mostra “Henri Cartier-Bresson Cina 1948-49 / 1958“. L’esposizione è curata nei minimi dettagli, con le fotografie poggiate dolcemente su un muro rosso che aiuta a concentrarsi su ogni singolo aspetto e immerge il visitatore creando un ambiente di riflessione e scoperta. Una buona mostra, dopotutto, la percepisci dalla luce, da come riescono a risaltare tutte le fotografie esposte. La qualità delle stampe, seppur non realizzate in grande formato, è tangibile e si riesce a godere di ogni particolare catturato dalla macchina fotografica del grande maestro. Lo spazio dedicato ai reperti d’archivio è esaustivo, e son ben collocati durante il percorso visita. Non manca, alla fine, il bookshop della mostra con il volume dedicato, edito da 24 ORE Cultura.
Mostra Henri Cartier-Bresson 2022: perché vederla
Una mostra che vi consigliamo caldamente di vedere per tanti motivi: la storia che Bresson ha raccontato, sincera e vera. Le immagini, che hanno una qualità incredibile sotto ogni aspetto, dalla forza del bianco e nero alla composizione precisa e mai banale. La consigliamo per supportare la cultura, perché è necessario anche più di ieri. Perché alla fine, i soldi per la cultura non sono spesi, sono investiti.
Per tutte le informazioni su orari e prezzi di ingresso vi invitiamo a consultare il sito ufficiale.