Abbiamo partecipato alla conferenza stampa di Ostaggi, lungometraggio d’esordio di Eleonora Ivone, una tragicommedia del nostro tempo, una storia che, con un tono divertente e divertito, parla delle contraddizioni e delle difficoltà sociali del nostro Paese. Ecco la nostra recensione e tutti i dettagli sul film in arrivo su Sky Cinema Primafila Premiere. Tranquilli, gli spoiler ve li segnalo prima!
Ostaggi recensione: l’ispirazione
Ostaggi nasce dall’omonima pièce teatrale scritta e diretta da Angelo Longoni, un successo confermato dai suoi due anni di tournèe tra il 2016 e il 2017. Eleonora Ivone, moglie del drammaturgo, in quel periodo era a sua volta impegnata in un altro spettacolo teatrale e arriva ad assistere all’opera del marito ad allestimento ormai concluso. Eppure, la forza di quella performance le arriva dritta come un pugno, non può resistere al richiamo: Ostaggi deve diventare un film. È così che Eleonora, forte del successo del suo primo cortometraggio, chiede al marito i diritti per rendere eterna la sua opera fugace – perché il teatro è l’arte del momento irripetibile, mentre il cinema rende ripetibile l’irripetibile. Angelo Longoni accetta e offre alla moglie le carte per dirigere il suo primo lungometraggio.
Ostaggi recensione: dal teatro al cinema
Fenix Entertainment e Wake Up Produzioni decidono dunque di puntare sul film di esordio di una regista donna e scelta non poteva essere più azzeccata. Perché Ostaggi parla dell’urgenza di dire, di raccontare gli ostacoli sociali del nostro tempo. C’è l’esigenza di rendere noto un messaggio universale che non poteva rimanere rinchiuso tra le quattro mura dei teatri ed essere custodito da quei pochi che ancora vivono il teatro. No. Era necessario diffondere il messaggio alle masse, renderlo il più manifesto possibile, il più appetibile possibile attraverso il mezzo di racconto che contraddistingue il nostro secolo: le immagini e i suoni, i colori e le musiche; in poche parole, il film.
Ostaggi recensione: il processo di adattamento
Ma il processo di adattamento non è mai cosa da poco: il rischio c’è sempre. Il rischio di scimmiottare la fonte di ispirazione, il rischio di farne un omaggio, il rischio di creare un’opera che è altro rispetto a quella da cui è nata. Chi meglio dell’autore della pièce può evitare un taglio cesareo e portare a nuova vita la sua stessa opera? Angelo Longoni affianca allora la moglie nella sceneggiatura. Mantenendo l’unità di tempo e luogo, quella spassionatamente consigliata da Aristotele, marito e moglie creano uno script in grado di abbracciare la forza dello schermo inserendo nuovi personaggi e scegliendo una location ad hoc.
La sceneggiatura attinge a due generi: l’action movie e la commedia. L’impianto drammaturgico evidenziava già queste due caratteristiche che sono state amplificate nella trasposizione cinematografica. I tanti tagli e le tante inquadrature conferiscono ritmo e vigore alle scene, grazie anche alla location che consente la giusta alternanza di interni ed esterni.
Ostaggi recensione: la location
Con la partnership di Film Commission Calabria, Rende (CS) diventa il set perfetto per ricreare l’unità di luogo, tempo e azione di cui la storia aveva bisogno, senza però privare il film dello spazio esterno necessario per far respirare lo spettatore. Rende, con la sua piazza Maritn Luther King e il centro commerciale Metropolis, consente di dare dinamicità a una vicenda altrimenti troppo chiusa per il nuovo strumento di comunicazione al quale doveva adattarsi.
La scenografia riesce ad abbracciare sia lo spazio esterno, quello abitato dalla polizia e dai negoziatori, sia quello interno, in cui sono prigionieri gli ostaggi. Non è uno spoiler: che si parli di ostaggi, di persone rinchiuse in uno stesso luogo e nello stesso tempo è chiaro fin dal titolo, ma grazie ai cambi di scena di una fotografia, nelle mani di Patrizio Patrizi, studiata ad hoc, non si sente mai la claustrofobia tipica del genere. Perché questa è una commedia, tragica, ma pur sempre una commedia.
Ostaggi recensione: il tragicomico
Ostaggi si fa carico di una lunga tradizione che, più che guardare agli internazionali Bonnie e Clyde, prende il testimone di un passato ben più lontano nel tempo e ben più vicino al nostro Paese. Molière e Goldoni hanno collaudato e sperimentato con un successo il meccanismo del tragicomico, trovando la giusta combinazione di tragico e commedia. Questo sapiente bilanciamento consente di “raccontare i difetti delle persone facendo sorridere, perché solo con il sorriso lo spettatore si identifica con i difetti” incarnati dall’attore.
Longoni ha sottolineato come, negli ultimi tempi, la commedia sia diventata una Cenerentola, accantonata e messa da parte perché ritenuta non meritevole di attenzione a differenza del più serio e riflessivo dramma. Sono i nostri vicini Francesi a mostrarci che si può far riflettere facendo ridere. A questo proposito Longoni ha citato il film del 2012 Le Prénom.
La serietà unita alla leggerezza della commedia permette una maggiore immedesimazione da parte dello spettatore. Questa è la cifra stilistica di Angelo Longoni, che si pone su quella scia, tutta italiana, già tracciata dal maestro di Amici Miei, Mario Monicelli.
Ostaggi recensione: i personaggi
Una commedia non sarebbe una commedia senza i personaggi. E in Ostaggi i personaggi sono l’anima e il corpo del film. Interpretati da un cast d’eccezione che dà prova di una performance interpretativa convincente, rappresentano uomini comuni, gli uomini e le donne dell’Italia, in tutte le loro sfaccettature. La location fatta, come abbiamo visto, di spazi interni e spazi esterni, diventa allora il mezzo per raccontare la dicotomia dei personaggi in azione. Quelli fuori: la polizia, ovvero lo Stato. E quelli dentro: gli ostaggi dello Stato. Vediamoli nel dettaglio.
Ostaggi recensione: la polizia
I personaggi che occupano lo spazio esterno della piazza sono quelli nuovi, quelli che, assenti sul palco, hanno aperto l’opera teatrale all’ampio respiro del cinema. Con le auto, le sirene e le divise ci sono loro: i poliziotti. I protagonisti di questo set fatto di asfalto, acqua e grigio cielo sono due: il commissario, interpretato da Alessandro Haber, e Anna, la negoziatrice, impersonata dalla stessa Eleonora Ivone.
Come in una nuova Alcesti, loro incarnano le due facce dello Stato: quella rude, intransigente, “l’anima ottusa che punta ciecamente solo all’ordine e alla repressione” con i fucili alzati pronti a sparare, e quella gentile “che disprezza la violenza e che vorrebbe risolvere la crisi con le armi della mediazione, è l’anima più umana dello Stato, quella che i cittadini sono meno abituati a vedere“, quella da cui diffidano perché non conoscono la sua dolce fattezza, eppure c’è ed è buona.
Ostaggi recensione: gli ostaggi
Poi c’è il mondo dentro al negozio, non a caso una panetteria. Il pane, alimento primario della nostra dieta, alla portata di tutti, il pane, che viene spezzato e condiviso insieme al vino che viene versato. Un simbolo che si fa carico di significati dalla valenza storica e religiosa.
In questo piccolo ambiente si dipana l’intreccio, che altro non è che uno svelamento di storie di vita. Sono i dialoghi e le battute, già studiate, valutate, lette e rilette, per lo spettacolo teatrale – e si sente – a mostrare i personaggi e segnare i turning point.
Tutto si svolge come in un acquario, come se i personaggi fossero dei ‘pesci umani’ guardati dallo spettatore. Un gioco di relazioni fondato su pulsioni fondamentali e contrapposte: la paura, la generosità, la solidarietà, l’opportunismo, il disprezzo, la disperazione.
Inaspettatamente quattro personaggi estremamente diversi ma al contempo simili tra loro si trovano rinchiusi in quattro metri quadri, ciascuno ostaggio dell’altro, della propria vita, delle proprie scelte, della società e dello Stato – che ha gli occhi della negoziatrice e del commissario – che li guarda da fuori da oltre il vetro dell’acquario.
Un acquario di personaggi “già stanchi” prima ancora che la giornata sia iniziata, prima ancora che un’inaspettata avventura li riunisca in una panetteria.
Gli ostaggi: Marco
Interpretato da Gianmarco Tognazzi, Marco Santini è il protagonista del film. Un uomo perbene, che tiene alle sue due figlie e ai suoi dipendenti. Vessato dallo Stato, soffocato da problemi finanziari immeritati e ingiusti, viene portato all’esasperazione e, in un giorno di ordinaria follia, scoppia. Marco è già stanco: stanco del sistema che non aiuta, che rende difficili le cose semplici, della burocrazia elefantesca, dei tempi dilatati, così in contrato con la vita istantanea che viviamo. Marco tiene in ostaggio, certo, ma è ostaggio a sua volta, come tutti, delle contraddizioni del nostro Paese, della vita e delle scelte fatte.
Gli ostaggi: Ambra
Interpretata da una convincente Vanessa Incontrada in una delle sue migliori performance, Ambra è una donna coraggiosa, sarcastica, ironica e protettiva, con il dono di capire chi ha davanti. È la moral voice che guida la storia, come una coscienza rivelata si accosta a ciascun personaggio in modo differente: protettiva nei confronti dell’anziana Regina; sprezzante nei confronti del panettiere; comprensiva nei confronti di Nabil e di Marco. Non solo. È lei la prima ad accorgersi della bontà di Marco, è lei a metterlo in difficoltà, lei ad aiutarlo, lei a farlo ragionare. Appassionata di film polizieschi che cita a memoria, Ambra è un’ex-infermiera che ha “smesso di fare l’eroina per due soldi”, per intraprendere il lavoro più antico del mondo e portarlo avanti con dignità.
Prestante, fa sfoggio della sua fisicità, ha una spavalderia tutta maschile, che Vanessa, di indole timida, non ha celato di avere avuto qualche difficoltà a mostrare.
Gli ostaggi: Remo
Interpretato dall’intramontabile Pannofino, Remo è il panettiere, un vigliacco, pavido, tirchio e razzista. L’attore si è divertito a vestire i panni di questo villain. In realtà, spiega Longoni, “il fornaio risponde a un’esigenza umana primaria: il lavoro. Remo è un gran lavoratore e, se lo tiri fuori dall’ambiente lavorativo, crolla. Ha il suo orizzonte che è il lavoro.” Per questo non lo amiamo, ma lo comprendiamo.
Gli ostaggi: Regina
Interpretata dall’ottantanovenne Elena Cotta, Regina è un’anziana pensionata, vedova e con una figlia “stronza”. È portavoce della quotidianità e della semplicità di una persona qualunque. Stanca di una routine che la ingabbia, trova in sé una forza, una grinta, una dignità e un carattere in grado di mettere in soggezione chiunque.
Gli ostaggi: Nabil
Jonis Bascir, già nel cast dello spettacolo teatrale, si ritrova interprete di Nabil: un uomo in fuga, un immigrato scappato dalla guerra. Stanco di essere respinto, stanco dei pregiudizi, delle vessazioni, dei rifiuti, delle ingiustizie, è una fucina di detti e saggezze del suo paese che infarcisce i dialoghi di tradizioni che sanno di sabbia e mare. La sua è una storia fin troppo nota, fatta di traversate in mare, barconi, guerre, sacrifici e speranza.
I Cammeo
Cesare Bocci interpreta l’avvocato difensore di Marco, lo ha aiutato a vincere la causa, ma adesso che il suo assistito non lo può pagare lo lascia al ristorante, a pasto consumato: “No, io non ti ho invitato a cena!” dice.
Ostaggi è anche la prima prova attoriale per la figlia di Tognazzi, Andrea Viola, che nel film interpreta proprio sua figlia. Gianmarco non ha negato di aver realizzato il sogno di “giocare con lei sul set”.
Ostaggi recensione: temi
Ostaggi è un piccolo gioiello che con umorismo dà vita alla tragicità delle contraddizioni della nostra società. Con successo porta sullo schermo l’esordio registico di una donna, Eleonora Ivone, che è anche interprete di una figura vincente e positiva, la negoziatrice. Non è lei l’unica donna portavoce di valori positivi: anche Ambra e Regina danno ragione di un’onda rosa che sempre più sta popolando il mondo dello streaming e non solo. Ostaggi è una storia di donne, sì, anche. Sono loro a regalare alla pellicola forza positiva, solidarietà e compassione.
In Ostaggi, le minoranze prendono vita: gli immigrati, i permessi di soggiorno mancati, i lavori taciuti, nascosti, che eppure esistono. In Ostaggi vengono messe alla berlina le tante, troppe, contraddizioni del nostro Paese: le disuguaglianze, le ingiustizie.
Ostaggi recensione: musiche
Niccolò Agliardi, vincitore di un Golden Globe, ha scritto le musiche originali del film. Per comporre la colonna sonora si è lasciato ispirare dai temi trattati dagli sceneggiatori, inserendosi poi a modo suo:
“Ognuno di noi è obbligato a qualcosa, ognuno ha la libertà di scegliere da cosa dipendere. Io sono felice di dipendere dalle mie passioni di cui non mi sento ostaggio.”
Queste le parole del compositore durante la conferenza stampa. La colonna sonora ha subito conquistato la regista che ne ha recitato un estratto: “Ognuno porta in tasca il suo dolore e il suo creatore che non ha pietà.” Questa frase, ha detto Eleonora Ivone, è emblema dei personaggi che portano con sé un grande dolore, di cui sono ostaggio e da cui vogliono ribellarsi ed emanciparsi.
Proprio questo disagio interiore è ciò che la storia va svelando attraverso dialoghi studiatissimi, in cui, ad ogni parola, conosciamo una sfaccettatura delle personalità in gioco. Tutti loro, tutti gli ostaggi, sono stanchi, tutti loro sono ostaggi ancora prima di esserlo davvero. Marco dà loro la possibilità di riscattarsi, di ribellarsi perché nessuno vive felicemente finché è in ostaggio.
Ostaggi recensione: trama e spoiler
Ecco, in questo paragrafo qualche spoiler devo farlo, quindi se volete evitarli, chiudete gli occhi e scorrete fino in fondo così potete scoprire quando sarà disponibile il film in streaming senza essere abbacinati dagli spoiler. E lo ripeto: SPOILER!
Come dicevo tutto ha inizio con Marco Santini, un uomo come tanti che, messo alle strette dalla burocrazia statale, si trova a non poter pagare lo stipendio ai suoi dipendenti e a non riuscire più a provvedere alla propria famiglia. Disperato, spinto da una serie di scene push studiate ad hoc, come quella delle figlie che litigano per il telefonino nuovo, eccolo lanciarsi in qualcosa che mai avrebbe pensato di fare. Si rende artefice di una maldestra rapina a un furgone portavalori.
Scatta un inseguimento, alla action movie, che permette allo spettatore di respirare in anticipo quell’aria e quel dinamismo tipico del genere.
Intanto i personaggi, che si troveranno ad essere ostaggi nella panetteria, dichiarano apertamente di essere già stanchi, ma non sanno cosa li aspetta!
Marco, ormai senza vie di fuga, entra in una panetteria trattenendo clienti e proprietario. Qui, tra momenti di leggera comicità e colpi di scena studiati sui personaggi, il nostro protagonista farà i conti con se stesso e lo stesso accadrà agli altri ostaggi. Tra litigi, spari, infarti e pizze che bruciano, i nostri personaggi verranno anche alle mani. Alla fine sarà lo stanco coraggio dell’anziana Regina, che, dall’alto della sua età, della sua esperienza e degli anni di vita, metterà d’accordo tutti.
Uno alla volta gli ostaggi escono dalla panetteria, alla fine rimangono Marco e Ambra che, inaspettatamente, lascia al rapinatore un bacio sulla bocca, un privilegio, che non concede ai suoi clienti, mai.
Infine anche Marco esce. Cerca la figlia, la chiama, la abbraccia. E sopra la piazza ormai vuota si alza la telecamera e la colonna sonora non può che cantare alle “stelle che decidono sopra di te”…
Ostaggi recensione: conclusioni e data di uscita (fine spoiler)
Rendere cinematografica una pièce teatrale non è cosa da poco, l’adattamento non lo è mai. Longoni e Ivone ci riescono grazie ad una location che permette di abbracciare interni ed esterni, ostaggi e polizia. Con un inizio da thriller action movie, Ostaggi riesce a rendere dinamica una storia fatta di personaggi chiusi nell’acquario di una panetteria sotto lo sguardo attento della polizia.
Ostaggi porta in scena tematiche forti, urgenti: dà vita a una storia di rivincita e denuncia sociale, in cui le donne, gli sfiduciati, gli immigrati, i pensionati hanno anima, hanno coraggio, hanno dignità, hanno valore.
Un lungometraggio in cui essere umani significa anche ribellarsi alla vita in cui si è ingabbiati, abbandonare le vesti di ostaggi per correre liberi nella pubblica piazza, senza paura, senza giudizio.
Il film d’esordio di Eleonora Ivone sarà disponibile dal 15 maggio su Sky Pimafila Premiere e merita di essere visto. Eccovi il trailer.
Recensione in breve
Ostaggi
Una tragicommedia tutta italiana che ha dalla sua la forza della tradizione e del teatro. Una storia di denuncia sociale, di uomini e donne comuni, come tanti, dell'Italia di oggi. Longoni e Ivone propongono la loro visione; al pubblico i commenti e l'ardua sentenza.
PRO
- Una storia avvincente nella sua ordinaria follia
- Dialoghi studiatissimi che uniscono il tragico alla commedia
- Una prova attoriale convincente
- Una colonna sonora che rispecchia il tema
CONTRO
- Manca la redenzione del "villain" della situazione
- Il finale aperto: vogliamo sapere come va a finire!