In un mondo sempre più attento all’immagine e meno ai contenuti si scatena la nuova bufera: la fotografia analogica con la pellicola non è vegan-friendly, in tanti, tantissimi aspetti. Qui ve ne abbiamo elencati alcuni, eccoli.
Purtroppo per molti fotografi amatori della pellicola, c’è ancora uno stigma contro chi scatta in analogico. Gli amanti delle cose fatte alla vecchia maniera a volte vengono associati ai vegani anche se non si capisce bene perché, forse per la forza con la quale difendono le loro convinzioni. In realtà il mondo della pellicola non è vegan-friendly, proprio per nulla.
Emulsione fotografica: la pellicola non è vegan-friendly
Si tratta di un materiale collocato sulla pellicola, è composto da cristalli di alogenuro d’argento fotosensibili sospesi in una gelatina che verrà impressionata dalla fonte luminosa, producendo in questo modo l’immagine latente, visibile solamente dopo lo sviluppo. Ed il problema è proprio questo: la gelatina è prodotta da derivazione animale. Fuji e Kodak in passato avevano sperimentato resine sintetiche ma con scarsi risultati. Purtroppo, la gelatina lega gli alogenuri d’argento, niente gelatina, niente argento.
Diapositive e carta fotografica: no, nemmeno loro
Si tratta di un tipo di pellicola fotografica che produce un’immagine positiva su una base trasparente. L’inglese Ilford Photo informa che mentre le sostanze chimiche non contengono prodotti di origine animale, le loro pellicole ed i loro supporti cartacei si. Ancora una volta il problema sta nella gelatina, che fa parte dell’emulsione fotosensibile applicata come rivestimento sulla base della pellicola trasparente in plastica. Tuttavia, Ilford afferma anche che la gelatina che usano è un prodotto di derivazione degli scarti delle industrie di allevamento, in modo che nessun altro animale venga ucciso per lo sviluppo di questi prodotti. Possiamo dire che è lo stesso per altre marche, ma almeno sappiamo per certo che gli animali non sono stati danneggiati per il solo scopo di fare gelatina per i prodotti fotografici.
Ma perché, nonostante le innovazioni tecnologiche, nel 2020 non è ancora disponibile un sostituto alla gelatina di origine animale? Secondo Ilford, la gelatina ha caratteristiche uniche che agiscono come una matrice di membrana per i cristalli d’argento, ma interviene anche nel processo di formazione dei cristalli. Sono stati fatti tentativi con sostituti vegetali o alcool polivinilico (PVOH), ma nessuno di questi materiali è riuscito a ottenere lo stesso standard raggiunto dalla gelatina.
Pellicola istantanea: no,non è vegan-friendly, ritenta….
La fotografia istantanea permette di ottenere stampe in tempo relativamente breve. Le prime macchine fotografiche di questo tipo erano prodotte dalla Polaroid. La loro macchina fotografica è stata la prima in grado di contenere una cartuccia con fogli fotosensibili, ognuno coperto da una pellicola impregnata di una sostanza reagente. Una volta impressionata, la carta doveva essere estratta e dopo 60 secondi veniva separata dal foglio contenente il reagente, lasciando un’ immagine impressa direttamente in positivo (eliminando il passaggio del negativo, che richiedeva l’uso di una camera oscura per lo sviluppo fotografico). Qui è dove le cose iniziano a farsi più complicate. Alcune pellicole come le Polaroid Originals contenevano dei veri e propri negativi. Negativi con gelatina. Persino le nuove pellicole istantanee come Instax contengono un pezzo di pellicola con un negativo, e ancora una volta, non sono vegan-friendly.
E finalmente, ZINK è vegan-friendly! Ma…
Zink sta per Zero Ink, ovvero niente inchiostro. Nella stampante non ci sono più cartucce o toner, ma la stampa avviene grazie alla carta stessa, MAGIA! Nei fogli Zink troviamo cristalli di colore neutro che assumono diversi colori grazie al calore emesso dalla stampante. Evviva! Abbiamo trovato un prodotto per vegani! Ah, aspettate……..non è una pellicola.
La fotografia analogica non è vegan-friendly: conclusioni
E quindi come possono fare i nostri amici vegani? Beh, possono solo passare al digitale. Con alcune restrizioni però, perché come sostengono loro, essere vegani non è solo limitarsi a non mangiare o utilizzare derivati animali, ma anche avere il minimo impatto ambientale possibile usando poche risorse in generale (luce e acqua comprese) e prediligere i materiali biocompatibili e biodegradabili. Bisogna fare attenzione anche alla plastica del corpo macchina: è in parte di origine animale, infatti nella produzione vengono impiegati gli esteri di glicerina, un grasso di origine animale, come plastificanti.
Quindi, ricapitolando, basta semplicemente controllare come la ditta produttrice ottenga i propri prodotti, ricordarsi di caricare poche volte le batterie o si inquina troppo, avere un PC vegan-friendly per la post produzione e tenerlo acceso poco o si usa troppa luce, non stampare le foto e…..Ok, magari per questa volta chiudiamo un occhio, eh?