Quando i fratelli Thomas e John Knoll iniziarono a progettare un programma di editing di immagini alla fine degli anni ’80 per agevolare il lavoro del padre, fotografo, non avrebbero mai potuto immaginare che avrebbero aggiunto una parola al dizionario. Infatti oggi, il 19 febbraio, Photoshop festeggia 30 anni di storia, ma come siamo arrivati ad avere un software di fotoritocco così famoso e conosciuto in tutto il mondo (oltre ad essere il più piratato di sempr…no ehm non è vero)? Scopriamolo insieme.
Pho·to·shop-pà-re , verbo transitivo: modificare un’ immagine digitale con un programma di fotoritocco, da Photoshop, nome commerciale di un noto software di elaborazione di immagini.
Photoshop 30 anni di storia
Nato per essere d’aiuto al lavoro del padre dei suoi inventori, il più famoso programma di fotoritocco diventa rapidamente sinonimo di manipolazione di immagini, utilizzato per migliorarle, correggere gli errori fatti in fase di scatto o per far sparire inestetismi in modelle e personaggi famosi. Ma come siamo arrivati a questo punto?
Anni ’80-’90
Thomas Knoll, uno studente in dottorato in visione artificiale presso l’Università del Michigan, aveva scritto un programma nel 1987 per visualizzare e modificare le immagini digitali. Display, questo il nome del programma, visualizzava immagini costruite in scala di grigi su un monitor in bianco e nero.
Per la fortuna di Thomas (e anche di moltissimi fotografi nel mondo) suo fratello John lavorava alla società di effetti visivi cinematografici Industrial Light & Magic, si, proprio quella di Star Wars e Star Trek. John era quindi abituato ad editare le immagini su computer per impiegarle nel suo lavoro e aveva ritenuto Display un programma con un potenziale interessante. Nei piani dei due ragazzi non c’era la creazione di un prodotto per la vendita, era destinato ad un uso personale.
I due fratelli acquistarono un Macintosh II, il primo computer a colori e quindi Thomas riscrisse il programma per permettergli di elaborare anche i colori mentre John si occupava della creazione delle routine di editing che oggi conosciamo come “filtri”.
Siamo solo nel 1988, ma erano già disponibili funzioni che ci sono familiari: la correzione della luminosità, la saturazione, il bilanciamento del bianco e il pennello. E così viene fatto il primo test con la foto “Jennifer in Paradise” che ritrae la donna che sarebbe diventata la moglie di John nel viaggio fatto a Bora Bora. Si tratta della prima immagine ufficiale “photoscioppata”
Nell’estate di quell’anno i due fratelli Knoll si rendono conto che il loro poteva essere un prodotto commerciale credibile. Quindi lo rinominarono “Photoshop” e cominciarono a cercare una società per distribuirlo. Adobe fu interessata fin da subito ma estremamente cauta. I fratelli si accordarono con la Barneyscanner, società produttrice di scanner per diapositive e fu così che Photoshop versione 0.65 arrivò sul mercato, rinominato “Barneyscan XP” e disponibile in 200 copie. Si, 200: chissà quanto valgono ora…
Il destino di Photoshop è stato segnato quando Adobe, incoraggiata dal suo art director Russell Brown, ha deciso di acquistare una licenza per distribuire una versione migliorata di Photoshop. L’accordo è stato finalizzato nell’aprile 1989, e la versione 1.0 ha iniziato la spedizione all’inizio del 1990.
Anni ’90- 2000
Dopo mesi di perfezionamenti e di aggiunte di nuove funzioni finalmente arriva sul mercato un nome familiare: Adobe Photoshop 1.0, esclusivamente per prodotti Apple, seguito dalla versione 2.0 con il nome in codice “Fast Eddy” nel 1991 che introduceva il modello di colore a sintesi sottrattiva CMYK (Cyan, Magente, Yellow, Black).
Finalmente con la versione 2.5 nel novembre del 1992 Adobe Photoshop diventa fruibile anche su Windows.
L’inarrestabile evoluzione di Photoshop prosegue nel settembre 1994, con la versione 3.0 che introduceva i livelli.
Dobbiamo aspettare la versione 5.0 nel maggio 1998 per vedere le funzioni storia, lazo magnetico e una migliorata la gestione del colore.
Nel frattempo internet diventa sempre più presente nella vita lavorativa delle persone e così arriva la versione 5.5 nel febbraio 1999 dedicata al web.
Anni 2000-2010
Nuovo millennio nuovo Photoshop, è il 2000 siamo alla versione 6.0 e arrivano tantissimi nuovi strumenti: le forme vettoriali, lo strumento fluidifica e gli stili di livello. Camera Raw viene introdotto nella versione 7.0 nel 2002 insieme allo strumento pennello correttivo.
E poi si corre, aggiungendo sempre più funzioni, diventando sempre più fondamentale.
Anni 2010-2020
Nel 2011 Adobe è al centro di tantissime critiche: prima una volta comprato il software rimaneva utilizzabile dall’utente per sempre, ora Adobe introduce un piano di abbonamento mensile, dando la possibilità di essere sempre aggiornati all’ultima versione.
Il 13 febbraio 2013 Adobe ha donato il codice sorgente della versione 1.0.1 al Computer History Museum di Montain View (California)
Photoshop 30 anni di storia: un’occhiata alla versione 1.0.1
Con il permesso della software house statunitense, il museo ha messo a disposizione, ovviamente per uso non commerciale, il codice sorgente della versione 1. 0.1 del 1990 di Photoshop a questo link. Tutto il codice è qui con l’eccezione della libreria di applicazioni MacApp che è stato concesso in licenza ad Apple. Troverete 179 file nella cartella compressa, che comprende circa 128.000 linee di codice.
Per scaricare il codice è necessario accettare i termini della licenza, che consente solo l’uso non commerciale e non dà il diritto di licenza a terzi, inviando copie altrove sul web.
Ecco i link per scaricare il programma, per scaricare la guida e il tutorial.
Architettonicamente, questa prima versione è un sistema molto ben strutturato. C’è una consistente separazione fra interfaccia e astrazione, e le decisioni di progettazione fatte per componentizzare tali astrazioni – con in genere un tipo maggiore per ogni combinazione di interfaccia e di attuazione – sono state facili da seguire.
Le astrazioni sono abbastanza mature. La denominazione coerente, la granularità dei metodi, la semplicità quasi mozzafiato delle implementazioni, perché ogni tipo è stato così ben astratto, tutti si combinano per rendere più facile da capire la trama del programma.
Avendo l’opportunità di esaminare l’attuale architettura di Photoshop, notiamo che, nonostante i 30 anni di storia di Photoshop, le strutture fondamentali sono rimaste, anche se certamente in forme più evolute, nella moderna attuazione. Porzioni, filtri, astrazioni per la memoria virtuale (per lavorare su immagini molto più grandi di quelle che potrebbero gestire il buffer di visualizzazione o la memoria principale) sono tutti già presenti nella prima versione. Eppure aveva solamente poco più di 100.000 righe di codice, rispetto alle oltre 10 milioni della versione attuale! Allora come oggi, gran parte del codice è legato all’input / output e alla miriade di formati di file che Photoshop può lavorare.
Esistono solo pochissimi commenti (la parte dei linguaggi di programmazione che ne descrive le caratteristiche funzionali senza far parte dell’algoritmo di programmazione) nel codice sorgente della versione 1.0, la maggior parte dei quali sono associati a frammenti di linguaggio assembly. Detto questo, la mancanza di commenti non è un problema. Questo codice è così letterale, così facile da leggere, che i commenti sono superflui.
Noi di Fotonerd abbiamo anche scritto un articolo sull’utilizzo di questa versione: non perdetevelo, lo trovate al link Video Photoshop 1.0.
Ecco una galleria di screen di Photoshop versione 1.0.1:
Photoshop 30 anni di storia: conclusioni
Sicuramente gli strumenti della versione 1.0.1 non sono complessi come quelli che abbiamo a disposizione oggi non fanno leva su intelligenza artificiale e machine learning per rendere più rapido e preciso il flusso di lavoro all’interno dei livelli di un fotografo alle prese con il suo lavoro di editing. Come potete vedere dalle immagini però quelli base sono già tutti presenti: dal lazo per la selezione degli oggetti al contagocce per l’estrazione di un colore specifico, dalla gestione dei canali alla possibilità di applicare filtri, fino ad arrivare alla bacchetta magica. Certo, in questo cammino lungo 30 anni di strada i fratelli Knoll ne hanno fatta tantissima, Thomas infatti è rimasto all’interno del progetto Photoshop e ne cura tutt’ora lo sviluppo, mentre John è rimasto a lavorare per la Industrial Light & Magic come supervisore degli effetti visivi, suoi sono infatti i lavori fatti ad esempio sui film della saga Pirati dei Caraibi e Avatar. Quindi credete sempre nei vostri progetti, potrebbero farvi creare un programma icona del millennio, e perchè no anche un Premio Oscar (Academy Award nella categoria Scientificand Engineering) come è successo ai fratelli Knoll quest’anno.